Un inglese ci spiega con candore che la cultura occidentale è la peggiore, a eccezione delle altre



un interssantissimo pezzo dal www.foglio.it;
per chi opera nel sociale , l'analisi provocatoria è molto azzeccata.


Gentili bugie
Un inglese ci spiega con candore
che la cultura occidentale è la
peggiore, a eccezione delle altre

Londra. La correttezza politica si fonda
su un certo numero di gentili bugie. Dire
che altre culture hanno lo stesso valore della
nostra è facile. Vivere conformemente a
quest’affermazione è cosa diversa. Il vero
relativista culturale dovrebbe essere felice
di barattare senza battere ciglio il proprio
stile di vita con quello di qualsiasi altra cultura.
Visitando un villaggio rurale del Mali
e assistendo all’infibulazione di una ragazza
e sentendo un’altra giovane del luogo dire
“Ciò che ci fanno non è terribile”, il vero
relativista culturale risponderebbe più o
meno in questo modo: “Anche da noi le cose
vanno altrettanto male. Dovresti vedere
le liste d’attesa per i ricoveri in ospedale.
Per non parlare del traffico”. “Perciò praticano
l’infibulazione anche su di voi?”, potrebbe
chiedere la ragazza. “Beh, no, ma tutto
è relativo, non è vero?”. “Se lo dici tu, certo”,
penserà la ragazza, aggiungendo anche:
“Non cercherò di fare cambiare i nostri costumi.
Non mi piace l’idea di queste liste
d’attesa. Credo che continuerò ad accettare
la rimozione, culturalmente imposta, del
mio organo del piacere”.
Personalmente mi viene il voltastomaco
quando un relativista culturale rimane ancorato
al proprio credo e dice a una donna
saudita che contare la metà di un uomo davanti
a un tribunale regolato dalla legge
islamica è un fenomeno culturale che ha lo
stesso valore del fatto di avere giurie miste,
come avviene in questo paese. Dopo tutto,
pensa quello, diversità significa invariabilmente
“diverso ma con lo stesso valore”.
Non può mai significare “diverso e talvolta
meglio, talvolta peggio”.
Infibulazione? Dovreste provare il traffico
Lo scambio delle culture sarebbe uno
choc anche per i sostenitori del relativismo
culturale. Ma con un certo periodo di acclimatamento
una relativista che si rispetti sarebbe
felicissima di farsi mutilare i genitali
e di essere costretta a indossare una cintura
di castità. Dopo tutto, questi costumi
non sono né meglio né peggio di quelli della
cultura inglese, dove le donne possono
mantenere integri i propri genitali e non sono
costrette a indossare soffocanti cinture
di castità. “Come puoi criticarli – è una cosa
estremamente arrogante”, mi sembra già
di sentirli replicare. Ma mi piace pensare
che, se fossi una donna cresciuta in Arabia
Saudita ma a conoscenza della cultura inglese,
farei di tutto per creare una cultura
più simile a quella che noi, in questo paese,
diamo per scontata. Può anche essere una
cosa arrogante, ma sono orgoglioso di vivere
in un paese in cui lo stupro non viene
classificato come adulterio, dove una vedova
non deve essere “purificata” per essere
stata così sfortunata da perdere il marito e
dove indossare il burka è una libera scelta.
Naturalmente, molti caratteri della cultura
“occidentale”, e specificamente di quella
inglese, sono orribili. Sono spesso meno
validi delle alternative che altre culture
hanno da offrire. La nostra moda dei paparazzi,
la nostra lascivia, la nostra “cultura
del bere”, la decisione di dimenticare la nostra
storia precedente alla Seconda guerra
mondiale (tanto quella buona quanto quella
cattiva) sono, per usare un eufemismo,
fatti spiacevoli. L’iconoclastia in questo paese
ha raggiunto livelli estremi, e lo stesso
vale per l’aggressione alla gentilezza.
Ma se confronto i difetti della nostra cultura
con quelli di altre culture, non posso
fare a meno di riconoscere una chiara gerarchia
tra la cultura occidentale e tutte le
altre. In alcune parti dell’Africa continua a
esistere la schiavitù. Meknes, in Marocco, è
stata costruita da parte di quel milione di
schiavi bianchi che vivevano in Nordafrica.
E così via. Quando si tratta delle virtù, ce ne
sono alcune che noi, in occidente, riteniamo
così giuste e inalienabili che la diamo per
scontate e riteniamo che non ci sia più bisogno
di combattere per ottenerle. Pensiamo
ancora che la battaglia per la libertà di parola
sia stata vinta in modo così completo
da non richiedere di mettere sotto pressione
le culture che non la garantiscono.
Tancredi Newbury