Foglio di Collegamento n. 107



Cari amici,
                  vi invio nel corpo di questo messaggio e in allegato Word
il numero 107 del nostro Foglio di Collegamento.

Vi ricordo che nostra Assemblea dei Soci si terrà a Firenze l'8 giugno p. v.

Cordiali saluti
Loredana Giannini

N. B. Si puo' chiedere in qualsiasi momento la cancellazione dalla lista
per l'invio del F. d. C.
Se non volete ricevere l'allegato Word dal prossimo numero in poi, fatecelo
sapere


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FOGLIO  DI COLLEGAMENTO  INTERNO
DEL COMITATO PAUL ROUGEAU

Numero 107  -  Maggio  2003

Sommario:

1 )  Kenneth intervista due compagni sulla guerra
2 )  Grande successo di Dale Recinella in Friuli
3 )  Dale in Piemonte: diario di una Settimana santa indimenticabile
4 )  Verso la fine delle liberta' civili?
5 )  Quante le esecuzioni capitali sotto il regime di Saddam Hussein?
6 )  Dopo Saddam giustizia americana in Iraq
7 )  Il limbo di Guantanamo e i 'tribunali canguro'
8 )  Continua la diatriba sulla segretezza nel processo a Moussaoui
9 )  L'Oklahoma riapre il caso di Nichols chiedendo la morte
10) Pena di morte spettacolare: il caso di Boyd Malvo
11) Testimonianze oculari e pena di morte
12) Quanti altri Scott Hain produrra' l'Oklahoma?
13) Esonerazioni 'inutili' ed esecuzioni volontarie
14) Notiziario: Georgia, Illinois, Oklahoma, Texas


1) KENNETH INTERVISTA DUE COMPAGNI SULLA GUERRA

Cari amici italiani, le azioni del governo americano lo stanno sempre piu'
mettendo contro il resto del mondo. Scommetto che la maggioranza della
gente non crederebbe che l'argomento della guerra e' vivacemente discusso
qui tra noi prigionieri. Dal momento che il braccio della morte e' popolato
da persone molto diverse provenienti da ambienti diversi, sentiamo spesso
le opinioni piu' sorprendenti riguardo a questa guerra. Una cosa che ho
sempre voluto evidenziare e' lo sforzo che moltissimi uomini qui dentro
compiono per migliorarsi e per rieducarsi. Mentre le regole qui nella Unit
sono sempre piu' oppressive noi consultiamo riviste politiche, giornali e
libri che trattano le problematiche del mondo. Ci rendiamo conto che il
modo in cui agisce l'America determina una serie di effetti che arriva
lontano e distrugge la vita delle persone. Desideravo intervistare molti
uomini su questo argomento, ma alla fine ne ho scelti due non solo perche'
hanno una mente consapevole, ma anche perche' sanno che cosa sono le
ingiustizie a causa dei loro casi controversi. Il mio intento e' di
correlare il travisamento delle notizie date dai politici su questa guerra
con cio' che avviene per la pena di morte.
   Randy Arroyo #999261 e' un giovanotto di 23 anni di fede musulmana da
dodici anni. Il suo nome musulmano e' Abdullah Rahim Muhammad. E' di
origine portoricana; mentre si trovava in Portorico un cugino lo introdusse
ai precetti dell'Islam quando aveva circa undici anni. Da allora egli e' un
devoto musulmano. Ho scelto Abdullah perche' anche lui e' stato condannato
a morte ingiustamente in base alla 'Legge della complicita' oggettiva'
(come e' successo a me) e adesso sta cercando di provare la sua innocenza.
Abdullah era minorenne (aveva 17 anni) quando fu condannato a morte.
Sappiamo che questo problema e' in cima al dibattito politico mentre
l'America continua a giustiziare minorenni ignorando persino il Patto
Internazionale dei Diritti civili e politici.
   Chris Coleman #999239 e' un Africano di 31 anni che ha preso posto tra
gli uomini che lottano per dimostrare la loro innocenza. Condannato
ingiustamente per un'identificazione errata e una grande quantita' di
imbrogli della polizia.
   Mentre esploro la mente di questi uomini cerco anche di essere un
veicolo per le loro cause. Poiche' il Texas continua ad ammassare nel suo
braccio della morte detenuti (447 in tutto al primo di aprile), aumentano
le possibilita' di finire qui dentro per uomini come Chris e Abdullah. Ma
adesso limitiamoci ad analizzare il problema della guerra e a vedere come i
nostri leader politici stanno influenzando la vita quotidiana di tutti voi
nella societa' e di tutti noi nel braccio della morte.
   Kenneth: Prima di tutto, immagino che, essendo Musulmano, questa
situazione ti tocchi di persona. Anche se hai vissuto la maggior parte
della tua vita in America, cosa provi per cio' che sta accadendo contro le
popolazioni islamiche all'estero?
   Abdullah: Mi ricorda il mio paese Puerto Rico, quando fu invaso con la
forza dal potere militare dell'imperialismo americano nel 1898. Decenni
dopo stiamo ancora lottando per il nostro destino politico, cercando di
preservare e di onorare la nostra cultura mentre cerchiamo ancora la
liberta' dal dominio straniero. Io soffro con i miei fratelli e sorelle
musulmani d'oltreoceano e posso solo sperare che la gente si renda conto
della verita' nascosta dietro questa guerra (una razza che cerca di
guadagnare per se' le risorse e i mercati del mondo).
   Kenneth: Chris, qual e' la tua posizione religiosa/spirituale?
   Chris: Cerco di non limitare la mia mente pensando che questa guerra sia
contro la gente "Islamica", anche se quelli che combattono da una delle due
parti lo sono, ma dico piuttosto che si tratta di due forze opposte. Per
quanto riguarda le tattiche usate, non ha alcuna importanza per l'America
contro di chi stanno combattendo.
   Kenneth: Quindi tu pensi che l'America agisca secondo una mentalita' di
"supremazia"?
   Chris: Si'! La storia fornisce molti esempi di cio' (dai giorni della
schiavitu' alla Seconda Guerra Mondiale e a cio' che abbiamo visto proprio
oggi con questa guerra).
   Kenneth: L'Inghilterra e' uno dei principali sostenitori della lotta
contro la pena di morte e fornisce ai detenuti americani nel braccio della
morte incredibile sostegno. Allora, come mai pensi che l'Inghilterra si sia
decisa a sostenere questa guerra? Direi che e' una contraddizione essere in
favore della guerra e contro la pena di morte.
   Abdullah: Bene, questo accade quando un governo vende la sua moralita' e
il suo credo per guadagno politico. Dopo tutto cio' che vediamo che
l'America sta progettando contro la Francia, la Germania ecc., che si sono
opposte a questa guerra. Se alcuni osano esprimersi, devono preoccuparsi
della loro posizione finanziaria nel mondo e degli attacchi che dovranno
subire solo per dire la verita'.
   Kenneth: Masse di cittadini statunitensi hanno marciato contro questa
guerra. Perche' pensi che la gente si batta con tanta forza contro la
guerra ma non lo faccia per l'abolizione della pena di morte? Saddam e'
visto da alcuni come un odioso criminale, tuttavia la gente ha detto NO
alla guerra. C'erano vite in gioco li' come ve ne sono qui, tuttavia le
persone si sono sollevate con maggiore forza contro quelle uccisioni che
contro queste. Perche' pensi che questo avvenga e che cosa possiamo fare noi?
   Abdullah: Penso perche' i media americani dipingono i prigionieri come
nulla piu' di cittadini di secondo ordine, persone non degne di vivere e
penso che la gente provi piu' compassione verso tutte le persone che
vengono coinvolte dalla guerra (...)
   Kenneth: Cosa si puo' fare per cambiare la struttura del governo americano?
   Chris: Una buona partenza sarebbe rappresentata dalla creazione di
consapevolezza, ma colui che controlla le immagini controlla le menti delle
masse perche' la maggior parte delle persone crede in cio' che vede alla TV
o che legge sui giornali.
   Kenneth: Quando vediamo i miliardi di dollari spesi o presi in prestito
per finanziare questa guerra sono sicuro che la tua mente pensa subito a
tutta la poverta' esistente in questo ricco paese. (...)
   Chris: Perche' il capitalismo possa prosperare, questo paese ha bisogno
che il livello di poverta' resti come e' adesso. Cosi', l'oppressione deve
essenzialmente esistere in America, altrimenti il capitalismo muore. Cosi',
il vero motivo per il quale vengono combattute queste guerre deve venire
alla luce, in particolare si deve venire a sapere di come solo l'elite
della societa' ne tragga vantaggio. (...)
   Kenneth: Nel Corano si dice che "La persecuzione e' peggiore del
massacro" (sura 2, verso 161) e Imami Ali ha detto "L'oppressore e
l'oppresso bruceranno entrambi, l'oppressore per la sua tirannia e
l'oppresso per averla accettata". Cosa pensi di queste due frasi, in
particolare alla luce di come sono oppressi qui tutti i condannati a morte?
   Abdullah: Se non c'e' niente nella tua vita per cui valga la pena di
lottare, allora che vale la vita? Penso che questa sia un'affermazione che
dovrebbe indurre tutti a lottare per cio' che e' giusto, non per
conquistare, convertire, soggiogare o perseguitare e giustiziare. Dobbiamo
opporci all'assassinio sponsorizzato dal governo, e non permettere al
governo di dire che e' moralmente giusto, perche' l'unica differenza che
rende diverso un boia da un condannato e' la decisione "morale" di togliere
la vita.
   Kenneth: Potrei approfondire ancora moltissimo questo dibattito sulla
guerra e sulla pena di morte, ma dobbiamo concludere per motivi di spazio.
In chiusura mi piacerebbe sapere come entrambi voi vedete il futuro della
pena di morte.
   Chris: Riguardo al Texas e' difficile dirlo con tutto cio' che sta
succedendo, ma mi piacerebbe pensare e pregare che la pena di morte venga
abolita a livello nazionale. Sento che dobbiamo fare ancora molta strada
nonostante le nuove consapevolezze delle ingiustizie che hanno luogo
quotidianamente.
   Abdullah: Il futuro e' incerto, ma credo che un giorno - proprio come
adesso guardiamo nel passato alla schiavitu', alle decapitazioni, alle
elettrocuzioni - guarderemo anche alla pena di morte con disgusto. Sia
riguardo alla guerra che alla pena di morte, se vogliamo un mondo di pace e
di giustizia.... Dobbiamo essere piu' pacifici e piu' giusti noi.
   Per commentare le cose dette da Abdullah in questo articolo, potete
scrivergli direttamente qui o inviargli una e-mail a joenelz at yahoo.com
oppure a ntdrades at satx.rr.com  Allo stesso modo potete fare per Chris, e la
sua e-mail e' myownceo at yahoo.com


