Articolo Ass. Nazionale Forum delle Donne (9 Luglio)



A Roma il 9 luglio, nella sala Lucio Libertini, si è svolta l'assemblea
nazionale del Forum delle donne. Un appuntamento che come sempre ha visto
coinvolte donne iscritte al partito, non iscritte, amiche e compagne del
movimento e delle istituzioni provenienti da tutt'Italia, impegnate in una
utile e approfondita discussione, la prima dopo il voto del 9 aprile. Per
centrare nuovamente le tematiche prioritarie su cui organizzare il lavoro
politico, ma anche per fare il punto su partito, innovazione, ripresa del
movimento delle donne, e nuova fase politica del paese, cioè costituzione
del governo di centro sinistra. Questione ineludibile quest'ultima su cui
molti degli interventi tornano per sottolineare come la scelta di entrare
nell'Unione per mandare a casa Berlusconi portasse in sé già dal suo inizio
la consapevolezza che dare un segnale forte  di cambiamento una volta vinte
le lezioni non sarebbe stato né facile né scontato.
Il governo, è stato detto, si rivela oggi nelle sue scelte pratiche, dalla
guerra alla questione sociale, assai distante dalle coordinate che ci
ispirano, ma tra la tentazione ad assumere un atteggiamento di fuga a
partire da una purezza  ideologica presunta e quella di illudersi di poter
invertire radicalmente la tendenza politica e culturale del paese, c'è una
terza via. La terza via è l'autonomia. Autonomia di giudizio, di analisi,
di costruzione di percorsi conflittuali e di lotta dentro i movimenti sui
terreni caldi, per continuare ad agire il conflitto da femministe.
Ed infatti l'intreccio delle questioni affrontate in questo incontro sono
legate da un filo conduttore spesso che porta dentro di sé parole come
autonomia appunto, ma anche  responsabilità.  Come si ricostruiscono
percorsi per mantenere in piedi questo governo che rappresenta lo sforzo
fatto nel paese per sconfiggere il berlusconismo? 
E' uno degli interrogativi su cui tante tentano di dare risposta:
riprendendo in mano lo strumento politico dell'inchiesta e
dell'autoinchiesta per conoscere la realtà in cui viviamo potenziando le
relazioni; facendo un lavoro politico di sinergia tra partito movimenti e
istituzioni, forum delle donne, coordinamento delle parlamentari neoelette,
realtà femminili di movimento.
C'è bisogno di parola pubblica delle donne a tutto tondo sui grandi temi,
dall'autodeterminazione femminile, la legge 40, la questione sociale, la
pace, il lavoro.
La legge 40 è una legge simbolo del berlusconismo, viene giustamente
ricordato da alcune, e se c'è un elemento che ha caratterizzato la politica
delle destre in questi anni è stato il familismo, con al centro l'obiettivo
di colpire i corpi e di normarli. Dunque è da qui che bisogna ripartire,
nell'autonomia e agendo il conflitto come sempre e più di sempre, per
aprire una grossa campagna nel paese che rilanci questo tema con
radicalità. La proposta di alcune compagne di riaprire i Tavoli di bioetica
viene accolta immediatamente dall'assemblea. I Tavoli oggi posso essere un
ulteriore strumento per contrastare il tentativo in atto di far scendere il
silenzio su questa legge che è da abrogare.


Oltre a questi temi c'è anche la necessità di avviare una azione che ci
aiuti a far emergere il lato della condizione materiale delle donne, nel
rapporto con il nuovo governo. Quali politiche dunque sul lavoro, sul
sociale?

       


Tra la scorciatoia


Vorremmo che fosse l'occasione per aprire una discussione tra noi sulla
nuova fase politica che si è aperta in particolare dopo la vittoria
elettorale del centro sinistra e la costituzione del governo.


Non è stato un bel segno disattendere da parte del governo Prodi l'impegno
minimo del  30% di rappresentanza femminile nelle cariche istituzionali e
per quanto ci riguarda bisognerà riflettere anche sul gap tra l'impegno
preso da Rifondazione comunista di eleggere tante donne e le scelte
successive che hanno portato a decidere sulle cariche istituzionali.
Si ripropone quindi oggi con forza la questione dell'equa presenza tra i
generi come principio di civiltà elementare.

Siamo in un delicato e complesso passaggio di fase in cui è forte
l'esigenza di molte di noi, che in questo ultimo anno soprattutto hanno
partecipato al percorso di Usciamo dal silenzio, al movimento di ripresa di
protagonismo femminile nella scena pubblica su tutto il territorio
nazionale, ma ancor prima ai comitati nati sul referendum contro la legge
40, di rilanciare una parola forte e chiara sui temi che più ci stanno a
cuore e che sono di fondamentale importanza, su cui il nuovo governo
vogliamo che si misuri con un segno differente. A partire dalla 40, che
come abbiamo sempre  sostenuto è una legge da cancellare, a tutte le
tematiche relative al corpo e la legge, le tematiche cosiddette eticamente
sensibili,  che sono terreni politici importanti che la sinistra laica in
questi anni ha sottovalutato lasciando campo aperto al rischio di
affermazione di una cultura fondamentalista cattolica pericolosa.
Oltre a questi temi c'è anche la necessità di avviare una azione che ci
aiuti a far emergere il lato della condizione materiale delle donne, nel
rapporto con il nuovo governo. Quali politiche dunque sul lavoro, sul
sociale?
Così come la priorità di affermare una politica di pace, a partire dal
richiamo dell'articolo 11 della nostra Carta costituzionale, ci chiede oggi
di proseguire con determinazione quel lavoro di elaborazione e
quell'impegno politico che come femministe abbiamo portato avanti in questi
anni.