Note sull'Iran e sulla Resistenza Iraniana



Note sull'Iran e sulla Resistenza Iraniana



	La protesta degli studenti, della gente, degli operai e dei
disoccupati a	Teheran ed in molte altre città iraniane continua,
nonostante la cieca	repressione e la carcerazione dei manifestanti da
parte del regime. Si contano	un morto durante una manifestazione in
provincia, tre ragazze scomparse dopo	essere state brutalmente prelevate
dal dormitorio dell'Università di	Teheran dai pasdaran e numerosi
pestaggi, feriti e carcerazioni.

Non è permesso alla stampa di fare riprese, né di avvicinarsi	ai
manifestanti che esprimono la loro protesta e la loro delusione per le
	riforme promesse e mai attuate da Khatami, di cui chiedono le
dimissioni .	Essi sono determinati a porre fine alla dittatura religiosa
che di fatto,	oltre che di principio, impedisce democrazia e libertà
elementari ,in	particolar modo alle donne.


	E' stato portato un'attacco all'opposizione laica e democratica del
Consiglio	Nazionale della Resistenza Iraniana (CNRI), da oltre
vent'anni in esilio,	la cui la Presidente eletta Maryam Rajavi,
arrestata in Francia il 17 giugno	insieme a 208 oppositori iraniani,
resta attualmente in prigione insieme ad	altri dieci simpatizzanti.

Il CNRI benchè da circa vent'anni svolga attività politica	in Francia
e sia protetto dalle stesse autorità, così come avviene	in Italia,
Germania, Turchia, Svizzera, ecc., ha visto l'assassinio di numerosi
	oppositori ad opera di sicari del regime teocratico. In l'Italia
ricordiamo	l'assassinio di Mohammad Hossein Naghdi, rappresentante del
CNRI, ucciso a	Roma il 16 marzo 1993.

L'attacco illegale ai rifugiati politici in Francia ha suscitato in tutta
	Europa la protesta dei simpatizzanti dei Mojahedin. Le recenti
tragiche forme	di estrema protesta , rappresentate delle immolazioni degli
esuli iraniani	, derivano dalla gravità dei fatti delle autorità francesi
e	dall'incredulità per le violazioni dei sacri diritti dei rifugiati
	politici che possono avvenire anche in un paese civile e
democratico quale	la Francia.

Le autorità francesi ed italiane così come in altri paesi,	hanno
proibito tutte le manifestazioni di protesta contro gli arresti dei
	rifugiati politici.

Giovedì 19 giugno, Khatami ha chiesto ufficialmente alla Francia
	l'estradizione dei rifugiati politici.

Venerdì 20 giugno, sale ad 11 il numero di simpatizzanti dei	Mojahedin
che, come forma estrema e drammatica di protesta, si sono immolati	con
il fuoco.



	Nella notte tra sabato 21 e domenica 22 giugno, la Magistratura
francese,	dopo gli interrogatori degli arrestati, ne ha rilasciato
sei in libertà	vigilata, mentre 11, tra cui la Presidente eletta dal CNRI
Maryam Rajavi,	sono stati arrestati con detenzione provvisoria.

E' iniziato da giovedì uno sciopero della fame e della sete per l'immediato
	rilascio degli arrestati. I Mojahedin hanno chiesto ai
simpatizzanti di non	immolarsi nè ricorrere a forme estreme di protesta.
	Un appello simile era stato già rivolto agli esuli da Maryam Rajavi
	in carcere.


	Alcuni avvenimenti


	Due rifugiati politici in Inghilterra da 30 anni, con il visto
valido sui	documenti, Ebrahim Khodabandeh e Jamil Besham, membri della
commissione esteri	del CNRI, il 18 aprile si recano in Siria per far
visita ai familiari. Qui	vengono arrestati e dopo 45 giorni, il 12
giugno, consegnati al regime iraniano.	Attualmente si trovano nel
famigerato carcere d'Evin, nel padiglione n°209.

