[vigilanzademocratica] “Caccia allo sbirro” : assolti tutti gli imputati, ma la lotta continua!




Processo “Caccia allo sbirro”: assolti tutti gli imputati!
Ci scusiamo con quanti ci hanno seguito finora, mostrandoci vicinanza e solidarietà e che sicuramente attendono un comunicato sull’ultima udienza di questo processo che ha visto tutti gli imputati assolti “per insufficienza di prove”.
Il comunicato arriverà molto presto, intanto vogliamo però ringraziare tutte quelle persone che vittime dirette o indirette di quella che oggi viene definita “malapolizia” hanno coraggiosamente e tenacemente portato avanti in questi anni battaglie che lungi dall’essere individuali, stanno nei fatti imprimendo un cambiamento profondo nella nostra società. E’ anche a loro che i compagni assolti devono questa importante vittoria, una vittoria che alimenterà a sua volta la lotta di chi oggi chiede a gran voce l’introduzione degli strumenti minimi atti ad ottenere “giustizia” nel caso in cui ad essere sotto processo per abusi o omicidi sia lo Stato stesso e i suoi apparati: l’introduzione del reato di tortura e del codice identificativo per le forze dell’ordine.

A seguire la dichiarazione congiunta degli imputati di cui il giudice Pecorella ha vietato la lettura in aula perché ritenuta offensiva e calunniosa, ripresa in seguito dai compagni con ulteriori dichiarazioni spontanee.
Ve la proponiamo chiedendo a voi di giudicarla

Più volte in questa sede e altrove abbiamo dichiarato che filmare, fotografare, rendere noti volti e nomi di agenti delle forze dell'ordine che spiano, controllano, schedano, minacciano, ricattano, orchestrano provocazioni, infiltrano, picchiano, massacrano è un'operazione di democrazia, pulizia morale e controllo popolare. Lo ribadiamo oggi con più forza, alla luce dei gravi fatti che si sono susseguiti nei pochi mesi trascorsi dall’ultima udienza. Fatti che, volenti o nolenti, danno ragione a chi ha creato il sito Caccia allo sbirro (e altri siti simili), che qui vogliamo ringraziare pubblicamente.
La condanna definitiva dei poliziotti che hanno ucciso Federico Aldrovandi, ma soprattutto il loro ingresso in carcere, hanno rappresentato una vittoria per tutte le vittime “di malapolizia” che in prima persona si sono battute per ottenere questo risultato, tra le denigrazioni, le offese e i tentativi di rivalsa di uno Stato che non accetta di processare se stesso. Una vittoria che ha infuso coraggio e che spingerà altre vittime di abusi delle forze dell’ordine (anche se si tratta di abusi “minori”: stupri, pestaggi, sequestri, estorsioni…) a uscire dal silenzio dettato dalla paura o dalla rassegnazione. [leggi tutto].

 
 
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La battaglia per lo scioglimento del VII Reparto mobile di Bologna non si ferma con la chiusura del processo “Caccia allo sbirro”!
Riproponiamo l’appello che a fine gennaio lanciammo alla società civile per ottenere risposta alla domanda “Cosa deve ancora accadere perché il VII Reparto mobile di Bologna venga smantellato?”
Prendere posizione pubblica rispetto a questo quesito con dichiarazioni, interrogazioni parlamentari, esposti alla Procura, vuol dire contribuire alla richiesta di “giustizia e verità” che in primo luogo le vittime di questo corpo speciale, che si è contraddistinto per gravissimi abusi chiedono.
A questo proposito riportiamo il comunicato del TPO di Bologna, sull’apertura del processo a Martina Fabbri e sulla preoccupazione che ancora una volta l’omertà e i depistaggi abbiano la meglio sulla ricerca della verità con l’ausilio di una
giustizia che finora si è dimostrata solerte nel coprire le responsabilità di questo Reparto e di chi lo dirige.
 
