[Diritti] ADL 140326 - La gente



L'AVVENIRE DEI LAVORATORI

La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu

Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894

Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo

Direttore: Andrea Ermano

 

Settimanale in posta elettronica – Zurigo, 26 marzo 2014      

    

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IPSE DIXIT

 

La gente - «Quando la gente è libera di fare come gli pare, di solito imita gli altri.» – Eric Hoffer

       

    

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.

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EDITORIALE 

 

A piè fermo.

 

di Andrea Ermano 

 

Ogni volta che mi succede qualcosa di nuovo, se per esempio un merlo inizia fischiare da una siepe dell'orto dietro casa, ecco che questa "novità" colpisce i miei sensi – e nel caso specifico, i miei timpani – i quali la trasmettono alla mente.

    Buono a sapersi, che ci troviamo di fronte a un merlo – diranno i pessimisti – e non per esempio, all'inizio di un bombardamento aereo.

    Con i tempi che corrono…

    Il punto focale sta però in questo. Che ogni constatazione del genere predetto, sia essa riferita a un merlo o a un bombardiere, presuppone necessariamente l'esistenza di un momento di suspense, per quanto piccolo, tra l'impatto del fischio sul mio timpano e il riconoscimento del merlo, o del bombardiere, da parte della mia mente.

    Diceva un antico pensatore che queste avventure della coscienza somigliano a un esercito in rotta nel momento in cui alcuni soldati smettono di scappare e si fermano e si girano e si ridispiegano e iniziano a fronteggiare la cavalleria nemica incalzante.

    Di questa sostanza è, dunque, la presa d'atto, la aisthesis, la "percezione" della realtà.

 

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Giorgio Vasari, Studio per la

Battaglia di Marciano (part.)

 

Nelle cronache di questi giorni abbiamo un esempio plastico di tutto ciò a seguito delle elezioni locali francesi.

    Ci spiegano che stiamo assistendo a un'avanzata inarrestabile dell'esercito populista in procinto di conquistare l'intera Europa.

    Né manca chi maledice Hollande e tutti i social-democratici, uno per uno, i quali prima ti promettono cose di sinistra per andare al potere, ma poi, una volta lì, fanno soltanto cose di destra. Social-traditori…

    Di grazia: perché qualcuno non ci spiega una buona volta che cosa può fare lo stato nazionale europeo nell'epoca della sua crisi finanziaria tempestosa? Se null'altro fosse fattibile, potremmo almeno andare un po' avanti con gli Stati Uniti d'Europa, grazie ai quali riprendere almeno in parte il timone della nave?

    Inutile fare domande troppo difficili. Siamo ancora immersi, in tutta evidenza, nella fase "gambe in spalla". E i migliori velocisti della fuga sono, ovviamente, quegli stessi commentatori che ai tempi delle presidenziali francesi avanzavano facili pronostici del tipo: "Hollande può promettere quel che gli pare, adesso. Ma già tra poche settimane dovrà fare i conti con i vincoli finanziari e l'aggressività dei mercati. Allora sì che vedrà i sorci verdi!".

    Figuratevi adesso che le municipali francesi sono andate male: "Penitenziagite! È la disfatta completa, definitiva e inevitabile della sinistra su tutto il territorio continentale".

 

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Roma 28.2.2014, Congresso PSE

 

Sarà. Ma poi è anche probabile che alla fine il PSE nel nuovo Parlamento di Strasburgo supererà il PPE, determinando una correzione di rotta sul rigorismo. Certo, sul versante destro e sinistro si rafforzeranno due ali populiste piuttosto estese, ma di lungi non ancora determinanti.

    Nell’attuale scenario sarebbe opportuno comprendere il populismo in collegamento con altri due fenomeni: l'astensionismo e il cinismo. Perché di fronte alla crisi, tre sono le vie di fuga prevalenti: a) gli uni si infuriano e quindi tendono al populismo, b) altri si immalinconiscono e quindi tendono all'astensionismo, c) altri ancora si sgretolano e quindi tendono al cinismo.