2) GRANDE SUCCESSO DI DALE RECINELLA IN FRIULI

Dale Recinella, cappellano laico che assiste in Florida i condannati a
morte e i detenuti in isolamento a lungo termine, e' tornato in Italia in
aprile (v. n. 106). E' stato accolto calorosamente in Friuli dal nostro
socio e membro del Direttivo Stefano Zanini e dalla sua amica Francesca
Giorgetti, ricercatrice nell'Universita' di Udine che, per conto
dell'Universita' (sponsor del viaggio di Dale), ha mirabilmente organizzato
un primo grandioso ciclo di conferenze. Francesca, che e' docente ed
interprete di inglese, ha tradotto in contemporanea le conferenze di Dale.
   Le attivita' programmate erano gia' moltissime ma ad esse si sono
aggiunti degli extra: alcuni incontri, interviste con i media e un
colloquio con il Rettore dell'Universita' di Udine che e' rimasto cosi'
entusiasta di Dale Recinella da proporre la ripetizione  dell'esperienza
l'anno prossimo, eventualmente anche con altri esponenti del mondo
abolizionista americano.
   Il 2 aprile Dale ha parlato al mattino nella scuola di lingue Uccellis a
circa una cinquantina di studenti diciottenni, e, alla sera, ad un'altra
cinquantina di persone adulte, nella parrocchia di San Cristoforo. Le
mattine del 3 e del 4 aprile sono state occupate da due interventi di Dale
rispettivamente nel Liceo Scientifico Copernico e nel Liceo Scientifico
Bertoni, dove complessivamente un altro centinaio di studenti lo ha
ascoltato con commossa concentrazione. Alla sera del 4 aprile Dale ha poi
ancora parlato ad un pubblico adulto  composto da un'ottantina di persone
nella sala Ajace del Municipio di Udine. Qui e' stato presentato al
pubblico da don Pierluigi Di Piazza, un parroco molto impegnato nel sociale
che si occupa dell'accoglienza di profughi. Il 5 aprile, ospite del Gruppo
di Amnesty di Osoppo, Dale ha parlato in una scuola superiore al mattino e
al Centro Sociale Salcons di Gemona alla sera. Le mattinate del 7 e 8
aprile sono state dedicate a due conferenze in scuole superiori di Osoppo.
Alla sera dell'8 Dale ha parlato nell'istituto religioso Tomadini.
L'incontro era stato organizzato dal  Gruppo di Udine di Amnesty
International. L'11 aprile Dale ha parlato al mattino ad una cinquantina di
studenti della scuola di Belle Arti Sello. Il Professor Corrado Albicocco,
insegnante di grafica pubblicitaria in quella scuola, aveva collaborato al
progetto della visita di Dale, preparando il poster e i volantini
ufficiali. Alla sera dello stesso giorno Dale, a conclusione del suo
soggiorno friulano, ha parlato nella Chiesa Battista di Pordenone,
partecipando ad una conferenza sul Diritto alla Vita e alla Pace, alla
quale hanno preso parte anche un teologo e un pastore battista.


