Foglio di Collegamento n. 109



Cari amici,
                  vi invio nel corpo di questo messaggio e in allegato Word
il numero 109 del nostro Foglio di Collegamento.

In questo numero trovate gli appelli per Philip Workman,  per Muhammad Said
al Sakhri (Amnesty),  per sei detenuti a Guantanamo (Amnesty). I due
appelli di Amnesty si possono firmare semplicemente cliccando gli indirizzi
indicati.

Ci sono notizie positive per Kevin Stanford, per Calvin Burdine - il
condannato che fu difeso da un avvocato dormiente - e per Tommy Zeigler!

Cordiali saluti
Loredana Giannini

N. B. Si puo' chiedere in qualsiasi momento la cancellazione dalla lista
per l'invio del F. d. C.
Se non volete ricevere l'allegato Word dal prossimo numero in poi, fatecelo
sapere


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FOGLIO  DI COLLEGAMENTO  INTERNO

DEL COMITATO PAUL ROUGEAU

Numero 109  -   Luglio / Agosto 2003


1 ) Mobilitiamoci di nuovo in favore di Philip Workman !
2 ) Una vergogna per l'Italia il tradimento della famiglia al Sakhri
3 ) Come la pena di morte danneggia l'umanita'
4 ) Bush designa sei clienti per i 'tribunali canguro' di Guantanamo
5 ) Cattive persone anche quelli innocenti
6 ) Una prima risposta alla mobilitazione di agosto per W. Zeigler
7 ) Il governatore Patton risparmia la vita di Kevin Stanford
8 ) Fuori dal braccio Burdine che fu difeso da un avvocato dormiente
9 ) In carriera Alberto Gonzales: aiutava Bush a negare le grazie
10) Importante sentenza sulla qualita' della difesa legale
11) Processo Moussaoui: l'Amministrazione contro la giudice Brinkema
12) Non ci stancheremo mai di ripeterlo: basta con i testimoni oculari!
13) Altri due esonerati: occorre una moratoria di tutte le esecuzioni
14) Notiziario: Bangladesh, Indonesia, Iran, Nigeria, Pakistan, Ruanda


1) MOBILITIAMOCI DI NUOVO IN FAVORE DI PHILIP WORKMAN !

La Corte Suprema del Tennessee ha fissato ancora una volta la data di
esecuzione per Philip Workman, si tratta del 24 settembre p.v. Il
condannato ha esaurito tutti i suoi appelli, sia a livello statale che
presso le corti federali, per cui non gli resta che sperare in una
commutazione della condanna a morte da parte del nuovo governatore, Phil
Bredesen, entrato in carica nel gennaio scorso. Il precedente governatore
Don Sundquist aveva negato la grazia a Workman su proposta unanime della
Commissione per le Grazie. Bredesen ha assicurato che esaminera' a fondo il
caso e verifichera' le procedure adottate dalla Commissione per le Grazie.
   Workman  giunse a due giorni dall'esecuzione il 6 aprile 2000, poi gli
fu fissata una nuova data il 31 gennaio 2001 e infine l'iniezione letale
gli fu sospesa per la terza volta, 42 minuti prima dell'ora stabilita, il
30 marzo 2001. Lo stato del Tennessee non ha ucciso altri detenuti da 40
anni a questa parte, ad eccezione di Robert Glen Coe, "giustiziato"
nell'aprile 2000.
   Ripercorriamo la storia del caso di Philip, peraltro gia' nota alla
maggior parte dei nostri soci perche' il Comitato si e' attivato, ad ogni
data di esecuzione, per salvare la vita a quest'uomo che ha compiuto un
grande cammino di ravvedimento da quando e' rinchiuso nel braccio della
morte del Tennessee.
   Philip Workman fu accusato dell'omicidio di un poliziotto, Ronald
Oliver, durante una rapina in un ristorante di Memphis nel 1981. Oliver e
altri due poliziotti furono i primi ad arrivare in seguito all'attivazione
di un allarme nascosto. Mentre Workman - che non ha mai negato la
partecipazione alla rapina - fuggiva, furono sparati dei colpi e Oliver fu
ucciso da un proiettile. Al processo i due poliziotti sopravvissuti
testimoniarono che non avevano sparato, ma ammisero di non aver visto
Workman sparare a Oliver. Un altro testimone, Harold Davis, disse di aver
visto Workman sparare al poliziotto. L'avvocato difensore non effettuo'
alcuna indagine o prova balistica e non interrogo' Harold Davis.
   Dopo il processo, tuttavia, Harold Davis ha ritrattato la sua
testimonianza, dicendo di aver mentito per le pressioni della polizia. Un
testimone si e' presentato a dichiarare che almeno uno degli altri
poliziotti sparo'. Esperti di balistica hanno dichiarato che il proiettile
fatale non poteva provenire dall'arma di Workman, ammettendo la
possibilita' che Oliver fosse stato ucciso da uno degli altri poliziotti.
Sulla base di una radiografia del corpo della vittima, occultata
dall'accusa e scoperta solo a distanza di anni dal processo, un medico
legale ha dichiarato che il tipo di ferite prodotto dal proiettile
assassino non puo' conseguire dall'arma di Workman bensi' dell'arma in
dotazione alla polizia.
   Cinque giurati del processo originario hanno firmato degli affidavit in
cui dichiarano che non avrebbero votato neppure per l'incriminazione per
omicidio di primo grado e men che meno per la pena di morte, se fosse stata
loro mostrata questa prova.
   La figlia della vittima e la figlia di Philip Workman sono diventate
amiche e da anni insieme si battono per salvare la vita di Philip.
   Vedi anche il sito: www.saveworkman.org
   Alla luce di tutti questi fatti sembra impossibile che il giudice della
contea di Shelby, John Colton, cui era stato ordinato dalla Corte Suprema
di rivedere il caso, abbia decretato che le nuove prove a discarico
difficilmente avrebbero potuto indurre la giuria ad emettere un verdetto
diverso da quello originario. La Corte d'Appello e la Corte Suprema dello
stato hanno confermato il verdetto del Giudice Colton (vedi n. 103). Tutto
cio' ha portato a questa nuova data di esecuzione.
   Si rende indispensabile mobilitarci ancora una volta per tentare di
salvare Philip dalle mani del boia. Invitiamo tutti a scrivere, con la
massima urgenza, al Governatore Phil Bredesen, esortandolo a commutare la
pena di Philip in ergastolo, essendoci una grande probabilita' che non
abbia ucciso Oliver. Occorre, come sempre, indicare nella petizione i
propri dati precisi: nome, cognome ed indirizzo postale completo.
Qui di seguito trovate le istruzioni per preparare  e inviare con facilita'
il vostro appello. Scegliete tra le varie opzioni che vi diamo.
Potete inviare e-mail/telegrammi/fax/lettere per posta prioritaria
(affrancatura 0,77 euro) riproducendo il seguente testo (o meglio, se ne
siete capaci, componendo in inglese un vostro breve testo personale).
Riportiamo anche gli indirizzi e-mail di alcuni organi di stampa del
Tennessee. Chi e' in grado di scrivere una breve lettera al Direttore
(Editor) dei giornali - completa di tutti i propri dati compreso il n. di
tel. (non verrete mai chiamati) - deve tener presente che il Tennessean non
accetta lettere che vadano oltre le 300 parole, le parole ammesse sono
ridotte a 100 per gli altri quotidiani. E' necessario inviare messaggi
separati ai vari giornali (in altre parole: non mettete l'indirizzo di piu'
di un destinatario in ogni messaggio).

