L’altra Torino. Anarchica e solidale



L’altra Torino. Anarchica e solidale

Quello che segue è il testo diffuso sabato 19 dicembre al corteo di Torino
contro sgomberi e repressione.

A Torino da ormai molte settimane il sindaco e la sua giunta assieme a
Lega e fascisti chiedono a gran voce che la polizia sgomberi tutti i posti
occupati, cancellando esperienze di autogestione che hanno segnato la
nostra città per decenni.

Dicono che le case e i posti occupati siano focolaio di violenza,
sovversione, disprezzo per le istituzioni, disobbedienza alle leggi.

Noi pensiamo che in un paese dove ci sono leggi che permettono che i
bambini muoiano annegati nel Mediterraneo, l’amore per le leggi sia una
questione di parte. E noi stiamo dalla parte dei bambini. Anche se sono
nati in Africa e non parlano una parola d’italiano.

L’Italia è in guerra: il parlamento mette i militari nelle nostre strade e
manda truppe ad ammazzare in Afganistan. Per noi la violenza è quella di
chi bombarda, tortura, stupra. Noi pensiamo che il rispetto per le
istituzioni sia una questione di parte. E noi stiamo dalla parte delle
popolazioni vittime di guerre. Perché siamo senzapatria e disertori. Da
sempre.

Viviamo in una città dove tanti, troppi, fanno fatica ad arrivare alla
fine del mese, perché il lavoro non c’è e quello che c’è è pericoloso,
malpagato, precario. Le leggi sul lavoro ci hanno resi schiavi e
ricattabili, alla mercè di padroni che ogni giorno lucrano sulla nostra
vita. Noi pensiamo che il rispetto per un ordine fatto di fatica, morte e
sfruttamento sia una questione di parte. E noi stiamo dalla parte di chi
lotta per un mondo senza servi né padroni.

In questa città e ogni dove nel nostro paese molti non possono permettersi
una casa decente, un luogo dove vivere con decoro mentre pochi
ricchi&potenti godono il lusso di ville e palazzi. Tanti preferiscono far
marcire le case, lasciandole vuote. La legge stabilisce che la proprietà è
sacra. Noi pensiamo che – di fronte al lusso e alle case abbandonate - il
rispetto della proprietà sia una questione di parte. E noi stiamo dalla
parte di chi vuole un mondo dove tutti abbiano una casa.

All’inizio di dicembre abbiamo occupato un ex scuola abbandonata in via
Zandonai, nel cuore di Barriera di Milano. L’abbiamo chiamata Cà Neira e
abbiamo cominciato a ristrutturarla perché diventasse un posto che tutti
potessero frequentare volentieri.
Il 10 dicembre la polizia ha sgomberato Cà Neira e un altro posto
occupato, Lostile, dove i solidali sono stati duramente caricati. Lo
stesso giorno hanno impiegato la celere in assetto antisommossa per
sgomberarci dall’ex cinema Zeta, occupato a poche ore dal primo sgombero.

Le occupazioni pongono una questione non da poco: quella del modello di
società. Le minacce di sgombero delle occupazioni storiche di Torino sono
state anche la risposta alle campagne antirazziste e antimilitariste degli
anarchici, che certa stampa si affanna a dipingere come corpi estranei,
“infiltrati” nei movimenti. Non è certo un caso che siamo alla vigilia dei
carotaggi per i cantieri del TAV. Oggi come nel 2005 media e politici
lavorano per criminalizzare chi si oppone, costruendo teoremi e castelli
di carta per imbrigliare ogni forma di opposizione sociale. Di questi
tempi basta una scritta su un muro per essere accusati di terrorismo. Dopo
le leggi speciali dello scorso anno contro immigrati e oppositori il
governo si appresta a varare nuove norme che limitino ancor più le residue
libertà di dire la propria.

A Torino la maschera di belletto sul volto della città, non può nascondere
la realtà dei fatti: il comune è sull’orlo della bancarotta a causa dei
debiti delle olimpiadi – 5.000 euro a cittadino, di qualunque età…
Chiamparino ha dovuto bussare alla porta di Intesa-Sanpaolo per avere i 75
milioni di euro necessari a chiudere il bilancio di quest’anno. In cambio
ha mollato alla banca una decina di edifici di sua proprietà. Gli immobili
del comune vuoti sono oltre un centinaio.
Nella desolazione sociale e politica in cui viviamo, le case occupate sono
un luogo di incontro non mercificato dove praticare e organizzare
opposizione sociale. Per questo vogliono cancellarle, per questo bisogna
difenderle e aprirne di nuove.

A Torino tra militari nelle strade, check point razzisti e morti sul
lavoro, la scommessa è sempre la stessa. Costruire, con pazienza, una
trama di relazioni solidali, che attraversino le nostre periferie,
azzannate dalla crisi e stritolate dalla guerra tra poveri, perché
l’opposizione sociale si radichi e si radicalizzi, non in occasionali
fiammate, ma nella quotidianità di un conflitto che ri-ponga al centro la
questione sociale.
Vogliamo liberare ancora altri posti ed offrirli come occasione a chi ci
vive intorno: a chi ha un lavoro precario o non ce l’ha; a quelli che non
riescono a mandare i figli all’asilo; a chi non arriva a fine mese; a
quelli che pensano che questa città non sia un teatrino “sempre in
movimento”, luccicante e artificiale, ma il posto dove vivere la propria
vita diffondendo il virus invincibile della libertà.

Federazione Anarchica – Torino
Corso Palermo 46
La sede è di solito aperta ogni giovedì dalle 21 (il prossimo incontro si
terrà invece lunedì 11 gennaio sempre alle 21)
fai_to at inrete.it
338 6594361