    Indubbiamente, se prevalessero queste tre tendenze, l'UE soccomberebbe.

    Dopodiché, però, nessuna persona dotata di senno può ritenere che, nel mondo globalizzato e instabile in cui viviamo, noi viaggeremmo meglio senza l’Unione Europea.

    Dunque?

    Dunque, occorre fare ciò presente in modo chiaro e forte a tutti. Questa crisi politica va affrontata a piè fermo.

   

    

SPIGOLATURE 

 

Marine dell’orgoglio blu

 

di Renzo Balmelli 

 

ORGOGLIO. La bionda Marine, irrompe come una furia e la destra, non solo quella estrema, gongola. In Italia fa addirittura le capriole. Vuoi mettere la soddisfazione di farla pagare alla sinistra, anche a costo di finire stritolati in un abbraccio mortale. Mai in passato un voto municipale ha espresso una tale, inquietante dinamica, estesa all'intera Nazione. Il successo del Fronte Nazionale ha avuto dimensioni maggiori delle più nere previsioni. E dicendo nero, il colore non è scelto a caso. Come in altri momenti, la Francia, rivelatasi la grande malata dell'Unione, fa paura all'Europa e ora il mondo guarda a Parigi con un misto di speranze e timori. Serve uno scatto d'orgoglio, una nuova Bastiglia per frenare la deriva. La figlia di Le Pen ha provato a smacchiare il partito dall'armamentario xenofobo e razzista, ma si capisce al volo che è solo cosmesi e che il successo frontista porta con sé tutte le conseguenze che la storia ci ha insegnato.

 

PENNE. Nella solitudine di Hollande, in vistoso calo di popolarità, si cristallizza la difficoltà dei socialisti di porre un argine all'esercito dei populisti euroscettici che sospinti dal Fronte Nazionale si preparano  a invadere il Parlamento di Strasburgo fra due mesi. Con un titolo azzeccato, in sintonia con i suoi novant'anni al servizio della satira d'autore, l'Unità ha scritto che "l'Europa ci ha lasciato Le Pen", cogliendo in pieno il nocciolo  di una crisi che scuote la sinistra, forse troppo poco reattiva nell'intercettare il disagio dei popoli di fronte alla crisi.  E ben altre penne potrebbe lasciarci l'Unione se non si innescasse immediatamente il contro sterzo per evitare di finire sull'orlo del baratro. Arrivati al punto, osserva Romano Prodi con il suo solito buon senso, "tutti sanno che il nostro futuro senza l'Europa non esiste" e che per mantenere diritta la barra occorre che  la voce della saggezza riesca a prevalere sulla strategia dei falsi profeti, molto abili nel vellicare gli istinti più riposti. Non sarà facile anche perché il tempo stringe.

 

SPEZZATINO. Ci sono situazioni in cui il Vecchio Continente sembra avere un passato davanti a se. A determinare questa impressione è il risvegliarsi di mai sopite pulsioni indipendentiste che possono fare sorridere, come la proposta di annettere la Sardegna alla Svizzera, ma che in Crimea fanno venire i sudori freddi. Nel corso dei secoli i mutamenti dei confini ha portato a tragedie, guerre ed emigrazioni forzate. Senza risolvere alcun problema. A Mosca, dove forse hanno la coscienza sporca, i media controllati da Putin, ossia più o meno tutti, hanno dedicato spazi e minuti fuori dal comune al referendum per il Veneto libero, quasi a volere giustificare in qualche modo il ritorno allo spezzatino geografico, secondo le vecchie logiche ottocentesche. Ovviamente le motivazioni autonomiste (Scozia, Catalogna) sono diverse, ma sovente possono rappresentare un balzo a ritroso nel tempo che minaccia di cancellare anni e anni di sforzi per costruire l'Europa moderna.