Governor Bredesen:   Phil.Bredesen at state.tn.us  -  fax: 001 615 5329711

TENNESSEAN: letters at tennessean.com -  fax 001 615 2598093

NASHVILLE SCENE: editor at nashvillescene.com

CITY PAPER : letters at nashvillecitypaper.com

KNOXVILLE NEWS SENTINEL  letters at knews.com

CHATTANOOGA TIMES FREE PRESS   letters at timesfreepress.com

Nel caso vi cimentiate nella composizione di un appello personale tenete
conto di questi consigli:
* esprimete simpatia per la famiglia, gli amici e i colleghi di Ronald
Oliver, e dichiarando che non giustificate assolutamente i crimini violenti;
* esprimete preoccupazione profonda sul fatto che Philip Workman sta per
affrontare l'esecuzione sulla base di una testimonianza poi ritrattata
dell'unico testimone non direttamente coinvolto nella sparatoria;
* notate che gli esperti di balistica hanno dichiarato che il proiettile
fatale non poteva provenire dall'arma di Philip Workman;
* notate che cinque giurati hanno affermato che non avrebbero votato per
condannare Philip Workman per delitto di primo grado e tanto meno alla pena
di morte se avessero saputo cio' che sanno ora;
* chiedete al Governatore di commutare la sentenza di morte di Philip
Workman in ergastolo.
Il testo da noi preparato (da fotocopiare o stampare in un foglio a parte,
corredare dei propri dati e spedire) e' il seguente:


Governor Phil Bredesen
State Capitol
Nashville, TN 37243-0001 - USA

Dear Governor Bredesen:

Philip Workman is scheduled to be executed on September 24, 2003. We urge
you to halt this execution.
Mr. Workman did not receive a fair trial, and credible evidence indicates
he is not guilty of murder.
The only civilian witness who testified against Mr. Workman has since
admitted that he lied and, in fact, never saw Mr. Workman shoot anyone.
Forensic experts have testified that their examination of the evidence
indicates that Mr. Workman did not kill Ronald Oliver.
Five jurors of the original trial have signed an affidavit in which they
state they would not even convict Mr. Workman of first degree murder, had
they known about the evidence which at that time had not been shown to them.
Mr. Workman has deeply changed and reformed during these years spent on
death row and is now a quite different and better man than the one who
robbed the restaurant twenty-two years ago.
We feel deep sorrow for the victim, and for his family, and in no way we
want to justify criminality.
Mr. Workman was actually guilty of the robbery during which Mr. Oliver was
killed, but there are many proofs underlining that he was not the
perpetrator of the murder. It would be horrible for a democratic state to
put a man to death without the certainty of his guilt.
The last word about this man's fate is yours and yours only, dear Governor,
and we are sure you do not want to be the final promoter of an unfair
execution. We, therefore, heartily urge you to grant clemency to Mr.
Workman and to commute his punishment to life in prison.

Respectfully


Traduzione:  E' stata fissata per il 24 settembre 2003 la data di
esecuzione di Philip Workman. Il Sig. Workman non ha avuto un processo
giusto, e prove attendibili indicano che egli non e' reo di omicidio.
L'unico testimone civile che testimonio' contro il Sig. Workman ha da
allora ammesso di aver mentito e, di fatto, di non aver mai visto il Sig.
Workman sparare a nessuno. Esperti forensi hanno testimoniato che l'esame
delle prove indica che il Sig. Workman non ha ucciso Ronald Oliver.Cinque
giurati del processo originale hanno firmato un affidavit in cui dichiarano
che non avrebbero neppure incriminato il Sig. Workman di omicidio di primo
grado, se avessero saputo delle prove che a quell'epoca non furono loro
mostrate. Il Sig. Workman ha percorso un notevole cammino di ravvedimento
in carcere e ora e' un uomo completamente diverso e migliore di quello che
effettuo' la rapina 22 anni fa. Proviamo profondo dolore per la vittima, e
per la sua famiglia, e non vogliamo in alcun modo giustificare la
criminalita'. Il Sig. Workman era in effetti colpevole della rapina durante
la quale il Sig. Oliver fu ucciso, ma ci sono molte prove che sottolineano
che egli non fu l'autore dell'omicidio. Sarebbe orribile per uno stato
democratico mettere a morte un uomo senza la certezza della sua colpa.
L'ultima parola riguardo al destino di quest'uomo e sua e sua soltanto,
caro governatore, e siamo sicuri che lei non vuole essere il promotore
finale di un'esecuzione ingiusta. La preghiamo pertanto di concedere
clemenza al Sig. Workman e di commutare la sua pena in ergastolo. (Grazia)



2) UNA VERGOGNA PER L'ITALIA IL TRADIMENTO DELLA FAMIGLIA AL SAKHRI

Il governo italiano non solo ha negato ad un oppositore politico siriano il
sacro diritto di asilo ma lo ha consegnato, con l'inganno, insieme ai suoi
familiari, nelle mani dei suoi aguzzini.
   Ora per il dottor Muhammad Said al Sakhri, detenuto in incommunicado fin
dal suo rientro forzato in Siria nel novembre scorso, si teme seriamente la
morte sotto tortura o la condanna capitale.
   Al Sakhri era arrivato in Italia proveniente dall'Iraq il 23 novembre ed
aveva chiesto asilo politico per se', per la moglie per i quattro figli che
hanno un'eta' compresa tra i 2 e gli 11 anni. Il 28 novembre e' stato detto
ad al Sakhri: 'tutto e' stato sistemato'. Poi lo hanno invitato a salire su
una aereo. L'aereo era diretto in Siria. Tutta la famiglia e' stata
incarcerata all'arrivo. La moglie e i bambini sono stati in seguito
rilasciati ma vengono ancora tenuti sotto stretta sorveglianza. Nulla si sa
del capo famiglia.
   Il 5 luglio scorso si era diffusa la notizia della morte di al Sakhri
sotto tortura. La notizia non e' stata confermata ne' smentita. Una
successiva dichiarazione dell'Ambasciatrice siriana, convocata al Ministero
degli Esteri, si riferisce al detenuto come ancora vivo.
   "Il Governo italiano ha assunto la Presidenza dell'Unione Europea senza
aver ancora risolto il caso di Muhammad Sa'id al-Sakhri, che da ormai otto
mesi e' scomparso nelle carceri siriane dopo essere stato espulso
dall'Italia" ha dichiarato l'8 luglio Marco Bertotto presidente della
Sezione italiana di Amnesty International. "L'Italia lo ha respinto -
insieme alla moglie e ai quattro bambini - obbligandolo a tornare nel paese
dal quale gli al-Sakhri erano fuggiti 20 anni prima e violando le
convenzioni sul diritto di asilo e contro la tortura. La Siria dal canto
suo continua a detenerlo senza dargli assistenza medica ne' legale, al di
fuori del diritto internazionale".
   Giustamente la Sezione italiana di Amnesty International il 28 maggio ha
voluto dare un inequivocabile e sinistro segnale alle nostre autorita' e
alla stampa lasciando una sedia vuota per al Sakhri durante la
presentazione del Rapporto annuale del 2003. Inutili sono state fino ad ora
le richieste rivolte da Amnesty al nostro governo di impegnarsi
adeguatamente per riparare per quanto possibile la sua tremenda omissione
nei riguardi di al Sakhri.
   Un appello in favore della famiglia di Muhammad Said al Sakhri si puo'
firmare nel sito della Sezione italiana di Amnesty International
all'indirizzo (da scrivere esattamente e tutto su una riga):
http://www.amnesty.it/campaign/diritti_in_europa/appello_siria.php3

