[Resistenza] Giornata di lotta e solidarietà contro la persecuzione e la MESSA FUORILEGGE dei comunisti




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Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC)
Via Tanaro, 7 - 20128 Milano - Tel/Fax 02.26306454
e-mail: resistenza at carc.it – sito: www.carc.it
 
Direzione Nazionale
 
Associazione Solidarietà Proletaria (ASP)
CP 380, 80133 Napoli – Italia
e-mail: info at solidarietaproletaria.org
 
Sindacato Lavoratori in Lotta - per il sindacato di classe (SLL)
Info: c/so Garibaldi 46 – Tel. 081.287829 – Fax. 081.5637815
e-mail: sllna at libero.it - website: www.sll-na.net
 
 
 
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 Giornata di lotta e solidarietà contro la persecuzione e la MESSA FUORILEGGE dei comunisti e del comunismo
Presidio, microfono aperto, musica in solidarietà con i compagni sotto processo e per dire NO alla persecuzione e alla messa fuori legge dei comunisti!
 
21 settembre - ore 10.00 – piazza Nettuno - Bologna
 
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Difendiamo i diritti e le libertà politiche conquistate con la Resistenza!
Continua la persecuzione dei comunisti: il 21 settembre il Tribunale di Bologna deciderà se processare 12 compagni della carovana del (n)PCI per “associazione sovversiva con finalità di terrorismo”!
 
La lotta continua!
Processiamo i veri terroristi e criminali che stanno distruggendo il nostro paese, l’ambiente e le nostre vite!
 
Mercoledì 21 settembre a Bologna si svolgerà la quarta e ultima sessione dell’udienza preliminare in cui il giudice (GUP Alberto Gamberini) deciderà se rinviare a giudizio 12 compagni e compagne accusati di associazione sovversiva con finalità di terrorismo e nei fatti quindi deciderà se il fatto di essere comunisti giustifica il rinvio a giudizio.
In contemporanea a Napoli si svolgerà la prima udienza contro diversi compagni accusati di “adunata sediziosa” per un corteo “non autorizzato” organizzato in solidarietà ai compagni arrestati e picchiati nel 2009 dalla Digos di Massa in occasione della Ronda antirazzista e antifascista che ha contribuito al fallimento del progetto razzista di Maroni (istituire per legge le squadracce di fascisti e razzisti contro i proletari migranti) per alimentare la guerra fra poveri.
 
Si scrive “udienze” si legge PERSECUZIONE: più di 42 procedimenti giudiziari in corso nei confronti di circa 180 imputati (in diversi casi le stesse persone sono coinvolte in più procedimenti): uomini, donne, giovani, lavoratori, studenti, precari che a vario titolo fanno parte della Carovana del (n)PCI, delle organizzazioni che la compongono (P.CARC, ASP, SLL).
Accuse di associazione sovversiva, adunata sediziosa, resistenza a pubblico ufficiale, “violenza privata” (le autorità giudiziarie chiamano così i picchetti per impedire la chiusura e lo smantellamento di un ospedale), manifestazione non autorizzata… insomma tutto ciò che ha a che vedere con l’impegno in prima persona nelle lotte politiche e sociali degli ultimi anni e con la lotta per cambiare questo sistema (crisi economica, privilegi, impunità per stragisti, speculatori finanziari, trafficanti, torturatori e assassini in divisa come quelli di Genova nel 2001 o come nel caso di Federico Aldrovandi).
 
Una persecuzione condotta con particolare accanimento, spesso violando sfacciatamente leggi e procedure, calpestando i diritti di opinione e di organizzazione sanciti dalla Costituzione, procurando gravi danni economici (spese, perdita di lavoro, sequestri di beni) ai singoli compagni e alle loro famiglie e alle loro organizzazioni politiche e sindacali. Non per decreto, non per legge del Parlamento, ma a colpi di sentenze e di processi le Autorità stanno cercando di mettere fuorilegge i comunisti e il comunismo. Lo stanno facendo con una campagna persecutoria che dura ormai da 30 anni (nove i procedimenti giudiziari conosciuti, di cui nessuno per adesso conclusosi con condanne).
 