 

BOTTONI. Con una battuta folgorante delle sue, Luciana Littizzetto ha fatto notare che è più difficile tenere il conto dei primi ministri italiani che non quello dei fidanzati attribuiti a una nota e bella show-girl. Come darle torto? In occasione delle visite ufficiali, all'estero non fanno nemmeno in tempo a segnarsi il nome sull'agenda che la volta dopo se ne presenta un altro. La sfilata dei capi di governo romani sotto la porta di Brandeburgo ne ha visti transitare cinque nei quasi dieci anni di "regno" di Angela Merkel. Compreso il cucù alla Cancelliera del ben noto autore. Un bella differenza. Ai tempi della vecchia Dc quando i governi cambiavano dal giorno alla notte si parlava di "stabilità nell'instabilità". Adesso non più. Dopo il repentino pensionamento di Letta, il concetto pare difficilmente applicabile a Renzi, impegnato a Berlino in una sua personalissima "guerra dei bottoni" dal bottino scarsamente quantificabile rispetto a quello del film e del famoso romanzo di Louis Pergaud.

 

PALLONCINI. Molti anni fa , con una canzoncina apparentemente innocua, ma dal significato esplicito, Renato Rascel si chiedeva "dove andavano a finire i palloncini che sfuggivano di mano ai bambini". La risposta è arrivata in questi giorni con l'inchiesta sullo sperpero di denaro pubblico nelle Regioni, dal Piemonte alla Sicilia. Solo che a sfuggire di mano non sono stati i divertenti giocattoli amati dai bimbi, bensì milioni di euro (oltre cento), inghiottiti da un giro d'affari senza fondo ai danni dell'erario. L'elenco delle follie è lo specchio di un Paese allo sbando. Tra ostriche, reggiseni, aragoste, pranzi di nozze, rimborsi chilometrici, tosaerba, tartufi, foulard di seta e orologi d'oro sono stati commessi abusi a cavallo tra il comico e il grottesco a spese contribuente che rivelano tutta l'insolenza del potere. Come quel tal consigliere che per giustificare le sue mirabolanti trasferte spiegò che andava a tre sagre al giorno, dove com'è consuetudine di palloncini se ne gonfiano tanti.

 

DECLINO. Quando ha visto il titolo in bella evidenza sulla versione on line del suo giornale di famiglia preferito, pare che Berlusconi si sia arrabbiato di brutto. Ma come, proprio la sua creatura, il quotidiano conteso a Montanelli, la Bibbia del pensiero unico, osava fargli lo sgambetto in modo tanto plateale quanto irriguardoso. Che cosa era successo di tanto grave? Era successo che il "Giornale" forse per eccesso di zelo elettorale si era permesso di scrivere senza tanti preamboli che Forza Italia avrebbe vinto, anzi, stravinto alle europee anche senza il nome e il brand di Silvio. Come dire che Berlusconi non vale niente o quasi. Certo che per un politico ormai ridotto al ruolo di ex (ex premier, ex leader, ex candidato e ora persino ex Cavaliere) dev'essere stato un brutto colpo venire a sapere dai suoi che l'era berlusconiana è ormai avviata a un malinconico declino.

 

BAVAGLIO. Fin dall'antichità dittatori e regimi autoritari hanno posto in cima alle loro priorità la lotta al dissenso da perseguire con qualsiasi mezzo, dalla prevaricazione fino all'uccisione di coloro che non si piegano ai diktat dei potenti. Le limitazioni alla libertà di stampa e la censura a danno dei cittadini non conoscono frontiere e anche ai giorni nostri, nonostante la comunicazione alla pari tipica di blog e social network, ha raggiunto in tutto il mondo proporzioni enormi. Il blocco di twitter da parte del premier turco Erdogan è stato solo l' ultimo in ordine di tempo dei numerosi tentativi per imbavagliare il dissenso online. Ormai la sfida ha assunto le caratteristiche di una guerra informatica senza esclusione di colpi. Però a differenza di quanto avveniva col Grande Fratello di orwelliana memoria, oggi gli utenti non si rassegnano e sanno come aggirare la repressione e dare scacco matto ai silenziatori delle proteste con una mobilitazione culturale e tecnologica universale che da filo di torcere ai despota di ogni risma. Ed è giusto così.