3) DALE IN PIEMONTE: DIARIO DI UNA SETTIMANA SANTA INDIMENTICABILE

Alle 20,30 del 12 aprile, carico di bagagli, a Malpensa emerge dalla calca
dei viaggiatori il nostro carissimo amico Dale Recinella, che sara' ospite
del Comitato a Torino per una settimana. Durante questi sette giorni
testimoniera' la sua drammatica esperienza con i detenuti della Florida.
Dale arriva dal Friuli, dove e' stato ascoltato da oltre tremila persone.
13 aprile (Domenica delle Palme) - Parrocchia di S.Giulio d'Orta (TO), ore
9:30, processione con i rami d'ulivo. Vi prende parte anche Dale: gli viene
offerto di portare, per un tratto di strada, la croce. Dale e' cosi'
commosso e colpito dall'amore dimostratogli e dalla grande quantita' di
bandiere di pace che sembrano salutarlo dai balconi del quartiere, che
scrive un articolo per una rivista cattolica americana, dedicandolo proprio
a questo evento.
13 aprile - Chiesa di Santa Teresa (TO) - Organizzato dalla Comunita' di
Sant'Egidio, ha luogo un intervento molto particolare di Dale: egli si
riallaccia ad alcuni brani della Passione di Gesu' secondo  Marco,
traendone riferimenti alla situazione attuale dei condannati a morte. I
membri della Comunita', che riprendono con una telecamera l'intero
intervento, sono felici di avere tutta per loro questa conferenza cosi'
speciale di Dale.
14 aprile - Alle 21 nella parrocchia di San Giulio d'Orta, Giuseppe Lodoli
e Dale Recinella tengono la loro prima conferenza, ascoltata da una
settantina di persone: Giuseppe ripercorre rapidamente le tappe
dell'abolizionismo nella storia, poi passa alla situazione attuale. Cerca,
pur fornendo molti dati, di alleggerire la trattazione con la descrizione
di alcuni casi e qualche aneddoto. Prende poi la parola Dale. Ormai ci
conosciamo molto bene e formiamo una coppia affiatata: riesco a tradurre
agevolmente ogni sua frase. La testimonianza di Dale provoca profondo
turbamento e commozione: ci sembra di essere inginocchiati con lui davanti
alle celle dei detenuti e di recepire con lui la loro indicibile necessita'
di contatti umani, di non sentirsi abbandonati. Ci sembra di essere anche
noi stretti dall'abbraccio di una famiglia che sta dicendo addio al proprio
caro poche ore prima che questi venga ucciso dalla stato della Florida. Ci
sembra di essere seduti accanto a Dale nella stanza dei testimoni
dell'esecuzione, quando il  condannato lo guarda dritto negli occhi
attraverso un vetro, e sentiamo anche noi le sue ultime parole di perdono e
di amore. Ci sembra di sentire il senso di oppressione del condannato
quando il veleno gli paralizza i muscoli e non gli permette di respirare.
Al termine della conferenza ci sono molte domande, molti dubbi: ma chi trae
vantaggio da tutto questo? I familiari delle vittime sono davvero consolati
da questa atroce agonia dei condannati? Perche' i governatori e i politici
non cercano almeno di alleviare le sofferenze di questi detenuti con
condizioni di detenzione piu' umane e dignitose? Perche' i malati mentali
gravi sono trattati alla stregua dei peggiori criminali?
15 aprile - Sala dei Popoli, Collegno (TO) - Organizzato da varie
parrocchie e dal Comune di Collegno, ha luogo un incontro simile a quello
tenuto il giorno prima nella parrocchia di San Giulio d'Orta. Viene ad
ascoltarci anche una ragazza che attualmente vive in Svizzera e che si e'
fidanzata con un condannato a morte della Florida, parla a lungo con Dale
dopo la conferenza e gli dice che presto attivera' le pratiche per sposare
quest'uomo.
16 aprile - Istituto Bermani per Corrispondenti Esteri di Novara - Veniamo
accompagnati da Anna Maria Esposito, membro del Direttivo, alla scuola dove
Dale terra' due interventi consecutivi: il primo dalle 9 alle 11 e il
secondo dalle 11 alle 13. In tutto ci ascoltano circa 500 studenti, di eta'
compresa tra i 17 e i 19 anni, nonche' numerose loro insegnanti. I ragazzi
sono subito attratti dalle parole di Dale, anche quelli che avevano cercato
di rendersi invisibili, in fondo al grande salone, hanno ora gli occhi
calamitati su di lui. Le domande alla fine sono molte, la maggior parte
formulate in inglese.
17 aprile Ore 20,30. - Centro Servizi Volontariato presso l'Universita'
statale di Torino. Incontro organizzato da Amnesty International. Giuseppe
e Dale tengono una lunga conferenza/dibattito: assistono una quarantina di
persone molto motivate e una giornalista che intervista Dale. Alla fine
fioccano le domande e il personale deve quasi cacciarci a forza perche' il
centro doveva chiudere alle 23.
18 aprile - Sermig - Ore 16,30. Il socio Secondo Mosso ha organizzato con
grande impegno questo incontro di Dale con alcuni membri del Sermig,
all'Arsenale della Pace. Un giovane racconta la storia della struttura che
un tempo era servita per fabbricare strumenti di morte (era un arsenale
militare). E' stata trasformata da migliaia di volontari in un luogo di
costruzione della Pace, dove vengono accolti i senza tetto e dove ogni
giorno decine di persone si alternano per aiutare i piu' poveri. Dale,
commosso, dice: "La mia storia riflette quella dell'arsenale: anch'io,
grazie all'intervento di Dio e di amici meravigliosi, sono stato
trasformato da un essere ricco ed egoista in uno che cerca di dare e fare
qualcosa per i meno fortunati". La sua storia personale e' avvincente e
verra' pubblicarla sulla rivista del Sermig.
20 aprile (Pasqua) - Parrocchia di S. Giulio d'Orta - Ore 10. Dale fa un
ultimo intervento pubblico, durante la preghiera dei fedeli: prega per le
madri di tutte le vittime, della guerra, della pena di morte, della fame,
della violenza e dell'egoismo; prega per tutti coloro che stanno per
morire, giustiziati, malati di AIDS o di cancro, abortiti, bombardati,
affamati; prega per i portatori di morte, i governanti, i boia, gli
egoisti. Al termine della Messa saluta la folla in chiesa. Tutti applaudono
e il parroco lo abbraccia. Ci sono anche alcune lacrime.
Alla sera fervono i preparativi per la partenza di Dale che scopre di aver
dimenticato in fondo ad una valigia 60 cartoline ancora da scrivere. Ogni
volta che va all'estero per tenere i suoi discorsi, manda a tutti i suoi
amici nel braccio della morte e nelle celle di isolamento una cartolina,
con un messaggio personalizzato. Sta alzato fino alle tre del mattino per
scrivere tutte le cartoline che aveva dimenticato. Ammiro il suo lavoro e
lui mi dice che molto spesso, incollate al coperchio delle scatole che
contengono gli effetti personali dei suoi amici detenuti, ci sono solo le
sue cartoline.
22 aprile - Ore 14 (ora italiana) Dale mi telefona e dice che e' arrivato a
casa. In aereo ha dormito, ma e' molto stanco per il cambio di fuso orario.
Gli ci vorra' qualche giorno per riprendersi eppure  sta gia' lavorando a
tutti i progetti che ha messo in cantiere durante il suo viaggio in Italia.
Anche noi dobbiamo riprendere la lotta, ma adesso sappiamo di avere in
Dale, come in moltissimi altri Americani impegnati sul fronte
abolizionista, un alleato laggiu', vicino ai nostri amici condannati a
morte. (Grazia)


4) VERSO LA FINE DELLE LIBERTA' CIVILI ?