C’è una combinazione di motivi per cui le Autorità attaccano la carovana del (n)PCI a testa bassa, contraddicendo e impugnando sentenze già emesse, costruendo castelli di indizi che non fanno una prova (il reato non esiste!), pedinando, intercettando, spiando… spendendo centinaia di migliaia di euro l’anno. Il primo: la carovana del (n)PCI è al momento (e da 30 anni) l’unica realtà politica che non si limita a fare agitazione e propaganda per il socialismo, ma forma gli uomini, interviene in campo politico, sindacale, nell’associazionismo, ha elaborato una linea politica, una strategia e una tattica (teoria) e costruito l’embrione di Partito attorno cui raccogliere, organizzare, formare le forze per fare la rivoluzione. Il secondo: stante il patrimonio di valori, concezioni, morale che le masse popolari italiane hanno ereditato dal vecchio movimento comunista (solo i disfattisti lo negano!), un attacco su ampia scala, scriteriato e generalizzato, per le Autorità borghesi è un rischio, quello di innescare una ampia reazione. Allora, per loro, è bene fare meno rumore possibile, arrivare (usando ogni mezzo) a condannare i membri della carovana del (n)PCI in modo da avere una sentenza, un precedente, da cui avanzare per un attacco più generale.
 
Ecco perché facciamo tanto rumore per denunciare la persecuzione e il tentativo di mettere fuori legge i comunisti: partono da noi e puntano a togliere le bandiere rosse dalle strade e dalle piazze, a prosciugare sul nascere l’affluente del comunismo, prima che diventi un fiume in piena. L’operazione si fa via via più chiara: vedi il tentativo di abolire la festa, la ricorrenza e il simbolo del 25 aprile, la festa e il simbolo del Primo maggio. La situazione economica e sociale mentre per la borghesia e i suoi sostenitore è un pantano in cui dimenano e che in cui trascinano l’umanità, è favorevole per i comunisti. Solo i comunisti e le loro organizzazioni di massa possono invertire il corso delle cose e farci uscire dall’attuale marasma, percorrendo l’unica strada favorevole al progresso dell’umanità e del pianeta.
 
Quindi il 21 settembre il giudice dovrà decidere se rinviare a giudizio i compagni o chiudere l’inchiesta. Ma è talmente poco convinto di questa farsa che ci ha messo ben quattro udienze preliminari per decidere. E non ha ancora deciso. Sulla sua indecisione il nostro rumore può avere un peso importante. Se il GUP Alberto Gamberini, deciderà di proseguire nell’attacco dei comunisti e del comunismo, mandando a processo tutti i 12 compagni inquisiti o una parte di essi, sarà per noi un’occasione per portare ancora in forma più aperta e plateale possibile la lotta contro la persecuzione dei comunisti e degli altri oppositori politici, contro la messa fuori legge del comunismo e dei comunisti a cui ambiscono i reazionari di ogni specie e grado e gli anticomunisti da più di 160 anni. Il Tribunale di Bologna ci darà una importante tribuna per portare avanti la battaglia per far ritorcere contro i promotori e i loro mandanti di questa montatura poliziesca e giudiziaria orchestrata e gestita dalla destra reazionaria con il sostegno attivo di governi di centro-destra e centro-sinistra che si sono alternati in questi 10 anni. Governi che hanno portato un programma di attacco ai diritti e alle conquiste dei lavoratori e delle masse popolari, che rappresentano gli interessi di padroni, affaristi, cardinali, finanzieri e organizzazioni criminali (i poteri forti della Repubblica Pontificia), che stanno facendo carta straccia della Costituzione antifascista e stanno riducendo il nostro paese alla miseria.
 
Facciamo rumore! Già respingemmo la manovra del PM Giovagnoli (stesso processo, conclusosi nel 2008 e riaperto con un ricorso in Cassazione) con la mobilitazione e la solidarietà di quelle 9 mila persone che hanno firmato l’appello NO alla persecuzione dei comunisti.
Lo faremo ancora.
 
Il 21 settembre siamo di nuovo in piazza a Bologna per portare la nostra voce fino dentro all’aula di Tribunale!
La lotta continua! Difendiamo e chiamiamo a difendere i diritti e le libertà politiche conquistate con la Resistenza. Quanto più sarà efficace la mobilitazione contro la loro eliminazione, tanto più sarà ricca, organizzata e gravida di conquiste la mobilitazione per estendere e generalizzare diritti e tutele per tutte le masse popolari. Fino a cambiare l’ordinamento sociale della guerra, dell’arbitrio e dello  sfruttamento, fino a fare dell’Italia un nuovo paese socialista.
 
