Anarres info: la neolingua di Monti, gli USA e la seduzione salafita, repressione in Russia



Anarres info: la neolingua di Monti, gli USA e la seduzione salafita,
repressione in Russia

Gli Stati Uniti e la seduzione salafita
L’attacco al consolato statunitense a Bengasi e l’uccisione
dell’ambasciatore Chris Stevens, uno degli uomini che più si era speso
nell’appoggio alla rivolta della Cirenaica contro il governo di Muammar
Gheddafi, è l’emblema delle crescenti difficoltà di Washington a gestire
le relazioni con alleati, che non esitano a mordere la mano che li ha
sospinti al potere.
Dalla relazione ambigua e pericolosa con il Pakistan all’appoggio ai
volontari della jhad al seguito del carismatico milionario saudita Osama
bin Laden, sino al pantano afgano, dove gli USA non controllano a pieno
neppure il proprio uomo di paglia, l’azzimato e sfuggente Hamid Karzai, la
scelta di appoggiare formazioni islamiche, sia moderate che integraliste,
si è rivelata un vero boomerang per l’amministrazione oggi guidata da
Barack Obama.
Il Grande Gioco del dopo muro di estendere la propria influenza nelle aree
controllate dall’impero sovietico e, quindi, di contrastare regimi
autoritari ma laici, non è stato giocato nel migliore dei modi dagli Stati
Uniti. D’altro canto la crescente influenza cinese in Africa e in Oriente
non lascia troppo spazio di manovra all’Impero americano. Un chiaro segno
di decadenza.
Anarres ne ha discusso in trasmissione con Stefano Capello.

D’altro canto il gelido inverno che sta avvolgendo come un sudario le
primavere arabe ci interroga sull’urgenza di dare linfa ad un
internazionalismo degli oppressi e degli sfruttati, che sappia mettere i
bastoni tra le ruote agli integralisti. Una scommessa non facile. Ne
parleremo con Salvo Vaccaro nella puntata di anarres di venerdì 21
settembre.

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La guerra (di classe) è pace

Il ministro Cancellieri l’ha detto chiaro: le questioni sociali si
risolvono con la polizia. Il governo dei tecnici parla senza peli sulla
lingua ma è disponibile al "dialogo", purché ognuno, specie le parti
sociali, facciano la loro parte. In altre parole: con oltre 150 aziende in
crisi la disoccupazione è destinata ad aumentare, i servizi subiranno
altri tagli e la precarietà del vivere sarà un orizzonte con il quale la
maggior parte di noi dovrà fare i conti.
Ai sindacati viene affidato un compito preciso: ammortizzare il conflitto
sociale, riprendendo la concertazione con le regole imposte dagli accordi
- all'epoca non sottoscritti da tutti - del 28 giugno 2011. Monti l'ha
detto chiaro: "serve un patto sociale".
Il costo del lavoro deve diminuire, la produttività deve crescere, il
conflitto sociale deve essere tenuto sotto controllo. In parole povere:
meno salario, più orario, meno garanzie e tutti zitti, perché ci
altrimenti ci pensa il ministro di polizia, che, tanto per chiarire, ha
deciso di limitare le manifestazioni a Roma.
La CGIL di Camusso minaccia - ormai è una barzelletta - lo sciopero
generale, ma è ormai chiaro che il sindacalismo di Stato farà la propria
parte: il contratto nazionale sarà la foglia di fico: le questioni vere
verranno discusse nella contrattazione aziendale.
Nel frattempo si cominciano a vedere le conseguenze della cancellazione
dell'articolo 18: sei lavoratori sindacalizzati e attivi licenziati in due
aziende piemontesi per ragioni "economiche". D'altra parte il primo
ministro ha avuto il coraggio di affermare che lo statuto dei lavoratori
ha contribuito a diminuire l'occupazione. La neolingua della politica sta
affinando i propri strumenti. La guerra di classe è sempre più pace e
benessere. Per i padroni.
Ne abbiamo discusso con Francesco Carlizza

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No all’estradizione dell’anarchico Pjotr Silajev

I compagni della Federation Anarchiste di lingua francese ci informano che
“Pjotr Silajev, scrittore antifascista ben noto in Russia, è stato
arrestato il 21 agosto a Granada in Spagna, dove aveva da poco ottenuto
asilo politico. Silajev è stato arrestato su richiesta della magistratura
russa che aveva presentato domanda all’Interpol e alle autorità spagnole.
La polizia russa lo accusa di essere uno degli organizzatori della
sommossa contro l’amministrazione di Khimki nel 2010.
Nonostante il suo status di rifugiato politico Silajev si trova in
prigione. Il suo avvocato ritiene che ci siano forti rischi che Pjotr
venga espulso dalla Spagna, nonostante le norme internazionali sul diritto
di asilo lo vietino.
Se Pjotr venisse espulso in Russia o in Finlandia, dove ha ottenuto il
diritto di asilo nell’aprile di quest’anno, verrebbe sottoposto ad una
forte repressione.
Pjotr è detenuto nella prigione di Soto Real a Madrid.”
Il sito anarchico finlandese Takku.net riferisce che “Pjotr è ricercato
dalla polizia russa per le lotte contro la costruzione di una nuova
autostrada a Khimki. Tra le tante manifestazioni c’è ne fu una che si
concluse con l’assalto al municipio della città contro il quale vennero
lanciate pietre e petardi.
La caccia a Silajev pare essere l’ultima risorsa dello Stato russo per
bloccare le lotte nella regione. Lo scorso anno, dopo lunghi mesi di
detenzione, Aleksey Gaskarov venne scagionato da ogni accusa, mentre Maxim
Solopov è stato condannato a due anni per teppismo. Un terzo manifestante,
Denis Solopov, ha ottenuto asilo politico in Olanda.
In agosto il sindaco di Khimki, Vladimir Strelchenko, ha rassegnato le
dimissioni su pressione del nuovo governatore di Mosca. Strelchenko è
sospettato di aver organizzato attacchi ai manifestanti che resistevano
alla costruzione dell’autostrada.”
I compagni di Takku.net e quelli della Federation Anarquiste fanno appello
alla solidarietà internazionale per bloccare l’estradizione in Russia
dell’antifascista e anarchico Pjotr Silajev.
La Fédération anarchiste “condanna fermamente gli atti di persecuzione
degli anarchici e degli antifascisti da parte delle autorità russe ed
europee. Noi chiediamo la liberazione immediata di Pjotr Silajev.
La nostra sola arma di fronte alla violenza degli Stati è la nostra
solidarietà!”

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