Martedì 17 giugno, in Francia 1280 poliziotti e gendarmi fanno	irruzione
in 13 abitazioni di rifugiati politici, tutti con documenti regolari:	ne
vengono arrestati 167.
	Nei giorni successivi gli arresti raggiungono il numero di 208.
Alcuni degli	arrestati sono stati rilasciati. Restano in carcere 17
persone, tra cui la	Presidente eletta dal CNRI, Maryam Rajavi.


Giovedì 19, a Roma alcuni iraniani, simpatizzanti del CNRI	e dei
Mojahedin, partecipano ad una manifestazione in P.zza Farnese di fronte
	all'ambasciata francese, indetta tra le 11,00 e le 14,00
dall'Associazione	dei Laureati Iraniani residenti in Italia per
protestare contro gli arresti	effettuati in Francia e regolarmente
autorizzata dalla Questura.

Due persone, Hadi Mohtasham di 45 anni rifugiato politico in Italia e Ali
	Ghasemi rifugiato politico in Danimarca, padre di tre figli, si
danno fuoco	per protestare contro l'arresto illegale, fatto dalle
autorità francesi,	di Maryam Rajavi.

In quattro giorni di protesta, in tutta Europa, si sono date fuoco 11
persone,	come drammatico ed estremo gesto di protesta pacifica. A
Parigi una donna	è morta ed altri versano in gravi condizioni.

I manifestanti a Roma, scioccati da questo gesto estremo, hanno
immediatamente	prestato soccorso ai due incendiari ed una donna, nel
tentativo di spegnere	le fiamme su uno dei corpi, ha riportato ustioni ad
un braccio.

La Questura di Roma alle 14,00 ha emesso un provvedimento che vieta lo
svolgimento	di tutte le manifestazioni che erano state regolarmente
richieste dall'Associazione	dei Laureati Iraniani residenti in Italia
per protestare "contro l'ingiusto	ed ingiustificato arresto da parte
delle Forze dell'Ordine Francesi dei rifugiati	politici".

Nella notte tra sabato e domenica, la Magistratura francese ha deciso di
	mantenere in arresto 11 persone, tra cui Maryam Rajavi.

Riflessioni

A Roma è vietato protestare e manifestare ed anche a Parigi sono
	impedite dalle autorità le manifestazioni di sostegno per i
rifugiati	e le iniziative di protesta per l'arresto ingiustificato
dei rappresentanti	del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana,
tra cui la Presidente eletta	Maryam Rajavi, tutti con lo status
riconosciuto di rifugiati politici.


La Magistratura francese ha deciso di mantenere in arresto 11 rifugiati
	politici, rappresentanti dell'opposizione democratica e laica,
antagonista	al regime teocratico-dittatoriale di Teheran, che da più di
vent'anni	lotta in esilio pacificamente, senza aver mai compiuto il
minimo atto di violazione	delle leggi dei paesi ospitanti.
	Opposizione che non ha mai compiuto azioni terroristiche o violente
in alcun	paese estero e che è rispettosa delle leggi democratiche in
cui crede	crede e che propugna: democrazia, diritti umani, libertà
individuali	e collettive, uguaglianza tra uomini e donne,
l'indipendenza dell'Iran ed	il suo sviluppo economico e sociale, la
pace e la giustizia tra i popoli ed	in particolare la pace nella
regione mediorientale.

Il programma e l'attività politica del CNRI sono documentati e	conosciuti.

A titolo solo informativo si ricorda la grande manifestazione per i diritti
	delle donne in Iran svolta a Parigi nel 1996 in occasione dell'8
marzo dalla	Presidente eletta dal CNRI, Maryam Rajavi, a cui hanno
partecipato parlamentari	di tutta Europa e degli USA, rappresentanti
dei movimenti delle donne, dei	diritti umani, rappresentanti del
Parlamento europeo, intellettuali ed artisti.

