La direttiva " Bolkestein o Frankenstein ? ": la Commissione europea di Prodi all'attacco finale.



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From: Red * Ghost <red-ghost at libero.it>
To: <Undisclosed-Recipient:;>
Sent: Thursday, November 18, 2004 12:05 AM
Subject: [NetworkcontroG8] primo contributo

Con questo primo contributo che i ns compagni di Cesena hanno elaborato
rinnoviamo l'invito per il convegno (in calce) e la richiesta di vostri
interventi scritti da pubblicare e far girare con il duplice obiettivo della
preparazione del convegno stesso e come proposta di riflessione e di
dibattito.
Abbracci a tutti Claudio x il Collettivo Red Ghost - Ravenna
 
La direttiva "Bolkestein":
la Commissione europea di Prodi all'attacco finale.

Recentemente la FIOM ha denunciato una manovra della Comissione Europea - e
quindi non partorita dalla destra berlusconiana - che legalizzerebbe un
"gigantesco caporalato europeo".
Si tratta della direttiva "Bolkestein" (ogni riferimento è puramente
casuale), che prende il nome dal suo autore, un "commissario" europeo
olandese per la "concorrenza e il mercato interno" dell'uscente Commissione
guidata da Prodi (l'"antagonista" di Berlusconi che gode del rinnovato
appoggio di Verdi, Pdci, RC per le prossime elezioni politiche)
Una direttiva che rappresenta, per noi, l'inizio dell'attacco finale a ciò
che rimane dello stato sociale.
Dietro il solito pretesto di diminuire la "burocrazia" (in realtà in tutti i
settori dei servizi con le nuove direttive e normative europee abbiamo
assistito ad un aumento vertiginoso di tecnocrati e consulenti), e ridurre i
vincoli della competizione nei servizi per il mercato interno, la direttiva
Bolkestein vorrebbe imporre ai 25 paesi dell'UE le regole della concorrenza
commerciale capitalista, senza fissare limiti, in tutte le attività di
servizio; dove per servizio l'art. 4 di tale direttiva intende: "ogni
attività economica che si occupa della fornitura di una prestazione oggetto
di contropartita economica".
Si tratta quindi di un vero e proprio "recepimento" dei principi e delle
procedure decise dai paesi imperialisti in seno all'Organizzazione Mondiale
per il Commercio (WTO/GATS) di cui abbiamo già parlato precedentemente.
La direttiva Bolkestein, fra l'altro, non prevede nessuna possibilità di
"restrizioni" nazionali dell'accordo. Essa viene applicata ovunque sia
possibile l'apertura di un mercato in ogni  "settore di attività economica
in cui un servizio può essere fornito da un privato".
Gli "ostacoli" alla competitività sono, in sostanza, quello che resta dello
"Stato sociale" nelle Amministrazioni pubbliche.
La Commissione E. ritiene le "legislazioni e regolamenti nazionali arcaici,
obsoleti e in contraddizione con la legislazione europea".
Siamo di fronte alla spallata finale dell'Unione E. per la privatizzazione
di quasi tutte le attività di servizio pubblico.
Una vera e propria "deregolamentazione" blindata da ogni possibilità d'
intervento da parte, ad esempio, di enti locali o sindacati.
La direttiva comprende un attacco senza recedenti ai diritti dei lavoratori
attraverso l'art. 16 dove si stabilisce che un fornitore di servizi è
sottoposto esclusivamente alla legge del paese in cui ha sede l'impresa e
non a quella del paese dove si fornisce il servizio.
Un esempio?: una impresa polacca, ungherese o slovena che distacca propri
lavoratori in Italia o in Belgio non dovrà più richiedere l'autorizzazione
alle autorità di questi ultimi avendo già ottenuto una autorizzazione dalle
autorità dei paesi d'origine; su questi lavoratori si applicherà solo la
legislazione polacca, slovena o ungherese. Ivi compresa la parte
contrattuale con salari in euro da fame e tutta quella che riguarda le
normative sociali ed ambientali ridotte all'"osso".
Gli effetti, afferma la stessa segreteria nazionale della FIOM (che siamo
sicuri  al momento più "opportuno" non mancherà di lesinare l'appoggio,
magari "critico", al Prodi demolitore nella prossima competizione
elettorale), saranno "un gigantesco caporalato europeo, perfettamente
legalizzato, dove i lavoratori vengono assunti nei paesi ove le condizioni
sono migliori, senza che questo produca nessun mutamento della loro
condizione.
E' chiaro - dice  la FIOM - che per questa via si scardinano i contratti, le
norme per la sicurezza sul lavoro, si crea uno smantellamento dei diritti
sociali europei.
Questa direttiva, è stata elaborata dopo la consultazione di ben 10mila
aziende europee. Approvata all'unanimità dalla Commissione E. di Prodi lo
scorso 13 Gennaio  verrà probabilmente approvata a marzo del 2005.
Nel 1997 il Governo Prodi aprì le porte della precarizzazione e della
flessibilità del mercato del lavoro con l'introduzione del famigerato
"pacchetto Treu". Ciò fu possibile con l'appoggio di Rifondazione Comunista
e del Sig. Cossutta. La rinnovata "unità" intorno a Prodi  è la cartina al
tornasole che nuove drastiche misure antipopolari ci aspettano e che la così
detta "sinistra del centro-sinistra" avrà un ruolo determinante nel
"pilotare" la protesta sociale cercando di smorzarne gli effetti.
 