 13 / 2 / 2013
Oggi c'è stata la prima comparizione davanti al G.U.P. per il processo contro Pasquale Bonofiglio, agente del VII reparto mobile di Bologna che ha spaccato i denti a Martina, nell'ottobre 2011. Gli avvocati dell'indagato hanno chiesto un rinvio per poter visionare una memoria depositata solo ieri dalla parte civile, esprimendo la probabile intenzione di procedere con rito abbreviato nella data successiva, ossia il 17 maggio.
12 Ottobre 2011. Un poliziotto del VII reparto colpisce con un manganello Martina, in una situazione non concitata, volontariamente, violentemente sulla bocca e le distrugge 4 denti.
 Nessuno viene sospeso dal servizio, nessuna indagine interna, nessuna risposta al procuratore Giovannini che chiedeva di "costituirsi".
Nessuno vede nulla, nessuno filma nulla, nessuno, sa nulla, nessuno parla.
Tutti tacciono. Tutti.
Anche chi è pagato per filmare e annotare cosa succede secondo dopo secondo in piazza.
Eppure di solito questo "lavoro" lo svolgono egregiamente i funzionari dello stato.
Di solito sulla pelle di uomini e donne che scendono  in piazza a lottare per un futuro che non sia di miseria.
In questi ultimi anni abbiamo visto i mezzi di riconoscimento usati dalla polizia diventare sempre più sofisticati, le relazioni sempre più minuziose (ogni tanto sembrano già sceneggiature di un film), le perquisizioni e gli arresti sempre più frequenti.
 
Come mai NESSUNO ha visto nulla? Come  possiamo non dire che questo reparto si basa su omertà, viltà e vigliaccheria? Come  possiamo negare che è un reparto di criminali, gente pericolosa, potenziali assassini (come ricorda la vicenda di Paolo Scaroni), che agisce nell'impunità? Come possiamo non dire che se sei dalla parte del potere te la puoi pur sempre cavare? Come è possibile che questo stesso reparto che durante le indagini copre e rallenta l'inchiesta, senza fornire nomi né fotografie, si permetta di chiedere i danni a chi definisce questi atteggiamenti omertosi, tipici delle cosche mafiose?
E' reale o non lo è che questo poliziotto è stato nascosto, trasferito, subito dopo i fatti? E' vero o non lo è che questo reparto si è macchiato ripetutamente di crimini e azioni violente cercando sempre di auto tutelarsi con il silenzio e l'omertà?
 
Oggi, nella prima comparizione davanti ad un giudice, apprendiamo dagli avvocati del poliziotto la probabile intenzione (non ancora formalizzata a causa di un rinvio al 17 maggio) di procedere con il rito abbreviato.
Quando il giudice lo disporrà il processo non sarà più pubblico, non si potranno portare prove oltre a quelle già acquisite e non ci sarà un dibattimento in aula : il magistrato dovrà decidere con il solo materiale presentato durante le indagini, senza possibilità che vengano portati alla luce ulteriori elementi.
E' un altro evento che vuole impedire  di andare a fondo in questa storia, che mostra la volontà di nascondere i fatti: nessun testimone prima e nessuno a testimoniare ora.
 
Siamo sicuri che l'asse Digos/Procura della Repubblica abbia fatto il possibile per andare a fondo in questa storia? Tutta la mole di informative, relazioni, intercettazioni che vediamo richiedere e produrre  solitamente, sono state fatte in maniera cosi minuziosa anche questa volta? Si poteva/doveva, forse, fare di più?
Questo è il VII. Reparto che uomini e donne si troveranno davanti ogni volta che scenderanno in piazza.
E se continueranno a restare impuniti, si sentiranno sempre più legittimati a continuare nella loro condotta criminale.
 
Chiedere i numeri identificativi sui caschi per i corpi di polizia di stato è una richiesta di civiltà e democrazia.
E' un problema solo dei movimenti o anche delle istituzioni di questa città?
Martina è stata in tribunale oggi e ci sarà anche il 17 maggio perché conosce la verità dell'accaduto e non ha paura di guardare negli occhi né la verità né chi proverà a mistificarla!
 
Cs TPO
 
 
 


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