Torino: migliaia di anarchici contro il Tav



Torino: migliaia di anarchici contro il Tav

Decine di migliaia di persone sono scese in piazza ieri a Torino per dire No al Tav, no alle grandi opere, no alla devastazione ambientale. 

Ma non solo. 
Uomini e donne della Val Susa, di Torino e di ogni dove in Italia hanno manifestato contro un potere vorace ed arrogante che vuole imporre le ragioni del profitto e del comando a quelle della vita, della libertà e della dignità di tutti. 

Ma non solo.
Il popolo No Tav ha detto a voce alta che su vita, libertà, dignità non si tratta. Ha detto a chiare lettere che né il bastone di Pisanu né la carotina di Letta potranno fermare la marcia della Val Susa. 

Ma non solo.
A chi ha tentato di cancellare il corteo di ieri dopo l'apertura del tavolo di trattative/truffa del governo i Valsusini a migliaia e migliaia hanno gridato che il solo tavolo di trattativa è la piazza.
Non si tratta con chi manganella, atterrisce, occupa militarmente la tua terra e la tua vita. Non si tratta con chi vuole negare il futuro ai tuoi figli. 

Ma non solo.
A chi desiderava che il corteo di ieri fosse teatro di scontri e violenze la risposta è stata che il solo terrorista è lo Stato, il solo devastatore è il Tav voluto da destra e sinistra unite dal comune interesse a spartirsi la torta. Una torta che sottrae risorse alla salute, alla scuola, ai trasporti locali.
Oggi la lotta dei valsusini è la lotta di tutti noi.

Ma non solo.
Il corteo di ieri ha dimostrato che il movimento contro la predazione del territorio e la devastazione dell'ambiente è ormai un movimento che attraversa la penisola e passa le Alpi, coinvolgendo la gente della Maurienne accanto a quella di Sicilia e Calabria che si oppone al Ponte sullo stretto.

Migliaia di anarchici e anarchiche hanno risposto da tutt'Italia e dalla Francia all'appello per uno spezzone libertario per una lotta senza se e senza ma al treno della morte.
Indicati dai media per giorni e giorni come violenti a caccia di scontri la nostra presenza al corteo è stata cancellata da quegli stessi media delusi che gli anarchici non avessero voluto recitare la parte loro assegnata nel teatrino della disinformazione mediatica.

Come sempre insuscettibili di ravvedimento. Come sempre inadatti ai giochi dei media e a quelli della politica istituzionale. Come sempre indisponibili a fare, come certi antagonisti new global, gli uomini di piazza e quelli di governo.
C'è chi nega l'evidenza: noi non ci stiamo. Ieri a Torino hanno manifestato due anime di uno stesso movimento, due anime che si sono fisicamente incontrate ma certo non fuse. Da una parte la kermesse alla Pellerina, voluta da Ferrentino & C. in opposizione e negazione del corteo del 17, dall'altra il movimento, coloro che non sono disponibili a barattare la lotta con un tavolo romano.
La questione è semplice o il Tav si fa o il Tav non si fa. 
Noi, come le decine di migliaia di valsusini che hanno scioperato, bloccato ferrovie, strade ed autostrada per giorni e giorni sappiamo che solo la lotta popolare, in prima persona senza mediazioni, potrà fermare il Tav. Come l'8 dicembre, dopo le violenze della polizia, quando 50.000 uomini, donne, bambini, anziani hanno riconquistato i terreni presi con la forza dalle forze del disordine statale. Siamo orgogliosi di esserci stati, perché la lotta della gente della Val Susa conferma quel che pensiamo e pratichiamo da sempre: fermare i potenti è possibile, l'azione diretta paga.

Eravamo in tanti ieri a Torino perché anche noi come i comitati e i cittadini della Val Susa abbiamo scelto di scendere in piazza nonostante i politicanti - anche locali - che volevano che si restasse a casa per consentire ai giochi della politica di palazzo di decidere al posto nostro. 
Eravamo in piazza ieri come lo siamo sempre stati in questi anni, quando la lotta della Val Susa era taciuta dai giornali e gli anarchici nominati solo come criminali. Due di noi non erano al corteo di sabato perché morti in carcere, dopo il processo sommario e la condanna senza appello loro inflitti dai media. Ma i loro nomi sono echeggiati spesso negli slogan di tanti e nella memoria di tutti.
Eravamo in piazza ieri convinti che la lotta della gente della Val Susa è la nostra lotta, una lotta contro il treno della morte, contro i terroristi di Stato che reprimono e criminalizzano chiunque si opponga ai loro affari ed al loro potere.

Ieri la storia di chi vuole riprendere nelle proprie mani il proprio destino senza deleghe e senza tutele ha fatto un passo in avanti.
Domani ci attendono nuove sfide: la prima, la più importante, consisterà nell'evitare che quel che si è conquistato sui sentieri di Venaus venga cancellato da una tregua olimpica - ed elettorale - che servirebbe solo ai signori del Tav a preparare indisturbati il cantiere per lo scavo.

La strada che abbiamo di fronte è ancora in salita, ma i montanari della Val Susa hanno mostrato a tutti che non c'è strada abbastanza impervia che possa fermare i partigiani di oggi come quelli di ieri, non c'è gioco istituzionale che non possa essere sventato da chi ha imparato a decidere senza mediazioni, senza padri e padrini.

Sarà Dura!

I compagni e le compagne della Federazione Anarchica Torinese - FAI
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