Rappoto di Amnesty sul Giappone: esecuzioni senza preavviso, dopo decenni trascorsi nel braccio della morte



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COMUNICATO STAMPA
CS 71-2006

RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL SUL GIAPPONE: ESECUZIONI SENZA
PREAVVISO, DOPO DECENNI TRASCORSI NEL BRACCIO DELLA MORTE

Prigionieri anziani e con disturbi mentali sono tra coloro che attendono
decenni nei bracci  della morte del Giappone, per essere poi messi a morte
in segreto e senza preavviso. Le loro condanne sono state spesso emesse al
termine di processi iniqui, basati su 'confessioni' di crimini mai
commessi, rese dopo interrogatori estenuanti, minacce e violenze.

Questa e' la realta' della pena di morte in Giappone, descritta in un
rapporto intitolato 'Sara' il mio ultimo giorno?', diffuso oggi da Amnesty
International in occasione di un incontro tra attivisti ed esperti sulla
pena di morte della regione Asia-Pacifico, riuniti in questi giorni a Hong
Kong.

'Il Giappone e' uno dei pochi paesi industrializzati che ancora compie
omicidi di Stato' - ricorda Amnesty International. 'Abolendo la pena
capitale, il giappone darebbe un segnale di leadership nella regione
Asia-Pacifico, che non sta procedendo al passo con la tendenza globale
verso l'abolizione'.

Centoventicinque paesi hanno cancellato la pena di morte per legge o nella
pratica. L'ultimo di essi, le Filippine, l'hanno abolita a giugno. Vi sono
segnali positivi anche in Corea del Sud, dove il parlamento sta esaminando
una proposta di legge abolizionista.

'Come primo passo, chiediamo al governo giapponese di porre fine al
segreto che attualmente avvolge l'applicazione della pena di morte. Le
autorita' di Tokio non possono giustificare questa pena inumana
trincerandosi dietro l'opinione pubblica, quando di fatto nascondono la
realta' della pena di morte, ostacolando in questo modo il dibattito nella
societa' civile' - afferma Amnesty International.

In Giappone non vi sono mai proteste di fronte alle prigioni il giorno di
un'esecuzione, poiché questo e' noto solo alle autorita'. Il prigioniero
viene informato solo la mattina del giorno in cui verra' ucciso. In alcuni
casi, non c'e' neanche questo preavviso.

Questa segretezza significa che i prigionieri vivono, in isolamento e
sotto un regime carcerario durissimo, nella costante paura di essere messi
a morte, senza mai sapere se ogni giorno che arriva sara' il loro ultimo
giorno.

Le procedure legali sono talmente lente che gli appelli durano decenni e i
prigionieri trascorrono anni in attesa di essere messi a morte. Okunishi
Masaru e' uno dei condannati che hanno un'eta' estremamente avanzata. Ha
80 anni ed e' stato condannato alla pena capitale nel 1961 per aver
avvelenato cinque donne. Nell'aprile 2005, l'Alta corte di Nagoya gli ha
concesso un altro processo sulla base di nuove prove che potrebbero
dimostrare la sua innocenza. I suoi amici chiedono che il processo inizi
presto. Nel marzo 2006, Okunishi Masaru ha lanciato un appello: 'Per
favore, scagionatemi da queste false accuse quando sono ancora vivo'.

Il rischio di mettere a morte innocenti e' particolarmente alto a causa
del sistema di detenzione preventiva basato sulla custodia di polizia. Le
persone sospettate di aver commesso un reato possono rimanere nelle mani
della polizia anche per 23 giorni ed essere sottoposte a lunghi
interrogatori. Akahori Masao e' stato condannato a morte nel 1958, quando
aveva 25 anni, per stupro e omicidio. Ha sempre sostenuto di essere
innocente e di aver confessato sotto pressione: 'Le persone che mi
interrogavano mi picchiavano sulla testa, mi prendevano a calci e mi
stringevano il collo fino quasi a strangolarmi. Decisi di rispondere si' a
tutte le loro domande perché non riuscivo a sopportare quella tortura'.
Solo nel 1987, dopo quattro appelli, Akahori Masao ha ottenuto un nuovo
processo, nel quale e' stato assolto, a 59 anni, dopo aver trascorso 34
anni in carcere.


Ulteriori informazioni

Nei bracci della morte del Giappone si troverebbero attualmente 87
prigionieri. L'ultima esecuzione ha avuto luogo il 16 settembre 2005,
quando Kitagawa Susumu e' stato impiccato per aver commesso due omicidi.
Le esecuzioni dal 2000 sono state 11, tutte tramite impiccagione.

Le condizioni di prigionia nei bracci della morte sono estremamente dure,
non consentono alcuna forma di comunicazione tra i condannati a morte e
provocano danni alla loro salute mentale.

Il piu' anziano prigioniero nel braccio della morte e' Tomizo Ishida, che
compira' 85 anni a dicembre, il cui caso e' seguito dal Gruppo di Amnesty
International di Napoli. Tomizo Ishida e' stato accusato degli omicidi di
due donne, una delle quali era la sua compagna, commessi nel 1973. La
confessione e' giunta dopo 148 giorni di interrogatorio in una stazione di
polizia, durante i quali l'imputato non e' stato informato del diritto di
poter essere assistito da un avvocato. Tomizo Ishida si e' dichiarato
colpevole solo dell'omicidio non premeditato della sua compagna, ma del
secondo continua a proclamarsi innocente. In carcere da piu' di 30 anni,
il suo stato di salute continua a peggiorare e la mancanza di cure
adeguate per una banale cataratta lo ha reso ormai quasi cieco. L'ultima
notizia ricevuta da Amnesty International sul suo caso riguarda la
richiesta di un nuovo processo, presentata nel 1991 e respinta il 30 marzo
2004, dopo ben 13 anni. Il rapporto 'Sara' il mio ultimo giorno?' e'
disponibile in versione inglese all'indirizzo

http://web.amnesty.org/library/index/engasa220062006.

FINE DEL COMUNICATO Roma, 7 luglio 2006

Per approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490223, cell. 348-6976920, e-mail: press at amnesty.it



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