Torino sabato 27: presidio antifascista



Torino: l’antifascismo non si arresta

 

Era la notte tra il 10 e l’11 giugno del 2005 quando una squadraccia fascista si introdusse nella casa occupata Barocchio armata di coltelli e bastoni: due anarchici vennero feriti. Uno di loro, l’intestino traforato da un fendente, dovette essere operato d’urgenza. Solo per un caso non ci scappò il morto.

La settimana successiva, il 18 giugno, un corteo di denuncia fu caricato dalla polizia in via Po, per impedire ai manifestanti di raggiungere piazza Castello. Pochi minuti e i circa 500 antifascisti vengono dispersi: due di loro sono arrestati dalla polizia e si fanno due settimane alle Vallette.

Un mese dopo scatta il mandato di cattura per altri 8 antifascisti, che trascorreranno i successivi sei mesi tra galera ed arresti domiciliari.

L’accusa nei loro confronti è pesantissima: devastazione e saccheggio, un reato da tempi di guerra, un reato che vale dagli 8 ai 15 anni di reclusione.

È il primo atto di una lunga stagione repressiva. Torino e le sue valli debbono essere pacificate ad ogni costo. Sullo sfondo la vetrina olimpica, il Tav, una città che mantiene sacche di resistenza ad una ridefinizione del paesaggio urbano funzionale alla nuova Torino, post industriale (ma non troppo) che punta a farsi nodo di una rete di scambi e luogo dove la produzione di eventi affianchi quella di manufatti.

Sono due anni terribili: due anni segnati dalla morte di cinque immigrati durante controlli di polizia, dallo sgombero di numerosi posti e case occupate, due anni nei quali si sono moltiplicati i comitati razzisti e fascisti nei quartieri, che alternano le manifestazioni di piazza alle ronde notturne contro immigrati, rom, tossici.

Da un lato le luci del varietà, l’enorme luna park sempre aperto, dall’altro polizia e fascisti scatenati sul territorio.

Certo non tutto è andato liscio: la rivolta della Val Susa ha fermato a lungo il Tav ed anche il città la resistenza alla devastazione ambientale ma anche politica, sociale, umana ha messo un po’ di sabbia nei ben oliati ingranaggi della Torino del secondo millennio.

In questi due anni presidi, assemblee, concerti e due cortei nazionali hanno tenuto viva l’attenzione sul processo agli antifascisti, un processo che si sta avviando alla conclusione. La sentenza potrebbe essere emessa il 30 ottobre di quest’anno.

La posta in gioco è molto alta sia sul piano umano che su quello politico. Ne va della libertà di anarchici ed antifascisti ma anche della libertà di noi tutti.

Con questo delirio giuridico si vuole colpire e criminalizzare la mera partecipazione alle manifestazioni, si vuole attaccare la libertà di partecipare attivamente alle lotte esprimendo le proprie idee.

Questo processo ha una valenza che va ben la di là della Mole. Il reato per il quale sono perseguiti e per cui rischiano lunghi anni di detenzione, è, intrinsecamente, un reato di natura collettiva, poiché prescinde dalle responsabilità individuali. L'accusa di "devastazione e saccheggio" palesa la chiara volontà di criminalizzare le manifestazioni di piazza.

Non c'è uno straccio di prova a carico dei 10 compagni. Ma che importa? A sentire i PM, basterebbe l'intenzione. E che l'intenzione vi fosse lo deducono dalle biografie politiche redatte dai funzionari di polizia. Detto in altro modo: sono colpevoli perché anarchici o antagonisti.

 

Intanto il governo sta completando un pacchetto “sicurezza”, nel cui mirino sono immigrati, lavavetri, posteggiatori, venditori senza licenza.

Mentre gli assassini in divisa, mercenari ben pagati, in nostro nome portano le bombe, le torture, la ferocia democratica in Afganistan, la banda Prodi mette in atto misure repressive che colpiscono i poveri, i senza casa, i senza lavoro, i senza permesso. E se non basterà… si troveranno sempre truppe di complemento volontarie, pronte a colpire anarchici e case occupate, ad assalire le baracche dei rom, a dar fuoco ai barboni sotto un ponte… E per chi non ci sta ecco pronta l’accusa di devastazione e saccheggio.

 

Rompiamo il muro del silenzio!

Solidarietà con gli antifascisti.

 

Invitiamo tutti a scendere in piazza

 

I prossimi appuntamenti, indetti da varie realtà antifasciste torinesi sono:

Sabato 27 ottobre ore 16 in piazza XVIII dicembre – Porta Susa – festa antifascista

 

Martedì 30 ottobre ore 9 al tribunale di Torino, in corso Vittorio Emanuele 130, presidio dell’intera giornata in attesa della sentenza.

 

Federazione Anarchica Torinese - FAI

Corso Palermo 46 - la sede è aperta il giovedì dalle 21,15 in poi

Info:

mail: fat at inrete.it

tel. 011 857850 oppure 338 6594361