L'Olanda cambia rotta: basta divorzi flash



L'Olanda cambia rotta: basta divorzi flash

di Paolo M. Alfieri

La sensazione che qualcosa stesse davvero cambiando, nel panorama delle politiche dedicate alla famiglia nei Paesi Bassi, la si era avuta già nel febbraio scorso. L’entrata nel governo di grande coalizione del partito dell’Unione cristiana (Uc), al fianco dei cristiano-democratici di Jan Peter Balkenende e dei laburisti di Wouter Bos, era stata infatti determinata sulla base di un preciso protocollo di accordi che aveva, tra i punti principali, proprio quello di puntellare l’istituto sociale della famiglia. Rientrava in questo disegno l’inaugurazione di un inedito ministero dei Giovani e delle Politiche familiari, affidato al leader dell’Uc, André Rouvoet.

È proprio alla spinta propulsiva di questo 45enne protestante, già nominato "politico dell’anno" nel 2004, che si deve l’abolizione, votata nei giorni scorsi dal Parlamento dell’Aja, dei cosiddetti "divorzi flash", procedura che era stata varata nel 2001 con l’obiettivo di avallare lo scioglimento del vincolo matrimoniale in tempi ultrarapidi. Ancora Rouvet ha annunciato la prossima apertura, in tutti i Paesi Bassi, di specifici Centri per la famiglia e per i giovani, organismi che, grazie a costanti contributi governativi, saranno vicini alle famiglie indirizzandole al meglio soprattutto per quanto riguarda la crescita dei figli. Segnali che vanno ad aggiungersi ad altre recenti indicazioni, come gli stanziamenti a favore di un maggiore utilizzo delle cure palliative e di un più attento controllo del fenomeno aborto, che sembrano rivelare un nuovo atteggiamento nei confronti della persona umana e della famiglia nella ultralaica Olanda.

Le politiche nei confronti dei minori – in un Paese che, ad esempio, consente già da sei anni l’adozione da parte di coppie omosessuali – sono tornate prepotentemente a occupare il dibattito pubblico in occasione della discussione sull’abolizione dei "divorzi flash". Il provvedimento, infatti, secondo quanto ha spiegato il ministero per la Famiglia, mira proprio a tutelare il più possibile i bambini dalle conseguenze, psichiche e non solo, della disgregazione del nucleo familiare. Si calcola che circa cinquemila coppie ogni anno abbiano usufruito dei divorzi rapidi. La prassi era semplice: alle coppie bastava "convertire" il matrimonio in una semplice unione registrata, e, dopodiché presentarsi a un qualsiasi ufficiale comunale, che poteva decretare lo scioglimento del vincolo senza che fosse necessario l’intervento di un giudice. Gli unici limiti erano costituiti dall’obbligo della custodia congiunta dei figli e dall’assenza di richieste di alimenti da parte di uno dei coniugi, misure che però non erano in grado di evitare ai bambini il trauma della separazione flash.

Con la nuova normativa non solo vengono abrogate tutte le cosiddette "procedure di divorzio amministrativo" (con la reintroduzione dell’obbligo di presentarsi davanti ai giudici e quindi la prospettiva di un iter meno affrettato), ma viene inoltre prescritto alla coppia l’obbligo di trovare una soluzione consensuale molto dettagliata sull’affidamento e il mantenimento dei figli e sui contatti che essi possono avere con entrambi i genitori una volta sancito il divorzio.

I bambini al centro, insomma. Rientra in questa prospettiva anche un’altra recente iniziativa del governo olandese, ovvero l’organizzazione, lo scorso 6 giugno, di un vero e proprio "Summit dei bambini", tenutosi a Hilversum. È qui che il ministro della Famiglia Rouvet ha annunciato l’istituzione dei Centri per la famiglia e per i giovani, con uno stanziamento governativo iniziale di 440 milioni di euro. L’obiettivo principale sarà quello di affiancare quei nuclei familiari che si trovano a fronteggiare particolari difficoltà nella crescita dei figli, ma i Centri, nelle intenzioni del ministro, costituiranno anche un punto di riferimento per le coppie a rischio divorzio.