L'esodo dimenticato del 1948, ottocentomila ebrei in fuga dai paesi arabi



L’esodo dimenticato del 1948, ottocentomila ebrei in fuga dai paesi arabi
UN ECCEZIONALE DOCUMENTO DELLE NAZIONI UNITE


Roma. Setacciando i fondali della burocrazia delle Nazioni Unite, un’organizzazione
che si occupa di diritti umani ha rinvenuto un’eccezionale fonte diretta in grado
di fare luce sugli ebrei espulsi dal mondo arabo alla nascita d’Israele. Il Justice for
jews from arab countries (Kfj) ha annunciato di essere in possesso della chiave di volta
della politica di discriminazione contro i “profughi dimenticati”, per usare la celebre
definizione di Amnon Rubinstein su Haaretz. “Ogni ebreo che si rivela un agente
sionista sarà considerato prigioniero politico e internato in luoghi designati a questo
scopo” si legge nel nuovo documento della Lega araba. “Le sue risorse finanziarie
saranno congelate”.
Subito dopo l’approvazione all’Onu del piano di spartizione, nel novembre 1947, i
paesi arabi furono investiti da un’ondata di pogrom anti ebraici. L’invasione araba di
Israele scatenò un massiccio movimento di popolazioni in opposte direzioni: ebrei fuggirono
dai aesi arabi verso Israele, arabi verso i paesi confinanti con la Palestina.
Di questo secondo esodo si continua a discutere, ci sono storici israeliani che rivendicano
il diritto di insegnarlo nelle scuole israeliane.
L’esodo che ha coinvolto 800.000 ebrei dai paesi arabi e intere comunità ebraiche
che hanno vissuto nel mondo arabo sin da molto prima che vi arrivasse l’islam è stato
invece meticolosamente nascosto. In vista del meeting di Annapolis, il congressman

Tom Lantos, l’unico sopravvissuto alla Shoah eletto negli Stati Uniti, ha chiesto all’Amministrazione
Bush di garantire che da adesso qualunque organismo investito del
problema dei profughi palestinesi sia chiamato ad affrontare anche la questione dei
profughi ebrei, che persero in un attimo tutto il loro mondo. L’ex ministro della Giustizia
canadese Irwin Cotler, all’Herald Tribune spiega che “non fu soltanto un esodo forzato,
ma anche un esodo dimenticato”.
C’è chi stima fra i 10 e i 30 miliardi di dollari il valore delle proprietà ebraiche nei paesi arabi. Altri sostengono che solo in
Iraq le proprietà ebraiche ammontano a 100 miliardi, e quelle in Egitto a 60 miliardi di
dollari. Carol Basri, lettrice alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università della Pennsylvania,
anni fa pubblicò sul periodico del World Jewish Congress “Gesher” un resoconto
delle similitudini fra le azioni del regime iracheno, già prima della risoluzione Onu per la spartizione della Palestina mandataria
(1947), e quelle attuate dai nazisti verso gli ebrei: punizioni collettive, pogrom
violenti, esecuzioni, licenziamenti in massa degli ebrei, negazione dei diritti civili (comprese
due leggi irachene molto simili alle Leggi di Norimberga: negazione della cittadinanza
agli ebrei e confisca delle loro proprietà).
Come racconta Benny Morris nel suo nuovo libro “La prima guerra d’Israele”
(Rizzoli), il rappresentante egiziano Heikal Pasha minacciò nel 1947 un “massacro di grandi quantità di ebrei” se il piano fosse stato approvato. L’ex ministro della Giustizia Meir Sheetrit, la cui famiglia è fuggita
dal Marocco nel 1957, spiega che “il mondo arabo ha fatto di tutto per mantenere i profughi
palestinesi nei campi, mentre Israele ha accolto i profughi ebrei. Non abbiamo
cercato di usarli come un’arma politica”.
Nel 2003 lo stesso gruppo venuto in possesso del documento, aveva pubblicato un rapporto ricco di dettagli sulle migliaia di ebrei
espulsi o costretti a fuggire dai paesi arabi.
Prima del 1948 vivevano nei paesi arabi più di 800.000 ebrei, contro gli 8.000 che vi risiedono
oggi. In Algeria i 200 mila ebrei del 1962, anno dell’indipendenza, si sono ridotti
a un centinaio scarso. I 40 mila ebrei libici sono stati tutti espulsi nel 1970, assieme
agli italiani. In Siria gli ebrei si sono ridotti dai 45 mila del 1948 ai 5 mila del 1987 e ai 63
del 2001. In Iraq i 125 mila ebrei del 1948, discendenti dai deportati di Babilonia e dei Profeti, erano ridotti a 300 nel 1987 e a 34 alla
vigilia della caduta di Saddam. Ora sono poco meno di una dozzina. Tra il 1948 e il 1987 gli ebrei si sono poi ridotti da 12 mila a
90 in Libano; da 61 mila a 1.200 nello Yemen;
da 75 mila a 200 in Egitto. In Giordania gli ebrei sono esclusi dalla cittadinanza e in
Arabia Saudita dall’ingresso, ai rabbini americani che nel 1991 entrarono nel paese
al seguito dei marine venne chiesto di nascondere la stella di David sulle divise. Infine ci sono gli oltre 14 mila ebrei etiopi che
nel 1984 arrivarono in Israele su “ali d’aquila”.
Salvandoli da un promesso sterminio, Gerusalemme riscattò la loro storia antichissima.
Al loro arrivo si inginocchiavano a baciare la terra, gli israeliani applaudivano
quegli ebrei vestiti di bianco, il colore
della festa e delle nozze.
Giulio Meotti