   Chi non e' collegato ad Internet puo' scrivere al Presidente del
Consiglio e al Ministro degli Esteri. Vi esortiamo a protestare in maniera
ferma ma molto educata per non danneggiare la causa di al Sakhri. Chiedete
che il Governo si impegni al massimo livello per la salvezza di Muhammad
Said al Sakhri e della sua famiglia. Indirizzi:

On. Silvio Berlusconi
Presidente del Consiglio dei Ministri
Palazzo Chigi
00187 Roma

On. Franco Frattini
Ministro degli Affari Esteri
Piazzale della Farnesina, 1
00194 Roma

3) COME LA PENA DI MORTE DANNEGGIA L'UMANITA'

Kenneth Foster, nostro corrispondente dal braccio della morte del Texas, ci
ha proposto di pubblicare il seguente articolo scritto da Donna Siepiela,
una sua amica. La Siepiela ritiene che un approccio medico e scientifico al
problema della criminalita' possa contribuire grandemente alla riduzione
del numero dei reati.
Kenneth ricorda ai lettori che non l'hanno gia' fatto di visitare il nuovo
sito a lui dedicato, molto ben realizzato e ricco di informazioni sia sul
suo caso che sulle condizioni di vita nel braccio della morte in generale.
Si chiama "Visions for Life" e il suo indirizzo e':
http://www.visionsforlife.net/

Il giorno in cui Timothy McVeigh fu giustiziato, rivolgendomi a mio marito
ho esclamato "Che spreco! Come potremo impedire che una cosa del genere
accada di nuovo? L'umanita' spreca troppo tempo ed energia nella vendetta
quando dovrebbe invece concentrarsi sulla prevenzione! Perche' non
cerchiamo di imparare dai criminali incarcerati invece di distruggerli?
Perche' non cerchiamo di scoprire cosa c'e' di diverso in loro?"
   Studi hanno dimostrato che la pena di morte non costituisce un
deterrente all'omicidio, come si pensava un tempo. Gli stati che non
avevano la pena di morte e che in un secondo tempo l'hanno inserita nel
loro sistema legale non hanno registrato nessun calo nel tasso di omicidi.
Anzi, il tasso di omicidi di fatto e' a volte aumentato in seguito ad
un'esecuzione molto pubblicizzata. Allora perche' giustiziamo i criminali?
   Circa 4000 anni fa un re babilonese, Hammurabi, scrisse un codice che
includeva la frase "un occhio per un occhio". Cio' rendeva legale uccidere
una persona che aveva ucciso un altro essere umano. Da allora abbiamo fatto
dei progressi, ma non molti. Non mettiamo piu' a morte una persona se ne ha
uccisa un'altra accidentalmente e alcuni stati ritengono inaccettabile
uccidere una persona malata di mente, o ritardata mentale, o troppo giovane
per capire. Ma la scienza e la comprensione del comportamento umano e la
psicologia hanno fatto progressi dai tempi di Hammurabi. La scienza e'
progredita, ma non le leggi. E' tempo di mutare la nostra filosofia e di
aggiornare il sistema. Adesso conosciamo certi fenomeni scientifici, come
gli effetti violenti della eccessiva produzione di estrogeni nei maschi,
gli effetti dell'alcol sul cervello umano, molti problemi legati ai
neuro-trasmettitori, lo scompenso della regolazione degli impulsi e lo
scompenso ossessivo e gli effetti degli abusi e dei maltrattamenti sui
bambini.
   Sappiamo che esami effettuati sulla popolazione carceraria maschile
hanno dimostrato che la grande maggioranza dei detenuti ha una
sovrabbondanza di estrogeni nel suo sistema ormonale. Un eccesso di
estrogeni nei maschi ha come conseguenza diretta un comportamento violento.
Oggigiorno esistono cure per gli squilibri ormonali. E' possibile che un
numero maggiore di controlli sugli ormoni e di cure avrebbe prevenuto
crimini piu' di quanto non riesca a farlo la protezione fornita dalla polizia?
   Sappiamo che una grande quantita' di crimini violenti e' legato all'uso
di alcol. Una sola condanna per un crimine compiuto sotto l'effetto
dell'alcol dovrebbe bastare a vietare per sempre a quella persona di
consumare alcolici. Che cosa costerebbe mettere una annotazione sui
documenti identificativi di una persona cosicche' i negozianti di alcolici
e i baristi sapessero che non devono venderle alcolici? Questo piccolo
cambiamento nella filosofia americana potrebbe porre fine al
sovraffollamento delle carceri e riportare a un livello piu' gestibile il
numero dei processi da effettuare!
   E cosa dite degli abusi e dei maltrattamenti sui bambini come fattori
determinanti nei crimini? Le cifre dimostrano che esiste un rapporto
diretto. Tuttavia le persone esitano ancora a denunciare gli abusi sui
bambini. Gli stati non forniscono ancora alle agenzie deputate a proteggere
l'infanzia i fondi necessari a proteggere e a prendersi cura di tutti i
bambini. Le scuole superiori non insegnano ancora lo sviluppo dei fanciulli
e il modo adeguato per averne cura. Ogni giorno molti bambini in questo
paese vengono picchiati, stuprati, utilizzati per commettere crimini e
lasciati morire di fame. E poi ci stupiamo del numero cosi' grande di
delinquenti minorili!
   Lo scompenso del controllo degli impulsi e' una malattia che impedisce
alle persone di controllare i loro impulsi. E' determinata da anomalie nei
neuro-trasmettitori del cervello ed ha come conseguenza una grande
quantita' di comportamenti asociali che vanno dal furto alla piromania e
molti altri.
Per esempio, un bambino colpisce il suo fratellino piu' piccolo. Sua madre
gli domanda: "Cosa succede quando colpisci il tuo fratellino?" Egli
risponde: "Devo stare seduto in castigo". Il bambino si rende conto delle
conseguenze del suo comportamento, tuttavia l'impulso a compiere il gesto
di colpire ha il sopravvento sulla consapevolezza delle conseguenze. Nella
maggior parte delle persone la maturita' porta ad un maggiore controllo dei
propri impulsi. Tuttavia alcune persone non sviluppano per molto tempo i
procedimenti mentali che permetterebbero loro di avere un tale controllo.
Il risultato e' che queste persone sanno quali saranno le conseguenze di un
comportamento criminale, tuttavia l'impulso ha il sopravvento ed essi non
riescono a sviluppare i processi mentali che gli farebbero capire che
andranno in prigione. Si tratta di uno scompenso curabile. Si dovrebbero
fare degli esami di controllo di questo squilibrio sui detenuti per
stabilire quanto questo fenomeno e' diffuso e quali cure si potrebbero
usare per prevenire ulteriori crimini. Credo proprio che un gran numero di
detenuti soffra di questo scompenso e gli studi hanno dimostrato che piu'
un criminale invecchia, meno si dimostra propenso a commettere nuovi crimini.
   Anche lo scompenso ossessivo deriva da problemi dei neuro-trasmettitori
nel cervello. Chi ne soffre e' angustiato da paure ossessive di cose che in
realta' non esistono. Anche in questo caso occorrerebbe effettuare dei
controlli sui detenuti e si dovrebbero fornire delle cure.
   E da dove potrebbe provenire il denaro per effettuare questi esami e
queste cure? Costa TRE VOLTE DI PIU' processare e giustiziare una persona
nel braccio della morte di quanto non costi tenerla viva all'ergastolo.
Abolendo la pena di morte e introducendo l'ingiunzione di collaborare alla
ricerca scientifica, non soltanto faremmo risparmiare ai cittadini
contribuenti milioni per ogni detenuto, ma impareremmo a prevenire futuri
crimini. Perche' continuare ad aggrapparci alla pena di morte, che ci
impedisce di fare davvero qualcosa che potrebbe prevenire gli omicidi e i
crimini violenti? Abbiamo in ogni stato prigioni piene di persone da cui
potremmo imparare subito come prevenire crimini futuri! Sono certa che
molti si offrirebbero volontari per questo tipo di ricerca.
   Un'altra cosa riguardo alla pena di morte. Gli errori. La scienza del
DNA sta provando che una percentuale troppo grande di persone condannate a
morte erano innocenti! Sempre piu' spesso sentiamo di qualcuno che e' stato
liberato dal braccio della morte perche' il test del DNA ha dimostrato che
era del tutto innocente.
   In Oklahoma 294 persone sono state condannate a morte tra il 1973 e il
1999. Tra queste, ci furono 128 casi in cui la sentenza o la condanna fu
annullata per varie ragioni. Questi rappresentano il 43,9% del totale!
  Dire "Oops!" non giustifica l'esecuzione di un numero cosi' grande di
innocenti.
  A quelli di voi che reclamano giustizia! Non c'e' alcuna giustizia. Nulla
riporta in vita la vittima di un crimine sia che sia stata uccisa da un
omicida o dallo stato. Nulla puo' annullare uno stupro. La cosa che
POSSIAMO FARE e' studiare il criminale e imparare a prevenire futuri
crimini. E allora perche' non lo stiamo facendo? Non c'e' prezzo per le
vite che potrebbero essere salvate. Se vostro figlio avesse uno di quegli
scompensi, non preferireste che gli venisse effettuato un esame che lo
provasse e che ricevesse una cura PRIMA che commettesse un crimine violento?
   La conoscenza dei fatti scientifici conduce a credere che la pena di
morte sia primitiva, barbara e controproducente.
   Per commentare questo articolo scrivete a: warner at oklatel.net


