Susa. Assedio al Castello



Susa. Assedio al Castello

Sabato 16 febbraio. Il sindaco di Susa accoglie sulla porta i suoi ospiti, tutti selezionati con cura tra si tav di provata fede, imprenditori che cambiano nome alle società al ritmo di un fallimento all’anno, qualche amministratore locale e un pugno di segusini, scelti tra coloro che avevano inviato la mail filtro al comune. In sala il mago Virano illustra il miracolo del supertreno che rende sempre più verde la valle.
Un paio di abitanti della Frazione S. Giuliano, destinata ad essere schiacciata dal cantiere Tav, parlano
dei lacrimogeni che avevano invaso il paese durante l’imposizione violenta di un sondaggio lo scorso 14 novembre. La risposta? Ve li siete meritati.
Se questo era il clima dentro la sala, non migliore era la situazione all’esterno.
Tutte le strade di accesso al castello della contessa Adelaide erano chiuse da poliziotti e carabinieri in assetto antisommossa. I primi ad avvicinarsi vengono identificati e perquisiti. Di fronte ad ogni blocco della polizia si costituisce un presidio resistente dei No Tav.
L’ingresso e l’uscita delle auto dei papaveri più noti avvengono tra spintoni, qualche colpo di scudo e qualche pedata. La polizia, nonostante l’ampio schieramento di uomini dell’antisommossa, un folto nugolo di digos e ben due vicequestori, deve guadagnarsi passo dopo passo lo spazio per far passare i vari Virano, Saitta, Esposito.
Le scena più edificante è il brusco strattonamento di un’anziana No Tav di Caprie che si era messa davanti all’auto del presidente della Provincia Saitta. L’auto è poi partita tra insulti e sputi.
Guarda il video di RepubblicaTV.
Alla fine i maggiorenti escono su auto blindate della polizia.

L’epilogo della serata regala una boccata di buon umore ai No Tav.
Usciti tutti i politici la polizia si accinge a partire. Stranamente il blocco di poliziotti dell’antisommossa sotto l’arco che immette nel piazzale della cattedrale non viene rimosso: i robocop continuano a fronteggiare i No Tav. Poi cominciano ad indietreggiare. I No Tav afferrano le transenne ed avanzano all’interno della piazza, c’è un parapiglia, poi l’antisommossa riprende la marcia del gambero. I digos si rendono conto della figuraccia e saltellano di qua e di là. Finirà con una trentina di robocop in fondo alla piazza, fronteggiati da una quarantina di No Tav che li sbeffeggiano, suggerendo loro di tornarsene a casa.
Gli uomini della “politica” perdono la calma e si lasciano andare a qualche insulto.
La comica finale va avanti per circa mezz’ora, finché non arrivano i carabinieri a “salvare” (dal ridicolo) la polizia. L’ultima scena è degna di Stanlio e Ollio. I poliziotti che nessuno minaccia scappano sui loro mezzi, tra le risate generali.

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