   

    

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia :

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(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

   

        

LAVORO E DIRITTI

a cura di www.rassegna.it

 

Europa - «Un milione di

firme contro l'austerità»

 

Al via la raccolta di sottoscrizioni: obiettivo da raggiungere su almeno sette paesi dell'Unione. Fausto Durante, responsabile del Segretariato Europa Cgil: "Dobbiamo indurre la Commissione a un cambio di passo in direzione della crescita"

 

“Dobbiamo indurre la Commissione europea, particolarmente sorda alle istanze del mondo del lavoro, a produrre atti legislativi che cambino le politiche di austerità e affrontino il tema della crescita, ovviamente della crescita sostenibile, come leva per superare la crisi. Ci auguriamo che quest’iniziativa riesca a centrare l’obiettivo”. A dirlo è Fausto Durante, responsabile del Segretariato Europa della Cgil, parlando della raccolta di firme (ne servono un milione in almeno sette paesi dell'Unione) avviata tra i cittadini europei, che ha come base “il Piano per un nuovo corso in Europa approvato nel novembre scorso dalla Confederazione europea dei sindacati”.
    A sostenere queste azioni sindacali, spiega Durante ai microfoni di RadioArticolo1 (qui il podast), ci sono le associazioni e i movimenti della società civile, a partire dal Movimento federalista europeo, che “ha deciso, e noi come sindacato confederale italiano supportiamo questa decisione, di dare corso alla raccolta di firme, sfruttando la possibilità dell’Iniziativa dei cittadini europei, che è un modo con il quale i cittadini dell'Unione possono far sentire la propria voce su singoli temi specifici alle istituzioni di Bruxelles”.

    Nella giornata del 24 marzo si sono svolte le conferenze stampa di presentazione della campagna in Italia e in Francia. Nei prossimi giorni, e comunque entro la fine di questa settimana, sono previste iniziative analoghe di presentazione negli altri paesi in cui è costituito il comitato nazionale a sostegno del Comitato europeo per la raccolta delle firme.
    “Molto utile per la divulgazione dell’iniziativa – conclude Durante – è l'impegno congressuale della Cgil, così come potranno essere utili tutte le iniziative per il Primo Maggio, per fare in modo che ci sia già dall'avvio di questa raccolta di firme, che può durare un anno, un risultato significativo. Per raccogliere le firme, che possono essere apposte sia su moduli cartacei sia online, utilizzeremo tutte le iniziative per la campagna elettorale delle elezioni europee. Anche perché, come abbiamo visto dalle elezioni amministrative francesi di ieri, se non si cambiano queste politiche di austerità, di rigore, di taglio al welfare e alla spesa pubblica, alla fine vince la destra e l'idea di Europa deperisce”.

       

    

Economia

 

Il corridoio Razvitie

 

Presentato a Mosca un grande progetto

di sviluppo del continente euro-asiatico.

 

di Mario Lettieri, già Sottosegretario all'economia (governo Prodi)

e Paolo Raimondi, Economista

 

Mentre i venti di una nuova guerra fredda e i rischi di veri e propri conflitti intorno alla questione Ucraina crescono, importanti personalità dell’economia e delle scienze della Russia propongono invece una visione pacifica dello sviluppo infrastrutturale, economico e culturale dell’intero continente euro-asiatico.

    L’11 marzo scorso, a Mosca il presidente delle Ferrovie Russe, Vladimir Yakunin, con il decisivo sostegno della prestigiosa Accademia delle Scienze Russa (RAS), ha proposto un progetto di grandi investimenti infrastrutturali noto come “Il corridoio euro-asiatico Razvitie”. Questa parola russa significa sviluppo.

    Gli autori sono stati tra i pochi stranieri invitati all’evento. Dopo la sua validazione scientifica da  parte della RAS, il progetto adesso è pronto per essere presentato e discusso nelle varie istituzioni dell’amministrazione statale.

