Un pacchetto a scoppio ritardato



Un pacchetto a scoppio ritardato

I primi di agosto del 2009 divenne legge il “pacchetto sicurezza”, un
insieme di norme volute dal governo Berlusconi per aumentare gli ostacoli
in quella corsa con handicap che è la vita degli immigrati poveri nel
nostro paese.
L’ultimo dei bocconi avvelenati viene servito a “freddo” due anni dopo
l’emanazione della legge 94.
Gli immigrati che rinnovano o chiedono per la prima volta il permesso di
soggiorno, dovranno pagare una tassa, il cui importo oscilla tra gli 80 e
i 200 euro.
Il nuovo contributo, previsto dalla legge sulla sicurezza del 2009, era
rimasto sulla carta. Un decreto firmato a ottobre 2011 dagli allora
ministri dell’Interno Roberto Maroni e dell’Economia Giulio Tremonti e
pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 31 dicembre, lo rende operativo a
partire dal 30 gennaio prossimo. L’importo del «contributo per il rilascio
e rinnovo del permesso di soggiorno» varia in base alla durata del
permesso: 80 euro se è compresa tra tre mesi e un anno, 100 euro se è
superiore a un anno e inferiore o pari a due anni, 200 euro per il
«soggiorno di lungo periodo», meglio noto come «carta di soggiorno». A
questa cifra si aggiungono i 27,50 euro per il rilascio del permesso di
soggiorno elettronico, i 14 per la marca da bollo e i 30 per la
raccomandata. Poi, nonostante la legge preveda la consegna del permesso
entro 20 giorni, comincia l’attesa. Un’attesa che spesso dura anche mesi,
qualche volta anni.
Oltre il danno c’è la beffa. Metà degli introiti della tassa andrà al
“fondo rimpatri”, ossia alla cassa che lo Stato  usa per deportare gli
stranieri “senza carte”, quelli che nella roulette russa dei permessi
hanno perso. Alcuni hanno lavorato in nero e sono incappati nella rete dei
cacciatori d’uomini in divisa, altri il lavoro “regolare” l’avevano prima
che la crisi se lo mangiasse insieme al diritto legale di vivere nel
nostro paese. L’altra metà di questa estorsione legale andrà al Viminale
per spese di ordine pubblico e sicurezza e per finanziare gli sportelli
unici. Nel caso qualcuno non l’avesse ancora capito gli immigrati per lo
Stato italiano sono in primo luogo una questione di ordine pubblico. E
tali devono rimanere, altrimenti chi lucra sulla vita dei lavoratori non
potrebbe profittare di chi, per legge, è uno schiavo. Uno schiavo che paga
le tasse, non ha diritti e deve pagare per mantenere ben oliata la
macchina delle espulsioni.
È l’ultimo pacchetto a scoppio ritardato di Maroni e Berlusconi, che il
governo Monti è ben intenzionato a mantenere.

Per info e approfondimenti:
http://senzafrontiere.noblogs.org/