4) BUSH DESIGNA SEI CLIENTI PER I 'TRIBUNALI CANGURO' DI GUANTANAMO

Alle voci fatte circolare in giugno riguardo alla costituzioni delle
'commissioni militari' per giudicare cittadini stranieri e alla costruzione
di una camera della morte nel Campo Delta di Guantanamo Bay (v. n. 108),
l'Amministrazione americana ha fatto seguire il 3 luglio la notizia
sensazionale che il presidente Bush ha gia' designato sei imputati da
giudicare tramite le 'commissioni'. Tra questi vi sono due cittadini
inglesi, Moazzam Begg e Refoz Abbasi, e un cittadino australiano: David
Hicks; degli altri tre non si conosce l'identita'. Per tutti e sei vi
sarebbero prove che hanno frequentato campi di addestramento 'terroristici'
e il sospetto che si siano occupati del finanziamento di al Qaeda, del
reclutamento di nuovi adepti per tale organizzazione e della protezione di
Osama bin Laden. Tutte accuse che, secondo le precedenti indiscrezioni
delle autorita' militari, lasciano ai giudici la facolta' di emettere una
sentenza capitale.
   Subito dopo l'annuncio si sono levate energiche proteste non solo di
Amnesty International e di altri gruppi umanitari ma anche da parte
dell'Unione Europea e dei governi inglese ed australiano, strettamente
alleati con gli Stati Uniti nella 'lotta al terrore' e guerre connesse.
Con una tattica ampiamente sperimentata negli ultimi due anni,
l'Amministrazione statunitense ha fatto una momentanea marcia indietro per
arginare la bordata di critiche, riservandosi di riprendere l'iniziativa al
momento opportuno. Sono state immediatamente sospese le procedure
giudiziarie nei riguardi dei sei accusati. In uno stringente lavoro
diplomatico ad alto livello e' stato riconosciuto ai detenuti inglesi e
australiano un trattamento di favore nel momento in cui verranno celebrati
i processi: niente pena di morte e concessione, in deroga a quanto
stabilito per il funzionamento delle commissioni militari, di alcuni
diritti nella difesa legale. Inoltre: controinformazione sulla stampa con
la giustificazione dei fondamenti giuridici dell'ordinamento delle
'commissioni' - conseguenza inderogabile dello stato di necessita'
costituito dalla minaccia terroristica di al Qaeda - il tutto addolcito da
ampie assicurazioni sulle intenzioni di procedere con estrema correttezza
nei riguardi degli imputati. E' proverbiale la correttezza dei militari
americani - si dice - saranno percio' corretti i processi fatti dai
militari. (Peccato che perfino il colonnello Will A. Gunn, incaricato di
coordinare gli avvocati difensori a Guantanamo, non sia estraneo agli
ambienti politici: era uno stretto collaboratore di George Bush Sr.)
   Ci si domanda a questo punto in che cosa potrebbe consistere la
correttezza dei processi fatti contro coloro che sono stati catturati nelle
circostanze e nei posti piu' disparati, spesso per errore o in base a
delazioni a pagamento, deportati, segregati, umiliati e maltrattati al di
la' di ogni decenza per quasi due anni. Una cosa e' certa: la prospettiva
del deferimento alle 'commissioni militari' equivale ad una minaccia di
morte e verra' usata per 'convincere' i 'terroristi' ad accettare una lunga
pena detentiva e a diventare 'collaboratori' degli americani.
  Un appello in favore dei sei detenuti destinati alle 'commissioni
militari' puo' essere firmato nel sito della Sezione italiana di Amnesty
International, all'indirizzo:
www.amnesty.it/primopiano/usa_guantanamo_bay/


5) CATTIVE PERSONE ANCHE QUELLI INNOCENTI

Il 17 luglio il presidente Bush ha dichiarato dei prigionieri detenuti a
Guantanamo: "La sola cosa che so per certo e' che sono cattive persone". Il
giorno dopo, 37 prigionieri del Campo Delta sono stati liberati in segreto
e riportati in Afganistan, evidentemente non erano cattive persone o, per
lo meno, erano innocenti agli occhi degli americani. Inchieste
giornalistiche hanno scoperto che una buona percentuale dei circa 660
detenuti di Guantanamo - secondo il parere degli stessi servizi segreti che
li perseguono - non hanno a che fare ne' con i talebani ne' con al Qaeda.
Alcuni sono bambini...