Da: Colletivo Red Ghost e Redazione Laboratorio Sociale (Ravenna)
A: compagn*, comiunist*, anarchic*, anticapitalist*

Oggetto: Ricerca di disponibilità

proposta di convegno su rifiuti/consumo e capitalitalimo - il profitto/sfruttamento uccide la vita

Luogo: Ravenna data da definire (2005)

obiettivo ricerca di percosi comuni

se siete interessati scrivete a:
4mici at libero.it


Primi riscontri
Confederazione Cobas
Associazione Pellerossa (Cesena)
Soccorso Popolare (Padova)

----- Original Message -----
From: Redazione ATTAC Italia <redazione at attac.org>
Sent: Wednesday, November 10, 2004 5:50 PM
Subject: [ATTAC] INFO 135 - BOLKENSTEIN O FRANKENSTEIN?

Direttiva Bolkenstein

BOLKENSTEIN o FRANKESTEIN?

DALL' UE UNA DIRETTIVA CONTRO LO STATO SOCIALE E I DIRITTI DEL LAVORO

Si chiama Bolkenstein - dal nome del Commissario Europeo per la Concorrenza e il Mercato Interno dell' uscente commissione Prodi - la Direttiva con cui l'UE si appresta a dare il colpo di grazia a quel che resta del "modello sociale europeo", già agonizzante dopo le privatizzazioni che si sono succedute e la continua messa in discussione dei diritti sociali e del lavoro.

La proposta di Direttiva - approvata all'unanimità della Commissione Europea nello scorso 13 gennaio - è entrata in dirittura d'arrivo : il prossimo 11 novembre si terrà l'udienza al Parlamento Europeo della Commissione per la Concorrenza e il Mercato Interno; a fine novembre sarà sottoposta al vaglio del Consiglio dei Ministri Europei; da lì inizierà l'iter procedurale per giungere, probabilmente a marzo 2005, al voto finale del Parlamento Europeo.

La Direttiva Bolkenstein -elaborata dopo la consultazione di ben 10.000 aziende europee e nessun sindacato e/o organizzazione della società civile- è uno degli obiettivi di mobilitazione contenuti nell'appello dei movimenti sociali uscito dal Forum Sociale Europeo di Londra, in cui si è proposto il lancio di una campagna continentale per il ritiro completo e immediato della stessa.

Proviamo a capire perchè.

Come il Gats

Pomposamente annunciata come un provvedimento teso a "diminuire la burocrazia e ridurre i vincoli alla competitività nei servizi per il mercato interno", la Direttiva Bolkenstein (IP/04/37) si prefigge di imporre ai 25 Stati membri dell'Unione le regole della concorrenza commerciale, senza alcun limite, in tutte le attività di servizio"; dove, per servizio si intende (art. 4) "ogni attività economica che si occupa della fornitura di una prestazione oggetto di contropartita economica". E' evidente la similitudine con i principi e le procedure già stabilite in sede di Organizzazione Mondiale del Commercio

(WTO) con l' Accordo generale sul Commercio dei Servizi (Gats). Similitudine che è esplicitata direttamente a pag. 16, laddove si dice come " i negoziati Gats sottolineano la necessità per l'UE di stabilire rapidamente un vero mercato interno dei servizi per assicurare la competitività delle imprese europee e rafforzare la sua posizione negoziale". Ed ecco svelato l'arcano: l'Europa deve privatizzare i servizi sul mercato interno per poter pretendere, da una posizione di forza all'interno dei negoziati Gats, la privatizzazione dei servizi nel resto del mondo. Ovvero, siamo all'Europa che, lungi dal proteggere le popolazioni dalla globalizzazione neoliberista, si candida ad assumerne la guida.