Numerosa la delegazione italiana, tra cui l'On. Anna Finocchiaro e la
parlamentare	europea Luisa Morgantini.

Iniziative di sostegno alla lotta democratica della Resistenza Iraniana	e
per la cancellazione del nome dei Mojahedin dalla lista dei gruppi
terroristici	sono state svolte negli ultimi mesi in Italia, In Europa e
negli USA.

Numerosi parlamentari inglesi, francesi, danesi lussemburghesi, belgi,
italiani,	del Congresso USA, ecc. hanno sottoscritto appelli in
proposito.

La maggioranza dei parlamentari italiani ha sottoscritto, tre mesi fa, un
	appello di condanna per le violazioni dei diritti umani in Iran, di
sostegno	alla legittima e democratica lotta del CNRI e affinché sia
tolto dalla	lista dei gruppi terroristici il nome dell'Organizzazione
dei Mojahedin, che	non ha mai compiuto azioni all'estero, ma ha solo
portato avanti la legittima	resistenza interna, non colpendo mai i
civili, ma solo la feroce repressione	che si abbatte suil popolo e gli
oppositori.

Khatami ha richiesto ufficialmente alla Francia l'estradizione di
	Maryam Rajavi e degli altri rifugiati politici.

L'Iran applica con regolarità la pena di morte: lo ha fatto in dispregio
	dell'U.E. alla fine di settembre del 2002, impiccando nella
pubblica piazza	quattro persone, mentre a Teheran era in corso una riunione
tra il governo	iraniano e rappresentanti dell'Unione Europea. L'Iran non
ha nessun interesse	ad entrare in Europa come la Turchia, né tantomeno
l'Europa ha mai	chiesto a Teheran, in cambio dei trattati e dei contratti
commerciali, l'applicazione	dei diritti umani. Si veda in proposito
cosa sta accadendo con la richiesta	d'ispezione dei siti nucleari: il
rifiuto completo ed assoluto, accompagnate	dalle minacciose prediche
di morte agli occidentali di Khomenei, guida spirituale	e capo effettivo
dell'Iran.

Gli esuli iraniani hanno gridato nelle piazze d'Europa e a Roma: "Potete
	ammazzarci tutti, la nostra è un'idea di libertà, uguaglianza	e
giustizia, è la lotta di un popolo che da un secolo vuole la democrazia	e
l'indipendenza. Potete ammazzarci tutti, ma non si può ammazzare
	l'idea di libertà e di democrazia di un intero popolo"

Il regime dittatoriale e teocratico di Teheran rivendica l'applicazione
	delle sue leggi illiberali nei paesi democratici, come la Francia,
senza che	vengano rispettati i diritti civili degli oppositori.

Poiché è fatto divieto agli iraniani di manifestare e protestare
	pubblicamente e pacificamente nelle piazze, si chiede ai
parlamentari, alle	forze democratiche, politiche e sociali, ai
sindacati, alle associazioni dei	diritti umani e delle donne, agli
intellettuali e a tutte le cittadine e cittadini	di far sentire la
loro voce di protesta all'Ambasciata e al Governo francesi	affinché:


1.	Sìano riconosciuti e salvaguardati i diritti civili dei rifugiati
	 politici;

2.	Sìano chiarite le motivazioni e le accuse degli arresti di
massa dei rifugiati politici in Francia, che avvengono in un momento di
grandi	 proteste in Iran e di repressioni da parte del regime.

Ai parlamentari italiani  si chiede:


un'interpellanza parlamentare in cui il Parlamento Italiano e il Governo
s'impegnino affinché siano rispettati i diritti civili dei rifugiati
politici arrestati a Parigi, si faccia chiarezza sui motivi dell'arresto ed
inoltre, sia garantito per gli oppositori del regime residenti in Italia di
poter manifestare ed esprime pubblicamente la loro protesta.