I padroni, gli speculatori, i banchieri e il Vaticano non hanno nessuna soluzione per risolvere la crisi in cui hanno trascinato il Paese e milioni di lavoratori con le loro famiglie. L’unica soluzione per fare fronte agli effetti della crisi ce l’hanno le organizzazioni operaie e popolari: cacciare la casta di politicanti (dai mafiosi al governo agli affaristi all’opposizione) e formare un loro governo di emergenza popolare (composto dagli esponenti della sinistra sindacale, del movimento popolare e della società civile che già oggi godono della fiducia delle masse) che abolisca il debito pubblico e prende altre misure di emergenza per attuare su larga scala la parola d’ordine un lavoro utile e dignitoso per tutti, per avviare la rinascita economica, sociale e culturale del nostro Paese.
 
Sei misure concrete che un governo di emergenza popolare deve adottare con urgenza:
 
- assegnare a ogni azienda compiti produttivi (di beni o servizi) utili e adatti alla sua natura, secondo un piano nazionale (nessuna azienda deve essere chiusa),
 
- distribuire i prodotti alle famiglie e agli individui, alle aziende e ad usi collettivi secondo piani e criteri chiari, universalmente noti e democraticamente decisi,
 
- assegnare ad ogni individuo un lavoro socialmente utile e garantirgli, in cambio della sua scrupolosa esecuzione, le condizioni necessarie per una vita dignitosa e per la partecipazione alla gestione della società (nessun lavoratore deve essere licenziato, ad ogni adulto un lavoro utile e dignitoso, nessun individuo deve essere emarginato),
 
- eliminare attività e produzioni inutili o dannose per l'uomo o per l'ambiente, assegnando alle aziende altri compiti,
 
- avviare la riorganizzazione delle altre relazioni sociali in conformità alla nuova base produttiva e al nuovo sistema di distribuzione,
 
- stabilire relazioni di solidarietà e collaborazione o di scambio con gli altri paesi disposti a stabilirle con noi.
 
Questo non è il socialismo, ma il modo migliore per avanzare in quella direzione eliminando da subito gli effetti più gravi della crisi.
 
 
 

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Campagna No alla persecuzione e alla messa fuorilegge dei comunisti
Tra il 2007 e il 2008 circa 8.000 persone hanno firmato l’appello “No alla persecuzione dei comunisti” prendendo posizione contro la persecuzione giudiziaria di cui la “carovana” del (nuovo)Partito comunista italiano è oggetto da vent’anni a questa parte e in particolare contro l’inchiesta aperta nel 2003 dalla Procura di Bologna. E’ una battaglia che non è ancora conclusa, perché il 15 settembre alle h. 10.00 presso il Tribun ale di Bologna è fissata la nuova ed ennesima udienza preliminare [alla prima udienza del 25 maggio il GUP non si era presentato e aveva rinviato l’udienza al 13 luglio da qui un nuovo rinvio al 15 settembre! – vedi comunicato al sito www.carc.it
 
] dell’inchiesta contro 12 compagni che fanno (o facevano) parte del (n)PCI, del Partito dei CARC o dell’Associazione Solidarietà Proletaria per “associazione sovversiva con finalità di terrorismo” (art. 270 bis c.p.).
Per questo ripartiamo con la raccolta di firme all’Appello lanciato nel 2007 (aggiornato) e chiediamo la solidarietà a tutti gli organismi e le persone che resistono e si ribellano alle condizioni infami a cui i rappresentanti e i tutori del “sistema di mercato” costringono una parte crescente della popolazione in Italia e nel resto del mondo.[ leggi tutto]
 
·         Leggi l’appello
 
·         Tutte le adesioni - AGGIORNATE AL 20.09.2011: RAGGIUNTE LE 9.000 ADESIONI!
·         La documentazione
 




A norma di legge potete essere esclusi da questa lista di distribuzione,
RISPONDENDO A QUESTO MESSAGGIO con la richiesta di CANCELLAZIONE

Cordiali saluti dalla redazione di:
RESISTENZA

Dir. resp. G. Maj - Redazione c/o Centro Nazionale del P.CARC: via Tanaro 7 - 20128 Milano; tel./fax 02.26.30.64.54

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