Governance di Internet: "Al centro i diritti umani" Amnesty rinnova la sua richiesta a governi e aziende



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COMUNICATO STAMPA
CS129-2007

GOVERNANCE DI INTERNET: 'AL CENTRO I DIRITTI UMANI' AMNESTY INTERNATIONAL
RINNOVA LA SUA RICHIESTA A GOVERNI E AZIENDE

In occasione del Forum sulla governance di Internet (Igf), che si svolge
questa settimana a Rio de Janeiro, Amnesty International ha denunciato
l'aumento su scala mondiale delle restrizioni alla liberta' di espressione
on line.

L'organizzazione ritiene che le numerose denunce sul coinvolgimento delle
aziende nella soppressione dei diritti umani richieda un'assunzione di
responsabilita' piu' seria da parte delle stesse aziende e dei governi.
Amnesty International chiede a questi ultimi di porre fine alla
repressione on line, abrogare le legislazioni restrittive e rilasciare
tutti i prigionieri condannati per l'espressione delle proprie opinioni
tramite Internet. I governi dovranno anche impegnarsi a varare una serie
di standard comuni per prevenire le violazioni dei diritti umani on line.

Amnesty International chiede alle aziende di usare tutti i mezzi tecnici,
politici e legali, a livello locale e internazionale, per evitare che
diventino complici dei governi nelle violazioni dei diritti umani.

'Nei 12 mesi trascorsi dall'ultimo Igf di Atene, c'e' stata la crisi di
Myanmar, che ha dimostrato la potenza di Internet per inviare immagini e
informazioni all'estero e mobilitare la gente in ogni parte del mondo' -
ha dichiarato Nick Dearden, delegato di Amnesty International all'Igf di
Rio de Janeiro. 'D'altro canto, pero', abbiamo anche riscontrato un
aumento della censura e del ricorso al filtro e al blocco dei siti'.

'Questo Forum si svolge in un momento cruciale nella storia di Internet' -
ha aggiunto Dearden. 'Il suo potenziale e' enorme ma puo' essere
facilmente demolito. E' fondamentale che i diritti umani siano al centro
di ogni accordo sulla governance di Internet e che sia le aziende che i
governi rispettino gli impegni in materia di diritti umani'.

Due anni dopo l'accordo raggiunto a Tunisi sui principi che dovrebbero
governare Internet, sempre piu' paesi filtrano i contenuti delle pagine
web, intimidiscono e arrestano i 'cyberdissidenti'.

In Cina sono in prigione almeno 60 'cyberdissidenti', tra cui Shi Tao,
Wang Xiaoning, Li Zhi e Jiang Lijun, condannati per aver pubblicato on
line denunce e commenti politici. In Siria, sette studenti e un dipendente
di un salone di bellezza sono stati condannati, al termine di un processo
iniquo, per aver invocato on line pacifiche riforme politiche. In Viet
Nam, Truong Quoc Huy, arrestato nell'agosto 2006 e da allora detenuto in
una localita' sconosciuta, rischia di finire sotto processo per 'abuso
delle liberta' democratiche', solo per aver preso parte a una chat-room.

Amnesty International ha ricevuto notizie di recenti arresti di
'cyberdissidenti' in diversi paesi, tra cui la Thailandia, dove
nell'ultimo anno sono entrate in vigore due nuove leggi per limitare la
liberta' d'espressione on line.

Secondo una ricerca condotta da Open Net iniziative, mentre cinque anni fa
il filtro dei contenuti di Internet era applicato in soli tre paesi
(Arabia Saudita, Cina e Iran), oggi vi ricorrono ben oltre 20 paesi, tra
cui Marocco, Myanmar e Thailandia.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 12 novembre 2007

Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
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