    Si tratta di un mega progetto, che negli anni potrebbe richiedere investimenti per parecchie centinaia di miliardi di euro, per collegare con moderne infrastrutture la costa russa del Pacifico con i Paesi europei fino all’Atlantico. Nel corridoio, oltre ai trasporti ferroviari e autostradali, sono previsti anche collegamenti continentali con pipeline per il gas, il petrolio, l’acqua, l’elettricità e le comunicazioni. Si prevedono anche collegamenti diretti con la Cina, che del resto sta già attivamente portando avanti simili politiche di sviluppo euro-asiatico attraverso la realizzazione di moderne Vie della Seta, e con il Nord America, con la realizzazione di collegamenti ferroviari che, passando attraverso lo Stretto di Bering, potranno collegare via terra la Russia e l’Asia con l’Alaska.

    Evidentemente la visione strategica del progetto va ben oltre la realizzazione del corridoi di transito. Infatti si ipotizza anche lo sviluppo in profondità di una fascia di 200-300 km lungo l’intera linea per nuovi insediamenti urbani e nuovi centri produttivi. Secondo Yakunin un tale progetto potrebbe creare almeno 10-15 nuovi tipi di industrie basate su tecnologie completamente nuove.

    Potrebbe sembrare l’idea di visionari. Ma la Russia da tempo sta cercando di definire una strategia che non sia soltanto economica ma che sappia mobilitare e unire le forze sociali, culturali e spirituali dell’intera popolazione intorno ad un grande progetto.

    In questo modo si pensa anche di affrontare la questione demografica in un Paese che ha visto negli ultimi venti anni diminuire spaventosamente i livelli di popolazione e di fertilità. Con esso si potrebbe mettere in moto anche una progressiva urbanizzazione dei territori della Siberia e dell’Estremo Oriente ancora quasi totalmente disabitati.

    In verità la Russia in passato si è sempre mobilitata intorno a grandi progetti che inizialmente sembravano irrealizzabili. La costruzione più di cento anni fa della linea ferroviaria transiberiana lunga 9.300 km, il piano di elettrificazione dell’Unione Sovietica  e i programmi spaziali sono gli esempi più noti.

    Yakunin ha ricordato che recentemente sono già stati decisi investimenti di lungo termine quali la modernizzazione della Transiberiana e della linea ferroviaria Bajkal-Amur.

    La crisi globale che ancora caratterizza l’inizio del ventunesimo secolo potrebbe essere un importante stimolo per un nuovo accordo della Russia con l’Unione europea e gli Stati Uniti dando una risposta vincente alla politica di deindustrializzazione che ha colpito tutte e tre le aree.

    L’utopia della società post-industriale è fallita e potrebbe così essere superata con una nuova e moderna industrializzazione. In un mondo di scambi di beni e di tecnologie, il corridoio di sviluppo euro-asiatico dovrebbe quindi conciliare gli interessi dei tre grandi sistemi economici, creando nel contempo una garanzia di sicurezza geopolitica per tutti.

    E’ ovvio che un progetto di così grande portata può essere realizzato soltanto con la partecipazione di tutti i Paesi coinvolti ed interessati, a cominciare dall’Unione europea, il cui contributo tecnologico appare insostituibile. Per l’Europa e per l’Italia si aprirebbero anche prospettive di modernizzazione tecnologica, di nuova occupazione e di nuovi business per le nostre imprese.

    Può sembrare stravagante in questo delicato momento dei rapporti tra i Paesi del G8 parlare di simili progetti, ma riteniamo che occorra pensare a nuove fasi di sviluppo globale e a nuovi assetti geopolitici pacifici e fortemente integrati.

        

    

FONDAZIONE NENNI

http://fondazionenenni.wordpress.com/

 

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Parliamo di socialismo

 

Antieuropeismo

 

Fra due mesi si vota per le elezioni europee e tutti i sondaggi danno in crescita le formazioni politiche critiche verso l’Europa, ormai percepita da un’ampia fetta di elettori come potere burocratico e distante che impone austerità e rigore nei conti, senza alcun beneficio immediato.