Si intitola drammaticamente: "L'altra guerra. L'Amministrazione Bush e la
fine delle Liberta' civili" un lungo articolo di Elaine Cassel, docente di
diritto e di psicologia a Washington e in Virginia.
   L'articolo e' apparso a fine aprile nella famosa NewsLetter quindicinale
californiana di informazione alternativa CounterPunch. E' preciso e
documentato, non indulge alle esagerazioni e alla critica fine a se stessa.
Ci e' impossibile dare un resoconto esauriente di questo notevole saggio
(in inglese) che e' a disposizione dei lettori che ne facciano richiesta
alla nostra casella email. Ci limitiamo a farne un'ampia recensione.
   La tesi della Cassel: "Se i piloti suicidi che ci hanno attaccato l'11
settembre 2001 ci odiavano per le nostre liberta' - come dice anche Bush -
oggi ci sono meno motivi per odiarci" viene dimostrata usando in primo
luogo citazioni dei massimi dirigenti USA, a cominciare da quella del
presidente Bush del 20 settembre 2001: "La nostra guerra al terrore
comincia con Al Qaida, ma non finira' qui. Non finira' fino a che, sullo
scenario globale, ogni gruppo terroristico non verra' individuato, fermato
e sbaragliato."
   La 'guerra al terrore' secondo Bush non si limita alle operazioni
militari ma si basa su un arsenale di nuove leggi e regolamenti. Ashcroft,
Bush e numerose corti federali hanno decretato che le liberta' fondamentali
devono essere limitate in nome della 'lotta al terrore'. Questa asserzione
lascerebbe sottintendere che le limitazioni siano temporanee, tuttavia la
dilatazione indefinita della lotta al terrorismo ('puo' durare quanto una
vita' ha detto Bush) rischia di renderle permanenti.
   Per combattere il terrorismo, la reale efficacia delle limitazioni poste
alle liberta' civili in America e nel mondo non e' facile da valutare,
certi ed evidenti sono gli effetti disastrosi che gia' pesano sulla vita
quotidiana di un gran numero di persone innocenti.
   Oltre che dai crimini di guerra, dalle operazioni illegali e 'coperte',
l'attacco ai diritti civili deriva dunque da recenti leggi, ordini
presidenziali e regolamenti governativi.
   Il pacchetto legislativo denominato "Atto Patriottico" che consta di
oltre 275 pagine, redatto dall'Esecutivo ed approvato dal Congresso dopo
l'11 settembre 2001, smantella in gran parte le garanzie previste dagli
emendamenti 1, 4, 5 e 6 della Costituzione americana. E' ben evidente il
colpo ai diritti civili dei cittadini americani e stranieri ma la sua reale
portata si rendera' pienamente manifesta nel corso degli anni.
   Bush ha avuto buon gioco nel cavalcare la paura generata dagli attacchi
alle Torri gemelle. Il 25 ottobre 2001, contro l'Atto Patriottico - che
aumenta grandemente il potere e la liberta' d'azione dell'Esecutivo -  vi
e' stato solo il voto del senatore Russell Feingold (lo stesso che si
distingue in epiche battaglie contro la pena di morte).
   Prendendo come esempi fatti gia' accaduti, la Cassel illustra alcuni
aspetti liberticidi dell'Atto Patriottico.
   La stessa definizione data al concetto di "terrorismo" e' tanto larga da
permettere al governo di perseguire, senza intervento del potere
giudiziario, persino coloro che compiano atti che intralcino o
interferiscano con la politica americana. Anche il 'netstrike', cioe'
l'invio di un gran numero di messaggi di protesta che intasano le caselle
e-mail delle autorita', puo' essere considerato atto di terrorismo?
   Oggi diventa terrorista anche chi ha legami labili con organizzazioni,
che professano particolari opinioni o credenze religiose, definite
terroristiche - magari erroneamente ma in modo insindacabile - dal governo.
   L'Atto Patriottico compromette le liberta' e, per di piu', consente
pericolosamente ad enti ed agenzie governative di produrre ordini e
regolamenti che le limitano e le limiteranno sempre piu'.
   Gia' possono essere intercettate dal governo comunicazioni di ogni tipo,
senza che il potere giudiziario abbia certificato il sospetto di un reato.
I provider Internet non possono sottrarsi alla richiesta del governo di
spiare i loro clienti. L'F. B. I. puo' registrare le conversazioni che
avvengono tra un detenuto federale (imprigionato anche per essere
semplicemente un testimone!) e il proprio avvocato difensore.  L'F. B.I. ha
poteri di censura nei riguardi dei librai e di Internet.
   Cittadini stranieri, accusati magari erroneamente di terrorismo, possono
essere detenuti in segreto e a tempo indeterminato senza aver accesso ad
avvocati difensori, senza poter interrogare i testimoni a carico e prendere
visione delle prove. I residenti stranieri originari del Medio Oriente e
dei paesi musulmani devono registrarsi e possono essere arrestati anche per
infrazioni minime. Gli stranieri in entrata possono essere fotografati e
schedati, obbligati a fornire le impronte digitali e a sottoporsi a
interrogatori periodici; e' consentito imprigionarli in incommunicado senza
accuse 'per un periodo ragionevole di tempo'. Le universita' devono spiare,
se richiesto, gli studenti stranieri. Questi ultimi sono soggetti ad
espulsione anche per piccoli errori nelle formalita' burocratiche. Possono
essere perquisiti veicoli e aeromobili senza fornire alcun motivo. I
viaggiatori aerei possono essere schedati sotto ogni aspetto, perfino nelle
loro abitudini personali. Possono essere compilate liste di persone non
autorizzate a volare senza comunicare a costoro il motivo del divieto. L'F.
B. I. puo' condurre sorveglianze aeree di persone e abitazioni senza
mandato e puo' installare telecamere nascoste in luoghi in cui si tengono
manifestazioni autorizzate.
    Uno straniero che venga definito dal Pentagono 'combattente illegale'
puo' essere giudicato e condannato dalle autorita' militari senza aver
accesso alle normali garanzie processuali.
    L'Atto Patriottico non segna il repentino inizio di una storia. Esso in
realta' aggravava i danni gia' causati da un precedente pacchetto
'antiterrorismo' fatto approvare dal Presidente Clinton nel 1996 sull'onda
dell'emozione suscitata dagli attentati dinamitardi contro edifici
governativi degli anni precedenti, da un incidente aereo sospetto e dagli
attentati avvenuti in quell'anno durante le Olimpiadi di Atlanta. L' "Atto
antiterrorismo e per il Rafforzamento dell'efficacia della pena di morte"
rendeva piu' difficile ricorrere contro condanne capitali ingiuste e gia'
prevedeva la sorveglianza di persone dedite ad attivita' perfettamente
legali, gia' consentiva l'espulsione di stranieri senza fornire un motivo e
senza possibilita' di ricorso.
   Si profila infine quello che le organizzazioni per i diritti civili
definiscono negativamente "Atto Patriottico II" e che Ashcroft ha
battezzato "Atto per l'aumento della sicurezza interna del 2003 ". Da
indiscrezioni trapelate negli ultimi due mesi si apprende che tale
pacchetto, ora all'esame del Vice presidente Cheney e del Presidente della
Camera dei Rappresentanti Dennis Hastert, tende ad allargare ulteriormente
il potere insindacabile del governo, anche molto ad di fuori della sfera
della lotta al terrorismo, e a rendere permanenti alcune limitazioni
provvisorie.  Si prevede che ogni tipo di sorveglianza dei cittadini possa
essere fatto anche da terzi per conto delle autorita' federali (per esempio
dalla polizie locali). Si prevede di esercitare la sorveglianza anche
tramite banche, personal computer, telefoni, carte di credito... obbligando
allo spionaggio i gestori dei servizi in base ad un semplice ordine del
Ministero della Giustizia. Alcuni comportamenti non violenti diventeranno
passibili di pena di morte. Il governo federale potra' condurre in proprio
le autopsie giudiziarie. Potranno essere privati della cittadinanza
americana, incarcerati, espulsi o anche detenuti all'estero in qualsiasi
luogo, Americani dediti ad attivita', perfettamente lecite, in
organizzazioni accusate di avere qualche collegamento con il terrorismo.
Verranno incrementate le sanzioni, fino all'espulsione, per gli immigranti
che compiano lievi irregolarita', per esempio studenti stranieri che
dimentichino di comunicare di essersi ritirati da un corso di studi.
   Tutto cio' dovra' essere promulgato entro quest'anno o, al piu' tardi,
entro il 2005.
   Nel corso del 2002 sono stati emessi piu' di 1.200 ordini segreti di
sorveglianza dal Ministro Ashcroft, dall'F.B.I. e dall'Ente per la
sorveglianza segreta degli stranieri. In conseguenza molte persone sono
state arrestate. Ora tali persone hanno appreso che l'Atto Patriottico
impedisce esplicitamente ogni revisione giudiziaria delle prove segrete e
degli ordini segreti di cattura. Dunque: detenzioni segrete e  prove
segrete cui potranno seguire processi segreti. Che cosa avverra' dopo?
Forse esecuzioni segrete?
   "Noi vogliamo...difendere la liberta' e la giustizia, costi quel che
costi". Ha detto Ashcroft un anno fa.


5) QUANTE LE ESECUZIONI CAPITALI SOTTO IL REGIME DI SADDAM HUSSEIN?

Nel caos del dopoguerra, in mancanza di organi ufficiali che svolgano,
sotto il controllo di osservatori internazionali, indagini relative ai
crimini compiuti dal regime di Saddam Hussein, attivisti 'volontari',
rovistando indisturbati negli edifici governativi abbandonati e distrutti,
si sono impossessati di documenti riguardanti esecuzioni di oppositori, per
lo piu' dati per 'scomparsi' da anni o decenni.
   Da questi documenti emergono alcuni dati sulle esecuzioni capitali
portate a termine nell'arco di trent'anni ma, almeno per ora, e'
assolutamente impossibile fare valutazioni sensate del numero di esecuzioni
effettuate, dei reati contestati, delle modalita' secondo cui venivano
formulate le accuse e condotti eventuali processi. L'Iraq continua ad
essere il paese in cui si sa meno riguardo all'applicazione della pena di
morte.
   Vengono da piu' parti citati dati numerici ma questi sono del tutto
inattendibili. Impressionanti testimonianze raccolte in questi giorni dai
giornalisti rimangono frammentarie ed episodiche.
   Particolarmente toccante e' la dettagliata testimonianza resa il 6
maggio al Times di Londra dallo sciita Hussein Rabia, sopravvissuto sia
pure ferito ad una delle fucilazioni extragiudiziali di massa eseguite nel
1991 per reprimere la rivolta sciita innescata dagli Americani dopo la
Guerra del Golfo. Con Rabia il 26 marzo 1991 vennero fucilate una
cinquantina di persone, un'altra esecuzione segui' nello stesso luogo poco
dopo.
   Sembra siano state trovate liste con centinaia di nomi di persone
'giustiziate'. Si parla di migliaia, o di centinaia di migliaia, di 'morti
fatti dal regime'. Si scavano in modo caotico e senza alcun controllo
alcune fosse comuni. In mancanza di indagini sistematiche con una
supervisione internazionale, cio' che viene scoperto non puo' rispondere
alle aspettative angosciose delle famiglie degli scomparsi, non puo'
servire all'amministrazione di una giustizia degna di questo nome, non puo'
servire a scrivere la storia, serve soltanto ad una grossolana condanna
politica del passato regime, accumula terreno fertile per vendette private
indiscriminate, per il perpetuarsi del caos, dell'insicurezza e delle
sofferenze della popolazione irachena.