Peggio del Gats

Ma la Direttiva Bolkenstein va ancora oltre. Innanzitutto perchè - al contrario del Gats - non prevede alcuna possibilità di restrizioni nazionali all'accordo. Configurandosi come una direttiva "orizzontale" e non nominando alcun settore in particolare, si applica dovunque sia possibile l'apertura di un mercato, intendendo l'esistenza di un mercato "ogni settore di attività economica in cui un servizio può essere fornito da un privato". In secondo luogo perchè gli ostacoli "burocratici" alla competitività, che si prefigge di eliminare, sono in larga parte le disposizioni prese dai poteri pubblici per la migliore prestazione del servizio in termini di garanzie sociali ed ambientali, di tutela dell'accesso universale, di trasparenza delle procedure, di qualità del servizio, di diritti del lavoro, di contenimento delle tariffe.

 

In pratica, si rimette radicalmente in discussione il potere discrezionale delle autorità locali; poco importa che queste ultime siano elette e controllate democraticamente dai cittadini, a differenza dei membri della Commissione Europea!

Il principio del paese d'origine

Ma il cuore della Direttiva Bolkenstein - e la sua eccezionale gravità - risiede nell'art. 16 relativo al principio del paese d'origine. Con questo principio, l' UE rinuncia definitivamente alla pratica dell'armonizzazione" fra le normative dei singoli Stati, pratica che era finora assurta ad elemento quasi fondativo dell'Unione stessa.

 

Secondo il nuovo principio, un fornitore di servizi è sottoposto esclusivamente alla legge del paese in cui ha sede l'impresa, e non a quella del paese dove fornisce il servizio. Per dirla in parole semplici quanto apparentemente incredibili : un' impresa polacca che distacchi lavoratori polacchi in Francia o in Belgio, non dovrà più chiedere l'autorizzazione alle autorità francesi o belghe se ha già ottenuto l'autorizzazione delle autorità polacche, e a quei lavoratori si applicherà solo la legislazione polacca.

 

E' evidente, in questo principio, la novità introdotta dall'allargamento dell'UE agli ex-paesi dell'Est: poiché entrano nell' UE paesi le cui legislazioni fiscali, sociali e ambientali in questi quindici anni di "transizione" sono divenute quelle proprie dello "Stato minimo", si abbandona l'armonizzazione e si prepara un processo di vero e proprio dumping sociale. Siamo di fronte ad un incitamento legale a spostare le imprese verso i Paesi a più debole protezione sociale e del lavoro, e, una volta approvata definitivamente la Direttiva, a pressioni fortissime sui Paesi i cui standard sociali e di lavoro sono storicamente molto più avanzati.

 

Colpo di grazia allo stato sociale e ai diritti del lavoro

Appaiono chiarissimi i segni che la Direttiva Bolkestein è destinata a lasciare:

a) apertura alla concorrenza e alla privatizzazione di quasi tutte le attività di servizio, dalle attività logistiche di qualunque impresa produttiva ai servizi pubblici come istruzione e sanità;

b) deregolamentazione totale dell'erogazione dei servizi con drastica riduzione, se non annullamento, delle possibilità d'intervento degli enti locali e delle organizzazioni sindacali;

c) destrutturazione e smantellamento del mercato del lavoro attraverso la precarizzazione e il dumping sociale all'interno dell' Unione Europea

 

Necessaria una mobilitazione di massa

Se questo è il quadro, stupisce come la risposta da parte i partiti, sindacati emovimenti abbia tardato ad arrivare. A partire dall'informazione, ancor ogi patrimonio di poche e volenterose organizzazioni, ma priva della diffusione di massa che una Direttiva così grave meriterebbe.

Senza una forte mobilitazione dei sindacati nazionali ed europei, dei movimenti sociali continentali, delle forze politiche nei Parlamenti nazionali ed Europeo, la partita del modello sociale europeo rischia di essere definitivamente persa. Per questo e da subito, occorre che nei luoghi di lavoro, nei territori

e nelle sedi istituzionali si costruiscano percorsi di sensibilizzazione e di mobilitazione che, a partire dalla prossima scadenza dell' 11 novembre al Parlamento Europeo, giungano nel marzo 2005 a Bruxelles con una grandissima  manifestazione per l'Europa sociale e per il ritiro "senza se e senza ma" della famigerata Direttiva Bolkenstein. Un'altra Europa è possibile, ma  a condizione che ciascuno si assuma la sua parte nel difficile compito di costruirla.

 

ATTAC ITALIA