 

di Alfonso Isinelli

 

Da ieri i sondaggi, almeno in Francia, si sono incontrati con la realtà, è il Front National, rivitalizzato dalla gestione di Marine Le Pen, al grido di “basta Europa, più Francia”, ha conquistato il ballottaggio da posizioni di forza, in importanti realtà municipali.

    Dunque un segnale forte, che conferma una tendenza europea alla protesta e alla disaffezione verso Bruxelles, che potrebbe essere favorita anche dal sistema elettorale proporzionale previsto per le elezioni europee. In un quadro di astensionismo sempre più forte, la tendenza si dispiega in maniera non omogenea: in Grecia ci sono i neonazisti di Alba Dorata che sono stimati, purtroppo, in doppia cifra, mentre a sinistra Alexis Tsipras, uscendo con la lista che porta il suo nome anche dai confini patri (come da noi in Italia) si candida a Presidente della Commissione Europea, per dare una svolta radicale alle politiche comunitarie. In Olanda riprende il fiato dopo la botta d’arresto il populista Geert Wilders; nella già poco europeista Gran Bretagna, il partito indipendentista britannico di Nigel Farage viaggia tra il 15 e il 20%.

    In Germania i fermenti anti europeistici sono di segno opposto: Alternativa per la Germania, chiede più austerità e meno soldi dei contribuenti tedeschi ai paesi europei più deboli. E in tutto questo si innestano richieste sempre più forti di indipendenza territoriale. Sembra essere sempre più alle porte la separazione tra fiamminghi e valloni in Belgio, in autunno la Scozia deciderà con un referendum se staccarsi dalla Gran Bretagna e lo stesso, anche se in questo caso Madrid lo ritiene illegittimo, potrebbe accadere l’anno prossimo in Catalogna. E il referendum “autogestito” in Veneto, di cui qualcuno ha sorriso, sottovalutandolo, è un segnale più preoccupante di quanto sembri.

    Ecco, veniamo all’Italia, cosa succederà il 25 maggio? Renzi ha messo le mani avanti dicendo che non sarà un referendum sul suo governo. E’ consapevole che potrebbero non bastare 80 euro in tasca ai lavoratori (due giorni dopo il voto…) a contrastare l’aria fra disincanto e rabbia che si respira nelle strade, nei mezzi di comunicazione, nei social network. L’astensione e Grillo rischiano di uscirne ancor più vincenti.

        

 

Dalla Fondazione Rosselli di Firenze

http://www.rosselli.org/

 

Socialisti di campagna

 

La Fondazione Circolo Fratelli Rosselli

con il patrocinio dell'Associazione Nazionale Sandro Pertini

 

Giovedì 27 marzo 2014, alle ore 17.30

presso la Fondazione Circolo Fratelli Rosselli (Spazio QCR)

via degli Alfani 101r, Firenze

alla presentazione del libro 

 

Socialisti di campagna

di Rino Capezzuoli

Pagnini editore

 

Presiede Valdo Spini, Fondazione Circolo Fratelli Rosselli

 

Saluto di

Giovanni Casalini, presidente del Circolo Rosselli Valdisieve

 

Interviene Fabrizio Borghini, giornalista di Toscana Tv

 

Sarà presente l'autore.

  

        

Da MondOperaio

http://www.mondoperaio.net/

 

Dodici anni

 

Sono passati dodici anni da quando

Marco Biagi è stato assassinato.

 

di Luigi Covatta

 

Sono passati dodici anni da quando Marco Biagi è stato assassinato. E ci sono voluti dodici anni perché alcuni dei suoi desideri si avverassero. Perché la Camusso aprisse al contratto unico. Perché Landini dialogasse col governo. Perché il governo mettesse la faccia sulla riforma del mercato del lavoro e su quella riforma degli ammortizzatori sociali troppo a lungo rinviata, prima perché la crisi occupazionale non c’era ancora, poi perché c’era.

