Val Susa. Sequestri e rastrellamenti



Val Susa. Sequestri e rastrellamenti

La “nuova” strategia contro i No Tav è chiara. Strangolare il movimento in
una morsa militare, estendendo l’occupazione a strade e paesi. Ieri,
mentre a Torino si riuniva il comitato per l’ordine e la sicurezza, sei
blindati carichi di poliziotti e carabinieri dell’antisommossa e alcune
auto piene di digos che salivano in alta valle sui curvoni del Belvedere,
sopra Susa, hanno invertito la marcia, si sono messi di traverso per
fermare una decina di auto che procedeva nella direzione opposta.
La statale 24 che porta al valico del Monginevro è stata bloccata a lungo.
È passata una buona mezz’ora prima che polizia permettesse la circolazione
a senso unico alternato delle auto. Chi passava guardava esterrefatto la
scena da tempi di guerra. Una sessantina di persone sequestrate per due
ore e mezza con il pretesto di un controllo di documenti. Tutti
fotografati in mezzo alla strada.
Una decina di energumeni intorno all’auto di due donne che avevano osato
protestare.
Ieri era mercoledì. Il giorno – pubblicizzato su tutti i siti e le liste –
per le azioni di contestazione No TAV verso le truppe di occupazione, le
ditte collaborazioniste, i partiti che vogliono imporre con la violenza il
Tav.
Per bloccare l’iniziativa sono arrivati al sequestro preventivo dei
manifestanti.
Un assaggio di quello che ci aspetta nei prossimi mesi.
Alla riunione del comitato per l’ordine e la sicurezza hanno partecipato
il sindaco di Torino Fassino, il presidente della Provincia Saitta, il
questore, i comandanti di carabinieri e guardia di finanza, oltre al capo
della Procura Caselli e al suo vice Beconi. Questi due in veste di
“esperti”. Alla faccia della separazione dei poteri e della neutralità
della magistratura. L’incontro si è concluso senza alcun comunicato
ufficiale, ma la linea decisa è chiara. Nessuno sgombero del campeggio No
Tav, se non si ripeteranno le “violenze” della notte del 21 luglio durante
l’assedio alle cantiere militarizzato di Clarea. In quell’occasione il
capo della digos, Giuseppe Petronzi, venne lievemente ferito.
Nonostante i toni arroganti alla fine è prevalsa la cautela, poiché le
forze del disordine sanno bene che lo sgombero del campeggio Gravela di
Chiomonte potrebbe allargare il fronte a tutta la valle, rendendo molto
più difficile tenere sotto controllo la protesta.
Invece di un’immediata azione di forza hanno deciso di costellare i paesi
e le strade della Val Susa di check point.
Potrebbe essere un boomerang, perché la violenza dello Stato, invisibile
in Clarea, diviene palpabile per le strade della valle. Ieri hanno
sequestrato per ore 60 persone. Tutte colpevoli. Colpevoli di essere No
Tav e di non rassegnarsi alla violenza di ha trasformato la Clarea in un
campo militare.

Sabato 28 luglio ore 15
Marcia popolare No Tav da Giaglione a Chiomonte

http://anarresinfo.noblogs.org/