NOI DI RONDE NON NE VOGLIAMO NEMMENO UNA



NOI DI RONDE NON NE VOGLIAMO NEMMENO UNA

Ancora non è stato convertito in legge dello Stato e già si cominciano a vedere i primi effetti del Decreto Sicurezza approntato dall'attuale governo italiano. Già alcuni cittadini stranieri, per esempio, per timore di essere identificati e rimpatriati, sono morti per non essersi recati in quei servizi sanitari che avrebbero potuto curarli e salvare loro la vita. Ma un altro effetto che oggi potrebbe sembrare quasi pittoresco, ma che domani potrebbe avere dei risvolti drammatici per la vita democratica del nostro paese, è la formazione delle ronde. Oltre alle ben note ronde leghiste, a Milano c'è stata anche la presentazione ufficiale, durante un convegno del nuovo movimento sociale italiano, delle cosiddette "ronde nere", un gruppo che si autodefinisce "Guardia Nazionale italiana" e che vorrebbe collaborare con le forze dell'ordine in tema di sicurezza. Nonostante ciò, il ministro dell'interno Maroni continua a sostenere le ronde e quindi possiamo tranquillamente affermare che il governo è responsabile della rinascita delle ronde fasciste. Non sappiamo se le istituzioni saranno in grado fermare questo delirio, ma forse vale la pena considerare la possibilità che a breve potremmo incontrare sulla nostra strada e nei nostri quartieri gruppetti di esaltati vestiti da gerarchi nazi-fascisti, che pretendono di vegliare sulla nostra sicurezza. Sicuramente molti di noi si sentiranno meno sicuri proprio nel momento in cui compariranno per le strade queste ronde. Nel considerare questa possibilità, possiamo anche domandarci: che potremmo fare nel caso in cui incontriamo una ronda? Certo, potremmo continuare per la nostra strada dicendoci che la cosa non ci riguarda. A questo proposito, però, molti di noi ricorderanno i seguenti versi:

"Prima di tutto vennero a prendere gli immigrati
e stetti zitto perché mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli zingari
e fui contento perché rubacchiavano.

Poi vennero a prendere i senzatetto
e non dissi niente perché io avevo una casa.

Poi vennero a prendere gli omosessuali
e fui sollevato perché mi risultavano fastidiosi.

Poi un giorno vennero a prendere me,
ma non c'era rimasto più nessuno a protestare".

Siamo sicuri, quindi, che la cosa non ci riguarda? Se invece ritenessimo che la cosa ci riguarda, non possiamo certo fare appello alla reazione violenta, perché, oltre che inefficace, sarebbe come rispondere con la violenza ad altra violenza e sappiamo bene questa strada dove porta. Non rimane altro che la risposta nonviolenta. Più precisamente c'è bisogno di nonviolenza attiva. In ogni quartiere bisogna organizzarsi affinché da una parte si informi la cittadinanza sul pericolo che rappresentano le ronde e dall'altra si renda visibile l'opposizione popolare a questi rigurgiti del passato. Nulla è scontato, nemmeno la democrazia, che va difesa e migliorata attivamente. La Costituzione dice che l'Italia è una repubblica a sovranità popolare. Una sovranità che mai si è concretizzata completamente e che oggi più che mai è messa in serio pericolo dalla coesistenza di un governo di destra violento e arrogante e di una sinistra inesistente. Non è forse giunto il momento di ricordare a lor signori chi è sovrano in questo paese?

Roma, 15 giugno 2009

Carlo Olivieri
umanista