6) DOPO SADDAM GIUSTIZIA AMERICANA IN IRAQ

L'Iraq ha estremo bisogno di un serio sistema giudiziario per trattare le
cause correnti e soprattutto per giudicare le persone che hanno compiuto
delitti contro l'umanita' nei trent'anni del passato regime. Come minimo
occorre accertare la verita' dei fatti e assicurare che i peggiori
criminali non vengano di nuovo a far parte della classe dirigente del paese.
   La dottrina giuridica applicabile per perseguire i crimini contro
l'umanita' si e' sviluppata a partire dal 1945 con l'istituzione dei
Tribunali Militari di Norimberga e di Tokio, per passare alla
giurisprudenza dei tribunali 'ad hoc' per la ex Iugoslavia e per il Ruanda
e per finire col Tribunale Penale Internazionale permanente istituito con
lo statuto di Roma nel luglio del 1998, tribunale che e' divenuto operativo
quattro anni dopo. I tribunali di Norimberga e di Tokio furono accusati di
applicare la 'giustizia dei vincitori' ai perdenti della seconda guerra
mondiale. La struttura equilibrata e garantista dei tribunali
internazionali moderni - esenti dalla pena di morte, composti da giuristi
altamente competenti, non politicizzati, opportunamente differenziati per
provenienza geografica - e' assai piu' rispondente all'esigenza di
rispettare i diritti umani e di giudicare equamente.
  Purtroppo - come osserva Kathleen Peratis, esperta giurista membro del
Direttivo di Human Rights Watch - l'approccio giudiziario 'avvolto nella
bandiera americana' che si profila in Iraq non sembra essere efficace e
credibile. In aprile l'amministrazione statunitense ha annunciato - in una
conferenza stampa e in una audizione al Congresso - che intende costituire
delle corti di giustizia, scegliendo tra i giuristi iracheni, onde
perseguire gli esponenti del regime di Saddam Hussein per genocidio,
crimini di guerra e crimini contro l'umanita'. Un gruppo di giuristi
iracheni in esilio era stato preventivamente riunito a Washington per
ricevere le prime istruzioni su tale lavoro.
   Washington si oppone allo svolgimento di indagini su larga scala da
parte di inquirenti internazionali e alla creazione di un efficiente
tribunale internazionale, dotato delle piu' ampie garanzie, che si occupi
almeno dei delitti piu' gravi. Perche' ? Secondo la Peratis i motivi sono
almeno tre. Innanzitutto gli Stati Uniti non vogliono rischiare di finire
sotto esame. Per esempio per l'uso delle bombe a frammentazione o il per
deliberato attacco al morale delle popolazioni civili. In secondo luogo gli
USA aborriscono ogni sistema penale privo della pena di morte. In terzo
luogo l'amministrazione Bush nutre un'assoluta avversione contro ogni forma
di giustizia internazionale. Essa, per esempio, ha cercato di impedire
l'avvio del Tribunale Penale Internazionale (TPI) e, non riuscendovi, ha
lanciato una crociata a livello mondiale per intimidire gli stati che
sostengono il TPI e limitare il piu' possibile il mandato di tale organismo
(v. n. 99). E' noto che gli Stati Uniti hanno stipulato numerosi accordi
bilaterali tesi ad impedire che qualsiasi persona che lavori per conto
degli USA possa essere tradotta davanti al TPI senza una specifica
autorizzazione americana. L'ultimo di tali accordi e' stato firmato il 3
maggio da Colin Powell e dal capo del governo albanese Fatos Nano.


7) IL LIMBO DI GUANTANAMO E I 'TRIBUNALI CANGURO'

Il 2 maggio il Pentagono ha cominciato a far trapelare alcune notizie sulle
decisioni prese riguardo alla costituzione delle Commissioni militari,
definite 'tribunali canguro' dai giuristi piu' critici (v. n. 106).
Ricordiamo che tali commissioni furono istituite, con Ordine del Presidente
Bush del 13 novembre 2001, per giudicare gli stranieri sospetti di reati di
terrorismo catturati in tutto il mondo dagli USA.
    Il colonnello dell'esercito Frederic Borch III sarebbe stato designato
capo degli accusatori e supervisore dei processi, mentre il colonnello
dell'aeronautica Willie Gunn dovrebbe sovrintendere all'ufficio degli
avvocati difensori. I due avrebbero anche il compito di reperire gli
avvocati accusatori e i difensori d'ufficio nell'ambito del personale
militare.
   Diciotto crimini di guerra ed altri otto delitti, che vanno dal
terrorismo alla resa simulata, potranno essere perseguiti dalle Commissioni
militari.
    Come gia' si sapeva, per infliggere una pena detentiva saranno
sufficienti i due terzi dei voti a favore; in tal caso i giudici potranno
essere solo tre (nei processi normali per affermare la colpevolezza occorre
l'unanimita' di 12 giurati). Per comminare una condanna a morte sara'
richiesta l'unanimita' di una commissione di sei giudici. In ogni
commissione vi sara' almeno un legale con il compito di decidere quali
saranno le prove ammissibili e di risolvere le questioni procedurali. La
qualita' del materiale probatorio verra' decisa da Rumsfeld e da Bush,
pertanto la colpevolezza potra' essere provata al di fuori delle regole
vigenti nelle normali corti di giustizia. Si e' affermato che potranno
essere ammesse testimonianze anonime e prove di origine segreta, prove per
sentito dire. Le udienze potranno essere secretate 'per ragioni di
sicurezza' e condotte da giudici e accusatori anonimi e incappucciati.
   Tali commissioni, secondo l'ufficio del Consigliere generale del
Ministero della difesa  William Haynes, sarebbero pronte a processare un
piccolo gruppo di persone ancora da scegliere tra i circa 660 prigionieri
appartenenti a 42 nazioni detenuti nella base di Guantanamo Bay a Cuba. La
maggior parte di essi sono stati catturati in Afghanistan o in Pakistan. Ma
coloro che sono considerati i capi delle organizzazioni terroristiche sono
detenuti in segreto in altri luoghi sparsi nel mondo, probabilmente
sottoposti a trattamenti crudeli, inumani e degradanti se non a tortura.
Alcuni di questi potrebbero diventare collaborazionisti del governo
americano pur di non essere deferiti alle Commissioni militari.
    Il Ministro della Difesa Rumsfeld ha definito i prigionieri degli USA
'nemici detenuti' o 'combattenti illegali' con lo scopo di sottrarli alle
garanzie previste dalle convenzioni internazionali per i prigionieri di
guerra.
   Non e' detto che i processi comincino nel giro di settimane o di mesi.
   I margini del limbo di Guantanamo sono lasciati volutamente indefiniti
in modo tale da "far sorgere lo spettro di un Gulag americano" come ha
dichiarato il prof. Jonathan Turley dell'Universita' di legge George
Washington.
   Dopo lunghissimi interrogatori molti dei detenuti di Guantanamo sono
risultati combattenti talebani di 'basso livello' difficilmente
processabili davanti alle Commissioni militari. Parecchi sono minorenni,
non mancano i ragazzi tra i 13 e i 16 anni di eta'. Una dozzina di essi
sarebbe pronta per essere rimandata a casa mentre e' prevista una trentina
di nuovi arrivi.
   Quando fu inaugurato il campo di Guantanamo nel gennaio del 2002 il Vice
presidente Dick Cheney chiamo' i meschini detenuti li' dentro e in
Afghanistan "i peggiori di un pessimo gruppo", mentre Donald Rumsfeld li
defini' "tra i piu' pericolosi, ben addestrati, perfidi assassini che si
trovino sulla faccia della terra". Ora il governo e' propenso a rilasciarne
alcuni, totalmente spremuti e trovati privi di informazioni interessanti, a
condizione che non abbiano minacciato di vendicarsi nei riguardi degli
Americani.
   Nel giuoco delle parti, Colin Powell il 'buono' ha inviato il 3 maggio a
Rumsfeld, il 'falco', una lettera vibrante in cui si chiede al Pentagono di
decidere al piu' presto quali dei prigionieri di Guantanamo possano essere
liberati. Il Segretario di Stato e' infatti sotto la pressione di molti
governi stranieri, inclusi quelli 'alleati', che protestano per il limbo
legale in cui sono tenuti i rispettivi cittadini.
   In tutto, da Guantanamo sarebbero stati fino ad ora liberati solo 22
detenuti, tra cui un pazzo e un ultrasettantenne.
   Il dati esatti riguardo ai prigionieri di Guantanamo sono tenuti segreti
cosi' come i particolari delle condizioni di detenzione.
   Da tutto il mondo si sono levate proteste per questa vergogna che
rimarra' nella storia. E' certo pero' che quello che avviene in altri siti
sperduti e dimenticati, soprattutto nei campi di detenzione gestiti dagli
'alleati' degli Stati Uniti in Afghanistan - giustamente paragonati ai
lager nazisti  - e' una vergogna di portata qualitativa e quantitativa
assai piu' rilevante.


