Genova: all'arrembaggio del futuro



Padroni di niente, servi di nessuno

All’arrembaggio del futuro

 

Le richieste di condanna da parte dei pubblici ministeri al processo in corso a Genova contro venticinque persone accusate di “devastazione e saccheggio” si inseriscono a pieno titolo nella strategia complessiva di attacco frontale all’opposizione sociale di questo paese per reprimere i movimenti e le realtà che lottano per una società diversa e non omologata ai dettami del potere.

I fatti di Genova 2001, che resteranno per sempre tra le pagine più buie della storia criminale e repressiva dello stato italiano, sono stati volutamente piegati da chi detiene il potere alle esigenze di riscrizione degli eventi per criminalizzare e screditare il movimento antiglobalizzazione che in quei giorni convulsi si era mobilitato massicciamente per denunciare le politiche predatorie e devastatrici dei G8, ovvero quei governi che si spartiscono le risorse del pianeta affamando e derubando miliardi di persone nel mondo. La devastazione e il saccheggio di Genova furono scientificamente voluti e attuati da tutte le forze di polizia che operarono nel capoluogo ligure in quelle giornate di luglio e che si impegnarono nelle seguenti attività: pestaggi brutali, teste spaccate, prove contraffatte e manipolate, allestimento di armature non convenzionali, colpi di arma da fuoco ad altezza d’uomo, spari di lacrimogeni ad altezza d’uomo, cacce all’uomo, il blitz notturno della Diaz per massacrare la gente nel sonno, le torture della caserma di Bolzaneto, minacce, intimidazioni sessuali, inni fascisti, marce militari che precedevano le cariche, l’assassinio di Carlo Giuliani.

Questa fu la devastazione che Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia penitenziaria si premurarono di mettere in pratica per schiacciare il movimento contro la globalizzazione a Genova.

Da Genova in poi ogni manifestazione del dissenso è diventata sempre più difficile perché la criminalizzazione dell’opposizione sociale è diventata una costante anche e soprattutto nel contesto di guerra globale che, dall’11 settembre in poi, consente a chi governa di accusare di terrorismo chiunque osi alzare la testa di fronte alle ingiustizie e ai soprusi del potere. In questo senso, i processi che vedono a Milano e Torino antifascisti alla sbarra accusati di "devastazione e saccheggio" per aver manifestato contro la violenza squadrista confermano il clima di costante intimidazione che gli apparati dello stato scatenano per delegittimare l'espressione del dissenso e la difesa dell'agibilità antifascista nel paese.

Nonostante tutto, negli ultimi anni si sono sviluppate in tutto il paese nuove forme di lotta e una diffusa volontà di  riconquistare spazi di libertà per esprimere opposizione e irriducibilità ai progetti devastatori dei poteri forti: contro le grandi e inutili opere, contro l’inquinamento scriteriato, contro le politiche securitarie, razziste e militariste, contro i rigurgiti del fascismo e dello squadrismo.

Oggi, noi rivendichiamo con forza i contenuti e il percorso di lotta e mobilitazione che condusse alla costruzione del cartello “Anarchici contro il G8” dietro il quale migliaia di anarchiche e anarchici manifestarono insieme ai migranti, ai sindacati di base e alle donne e agli uomini che in quel luglio 2001 scesero in piazza per dire NO al summit dei potenti della Terra.

È per questo che è importante tornare nelle strade e nelle piazze di Genova: per esprimere solidarietà alle vittime della repressione e per dichiarare apertamente che la repressione dello Stato non potrà mai arrestare la volontà di liberare il mondo dall’oppressione del capitalismo e di tutte le gerarchie.

 

Commissione di corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana – FAI

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