Torino. Antimilitaristi incatenati e blocco stradale alla Camera di Commercio



Torino. Antimilitaristi incatenati e blocco stradale alla Camera di Commercio

Torino 28 ottobre. A meta mattinata un gruppo di antimilitaristi si è
incatenato al primo piano della Camera di Commercio in piazzale Valdo
Fusi. Sul lungo striscione legato alla balconata la scritta “Nessuna pace
per chi fa guerra! No all’aerospace and defence meeting!”.
Altri striscioni sono comparsi in strada “Fuori i militari dai quartieri”,
“Stop alle fabbriche di morte!”. Alcuni compagni si alternavano al
megafono e distribuivano volantini. Slogan, sirene e battiture hanno fatto
da colonna sonora. Numerosi i passanti che si fermavano chiedendo le
ragioni della protesta. Alcuni hanno anche applaudito l’azione.
Proprio oggi – promossa dalla Camera di Commercio - all’Oval Lingotto ha
preso avvio la mostra/mercato dell’industria aerospaziale di guerra, che
raccoglie il fior fiore della produzione di morte nel nostro paese.
I responsabili della Camera di Commercio hanno chiamato immediatamente la
Digos, che si è presentata in forze. Dopo un’ora di occupazione e
incatenamento l’edificio è stato chiuso al pubblico.
Gli antimilitaristi in strada hanno a questo punto attuato un blocco
stradale chiudendo la via con uno striscione e accampandosi a turno in
terra.
Intorno alle due la protesta è terminata. Ma la lotta contro le fabbriche
di morte continua. Ogni giorno.
Quella di oggi è solo l’ultima delle iniziative fatte per mettere sabbia
nel motore del militarismo nostrano.
Scritte, azioni dirette, presidi contro gli alpini in strada e la due
giorni antimilitarista dello scorso weekend hanno contribuito a rompere il
silenzio intorno ad un business di morte.

Qui trovate qualche foto di oggi:
http://piemonte.indymedia.org/article/6137

e quelle delle iniziative dei giorni scorsi:
http://piemonte.indymedia.org/article/5949

http://piemonte.indymedia.org/article/6070

http://piemonte.indymedia.org/article/6031

http://piemonte.indymedia.org/article/6126

Di seguito anche il volantino distribuito in strada:
Camera di Commercio e mercanti di morte
Nessuna pace per chi fa guerra!

Comincia oggi e prosegue domani Torino – all’Oval Lingotto di Torino – una
mostra/mercato dell’industria aerospaziale di guerra, l’“Aerospace and
defence meeting”, che Camera di Commercio, Regione, Provincia e Comune di
Torino, sponsorizzano.
Una montagna di soldi pubblici al servizio di produzioni di morte. Le
industrie piemontesi – Alenia, Microtecnica, Fiat Avio – giocano un ruolo
di primo piano.
La mostra di Torino è la vetrina di una bottega molto grossa. Il nostro
paese è tra i primi al mondo tra i produttori e commercianti di armamenti.
Lo scorso anno l’export made in Italy ha segnato cifre da record.
Oltre tre miliardi di euro di nuovi contratti, il 29% rispetto al 2007.
Armi consegnate per 1,8 miliardi di euro: 500 milioni in più. E poi ci
sono i 2,7 miliardi di euro delle coproduzioni.
La lista dei clienti mostra bene a cosa servano i giocattolini prodotti e
venduti nel nostro paese. In prima fila paesi in guerra o che non amano
distinguersi troppo nella salvaguardia di libertà e vita di chi vive sotto
il loro controllo.
Quasi tutti sono impegnati in conflitti aperti o latenti al di fuori dei
loro confini o attuano violente politiche repressive contro minoranze ed
oppositori politici.
In cima alla classifica del made in Italy della guerra ci sono tre aziende
del gruppo Finmeccanica: AgustaWestland (1.535 milioni) Alenia Aeronautica
(279), Oto Melara (185); Fincantieri (163); Simmel Difesa (161); Fiat
IVECO (116); Selex Sistemi Integrati (99); Galileo Avionica (44); Avio
(42); Microtecnica e Selex Communications (39).

La spesa militare aumenta ogni anno. I tagli nei servizi hanno finanziato
l’acquisto di nuove armi. Con i soldi di uno solo dei cento
cacciabombardieri F35 acquistati dal governo si pagherebbero tante cose
utili alla vita di noi tutti, non armi per ammazzare qualcuno dall’altra
parte del mondo. Come la bambina che quelli della Folgore hanno ucciso lo
scorso maggio in Afganistan.
Anche il bilancio della difesa è in costante aumento. Negli ultimi tre
anni soldati in strada, missioni all’estero, finanziamento per nuovi
sistemi d’arma hanno assorbito una montagna di soldi. Li abbiamo pagati
tutti noi di tasca nostra. L’Italia ha il record del costo più alto per i
cittadini, ben 689 dollari a testa. La spesa militare complessiva si
aggira intorno ai 24 miliardi di euro. Cifre da capogiro.
Provate a immaginare… cosa si potrebbe fare con quei 689 dollari.
Immaginate la scuola dei vostri figli, l’assistenza per gli anziani, i
treni dei pendolari…

A Torino da oltre un anno l’esercito pattuglia le strade. La chiamano
sicurezza ma ha il sapore agre di un’occupazione militare. I protagonisti
sono i medesimi della Somalia, dell’Iraq e dell’Afganistan. Quelli delle
torture, delle ambulanze mitragliate, dei civili bombardati. I militari
nelle città costano a noi tutti 62 milioni di euro l’anno.
Anche questa è guerra, guerra interna. Nel mirino sono gli immigrati, i
rom, i senza casa, chi si ribella ad un ordine sociale feroce.
La propaganda della paura, che ci vorrebbe nemici dei più poveri, degli
ultimi arrivati costruisce il consenso intorno alla barbarie bellica.
Stiamo sempre peggio, tra lavori precari e in nero, senza tutele e senza
sicurezza, ma ci convinciamo che i nemici siano quelli che stanno peggio
di noi, non i padroni che ogni giorno lucrano sulla nostra vita. Bisogna
rompere la propaganda di guerra, costruendo ponti solidali tra gli
oppressi e gli sfruttati. Un lavoro quotidiano, difficile, concreto.
E altrettanto concreta deve essere la lotta a chi la guerra la prepara, la
finanzia, la alimenta, la fa.
Per fermare la guerra non basta un no. Occorre incepparne i meccanismi,
partendo dalle nostre città, dal territorio in cui viviamo, dove ci sono
caserme, basi militari, aeroporti, fabbriche d’armi, uomini armati che
pattugliano le strade.

No all’aerospace and defence meeting!

Per info e contatti con:
Federazione Anarchica Torinese – FAI
fai_to at inrete.it
338 6594361