6) UNA PRIMA RISPOSTA ALLA MOBILITAZIONE DI AGOSTO PER W. ZEIGLER

Nella prima meta' di agosto abbiamo colto al volo l'opportunita' di
mobilitarci in favore di William "Tommy" Zeigler, rinchiuso da oltre 27
anni nel braccio della morte della Florida: abbiamo infatti saputo che il
suo caso veniva esaminato dalla Commissione per le Grazie e dal
Governatore. Data l'urgenza, abbiamo immediatamente contattato soci e
simpatizzanti via Internet.
   La vicenda di Tommy Zeigler e' ben nota al Comitato che nel 2001 ha reso
noto il suo caso promuovendo  una campagna affinche' gli fosse concesso di
far eseguire dei test del DNA sulle grandi quantita' di sangue che
impregnano gli abiti delle persone coinvolte in una sparatoria avvenuta
alla vigilia di Natale del 1975.
  La storia incredibile di Tommy Zeigler (vedi n.83) non ha mancato di
sollevare preoccupate riflessioni nelle piu' grandi associazioni cattoliche
e laiche del nostro Paese e nelle Confederazioni sindacali. Tommy Zeigler
nel 1976 fu condannato a morte per l'uccisione della moglie, dei suoceri e
di una quarta persona che si trovava in quel momento nel suo negozio di
mobili. Tommy stesso riporto' in quella tragica occasione una gravissima
ferita da arma da fuoco all'addome che lo ridusse in fin di vita.
Ripresosi, si vide accusare del quadruplice omicidio e di essersi procurato
da solo la ferita al ventre per simulare un'aggressione esterna. Da allora
egli ha sempre sostenuto la sua innocenza, presentando una versione dei
fatti completamente diversa da quella fornita dall'accusa. Nel corso degli
anni sono emerse prove suffraganti la sua dichiarazione, tra cui un
rapporto originario della polizia che era stato a suo tempo occultato, e
una videocassetta su cui sono registrate le minacce profferite dagli
investigatori nei confronti di due testimoni oculari che avrebbero potuto
avvalorare la tesi di Zeigler.
   Anche grazie alla nostra campagna e alla mobilitazione di altre
organizzazioni umanitarie tra cui il Coordinamento Non uccidere, nel 2001 a
Zeigler fu concesso di effettuare i test del DNA sui reperti biologici
relativi al crimine. I risultati di questo esame, che convalidano in pieno
la tesi di Zeigler, sono stati resi noti nel 2002 (v. n. 98), ma Tommy,
nonostante cio', si trova ancora nel braccio della morte e nessuna udienza
per l'esame delle nuove prove e' stata decisa nel suo caso. Un mese fa
abbiamo saputo che il Gabinetto della Florida - agendo in qualita' di
Commissione per le Grazie -  aveva deciso di esaminare il caso di Tommy
Zeigler in vista della concessione di un possibile perdono da parte del
Governatore Jeb Bush. Non potendo pubblicare la proposta di mobilitazione
sul nostro bollettino, che sarebbe uscito troppo tardi, abbiamo provveduto
a inviare a tutti i nostri soci provvisti di casella e-mail un messaggio
urgente con la richiesta di attivarsi entro la meta' di agosto, inviando
messaggi al Governatore della Florida, ai tre membri della Commissione per
le Grazie e alla Coordinatrice della Commissione.
   Nonostante il periodo di vacanze, si e' avuta una sostanziosa adesione
al nostro appello che e' stato ripreso anche dalla Comunita' di Sant'Egidio
e dalla Coalit: a quanto ci risulta sono state inviate alcune decine di fax
e di messaggi e-mail con un totale di oltre 300 firme di partecipanti alla
campagna. I primi risultati delle nostre pressioni sono stati positivi: il
Governatore Bush si e' premurato di far pervenire una cortese riposta a
numerosi mittenti, in cui assicura che la sua Amministrazione sta
esaminando con la massima cura il caso di Tommy Zeigler. I messaggi di
risposta provenienti dalla Florida - con piccole variazioni - suonano
cosi': "Caro amico XXX, grazie per aver scritto al Governatore per
richiedere il perdono per il detenuto del braccio della morte William
"Tommy" Zeigler. Il Governatore ha ricevuto il suo messaggio e mi ha
pregato di risponderle.  Il caso del sig. Zeigler e' attualmente sotto
esame da parte della Commissione per le Grazie. Una volta che l'esame sara'
stato completato, il Governatore rivedra' accuratamente e in modo
imparziale tutti gli aspetti attinenti la concessione del perdono prima di
prendere una decisione sul caso. Ancora grazie per aver scritto. J. Bauer.
Ufficio relazioni con i cittadini."
   Ora non resta che aspettare e sperare che finalmente giustizia possa
essere riconosciuta a quest'uomo che da oltre 27 anni sta languendo
nell'orribile braccio della morte della Florida.


7) IL GOVERNATORE PATTON RISPARMIA LA VITA DI KEVIN STANFORD

Una buona notizia: a meta' giugno il governatore del Kentucky ha reso noto
che interverra' per evitare l'esecuzione di Kevin Stanford. Non ha ancora
deciso la natura del provvedimento di clemenza che adottera' entro
dicembre: per Kevin potrebbe esserci la detenzione a vita oppure
prospettarsi una liberazione nel futuro.
   Lanciando una petizione in favore di Kevin Stanford (v. n. 101) avevamo
espresso la speranza che il governatore Paul Patton intervenisse in favore
di Kevin, condannato a morte per un crimine commesso a 17 anni di eta'.
Kevin, che ha compiuto nel braccio della morte 39 anni, si e' positivamente
evoluto in prigione riscattandosi da un'adolescenza disgraziata conseguita
ad un'infanzia di abusi e privazioni.
   Ringraziamo i lettori che hanno partecipato alla petizione nel novembre
scorso.
   Le organizzazioni abolizioniste statunitensi danno un particolare
rilievo alla decisione del governatore del Kentucky che potrebbe
influenzare il comportamento di altri governatori e favorire una decisione
federale contro la pena di morte ai minorenni. Come abbiamo discusso in un
articolo nel n. 101 ("Strenua resistenza su una posizione indifendibile")
sono ormai maturi i tempi per una evoluzione positiva dell'atteggiamento in
materia della Corte Suprema degli Stati Uniti che ha gia' emesso due
storiche e contrastate sentenze, nel 1989 e nell'ottobre scorso, proprio
sul caso Stanford.
   Ad ottobre con 5 voti contro 4 la massima corte rifiuto' di intervenire
sulla base all'appello di Stanford. In aprile, sempre a stretta
maggioranza, la Corte Suprema revoco' la sospensione della sentenza a Scott
Hain, anche lui minorenne all'epoca del delitto. Nel feroce stato
dell'Oklahoma, Scott Hain fu immediatamente 'giustiziato' (v. n. 106).


8) FUORI DAL BRACCIO BURDINE CHE FU DIFESO DA UN AVVOCATO DORMIENTE

A meta' giugno si e' saputo che Calvin Burdine, in un patteggiamento con
l'accusa, ha accettato di dichiararsi colpevole di tre gravissimi reati pur
di evitare un nuovo processo capitale. E' stato pertanto rimosso dal
braccio della morte del Texas. Si chiude cosi' sommessamente un esasperato
procedimento giudiziario pieno di colpi di scena sul quale si potrebbe
scrivere un libro (v. ad es. nn. 82, 82, 83, 88).
   Burdine, consigliato dai suoi attuali avvocati d'ufficio, ha accettato
di dichiararsi colpevole di assalto con arma letale, possesso di un'arma e
omicidio volontario. Si discute ora se le relative pene dovranno essere
scontate consecutivamente - come sostiene l'accusa - ovvero se una parziale
 sovrapposizione degli anni di carcere potra' consentire - almeno in teoria
- una lontana possibilita' di uscita dal carcere sulla parola. Attualmente
Calvin Burdine ha 50 anni.
   Calvin Burdine fu condannato a morte nel 1984, per l'uccisione del suo
convivente, al termine di un processo di 6 giorni in cui il difensore
d'ufficio James Cannon, immotivato, inefficiente e prevenuto, si
addormento' almeno 10 volte. Nel 2001 la Corte federale di Appello del
Quinto Circuito ha accolto la tesi che ha fatto annullare il processo
originario di Burdine: "un avvocato che dorme non e' un avvocato". In
precedenza la tesi: "un imputato ha diritto ad un avvocato ma non ad un
avvocato necessariamente sveglio" aveva consentito allo stato del Texas di
far giungere il condannato a pochi minuti dall'iniezione letale.
   La grande notorieta' nazionale ed internazionale assunta dal caso ha
certamente contribuito all'annullamento della condanna a morte di Calvin
Burdine. Altri condannati meno noti di Burdine - difesi dallo stesso Cannon
o da altri avvocati dormienti - sono stati nel frattempo 'giustiziati'.
   In favore di Burdine, un omosessuale, ha giocato il riconoscimento dei
pregiudizi emersi durante il processo. Gli atti processuali contengono un
gran numero di espressioni inammissibili mai contestate. Ad esempio si puo'
rilevare il fatto che l'avvocato dormiente non abbia contestato una domanda
tendenziosa fatta dall'accusa a Burdine: se egli preferisse "essere un uomo
o una donna" o l'osservazione che "una condanna al carcere non si puo'
certo ritenere una gran punizione per un omosessuale". Cannon rimase in
silenzio anche quando l'accusa chiese a Burdine come mai egli continuo' ad
essere omosessuale dopo le violenze carnali che subi' a 10 anni di eta' da
parte del padre.


