"[articolo] "Genova, non si può a"bortire nell'ospedale di Bagnasco



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Articolo di MICHELA BOMPANI del 31-5-2007 tratto dalla pagina
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"Genova, non si può abortire nell'ospedale di Bagnasco"

GENOVA - Lo ha firmato anche Marta Vincenzi, diessina, sindaco di
Genova da due giorni, alla vigilia del suo insediamento. È un atto di
denuncia durissimo contro uno dei principali ospedali della città,
governato dagli uomini scelti dalla influente Curia genovese. "Da due
mesi l'ospedale Galliera, presieduto dall'arcivescovo di Genova Angelo
Bagnasco, ha sospeso il servizio di interruzione di gravidanza; o le
cose cambiano o ci rivolgiamo alla Procura della Repubblica":
l'attacco che parte da Genova è lanciato da Mercedes Bo, nipote del
grande intellettuale del Novecento Carlo e vicepresidente nazionale
dell'Aied. Firmano anche il coordinamento donne della Cgil, l'Udi e un
fitto elenco di associazioni di donne. "È interruzione di servizio
pubblico, in un ospedale finanziato dallo Stato - protesta Bo - Qui è
in gioco la laicità dello Stato".

È proprio il presidente della Cei, infatti, a presiedere il consiglio
d'amministrazione dell'ospedale Galliera. La volontà della fondatrice,
la nobildonna genovese Maria Brignole Sale Duchessa di Galliera - già
vedova del marchese De Ferrari che cofinanziò la realizzazione del
canale di Suez - venne sancita nello statuto: l'arcivescovo pro
tempore di Genova avrebbe presieduto per sempre la sua "opera pia".
Con poteri tutti temporali: dalla nomina del direttore generale alla
gestione del bilancio fino alla supervisione sul lavoro del comitato
etico. E l'arcivescovo di Genova, dallo scorso 29 agosto, è Angelo
Bagnasco, succeduto a Tarcisio Bertone (ora segretario di Stato) e
approdato, da due mesi e mezzo, al vertice della Conferenza dei
vescovi. Lo stesso Bagnasco è presidente della Fondazione Gaslini, che
guida l'omonimo ospedale pediatrico genovese, sempre per statuto.

"Chi si rivolge al Galliera e chiede di interrompere la gravidanza
viene dirottato in un altro ospedale della città, l'Evangelico", dice

Bo. E attacca: "Ma all'Evangelico le liste d'attesa si sono allungate
e le donne non riescono ad abortire prima della nona-decima settimana,
con disagi fisici e psicologici". Fino a due mesi fa erano proprio i
medici dell'Evangelico a trasferirsi nell'ospedale presieduto da
Bagnasco per praticare gli interventi di Ivg o gli aborti terapeutici
(al Galliera tutti i ginecologi sono obiettori di coscienza). Circa
quattrocento all'anno. Mentre all'Evangelico la media annuale è di
ottocento.

"Molto rumore per nulla - dice Adriano Lagostena, direttore generale
del Galliera - da dicembre il nostro ospedale e l'Evangelico hanno
realizzato, nella sede di quest'ultimo, un Dipartimento chirurgico
interaziendale: ecco perché gli aborti vengono praticati in quella
struttura. Così come al Galliera, non eseguiamo più - perché li
abbiamo dislocati in altre strutture - interventi di cataratta o di
chirurgia della mano". "I dati dell'Evangelico parlano chiaro -
rilancia Bo - in questi due mesi il numero degli aborti, nonostante il
bacino di utenza assorba allora quello di due ospedali, è rimasto
invariato". E poi sottolinea: la legge "194" prevede che gli aborti
avvengano nei reparti di Ostetricia e Ginecologia, non in quelli di
Chirurgia. Notazione che condivide anche l'assessore regionale alla
Sanità Claudio Montaldo, diessino, che ha convocato i direttori
generali dei due nosocomi per la prossima settimana: "Il servizio
pubblico non deve mai essere interrotto - dice - il Galliera deve
garantire la presa in carico delle pazienti e non spedirle
direttamente all'altro ospedale".