8) CONTINUA LA DIATRIBA SULLA SEGRETEZZA NEL PROCESSO A MOUSSAOUI

Nel numero precedente abbiamo parlato dell'aspra conflittualita' a
proposito del manto di segretezza steso dal governo americano su vari
aspetti del processo per terrorismo a carico di Zacarias Moussaoui. La
disputa coinvolge l'imputato, la giudice Leonie Brinkema, presidente della
Corte federale distrettuale che lo dovra' giudicare,  il Governo degli
Stati Uniti e i piu' importanti media americani. In merito vi sono stati
alcuni sviluppi nell'ultimo mese di cui diamo brevemente conto.
   Il 22 aprile il governo si e' detto disposto ad accogliere in parte la
richiesta dei media di rendere noti i documenti relativi al caso ma si e'
riservato di decidere insindacabilmente quali carte mantenere riservate,
anche nell'interesse dei governi stranieri che le hanno fornite. Il 27
aprile i media hanno contestato le limitazioni poste dal governo alla
pubblicizzazione delle carte relative all'appello previsto per il 3 giugno
davanti alla Corte federale d'Appello del Quarto Circuito (v. n. 106). I
media contestano che solo i documenti ufficialmente secretati possono
essere mantenuti riservati. Essi osservano tra l'altro che e' ridicola la
richiesta di rimuovere il nome di Ramzi Binalshibh dalle carte da rendere
pubbliche quando tutti i media e lo stesso presidente Bush hanno parlato
della cattura di costui.
   Il 6 maggio si e' appreso che e' in corso anche una disputa sulla
possibilita' della difesa di Moussaoui di accedere alle informazioni in
possesso della CIA relative ad Al Qaida.
   Il 13 maggio la Corte federale d'Appello del Quarto Circuito, in
risposta al ricorso dei media, ritornando su una sua precedente decisione,
ha disposto che l'udienza del 3 giugno sull'ammissibilita' dell'accesso a
Ramzi Binalshibh sia, almeno in parte, pubblica. L'udienza sara' divisa in
due fasi, una pubblica ed una a porte chiuse sul materiale tenuto segreto.
Di questa seconda fase verra' comunque resa pubblica una sintesi.
   Il 15 maggio la giudice Brinkema, rigettando l'offerta del governo di
lasciar passare per via indiretta informazioni tra l'imputato e Ramzi
Binalshibh, ha definitivamente sentenziato che Moussaoui ha titolo di
intervistare in un collegamento video il testimone. La questione sara'
dunque decisa il 3 giugno.


9) L'OKLAHOMA RIAPRE IL CASO DI NICHOLS CHIEDENDO LA MORTE

Per l'attentato dinamitardo del 1995 contro un edificio federale di
Oklahoma City, Bush e Ashcroft avevano chiesto una giustizia con tutte le
caratteristiche della vendetta. 'Giustizia' fu fatta con l'esecuzione
spettacolare di Timothy Mc Veigh, avvenuta l'11 giugno 2001 dopo un
processo spettacolare costato 100 milioni di dollari (v. n. 87).
Un'altra persona accusata di aver tramato contro il governo federale fu
Terry Nichols, un amico di Mc Veigh. Per lui sotto l'amministrazione
Clinton in un processo federale si era arrivati ad una condanna a vita
senza possibilita' di uscita sulla parola. L'accusa era di aver causato
involontariamente la morte di otto agenti, periti nell'attentato con altre
160 persone.
   Tuttavia lo stato forcaiolo dell'Oklahoma non ha mollato la presa ed e'
infine riuscito a riaprire il caso di Terry Nichols ben deciso ad ottenere
per lui la pena di morte accusandolo di essere stato un diretto
collaboratore di Mc Veigh nell'attentato del 1995.
   Pur di ottenere la vita di Nichols e di venire alla ribalta nazionale,
il piccolo e povero stato dell'Oklahoma si e' sforzato di imitare il
gigante federale nel processo a Mc Veigh, dispiegando al massimo le sue
potenzialita' di investigazione e di accusa e stanziando all'uopo ingenti
fondi (solo l'inizio della difesa d'ufficio di Nichols e' costata
all'Oklahoma 2 milioni  mezzo di dollari).
   L'accanimento con cui l'Oklahoma chiede la vita di Nichols contrasta con
la ben nota consuetudine del diritto anglosassone di non processare due
volte una persona per lo stesso reato.
   L'udienza preliminare per Nichols e' cominciata il 5 maggio. L'accusa ha
fatto sfilare numerosi testimoni - compresi la moglie e la ex moglie
dell'accusato e un complice, Michael Fortier - per dimostrare che Nichols
nutriva sentimenti ostili contro il governo degli Stati Uniti ed aiuto' Mc
Veigh a progettare e confezionare una bomba di quasi due tonnellate.
Secondo l'accusa Nichols insieme a Mc Veigh carico' l'ordigno su un furgone
che quest'ultimo porto' a ridosso dell'edificio federale Alfred P. Murrah.
La bomba esplose il 19 aprile 1995, secondo anniversario dello sterminio
della setta separatista dei Davidiani compiuta dagli agenti federali a Waco
nel Texas.
   La regia dell'accusa e' stata perfetta e alla fine dell'udienza
preliminare, il 13 maggio, e' arrivata puntuale la sentenza del giudice
distrettuale Allen McCall che ha autorizzato il processo per l'omicidio di
160 persone contro Terry Nichols.


10) PENA DI MORTE SPETTACOLARE: IL CASO DI BOYD MALVO

E' innegabile che la pena di morte negli Stati Uniti abbia un significato
emblematico: e' uno dei tratti attraverso i quali si vuole mostrare
chiaramente al mondo e alla nazione il possesso di un potere illimitato e
privo di remore nel rispondere con la violenza ad ogni tipo di minaccia.
Per questo scopo 'servono' in modo particolare i casi 'di alto profilo'
quei casi cioe' che presentano aspetti tali da suscitare grande scalpore
nei media e nell'opinione pubblica. Ad esempio i casi di Mc Veigh, di
Nichols, di Moussaoui citati piu' sopra. Ed anche il caso dei due cecchini,
Malvo e Muhammad, che terrorizzarono diversi stati nordamericani nello
scorso mese di ottobre uccidendo 20 persone (v. n.101).
   Nei casi di alto profilo le autorita' sono disposte ad impiegare
notevoli risorse umane e finanziarie, nella convinzione di elevato ritorno
'politico' di tali investimenti. In questi casi perfino gli avvocati
difensori d'ufficio vengono pagati lautamente. Il meccanismo che viene
messo in moto deve essere pero' tale da lasciare soltanto minime
possibilita' di scampo a coloro che vengono perseguiti. Le sentenze di
morte, per cosi' dire, sono scritte in partenza.
   Veniamo al caso del cecchino minorenne Leed Boyd Malvo. In attesa che
venga celebrato il processo, fin dalle schermaglie preliminari, gli
avvocati difensori si stanno impegnando al massimo, comportandosi in modo
del tutto differente da quello usuale dei malpagati difensori nei casi
capitali. La difesa ha fatto di tutto per eliminare dal processo la
confessione altamente compromettente resa dall'accusato il 7 novembre
scorso dopo sei ore di interrogatorio senza l'assistenza degli avvocati
difensori. Rifiutatosi in un primo tempo di fare dichiarazioni in assenza
degli avvocati, dopo il trasferimento in Virginia, Malvo e' stato poi
interrogato da due specialisti, la detective June Boyle e l'agente dell'F.
B. I. Brad Garrett. All'inizio dell'interrogatorio il ragazzo ha ancora
domandato se aveva diritto alla presenza di un avvocato difensore ma poi,
abilmente condotto dai due inquisitori, ha finito per segnare una croce su
un pezzo di carta, croce che valeva come firma di una dichiarazione di
rinuncia volontaria all'assistenza legale. Poi il giovane sconsiderato ha
anche sorriso e riso durante l'interrogatorio commentando gli effetti dei
colpi mortali sparati a bersagli umani.
   Lo scontro tra accusa e difesa sull'ammissibilita' di tale confessione
e' stato molto teso ma alla fine, il 6 maggio, Jane Marum Roush, giudice
della Corte conservatrice di Fairfax che giudichera' Malvo, ha sentenziato
che la confessione e' ammissibile tra gli atti processuali, escludendo le
dichiarazioni (poco rilevanti) fatte nelle due ore precedenti l'apposizione
della fatidica X sul modulo fornito dagli inquirenti. Con cio' aumentano
enormemente le probabilita' di una condanna a morte per Malvo. I difensori
hanno dichiarato che questa decisione costituisce un cattivo precedente per
i processi nei riguardi dei minorenni.