    Ci sono voluti anni anche perché in seno al maggiore partito della sinistra riformista italiana si affermasse una leadership che pur non essendo “nata socialista”, di “morire socialista” non ha più paura: esattamente come Marco, che non ha avuto paura di testimoniare la sua idea socialista fino alla fine.

       

    

Da Avanti! online

http://www.avantionline.it/

 

Tremila politici in meno…

 

Non intendo qui scomodare il vecchio Churchill che al suo popolo propose solo lacrime e sangue. Ma non riesco ad apprezzare chi ci propina tutti i giorni frasi ad affetto, compiacendo la gente.

 

di Mauro del Bue

 

Quando Renzi aderisce al Partito socialista europeo, quando apre le porte dei governo ai socialisti, cosa che Letta non aveva fatto, quando alza la voce con l’Europa, quando affronta la riforma del mercato del lavoro, lo apprezzo, mi piace. Quando invece pretende l’approvazione della legge elettorale BR, che sconvolge i più elementari principi di democrazia, o quando, come oggi, sostiene con una sola e discutibile motivazione il decreto del mio amico Delrio, che protrae l’esistenza dei vertici delle Province fino a dicembre, impedendo nuove elezioni, non lo apprezzo e non mi piace per nulla. Sulla legge elettorale ho già detto e scritto tutto. Aggiungo che il Consiglio nazionale socialista di sabato dovrà chiedere ai nostri senatori di non votarne il testo se non verranno introdotti mutamenti sostanziali.

    Mi intrattengo sul voto di ieri. Per due colpi Matteo non perse la cappa, dunque. Se non fossero arrivati i due voti dell’Udc, con la dissidenza dell’ex ministro Mauro e di altri montiani, la costituzionalità del decreto Delrio non sarebbe stata concessa dall’Aula in cui è prevalsa per soli due voti. Renzi ha annunciato che verranno aboliti tremila politici che prendono uno stipendio. Si trattano così tremila amministratori italiani che, senza ottenere uno stipendio come quello di Moretti, hanno servito finora le istituzioni, compresi i tanti del suo partito? E poi cos’è questa giustificazione che porterebbe a eliminare le province perché si eliminano dei compensi? La democrazia ha un costo. Certo le province possono essere eliminate o anche accorpate. Ma addurre solo il motivo economico mi pare assurdo, o quanto meno riduttivo, se non stravagante. Allora perché non abolire anche i comuni. Si risparmierebbe di più…

 

Vai all’editoriale di Del Bue sull’avantionline

      

 

Da CRITICA LIBERALE

riceviamo e volentieri pubblichiamo

 

E Moretti va…

 

di Paolo Bonetti

 

L’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato ha detto che abbandonerà il suo posto, se Renzi gli ridurrà il cospicuo compenso di cui gode. E ha aggiunto che molti altri manager pubblici italiani, che sono notoriamente i meglio pagati del mondo, seguiranno il suo esempio, se il capo del governo manterrà l’impegno preso. Che dire? Nonostante il dispiacere che proviamo, ce ne faremo una ragione. La storia del management pubblico nel nostro paese è stata, molto spesso, una storia di fallimenti accompagnata da succulente prebende e liquidazioni e per di più condita di singolare arroganza e protervia. Moretti dice che i suoi compensi non possono essere agganciati a quelli dei politici, neppure a quello del presidente della Repubblica, come se egli avesse, in tutti questi anni, reso il trasporto ferroviario comodo ed efficiente per milioni di cittadini e la patria dovesse quindi manifestargli la sua gratitudine per i grandiosi risultati raggiunti. Quando si parla di casta in Italia si allude solitamente ai politici, ai loro emolumenti e ai loro privilegi. Ma la casta vera, quella inamovibile anche quando combina disastri, è la casta burocratica che sta nascosta nei ministeri e la casta, spesso fintamente manageriale e sostanzialmente burocratica, che si annida nelle società e negli enti pubblici. A una sola condizione si potrebbe mantenere a Moretti il compenso di cui gode, che egli sia obbligato a viaggiare  soltanto sui treni coi quali fa viaggiare i pendolari e gli sia interdetto per sempre l’uso dei treni ad alta velocità. Se Renzi riuscirà a tagliare, anche parzialmente, le unghie a questi boiardi rapaci, avrà fatto uno di quei miracoli che possono anche condurre alla santità.

