L'annuncio a Instambul









http://www.corriere.it/esteri/13_aprile_21/siria-aiuti-usa-ai-ribelli_91c41d9c-aa11-11e2-8070-0e94b2f2d724.shtml

L'ANNUNCIO A ISTANBUL

Siria, raddoppia l'appoggio Usa ai ribelli:
aiuti «non letali» per altri 123 milioni dollari

Washington fornirà per ora solo «materiale difensivo»
nel timore che le armi finiscano in mano ai gruppi jihadisti.
Ma Kerry non esclude «ulteriori annunci»

ISTANBUL - Al termine di una riunione-maratona a Istanbul, che si è conclusa all'una di domenica, i ministri degli Esteri degli 11 Paesi occidentali e musulmani del gruppo Amici della Siria, fra cui l'Italia, hanno chiesto l'avvio di trattative per una soluzione politica del conflitto, che ponga fine immediatamente all'attuale bagno di sangue. Gli Usa, per bocca del segretario di stato John Kerry, hanno annunciato lo stanziamento di altri 123 milioni di dollari di aiuti «non letali» all'opposizione armata, raddoppiando dunque il totale che arriva così a 250 milioni. L'opposizione siriana, da parte sua, ha rassicurato la comunità internazionale, preoccupata per l'avanzata della componente jihadista, che non ci saranno vendette e che le armi non finiranno «nelle mani sbagliate».

MATERIALE «DIFENSIVO» - La priorità in Siria, ha detto Kerry al termine della riunione, è di «arrivare a una transizione pacifica», che apra la strada a un processo elettorale per il post-Assad. Secondo la stampa americana, Washington dovrebbe fornire ai ribelli materiale militare «difensivo» tra cui mezzi blindati, giubbotti antiproiettile o occhiali di visione notturna. La riunione si è svolta in un clima segnato dalla recente ammissione da parte del Fronte al Nusra, punta di lancia della ribellione, di fare parte della rete di Al Qaeda. Una conferma che ha creato disagio nei Paesi occidentali che appoggiano la ribellione sunnita. Il ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle ha chiesto all'opposizione «moderata» di prendere «chiaramente le distanze dal terrorismo». I ribelli chiedono armi e appoggio militare. Ma il timore, ha detto Westerwelle, è che le armi possano finire «nelle mani sbagliate» cioè ai gruppi jihadisti vicini ad Al Qaeda. I precedenti non mancano: in Afghanistan, Libia e Mali, le armi inviate dagli Usa sono poi state usate da terroristi islamici contro le forze occidentali.

LE MOSSE DEGLI USA - Nonostante le pressioni di settori del Congresso e di alcuni dei suoi stessi consiglieri, il presidente Obama ha finora evitato di fornire armi ai ribelli. Ma l'impressione è che l'amministrazione americana si stia lentamente spostando verso l'assunzione di un ruolo più diretto nell'appoggio ai ribelli. Non a caso, Kerry ha messo in chiaro che in caso di mancata soluzione della crisi «ci sarebbero ulteriori annunci sul tipo di supporto che potrebbe essere fornito in futuro».

IL RUOLO DEI GRUPPI JIHADISTI - La coalizione nazionale siriana si è impegnata a «respingere e condannare» il terrorismo e l'estremismo e a garantire che le armi non finiscano nelle mani sbagliate. I ribelli avevano chiesto a Istanbul armi, bombardamenti chirurgici contro le batterie di Scud di Damasco, l'imposizione di «no fly zone». Ma il ruolo crescente dei gruppi jihadisti, che vogliono un califfato islamico in Siria, ha raffreddato gli occidentali. La Germania ha adottato una linea di crescente prudenza sul pantano siriano, distanziandosi da Parigi e Londra che nelle scorse settimane si sono pronunciate per l'invio di armi.

Ribelli in azione ad Aleppo (Epa)Ribelli in azione ad Aleppo (Epa)
LA REALTA' SUL CAMPO - L'opposizione «moderata» - a Istanbul con il leader dimissionario della Coalizione Nazionale Siriana Ahmad Moaz al-Khatib e con il «primo ministro» Ghassan Hitto - ha negato di collaborare con al-Nusra. Ma sul terreno - dove le formazioni combattenti sembrano per ora reticenti ad accettare l'autorità di Hitto, considerato paracadutato da Turchia e Qatar - la realtà è diversa. I vari gruppi combattono insieme contro il nemico comune Bashar al-Assad. Gli 11 si sono impegnati anche a rafforzare l'appoggio alla leadership dell'opposizione «moderata», però divisa, e gli aiuti umanitari alle aree sotto controllo dei ribelli. Il documento finale della riunione di Istanbul chiede che si arrivi ad una transizione che porti ad elezioni per il dopo Assad, senza l'attuale presidente e senza i suoi associati, per i quali «non c'è spazio nel futuro della Siria».

L'IMPEGNO ITALIANO - Per l'Italia, il viceministro degli Esteri Marta Dassù ha confermato un impegno complessivo di 22 milioni di euro per il 2013, per interventi di emergenza e iniziative di ricostruzione e sviluppo. Solo nell'ultima settimana la Cooperazione Italiana ha portato aiuti per 192.000 euro al confine tra Siria e Turchia.