PRT non viene espulso dall'ECOSOC



24/07/2004 | SCONFITTO L'ATTACCO DEL VIETNAM ALL'ECOSOC

Nella serata di venerdì 23 luglio, a conclusione di un processo durato oltre
due anni, il Consiglio economico e sociale delle Nazioni unite (ECOSOC) ha
votato sulla raccomandazione vietnamita di sospendere lo stato consultivo
del Partito Radicale Transnazionale per tre anni. La raccomandazione è stata
respinta con 22 voti contrari, 20 a favore, 11 astensioni e un assente.

Il voto è stato preceduto da un dibattito aperto dall'intervento
dell'Ambasciatore olandese, il quale, a nome dell'Unione europea, aveva
affrontato una per una le accuse vietnamite respingendole tanto a livello
precedurale quanto sostanziale. Immediatamente dopo l'UE, ha preso la parola
l'Ambasciatore della Sierra Leone in sostegno al PRT. Il Vietnam rincarando
la dose delle accuse contro i radicali, accuse che sono state ulterioremente
respinte con forza dall'Italia, che, con l'Ambasciatore Spatafora ha
sottolineato come un voto contro i radicali, oltre che essere ingiusto
perché infondato, sarebbe stato anche contrario alle speranze e ai principi
dell'Organizzazione delle Nazioni unite. Cuba, Cina, Russia, Benin,
Indonesia e Stati uniti hanno inoltre preso la parola.

Lunedì 19, il Presidente e il Tesoriere del PRT, e l'eurodeputato radicale
uscente Marco Cappato, avevano tenuto una conferenza stampa con una ventina
dei parlamentari che avevno firmato l'appello in sostegno del PRT. In
apertura di conferenza, anche il Ministro delle Comunicazioni Maurizio
Grasparri aveva preso la parola. Sempre il 19, anche il Ministro degil
Esteri Franco Frattini aveva rilasciato dichiarazioni di sostegno ai
radicali e di chiarimento in merito alla mobilitazione dell'Italia in seno
alle Nazioni unite .

Il voto all'ECOSOC chiude una vicenda iniziata nel maggio 2002, quando il
Vietnam aveva depositato una prima accusa contro il PRT; da allora al voto,
si sono susseguite ulteriori accuse dei vietnamiti che hanno richiesto la
preparazione di quattro memorie difensive da parte dei radicali. Il 21
maggio 2004, il Comitato sulle organizzazioni non-governative aveva votato
su una raccomandazione di sospensione per tre anni del PRT. La richiesta del
Vietnam, formalmente portata avanti dalla Cina, aveva ottenuto il sostegno
di Cina, Costa d'Avorio, Cuba, Russia, India, Iran, Pakistan, Sudan e
Zimbawe. Otto i paesi contrari: Camerun, Cile, Francia, Germania, Perù,
Romania, Stati uniti e Turhia. Colombia e Senegal si erano astenuti.

Gli ultimi giorni prima del voto erano stati caratterizzati da ulteriori
accuse vietnamite; infatti Il 1° e il 15 luglio 2004, l’Ambasciatore del
Vietnam alle Nazioni Unite aveva spedito due lettere con diversi allegati a
tutti i membri dell'ECOSOC al fine di presentatre nuove “prove” della
“natura violenta” di Kok Ksor e della sua Montagnard Foundataion,
annunciando che, qualsiasi sarebbe stata la decisione finale del Consiglio,
il Vietnam avrebbe continuato la campagna per escludere Ksor dall'Onu. Il 21
luglio, il Rappresentante Permanente del Regno dei Paesi bassi aveva
spedito, a nome dell'Unione europea, una lettera a tutti i membri dell’
Ecosoc rispondendo una ad una alle “nuove” accuse dei vietnamiti richiedendo
formalmente la distribuzione della risposta finale presentata dal PRT al
Comitato.

Le ultime mosse del Vietnam prima del voto, erano arrivate dopo che il
Comitato, su richiesta della Cina, non aveva acconsentito a un ulteriore
dibattito sul caso, come invece richiesto dalla Germania. Nella sua prima
lettera vietnamita, l’Ambasciatore Le Luong Minh aveva affermato, tra le
altre cose, che la riapertura della decisione del Comitato sarebbe stata da
ritenersi un atto “illegittimo”. Nel 2000, quando una questione similie era
stata portata all’attenzione dell’Ecosoc, il Consiglio aveva deciso di
riesaminare una delibera ai danni del Prt adottata tramite voto dal Comitato
sulle ong in uno scenario molto simile a quello del 2004, caratterizzato da
un più ampio numero di Stati a favore della raccomandazione.
Il 14 luglio 2004, il Presidente ed il Tesoriere del PRT avevano lanciato un
appello per cercare il sostegno individuale e di organizzazioni in vista del
voto. Circa 4000 persone avevano sottoscritto in pochi giorni la petizione
on-line mentre l'Australia Vietnam Human Rights Committee, Society for
threatened peoples international, Human Rights Watch, Freedom House,
Democracy Coalition Project, Council for a Community of Democracies, UN
Watch, Amnesty International e il World Federalist Movement avevano spedito
lettere ai membri dell’Ecosoc richiamandoli a votare contro la
raccomandazione di sospendere il PRT per tre anni.

A favore del PRT, 22: Armenia, Australia, Belgio, Canada, Cile, Colombia,
Ecuador, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Guatemala, Ungheria, Irlanda,
Italia, Nicaragua, Polonia, Svezia, Turchia, Ucraina, Gb, Usa.
Contro il PR,T 20: Bangladesh, Benin, Buthan, Cina, Congo, Cuba, India,
Indonesia, Giamaica, Libia, Malesia, Namibia, Nigeria, Qatar, Russia, Arabia
Saudita, Tunisia, Emirati Arabi, Tanzania, Zimbawe.
Astenuti, 11: Azerbaijan, Belize, Burundi, Ghana, Giappone, Kenya, Maurizio,
Mozambico, Panama, Corea, Senegal.