9) IN CARRIERA ALBERTO GONZALES: AIUTAVA BUSH A NEGARE LE GRAZIE

Mentre era governatore del Texas George Bush ha lasciato 'giustiziare' 152
persone. Non ha preso in considerazione la possibilita' di concedere una
grazia anche in presenza di processi ingiusti o quando ci erano fortissime
attenuanti o seri dubbi sulla colpevolezza dei condannati a morte. Ha
dichiarato innumerevoli volte: "Sono assolutamente sicuro che chiunque sia
stato messo a morte era colpevole del crimine contestatogli e, inoltre,
aveva avuto pieno accesso alle corti di giustizia".
   L'incrollabile sicurezza di Bush e' apparsa, fin dagli anni novanta, in
stridente contrasto con la realta' dei fatti. Ora apprendiamo, da
un'inchiesta di Alan Berlow giornalista del The Atlantic Monthly, i
particolari agghiaccianti del modo sbrigativo in cui l'ex governatore del
Texas eseguiva il compito di 'rivedere accuratamente i casi capitali' prima
delle esecuzioni. Bush impiegava da 15 a 30 minuti per esaminare un caso.
Bush impiegava cosi' poco tempo per rivedere un caso perche' si limitava a
leggere un pro-memoria di qualche pagina che "ripetutamente ometteva di
informare il governatore sui punti cruciali di ciascun caso: inefficace
difesa legale, conflitti di interesse, circostanze attenuanti o prove di
innocenza". A preparare tali pro-memoria dal 1995 al 1997 fu il suo
consigliere legale Alberto R. Gonzales, un personaggio che ha fatto una
folgorante carriera al seguito di George Bush. Nel 1997 Gonzales divenne
Segretario di Stato, per essere nominato l'anno dopo da Bush membro della
Corte suprema del Texas. Gonzales ha seguito poi Bush a Washington e
attualmente funge da consigliere legale della Casa bianca.
   Con grande preoccupazione, apprendiamo che Alberto Gonzales e' in cima
alla lista delle candidature a giudice della Corte Suprema federale. Come
sappiamo negli Stati Uniti i nove giudici della Corte Suprema sono nominati
a vita dal Presidente. Voci insistenti danno per dimissionari a breve due
dei giudici attuali, il presidente della Corte William H. Rehnquist e la
giudice Sandra Day O'Connor. Secondo la strategia dell'attuale gruppo
dirigente, nei punti chiave del potere statunitense devono essere piazzati
fedeli servitori dell'Amministrazione piu' che persone capaci ed attente ai
loro doveri istituzionali. Bene, il primo dei papabili per il massimo
organo giudiziario degli Stati Uniti e' proprio l'uomo che aiuto' in 57
casi George Bush a sbarazzarsi dei residui scrupoli di coscienza un momento
prima di dar luogo alle esecuzioni capitali.
   Alan Barlow, che e' riuscito a mettere le mani sui pro-memoria preparati
a suo tempo da Gonzales, illustra numerosi casi in cui questioni
determinanti per la concessione di una grazia non furono comunicate al
governatore.
   Terry Washington fu 'giustiziato' nel 1997. La giuria che lo condanno' a
morte non seppe che era un ritardato mentale e che subi' terribili abusi da
bambino. Gonzales nel suo promemoria di tre pagine per Bush indugio' nel
descrivere l'omicidio compiuto da Washington ma omise quasi del tutto di
accennare agli errori giudiziari. Le 30 pagine della petizione finale
inoltrata dagli avvocati difensori alla Commissione per le Grazie
illustravano a fondo le questioni della inefficace difesa legale e del
ritardo mentale dell'imputato ma nel pro-memoria di Gonzales vi erano solo
due righe che dicevano che la Commissione per le Grazie aveva rigettato la
petizione di Washington.
   Un altro degli esempi citati da Barlow e' quello di David Wayne Stoker,
anche lui 'giustiziato nel 1997. Il testimone chiave dell'accusa contro
Stoker dopo il processo aveva ritrattato la sua testimonianza. Un altro
testimone aveva mentito sul fatto di aver ottenuto la cancellazione di
accuse per traffico di droga e possesso di armi in cambio di una
deposizione contro Stoker. Funzionari statali mentirono nel corso del
processo in merito a tale patteggiamento. Uno psichiatra testimonio' che
Stoker costituiva un pericolo per la societa' senza averlo neppure visto.
Un altro esperto chiamato a testimoniare dall'accusa era stato privato
della facolta' di esercitare la professione medica per aver falsificato
delle prove. Gonzales non accenno' a nessuno di questi fatti nel memoriale
sul caso Stoker preparato per Bush.
   Alberto R. Gonzales e' seriamente candidato ad un posto nella Corte
Suprema federale. Si sottolinea il fatto che sarebbe il primo
latino-americano a ricoprire l'altissimo incarico ma occorrerebbe ricordare
che e' certamente una persona spietata e senza scrupoli, proprio come molti
bianchi ultraconservatori.


10) IMPORTANTE SENTENZA SULLA QUALITA' DELLA DIFESA LEGALE

Trattando il caso di Kevin Wiggins, condannato a morte in Maryland, la
Corte Suprema federale ha emesso una importante sentenza concernente la
qualita' della difesa legale che deve essere assicurata nei casi capitali.
La massima corte ha annullato la sentenza di morte di Wiggins  (ma non la
condanna per omicidio capitale che comporta almeno la massima pena
detentiva) perche' i suoi difensori legali non fecero indagini riguardo
agli incredibili abusi da lui subiti nell'infanzia e non presentarono tali
abusi quale attenuante nella fase del processo in cui venne irrogata la
pena. A giudizio della Corte Suprema, se la giuria avesse preso conoscenza
delle prove riguardo agli abusi, avrebbe potuto condannare l'imputato al
carcere a vita invece che alla pena di morte. Pertanto Kevin Wiggins dovra'
essere di nuovo sottoposto ad un'udienza per l'inflizione della pena.
   A scrivere la sentenza e' stata la giudice Sandra O'Connor che nella sua
lunga carriera ha molto contribuito a difendere la pena di morte nei suoi
aspetti piu' aberranti ma che negli ultimi tre anni ha avuto qualche
ondeggiamento.
   L'attuale sentenza rappresenta senz'altro un notevole progresso rispetto
agli standard di difesa legale nei casi capitali fino ad ora affermati
dalle corti (si pensi a Joe Cannon e ai tanti altri condannati a morte per
i quali la difesa omise di presentare alla giuria le prove degli abusi
subiti nell'infanzia, per i quali si e' proceduto comunque all'esecuzione)
e si pone in controtendenza con recenti sentenze emesse da corti inferiori.
Nel caso di Anthony Graves, ad esempio, la Corte criminale di Appello del
Texas ha affermato nel gennaio del 2002 che durante i ricorsi a livello
federale un condannato ha diritto ad un avvocato ma non necessariamente ad
un avvocato efficiente, tanto e' vero che il giudice Tom Price - in
dissenso con la maggioranza - scrisse che il concetto di avvocato va oltre
alla mera constatazione che vi sia un essere umano dotato di licenza e di
battito cardiaco. (Osserviamo tuttavia che tale sentenza del 2002 riguarda
la fase federale dell'iter giudiziario mentre la sentenza di oggi della
Corte Suprema riguarda la difesa a livello statale.)


