La disinformazione formato Maurizio Blondet



Salve a tutt*,

associazione Amici di Lazzaro, Sabato, 18 febbraio 2006 ore 12:27:00 +0100
ha scritto a tutt* in "Chi c'è dietro i no-global?"
 >Interessante, discorso da approfondire. Anche se il discorso
 >sulla "sinistra" è un po' generico e semplicistico...

Perché, il resto è documentato e autorevole?

1) No global è un termine che usa solo la stampa italiana. Storicamente il
termine nasce nel 2001 per le proteste contro il "Global Forum" di Napoli,
quelle che hanno inaugurato il modello repressivo applicato anche a Genova.
Le manifestazioni, come d'uso in quel momento per un movimento
transnazionale partito da Seattle *due* anni prima, si chiamavano NO (sigla
dell'agenzia contestata). Quindi "No Global"
Per una ricostruzione autorevole dei fatti consiglio di leggere cosa
scrisse all'epoca Carlo Gubitosa
http://lists.peacelink.it/pcknews/msg00299.html
invitato al vertice ufficiale

2) Il Genoa Social Forum nasce, invece, dal Forum Sociale di Porto Alegre.
Che Blondet non lo sappia è ovvio. Al primo incontro ci andarono solo i
movimenti, la stampa era al "World Global Forum" di Davos, dall'altra parte
del mondo. Era la seconda fase del movimento, trovarsi con la società
civile del sud del mondo per costuire materialmente l'alternativa dopo aver
contestato chi aveva contribuito al sfruttamento e alla mercificazione che
sono sotto gli occhi di tutt*. Da una parte i "Global" dall'altra i Social.
Da una parte l'incontro di culture, dall'altra Bush che fa le conferenze a
cavallo di un missile di quelli che avrebbe usato da lì a breve in Iraq.
Il fantomatico articolo del WSJ citato da Blondet, se esiste e sostiene
davvero quelle cose, comincia con questa premessa. la qualità del resto
segue di conseguenza. Per questo motivo, cercando su google, si scopre che
è così citato in una serie di siti dell'oltranzismo clericale e di destra.

3) Su Genova, inoltre, la verità sta uscendo fuori dal lavoro dei
tribunali. Dove l'unica violenza organizzata evidente è quella delle forze
dell'ordine italiane in piazza, alla diaz e a bolzaneto.
https://supportolegale.org/

4) Quanto al supposto atteggiamento "anti-industriale e anti-tecnologico"
del movimento dei movimenti, consiglio di leggere Latouche
http://www.carta.org/campagne/globalizzazione/decrescita/051202Latouche.htm

La questione è semplice. Da una parte c'è chi ragiona sulla globalizzazione
dei diritti e viene definito "no global" dal circuito mass mediatico
finanziato dai poteri forti e dai governi che questo movimento contesta.
Nello stesso modo, e con invidiabile coincidenza di vedute con veline e
dossier elaborati dai servizi segreti di questi paesi, si vaneggiano
compromissioni o spudorate analogie con frange terroristiche. Dall'altra
c'è un movimento minoritario, reazionario, che contesta la globalizzazione
e vi oppone il mito della terra, del sangue, il ritorno ad una società pre
rivoluzione francese. Un movimento trasversale e plurale, come lo ha
definito Guido Caldiron in un suo saggio per il manifesto
(http://www.manifestolibri.it/vedi_brano.php?id=256), che si nutre - per
citare gli ultimi fatti - delle illazioni di Ruini quando definisce
"martire della cristianità" Don Santoro ucciso in Turchia e fa accordi
elettorali con la destra di Alessandra Mussolini e le sue seconde file dopo
lo scandalo delle candidature di Saya, Tilgher e Fiore. Nell'uno o
nell'altro caso, il progetto è chiaro: il governo ideologicamente
reazionario e politicamente repressivo dei processi di globalizzazione per
mantenere lo stato di ingiustizia sociale esistente. Per questo motivo
quell'articolo è un best seller nei siti di questi movimenti e Blondet è
ospitato dall'Avvernire come dalla Padania.

MT