Come è stata pianificata l'operazione ''antiterrorismo''



trovata in rete...
MA CHE VERGOGNA PER UN POPOLO "CIVILE"
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 Come è stata pianificata l'operazione antiterrorismo e i criteri con i
quali sono stati individuati gli stranieri da controllare.
Basta una macchia nel passato per la lista nera del Viminale.
Molti nomi dagli schedari dei servizi segreti. In arrivo altre retate.
Sottile confine tra ragionevole sospetto e suggestione.
di CARLO BONINI (Repubblica.it)
ROMA - Tutto è cominciato nei giorni dello scempio madrileno. Il 18 marzo,
Repubblica scriveva: "Sono da cinquecento a mille, i cittadini stranieri di
religione islamica che potrebbero essere accompagnati nei Paesi di origine
perché "sospettati di essere una minaccia per la sicurezza nazionale"".

Oggi, una fonte qualificata del Viminale conferma: "E' vero, l'idea di
un'operazione di prevenzione ad ampio spettro era nella testa del ministro
dell'Interno da qualche tempo. Addirittura prima dell'11 marzo. La strage di
Madrid l'ha accelerata nei tempi, ne ha suggerito le forme. Visti i numeri,
non un'espulsione immediata, ma una spallata a sorpresa che consegnerà
alcuni dei controllati al foglio di via, altri ancora, la maggioranza, ad
una sorta di campana di vetro in cui resteranno degli osservati speciali".

Oggi i numeri dicono 161, domani chi lo sa. Perché se è vero che nuove
operazioni non sono state ancora pianificate, è altrettanto vero che il
modello di intervento sarà riproposto. Ad una prima fase (quella di ieri) ne
seguirà una seconda e, verosimilmente, una terza.

Sono state dunque necessarie poco più di due settimane per predisporre il
piano, per fissarne i criteri. Per abbozzare una qualche risposta ad una
sequenza di domande scivolose proposte al ministro dagli stessi addetti agli
apparati della sicurezza. Alle porte di quali case si dovrà bussare? Perché?
Seguendo quale profilo? Etnico, forse? Religioso? Giudiziario?

Raccontano tre diverse fonti del Viminale che sia stata una discussione non
semplice. Perché la scelta politica di Pisanu è stata chiamata a misurarsi
sul confine incerto che può separare il "ragionevole sospetto dalla
suggestione". La prevenzione da un giudizio che anticipa e ridefinisce la
soglia di "colpevolezza presunta". "Perché - sono le parole di un
investigatore - quando ti dicono di lavorare su un semplice indizio,
normalmente neppure sufficiente a portare un individuo di fronte a un
pubblico ministero, tutto diventa molto, ma molto complicato".

Il Viminale ne è uscito individuando tre criteri. Lontani dal sistema di
garanzie così come definito dai nostri codici e ancorati alla sola
oggettività che può regalare una informativa di polizia. E' stato così
stabilito che, per entrare nella lista degli "obiettivi" (questo il nome che
l'operazione ha attribuito ai 161 stranieri di religione islamica condotti
ieri nelle questure e nei comandi dell'Arma di 34 province), dovessero
ricorrere da una a tre circostanze ritenute indicative di una qualche forma
di "militanza radicale".

- "Lo straniero è stato denunciato per appartenenza ad aree
dell'integralismo islamico e la denuncia non ha avuto un seguito
giudiziario".

- "Lo straniero è già stato oggetto di attività di prevenzione
antiterrorismo (perquisizioni, intercettazioni telefoniche preventive,
pedinamenti) che ha dato esito negativo".

- "Lo straniero è stato indagato dalla magistratura penale per reati di
terrorismo in un procedimento che non ha avuto esito".

Chi insomma era entrato nell'ingranaggio penale ovvero nel cono della
semplice prevenzione, per poi uscirne, ieri si è ritrovato dinanzi ciò di
cui riteneva essersi liberato. Le abitazioni di tutti i fermati sono state
perquisite. Materiale di ogni risma, purché giudicato di primo acchito di
possibile interesse investigativo, è stato sequestrato.

Tutti i fermati sono stati condotti in questura per l'esame dei documenti di
soggiorno. Chi ne era privo è stato avviato ai "Centri di permanenza
temporanea" in attesa di espulsione. Chi ne era in possesso (la maggior
parte) ha dovuto dare conto di "eventuali irregolarità amministrative" (su
tutte, "cambi di domicilio non tempestivamente comunicati alle autorità di
polizia") e, di qui in avanti, dovrà "essere reperibile" attraverso lo
strumento dell'"obbligo di firma".

Messo così, il lavoro istruttorio sui 161 "obiettivi" è stato affare a suo
modo semplice. Di scartoffie. I tre criteri individuati dal Viminale sono
infatti quelli che determinano una schedatura di polizia. Ed è bastato
allora rovesciare gli schedari di tutte le questure e di tutti i comandi
provinciali dell'Arma. Ogni schedato è finito "in lista". Rimanendone
esclusi solo quanti, tra gli schedati, sono ancora oggetto di inchieste
della magistratura e per i quali, dunque, un fermo avrebbe significato
un'anticipata discovery delle indagini nei loro confronti.

Così è andata per tutti. O, meglio, per quasi tutti. Dei 161 fermati, una
decina sono nomi estratti da altri archivi che non quelli di polizia. Sono
nomi che hanno ballato nelle informative del Sisde, l'intelligence civile.
Anche questa, a suo modo, un'inedita torsione delle prassi di prevenzione.
Che apre la porta ad una nuova routine. Che raccoglie le sollecitazioni di
quanti hanno sin qui lamentato l'impossibilità di far entrare il lavoro dei
servizi segreti nel circuito della "effettiva prevenzione e repressione dei
reati". Una scelta di cui, da oggi, si comincerà a misurare gli effetti.

(3 aprile 2004)