11) PROCESSO MOUSSAOUI:L'AMMINISTRAZIONE CONTRO LA GIUDICE BRINKEMA

Un conflitto probabilmente insanabile si sta svolgendo tra
l'Amministrazione statunitense che persegue Zacarias Moussaoui, sospetto
cospiratore in seno ad al Qaeda per l'effettuazione di attacchi aerei
suicidi, e la Giudice Leonie L. Brinkema incaricata di presiedere al
processo che dovrebbe svolgersi ad ottobre contro Moussaoui. Nelle udienze
preliminari, dopo un intricato ed interminabile braccio di ferro riguardo
alla segretezza di vari aspetti processuali (v. nn. 106, 107), lo scontro
si e' radicalizzato sull'accoglimento o meno della richiesta dell'accusato
di giovarsi della testimonianza di Ramzi Binalshibh, alto esponente di al
Qaeda catturato dagli americani nel settembre del 2002. Le motivazioni
addotte da Moussaoui sono due: giovarsi di un'attestazione di Binalshibh
sulla propria estraneita' alla preparazione dell'attacco alle Torri gemelle
e sottrarre per un certo periodo l'esponete di al Qaeda alle torture alle
quali sarebbe sottoposto.
   Moussaoui ha chiesto la presenza di aula di Ramzi Binalshibh in qualita'
di testimone. La presidente Brinkema ha permesso un contatto indiretto
tramite videoregistrazioni tra l'imputato e il testimone.
   Il Ministero della Giustizia, che aveva chiesto perfino la cancellazione
del nome di Binalshibh dalle carte processuali, si e' opposto recisamente
ad ogni contatto anche indiretto dell'imputato e dei sui difensori con
Ramzi Binalshibh; il rifiuto formale e' stato notificato alla Brinkema il
14 luglio.
   L'Amministrazione ha motivato il suo rifiuto con la necessita' di non
interrompere gli interrogatori di Ramzi Binalshibh, che durano da 11 mesi,
pena gravi ripercussioni sulla sicurezza nazionale. Questo rifiuto aumenta
le preoccupazioni sul trattamento riservato a Binalshibh, detenuto in
incommunicado in una localita' segreta. Infatti quale turbativa potrebbe
conseguire a normali interrogatori dallo scambio di alcune domande e
risposte tramite videoregistrazioni ?
  A questo punto la giudice  Leonie Brinkema ha la possibilita' di
annullare alcuni o tutti e sei i capi di imputazione contro Moussaoui,
oppure di cancellare l'opzione della pena di morte contro di lui, oppure di
annullare il processo rimandandolo ad una corte civile. La contromossa piu'
probabile dell'Amministrazione sarebbe di spostare il procedimento contro
Moussaoui davanti alle 'commissioni militari' di Guantanamo nelle quali
tutte le regole sono stabilite dall'Amministrazione stessa. Con una
prevedibile ulteriore complicazione: una protesta della Francia, infatti
Moussaoui e' cittadino francese.


12) NON CI STANCHEREMO MAI DI RIPETERLO: BASTA CON I TESTIMONI OCULARI!

La psicologa Kathy Pezdek dell'Universita' di Clarmont in California, e'
stata assunta dalla difesa in un caso capitale come esperta nelle
testimonianze oculari.
   Il caso di cui si sta occupando e' un esempio lampante della totale
inaffidabilita' di questo tipo di testimonianze, che pure all'apparenza
paiono dover essere attendibili ( chi meglio di un testimone oculare
sembrerebbe poter confermare l'identita' di un criminale ? ) e sono di
fatto molto care agli avvocati dell'accusa proprio perche' facilmente
manipolabili e adattabili alle situazioni.
   Nel caso in questione, la fidanzata della vittima ha dichiarato, durante
il primo colloquio con la polizia: "Non ho visto il volto del tizio (che ha
ucciso il mio fidanzato)".
Questo costituisce ovviamente un problema per l'accusa. Entro poche ore dal
crimine la polizia pesca qualcuno in strada e lo mostra alla ragazza.
"Potrebbe essere lui" dice la donna.
   Due giorni dopo le viene mostrata una serie di foto segnaletiche.
"Naturalmente - afferma la Pezdek - lei riconosce l'unica persona che le
sembra familiare" E' l'uomo che ha visto arrestare il giorno dell'omicidio,
e la polizia le dice "Brava, hai riconosciuto la persona giusta".
   La Pezdek e' sicura che, addestrandola ancora un poco, l'accusa fara' di
lei una perfetta testimone oculare al banco dei testimoni durante il
processo.  "Il problema e' che la giuria non avra' assistito alla sua
progressione da 'Non ho mai visto la sua faccia', a 'potrebbe essere lui' a
'si', ne sono certa'".
   La nostra memoria e' come una videoregistrazione lacunosa di scene viste
nel passato in cui spesso si inseriscono immagini artefatte. Charles
Weaver, dell'Universita' di Baylor, un esperto di ricostruzioni mnemoniche,
ha compiuto studi che dimostrano, inoltre, come la gente tenda a divenire
piu' sicura delle proprie affermazioni ogni volta che ripete la stessa
narrazione. Da qui la possibilita' per gli avvocati di manipolare i
testimoni. Fai loro qualche domanda ben mirata e avrai un testimone che ti
racconta la vicenda proprio come vuoi tu.
   Questo nuovo esempio di testimonianza oculare, che speriamo la Pezdek
sara' in grado di confutare di fronte alla giuria, ci fa ripercorrere, con
un brivido, la triste vicenda del nostro amico Gary Graham: nel suo caso,
la sola testimonianza oculare della signora Bernardine Skillern, la cui
certezza sull'identita' di Gary progredi' proprio come nella storia sopra
descritta, fu sufficiente a spedirlo nelle mani del boia, nonostante tutte
le dimostrazioni dell'inaffidabilita' di quella testimonianza fossero fatte
presenti negli appelli di volta in volta presentati alle varie corti.
   Purtroppo al processo iniziale di Gary non c'era un esperto come la
Pezdek a dargli una mano! Ma solo un avvocato rassegnato e ubriacone. (Grazia)