11) TESTIMONIANZE OCULARI E PENA DI MORTE

Un episodio di "ordinaria follia" giuridica, commentato dal New York Times
alla fine del mese scorso, mostra ancora una volta il pregiudizio e
l'accanimento - non meno che la scarsa preoccupazione per i diritti degli
imputati -  con cui si ottengono  le condanne a morte in America.
   Il 7 aprile del 1997 un individuo con il volto coperto da un
passamontagna compie una rapina in un negozio di  Bridge City nell'area di
New Orleans nella Louisiana e spara al proprietario uccidendolo.
   Piu' tardi, quella stessa notte, la polizia ferma un'auto e arresta due
ragazzi, Ryan Matthews e Travis Hayes, entrambi diciassettenni, entrambi
noti per essere ritardati mentali 'borderline'.
   Otto mesi dopo, a pochi chilometri dal luogo della rapina di cui sopra,
un uomo taglia la gola di una donna, che viene trovata morta in una pozza
di sangue dal suo figlioletto di cinque anni. Di questo crimine viene
riconosciuto colpevole tale Rondell Love, condannato a 20 anni di carcere.
   Ed ecco l'assurdo svolgimento del caso di Matthews: questi nega di aver
commesso qualsiasi reato, mentre il suo amico Hayes, che era al volante
dell'auto, 'confessa', dopo ore di 'interrogatorio', di aver guidato  la
macchina fino al negozio ma di non sapere se il suo amico, che e'  sceso,
intendeva compiere una rapina.
   Al processo le testimonianze contro Metthews sono alterate e
inaffidabili. Un testimone afferma di aver visto il rapinatore rientrare
precipitosamente nell'auto, buttandosi attraverso il finestrino aperto. Ma
l'auto su cui si trovavano i due giovani ha il finestrino chiuso e
bloccato. Un altro testimone sostiene che mentre ostacolava la fuga dei
malviventi in una gymkhana automobilistica, schivando le pallottole del
rapinatore, aveva visto chiaramente nello specchietto retrovisore il viso
di Matthews (!). Una terza testimone sostiene che Matthews e' il colpevole:
lo puo' affermare perche' quest'ultimo ha sollevato per un attimo il
passamontagna durante la rapina.
   Oltre a questo bel campionario di testimonianze oculari, non esiste
alcuna prova fisica che leghi Matthews alla scena del crimine. Anche un
test del DNA fatto su reperti trovati nel passamontagna usato per la rapina
ha avuto esito negativo.
   Il terzo giorno del processo, alle 10 di sera, il Giudice presidente
ordina che vengano pronunciate le arringhe conclusive dagli avvocati delle
due parti. Poi, incurante delle proteste, manda la giuria in camera di
consiglio a mezzanotte. Alle 4 e 20' di notte i giurati fanno pervenire al
giudice una comunicazione in cui affermano di non essere ancora addivenuti
ad un verdetto, ma il giudice ordina loro di proseguire la discussione ad
oltranza. Dopo 40 minuti, alle 5 del mattino, esausti, i giurati
'riconoscono Matthews colpevole di omicidio'. Matthews viene condannato a
morte e il giudice, dopo aver letto la sentenza, gli dice che non deve
auto-commiserarsi per la condanna, che lui e' il solo responsabile dei suoi
problemi.
   Tutto questo accade nel 1999. Matthews ha la rarissima fortuna di avere
ottenuto recentemente un nuovo avvocato d'ufficio bravo e motivato. Gli e'
stato assegnato per tentare di far valere l'attenuante del ritardo mentale
dopo la sentenza in merito della Corte Suprema federale del giungo 2002.
Tuttavia l'avvocato Billy Sothern e' andato al di la' del suo incarico: ha
fatto ricerche sul DNA di un frammento di pelle e un po' di saliva
prelevati dal passamontagna indossato dal rapinatore. E' finito anche a
scartabellare le carte del processo cui fu sottoposto Rondell Love. Come
abbiamo detto, al processo di Ryan Matthews, nel 1999, gia' si sapeva che
il DNA rilevato non ha nulla a che fare con quello di Matthews (ne' con
quello del suo 'complice' Travis Hayes che aveva ricevuto in un precedente
separato giudizio una condanna a vita). Il risultato delle investigazioni
di Billy Sothern e' sorprendente: il DNA del materiale trovato nel
passamontagna coincide con quello di Rondell Love!
   Sembra tra l'altro che in carcere Love abbia cominciato a vantarsi di
avere commesso anche il crimine per il quale e' stato invece condannato a
morte il diciassettenne ritardato mentale Matthews.
   A questo punto, il 21 aprile scorso, l'avvocato Sothern ha presentato
formale richiesta alla Corte Suprema della Louisiana di riaprire il caso
sulla base di prove irrefutabili (altro che le notoriamente inaffidabili
testimonianze oculari!), che non solo scagionano il suo cliente, ma provano
la colpevolezza del vero autore del crimine. Come lo stesso Sothern
afferma, la seconda vittima di Love (quella per il cui omicidio egli e'
stato condannato a venti anni di carcere) sarebbe ancora viva se le
indagini della polizia e degli investigatori, in occasione del primo
omicidio, fossero state piu' accurate e se non ci si fosse limitati a
inchiodare il primo capro espiatorio che passava da quelle parti.
   L'avvocato dell'accusa sembra non voler difendere ad oltranza la propria
posizione come di norma accade in questi casi (forse per non rischiare una
brutta figura alla fine della storia), e ha dichiarato, bonta' sua, di
voler 'riflettere seriamente' sulle nuove prove portate dall'avvocato
Sothern.  Chi invece ha reagito secondo il solito copione, e' il figlio del
 negoziante ucciso, che si ostina a voler morto Matthews. Egli sostiene che
un passamontagna, come gli altri capi di abbigliamento, prima di essere
acquistato, viene provato da molte persone e che quindi le tracce di saliva
e di pelle di Love non significano affatto che questi sia il vero
colpevole, ma solo che anche lui puo' aver indossato quel passamontagna in
precedenza. E' forse il caso di sottolineare la totale idiozia di
quest'uomo e della mentalita' da lui condivisa.
   Per quanto riguarda l'attendibilita' delle testimonianze oculari
vogliamo solo accennare ad un caso riportato dal Chicago Tribune il 14
maggio. In Virginia una donna che era stata violentata per ore identifico'
il suo aggressore scegliendolo tra cinque persone in un riconoscimento
'all'americana'. Di conseguenza fu condannato per stupro un certo Marvin
Anderson. Costui fu imprigionato per 15 anni finche' un test del DNA non
rivelo' che il violentatore era un altro uomo... anch'esso facente parte
del gruppo di cinque persone mostrato alla vittima per l'identificazione.
Per la cronaca: il vero colpevole e' stato processato all'inizio di
quest'anno, vent'anni dopo il delitto. (Grazia)


12) QUANTI ALTRI SCOTT HAIN PRODURRA' L'OKLAHOMA?

Nella stampa degli Stati Uniti sono sempre piu' frequenti gli articoli
fortemente critici verso gli aspetti piu' ingiusti ed efferati del sistema
della pena di morte ma e' abbastanza eccezionale che cio' avvenga in
Oklahoma, uno degli stati piu' arretrati nel cammino abolizionista. Percio'
riteniamo interessante riportare i contenuti essenziali di un editoriale
apparso sul Tulsa World l'11 maggio. (Grazia)