 

Critica liberale

   

        

Da vivalascuola riceviamo

e volentieri pubblichiamo

 

Titolo

 

Sottotitolo

 

di Giorgio Morale

 

vivalascuola questa settimana è dedicata ai bambini a rischio? A rischio di che?

    A rischio di blocco evolutivo, a rischio di abbandono scolastico, a rischio di cristallizzare comportamenti che potrebbero diventare patologici, a rischio di emarginazione scolastica e sociale, a rischio di comportamenti devianti, a rischio di gravi sofferenze psicologiche, ecc.

    L'ambito è la Scuola dell’Infanzia, la fascia d'età quella tra i 3 e i 6 anni, che sono un passaggio cruciale nella vita dei bambini.

 

http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2014/03/17/vivalascuola-166/

 

In questa puntata di vivalascuola Donata Castiello ci suggerisce come cogliere i segnali del rischio e quali strategie educative sia possibile attivare, mentre Marina Massenz ci aiuta a capire le paure dei bambini e la loro funzione nell’età evolutiva, e Daniele Novara ci mette in guardia dalle insidie della medicalizzazione: quando la discriminazione assume le parvenze di una diagnosi medica.

    Completano la puntata materiali sull'argomento e le notizie della settimana scolastica.

     

        

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Riceviamo e volentieri segnaliamo

 

ISRAELE

LA PAURA

LA SPERANZA

 

La Libreria Claudiana e La Sinistra per Israele,

In occasione dell'uscita del libro di

 

BRUNO SEGRE
ISRAELE LA PAURA LA SPERANZA
Dal progetto sionista al sionismo realizzato
Edito da Wingsbert House

 

Vi invitano a partecipare all’ incontro con:

 

Anna Momigliano, Giornalista e scrittrice

Luciano Belli Paci, Sinistra per Israele Milano

Stefano Jesurum, Giornalista e scrittore

 

Sarà presente l'autore

 

«Mentre seguivo con partecipazione le vicende politiche e culturali di Israele del Medio Oriente, mi sono reso conto che nella cultura politica coagulatasi attorno al progetto sionista erano presenti ab origine, e ancora oggi continuano a fronteggiarsi, due linee di pensiero e di azione ben distinte. Una di esse fa leva prevalentemente sulla speranza, l’altra sulla paura. (…) Israele riuscirà ad assicurarsi un futuro soltanto se saprà mettere la sordina alla paura e restituire voce e dignità alla speranza».

 

MILANO

Mercoledì 2 aprile 2014, ore 18.30

LIBRERIA CLAUDIANA

Via Francesco Sforza, 12

   

            

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI

EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897

Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo

 

Direttore: Andrea Ermano

Amministratore: Sandro Simonitto

Web: Maurizio Montana

 

L'editrice de L'Avvenire dei lavoratori si regge sull'autofinanziamento. E' parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che dal 18 marzo 1905 opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista".

    L'ADL è un'editrice di emigranti fondata nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera.

    Nato come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte durante la Prima guerra mondiale al movimento pacifista di Zimmerwald; ha ospitato l'Avanti! clandestino (in co-edizione) durante il ventennio fascista; ha garantito durante la Seconda guerra mondiale la stampa e la distribuzione, spesso rischiosa, dei materiali elaborati dal Centro estero socialista di Zurigo.

    Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha condotto una lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana, di chiunque, ovunque.

    Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo nella salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.

   

    

Allegato Rimosso
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