13) ALTRI DUE ESONERATI: OCCORRE UNA MORATORIA DI TUTTE LE ESECUZIONI

Grazie ai test del DNA altri due condannati a morte sono stati scagionati
del crimine loro attribuito: uno, Joe Amrine, e' uscito in questi giorni
dal carcere in Missouri, diventando la 109° persona liberata prima
dell'esecuzione; l'altro, James Yarris, ha per ora soltanto i risultati del
test, che, aggiungendosi ad altre prove, suggellano la dimostrazione
dell'innocenza del condannato. L'accusatore - bonta' sua - si e' riservato
di riesaminare il caso alla luce delle nuove prove.
   Amrine ha trascorso in carcere 16 anni della sua vita per un crimine che
non ha commesso. Yarris e' nel braccio della morte da 21 anni e si
aspettava di uscirne solo dopo morto. Con parziali e contraddittorie
'confessioni' dettate dalla disperazione ha finito per ingarbugliare il suo
caso. Da 14 anni chiedeva i test del DNA. Solo ora e' stato accontentato.
    Questi casi, come numerosi altri che li hanno preceduti, sono storie a
lieto fine di un incubo durato comunque troppo a lungo (e per Yarris il
finale non e' ancora del tutto garantito, ne' prossimo, considerata la
spiccata fantasia dimostrata dagli avvocati accusatori per impedire ad ogni
costo la dimostrazione dei loro precedenti fallimenti), ma troppi innocenti
hanno ormai lasciato questo mondo nelle mani di un boia in qualche stato
americano, grazie alla mancanza degli allora inesistenti test del DNA. O,
peggio, altri innocenti sono stati "giustiziati" con la consapevolezza di
uccidere un innocente, grazie ai cavilli escogitati dagli accusatori o dai
giudici, essi davvero autentici criminali.
   La societa' americana, cosi' pronta a commuoversi di fronte alle
crudelta' sui bambini o ai maltrattamenti verso gli animali, non sembra
scandalizzarsi di questo perpetuarsi di crimini verso tanti innocenti e non
si mobilita, come dovrebbe, per spingere insistentemente la Corte Suprema a
promulgare una moratoria su tutte le esecuzioni,  in attesa di rendere piu'
equa la giustizia criminale.
   Agli avvocati difensori d'ufficio che si addormentano durante i processi
capitali, ai testimoni corrotti che mentono contro l'imputato, alle
confessioni estorte con la violenza dalla polizia, alle giurie razziste, si
aggiunge una grossa collaborazione ad uccidere gli innocenti fornita
direttamente dal sistema giudiziario in se' e per se', che non ammettendo i
propri errori e limiti, continua ad applicare la pena di morte in modo
assolutamente ingiusto e raccapricciante. (Grazia)


14) NOTIZIARIO

Bangladesh. Trenta condanne a morte nei Tribunali per i Processi veloci. Le
speciali corti 'per i processi veloci' istituite in Bangladesh nell'ottobre
del 2002 hanno fino ad ora inflitto 30 condanne a morte,  26 condanne a
vita e 70 condanne ad altre pene detentive.

Bangladesh. Condannato a morte per lo sfregio della moglie bambina. Un uomo
- di cui non si conosce il nome - e' stato condannato a morte per
impiccagione nel Bangladesh per aver sfregiato la moglie di nove anni
gettandole sul capo dell'acido che l'ha resa parzialmente calva e cieca. La
moglie, sposata senza il consenso dei genitori di lei, non voleva andare a
vivere con lui. Nello scorso anno in Bangladesh si sono registrati 315
attacchi con acido contro donne e bambine.

Indonesia. Malcelata soddisfazione dei politici australiani per la condanna
a morte di Amrozi. La straordinaria escalation di attentati dinamitardi che
si e' avuta dopo lo scatenamento della "guerra al terrore" da parte di
George Bush contribuisce a minare il rispetto per i diritti umani in tutto
il mondo e ad eccitare gli animi alla vendetta e alla violenza. In questo
contesto riprende quota il sostegno alla pena di morte anche in regioni in
cui il problema sembrava ormai definitivamente superato. Il 7 agosto e'
stato condannato a morte in Indonesia Amrozi bin Nurhasyim, detto
l'assassino sorridente, reo confesso di partecipazione all'attentato
dinamitardo nell'isola di Bali dell'ottobre 2002 che fece 202 morti tra cui
88 cittadini australiani. Sia la maggioranza che l'opposizione parlamentare
australiane hanno evitato di criticare la sentenza di morte. Anzi il Primo
ministro John Howard ha dichiarato di essere favorevole ad un dibattito sul
ripristino della pena di morte, abolita in Australia nel 1985. La presa di
posizione di Howard ha sollevato accese polemiche. Peraltro un sondaggio ha
successivamente rivelato che il 70 % degli australiani avrebbero preferito,
alla pena di morte, una condanna a vita per Amrozi. Costui si appresta a
morire da martire incitando gli islamici ad ulteriori attentati.

Iran. Condannato a quattro anni il professor Aghajari.  Il professore
universitario Hashem Aghajari, oppositore moderato al regime clericale
iraniano e vicino alle posizioni del Presidente Kathami, era stato
condannato a morte per blasfemia nel novembre 2002. La sua sentenza era
stata annullata a furor di popolo nel febbraio scorso (v. n. 104). Il 26
aprile Aghajari e' stato condannato a 4 anni di carcere e a 5 anni di
interdizione dai pubblici uffici. La pena accessoria di 74 frustate e'
caduta. La sentenza e' stata comunicata all'interessato il 9 giugno ma resa
di pubblico dominio il 13 luglio a causa dei moti studenteschi verificatisi
in giugno in Iran.

Nigeria. Minacciato un bagno di sangue in difesa della pena di morte. Il
presidente della federazione nigeriana Olosegun Obasanjo nell'ultimo anno
si e' mosso sempre con estrema prudenza in risposta agli appelli
internazionali in favore di Amina Lawal, condannata a morte per lapidazione
da una corte islamica, e il caso di Amina resta praticamente congelato. Ex
perseguitato politico e uomo di larghe vedute, Obasanjo e' favorevole
all'abolizione della pena di morte nel suo paese ma deve fare i conti con
la forte resistenza degli stati islamici del nord della federazione.
All'inizio di luglio sia Obasanjo che il presidente del Parlamento
federale, Alhaji Aminu Bello Masari, hanno manifestato l'intenzione di
avviare un dibattito parlamentare che porti all'abolizione della pena di
morte nel paese, quale logica conseguenza della moratoria delle esecuzioni
in atto da quattro anni. Immediate e virulente sono state le reazioni dei
leader islamici nigeriani che hanno minacciato la guerra civile se verra'
toccata la pena di morte che e' una componente fondamentale della legge
coranica della Sharia. Tali minacce sono purtroppo estremamente credibili.
Il presidente del Consiglio nazionale Nigeriano della Sharia Ibrahim Datti
Ahmad ha dichiarato: "Anche negli Stati Uniti in cui e' presidente Bush la
gente viene ancora giustiziata se commette crimini passibili di morte.
Perche' gli agenti dell'imperialismo federale portano questo attacco ai
Nigeriani di fede islamica?". Datti ha aggiunto che anche se verra' abolita
la pena di morte le sentenze capitali continueranno ad essere irrogate
negli stati islamici della Nigeria.

Pakistan. Una sentenza di morte per blasfemia. Il 6 luglio Chaudary Bashir,
un uomo di 60 anni, e' stato condannato a morte per blasfemia nella
provincia del Punjab in Pakistan. L'uomo era stato accusato da un chierico
nel 2001 di predicare una personale versione dell'Islam e di attribuirsi lo
stesso status del profeta Maometto.

Ruanda. 11 condanne capitali per genocidio. Il 1° agosto una corte ruandese
ha condannato 11 uomini alla pena capitale in relazione al genocidio del
1994 in cui furono uccise oltre 800 mila persone tra Tutsi e Huto moderati.
Nello stesso processo vi sono state 73 condanne a vita, 21 condanne ad
altre pene detentive e 37 assoluzioni. Le autorita' hanno dichiarato che
finora sono state processate da corti ordinarie per crimini connessi col
genocidio 6500 persone di cui 700 sono state condannate a morte. Circa 100
mila prigionieri sono in attesa di giudizio. Solo 23 esecuzioni sono state
eseguite negli anni passati. I condannati a morte sperano negli appelli o
nella grazia del presidente Paul Kagame. I responsabili del genocidio
dovevano essere perseguiti dal Tribunale Internazionale per il Ruanda
istituito dalle Nazioni Unite nel 1994. Questo tribunale finora e' riuscito
ad incriminare solo poche persone. Sembra che il 15 settembre l'accusatrice
Carla Del Ponte, impegnata anche nel Tribunale Internazionale per la ex
Iugoslavia, verra' sostituita.


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Questo numero e' stato chiuso il 15 agosto 2003