Sharon Jackson, un'impiegata nel settore della prevenzione degli abusi sui
minori a Tulsa in  Oklahoma, ricorda bene quella giornata: "Vidi un bambino
arruffato e ovviamente trascurato. I suoi vestiti erano logori, i suoi
capelli sottili erano troppo lunghi e sporchi, il suo viso era pallido e
non particolarmente attraente, i suoi occhi inespressivi e molto tristi non
mostravano alcuna paura". Sharon scrive che il ragazzino sembrava
"gravemente ferito", era stato bocciato e quindi era piu' grande degli
altri bambini. Il suo incontro con lui avvenne in un cortile della scuola:
"Dopo essere intervenuta per farlo smettere di picchiare un bambino piu'
piccolo, sentii per la prima volta il suo nome. Egli mi assali' saltandomi
sulla schiena. Un altro genitore mi aiuto' e lo portammo nell'ufficio del
Direttore".
   Il nome di questo ragazzino era Scott Allen Hain.
   Sharon ha scritto al giornale Tulsa World protestando per l'esecuzione
di Hain avvenuta il 3 aprile scorso per un crimine da lui commesso quando
aveva 17 anni (v. n. 106). Nella sua lettera la Jackson contesta il fatto
che Hain aveva alle spalle una storia di abusi e di trascuratezze tali da
renderlo "incapace di adattarsi al mondo che vedeva intorno a se'".
   Ormai la ricerca in campo psicologico e comportamentale ha dimostrato
ampiamente che un bambino e' aiutato a divenire un adulto normale e
produttivo se l'ambiente che lo circonda fin dalla prima infanzia gli
fornisce adeguate cure e attenzioni.
   La tragica storia di Scott e' drammatica e ovviamente ci rattrista molto
di per se'. Cio' che pero' ci angoscia ancora maggiormente e' che la
situazione di Scott non e' un caso isolato in Oklahoma: da una recente
relazione del Children's Defense Fund effettuata sulle condizioni dei
bambini nei 50 stati americani, si rileva una gravissima situazione dei
piu' giovani in Oklahoma.
   Appare infatti che l'Oklahoma si trovi agli ultimi posti per quanto
riguarda la poverta' dei bambini: uno su cinque sono poveri. Il numero dei
bambini dati in adozione ha raggiunto il livello di 8.400 (circa il 10 per
cento della popolazione infantile dello stato), una tragica pietra miliare
derivante dall'abuso e dall'abbandono. Inoltre, pare che piu' di 39.000
nonni allevino i loro nipoti, al posto dei genitori che, per vari motivi,
li trascurano, a volte totalmente. L'ulteriore tragica scoperta relativa
alla gravissima situazione in Oklahoma riguarda e' il dato che questo stato
spende molto di piu' per la gestione delle carceri che per i bambini in
difficolta'.
   I programmi di taglio dei costi stanno erodendo i piccoli progressi che
erano stati fatti negli ultimi anni per aiutare a migliorare la situazione
dei piu' poveri in questo stato. Attualmente non c'e' alcun aiuto per le
famiglie ad alto rischio, affinche' possano apprendere tecniche vitali che
potrebbero prevenire l'abuso e l'abbandono dei figli. I programmi in essere
riguardano solo le famiglie a rischio basso o moderato e anche per questi
programmi c'e' la probabilita' di tagli sui costi.
   Sharon Jackson, nella sua lettera di protesta, invita i lettori a
visitare la sua agenzia (adesso lei lavora al centro assistenziale "Parent
Child Center" di Tulsa) per rendersi conto della enorme quantita' di
famiglie poverissime e di bambini che subiscono abusi nella citta' di
Tulsa. Sostiene che questi bambini hanno dovuto affrontare situazioni che
la maggior parte degli adulti non ha mai dovuto affrontare. Conclude
dicendo: "Possiamo vivere temendo questi bambini o possiamo divenire
determinati a ridurre il numero di bambini che finiranno nel braccio della
morte. Qualcuno quel giorno nell'ufficio del Direttore della scuola,
osservo' che un giorno avremmo letto il nome di Scott sui giornali. A
quell'epoca non ci feci caso. Non posso non pensare adesso a come sarebbe
andata a finire se noi quel giorno ci fossimo chiesti 'Come posso essere
d'aiuto' ".


13) ESONERAZIONI 'INUTILI' ED ESECUZIONI VOLONTARIE

Aumentano i casi dei condannati a morte esonerati. Il 21 aprile in Alabama
e' stato riconosciuto innocente - nel terzo processo capitale a cui e'
stato sottoposto - Wesley Quick che ha passato sei anni nel braccio della
morte. Il 30 aprile la Corte suprema del Missouri ha riconosciuto
l'innocenza di Joseph Amrine che ha passato 17 anni nel braccio della
morte. La sua condanna era risultata dalla testimonianza di tre criminali
che successivamente hanno ammesso di aver mentito per le pressioni (minacce
e offerte di alleggerimento della pena) fatte su di loro dall'accusa. A
fine aprile in North Carolina un giudice ha annullato la pena di morte di
Jerry Lee Hamilton che fu condannato per lo stupro e l'omicidio di una
ragazza avvenuto nel 1994: l'accusa aveva deliberatamente nascosto alla
difesa una prova di innocenza. Gli avvocati di Hamilton sostengono inoltre
che anche recenti test del DNA scagionano il loro assistito.
   Purtroppo, come mostra un'inchiesta di Frontline resa nota il 1 maggio,
accade che i condannati a morte liberati perche' riconosciuti innocenti,
dopo un primo momento di euforia, nonappena l'interesse nei loro riguardi
si esaurisce, mancando di un appropriato supporto, si inoltrano in un
camino di progressivo deterioramento sociale e mentale. Cio' accade anche
nei (pochi) casi in cui gli ex detenuti riescono ad ottenere un indennizzo
in denaro per l'ingiusta condanna.
   Tale deterioramento non e' dissimile a quello che subiscono coloro che
rimangono nel braccio della morte i quali molto spesso - soprattutto per il
peggioramento delle condizioni mentali - chiedono di bloccare gli appelli e
di essere uccisi. L'11% delle quasi 900 esecuzioni effettuate negli USA dal
1977 in poi sono state percio' definite 'volontarie'.


14) NOTIZIARIO

Georgia. Ucciso dopo 29 anni, tre mesi e 18 giorni passati nel braccio
della morte. Due giudici della Corte suprema avrebbero fermato l'esecuzione
del condannato con piu' anzianita' nel braccio della morte ma altri sette
hanno ritenuto che una cosi' lunga attesa non costituisse un trattamento
crudele e inusuale, contrario alla Costituzione. Cosi', poco dopo la
notifica della decisione della massima corte, Carl Isaacs e' stato
'giustiziato' in Georgia per aver ucciso nel 1973 una intera famiglia. A
questo delitto, che incremento' la vendita di armi personali in Georgia, si
ispiro' il film intitolato "Murder One". I parenti delle vittime in tutti
questi anni hanno continuato a chiedere l'esecuzione di Isaacs. Tre di
questi hanno presenziato all'esecuzione. E' la prima volta che tale
'privilegio' viene concesso in Georgia. Isaacs, diventato un giovane
violento dopo un'infanzia abusata, era stato condannato a morire sulla
sedia elettrica. Il prolungarsi degli appelli gli ha consentito di
'usufruire' dell'iniezione letale.

Illinois. Il nuovo governatore mantiene la moratoria istituita da George
Ryan. Mentre il parlamento e' impegnato in una approfondita riforma del
sistema della pena di morte, approvando tra l'altro una legge che obbliga
la ripresa video degli interrogatori e delle confessioni nei casi di
omicidio, il nuovo governatore democratico Rod Blagojevich ha deciso di
mantenere a lungo la moratoria delle esecuzioni istituita all'inizio del
2000 dal suo predecessore George Ryan (che il 10 gennaio scorso, al momento
di lasciare il suo incarico, ha svuotato il braccio della morte). Nel
frattempo sono sotto inchiesta l'ex Capo della polizia di Chicago Jon Burge
(in pensione dal 1993) e i poliziotti che in una sessantina di casi,
estorsero con la tortura confessioni usate anche per ottenere sentenze
capitali. George Ryan e' diventato un attivista contro la pena di morte,
tiene conferenze in America e in Europa. E' venuto a Roma in maggio, per
lui il sindaco Veltroni ha fatto illuminare il Colosseo.

Oklahoma. Cercansi spettatori per esecuzione. Il famoso Ministro delle
Giustizia dell'Oklahoma Drew Edmonson, non essendo riuscito a trovare
parenti delle vittime degli omicidi commessi da Kenneth Chad Charm e da
Bryan Anthony Toles, che verranno presto giustiziati, il 26 aprile ha fatto
pubblicare un annuncio sul giornale. Non vuole privare gli aventi diritto
dallo spettacolo della misera fine di questi assassini. Le famiglie devono
contattare urgentemente suo ufficio.

Texas. La Corte suprema federale esaminera' il caso di Delma Banks. Il  12
marzo  scorso Delma Banks fu salvato da una sospensione ordinata dalla
massima corte 10 minuti prima dell'iniezione letale. E' un nero che si
dichiara innocente ed e' nel braccio della morte del Texas da 23 anni.
Contro la sua esecuzione si sono espressi illustri personaggi del mondo
giudiziario, sia pure conservatori e favorevoli alla pena di morte, e
autorevoli organi di stampa. Infatti Banks fu condannato a morte senza che
alcuna prova o testimonianza diretta lo legasse al delitto, per la condotta
scorretta dell'accusa, per il pessimo lavoro dei suoi difensori d'ufficio e
per la discriminazione operata nella formazione della giuria, che fu
composta solo di bianchi. Il 21 aprile la Corte suprema ha annunciato che
esaminera' il caso di Banks.

Texas. Conclusa la protesta contro le condizioni di detenzione a Polunsky.
Il 26 aprile si e' tenuta l'ultima della quattro manifestazioni presso la
Polunsky Unit per protestare contro le pessime condizioni di detenzione nel
braccio della morte (v. n. 106). La presenza di 23 attivisti, con Sabine
Hauer che veniva dall'Austria, e' stata giudicata soddisfacente da Nancy
Bailey e dagli altri organizzatori.


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Questo numero e' stato chiuso il 15 maggio 2003