(Fwd) Aboliamo la legge Bossi-Fini



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NELLA NAZIONE UMANA UNIVERSALE NESSUNO È STRANIERO

Vi invitiamo a costruire un tavolo di organizzazioni sociali e
politiche che possano lavorare insieme per raccogliere le firme per un
referendum abrogativo della Legge Bossi-Fini e, contemporaneamente,
proporre una Legge d'iniziativa popolare in cui venga espressamente
garantito il principio in cui ogni essere umano possa liberamente
circolare ovunque. Il comitato in questione sarà un coordinamento
temporaneo legato al referendum abrogrativo della Bossi-Fini ed a
tutte le necessarie iniziative per promuoverlo e divulgarlo. Invitiamo
dunque tutte le organizzazioni sociali che si riconoscano nella
metodologia della Non-Violenza come forma di lotta, a partecipare
all'incontro organizzativo fissato per il giorno Venerdì 14 Febbraio
alle ore 21.00 presso la Sala delle Colonne della Cascina Marchesa, in
Corso Vercelli 141 a Torino.

In accordo con quanto sopra affermato e ai principi sotto esposti -
l'assunzione dell'essere umano come valore e come interesse centrale;
- l'affermazione dell'eguaglianza di tutti gli esseri umani; - il
riconoscimento della diversità personale e culturale; - la tendenza
allo sviluppo della conoscenza al di sopra di quanto viene accettato o
imposto come verità assoluta; - l'affermazione della libertà in
materia di idee e di credenze; - il rifiuto della violenza.

Proponiamo:
- Referendum abrogativo della Legge Bossi-Fini;
- Legge d'iniziativa popolare in cui vengano pienamente applicati i
diritti sanciti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo
come il riconoscimento del "diritto di esistere" in qualunque luogo;
l'applicazione ed estensione del "diritto d'asilo" ai perseguitati,
anche quando la persecuzione sia di origine economica e sociale e non
soltanto politica; la chiusura immediata dei centri di detenzione e il
passaggio delle competenze relative all'immigrazione dal Ministero
dell'Interno ad un nuovo Ministero dei Diritti Umani e della
Cooperazione Internazionale.

Adesioni al 2 Febbraio 2003:
Centro delle Culture (To)
Ass. Nuova Realtà (To)
Ass. Ritmi Africani (To)
Ass. Culture in Movimento (To)
Partito Umanista (To)

comitato.no189 at libero.it


NELLA NAZIONE UMANA UNIVERSALE NESSUNO È STRANIERO

I cambiamenti che stanno avvenendo in questo momento storico sono di natura epocale e 
strutturale. Le risposte opportuniste e di corto respiro dei partiti al potere e all'opposizione non 
bastano più e mostrano, nel momento stesso della loro formulazione, la loro ridicola e profonda 
falsità. I gravi problemi economico-sociali, come la disoccupazione, la mancanza di assistenza 
sanitaria e di certezze per il futuro, la povertà di 2/3 della popolazione mondiale, la fame, la 
desertificazione, l'inquinamento, il consumo delle risorse e i grandi flussi migratori che ne 
conseguono non sono strutturalmente risolvibili. L'attuale modello economico, il neoliberismo, 
che ha imposto e sta imponendo con la forza e con la guerra il cosiddetto "mercato unico" in 
tutte le latitudini del pianeta, non può risolvere ciò che esso stesso ha creato. Le drammatiche 
ricadute sociali delle scelte strategiche della finanza mondiale (Banca Mondiale, Fondo 
Monetario Internazionale, Organizzazione mondiale del Commercio, multinazionali) non sono un 
incidente di percorso, ma il percorso necessario, anzi il requisito affinché questo modello 
prosperi e si espanda.

L'essenza del sistema neoliberista sta proprio nello "squilibrio" economico, nello 
"sbilanciamento" delle ricchezze, nella concentrazione delle risorse di tutti nelle mani di pochi. 
Siamo fermamente convinti che in tale passaggio, fondamentalmente disumano, si sono 
costruite l'Europa di Maastricht e dell'Euro, un'Europa monetaria e del Mercato Unico finanziata 
a colpi di privatizzazioni del sistema sanitario ed educativo, dei servizi essenziali (luce, gas, 
acqua, telefoni, ecc.); attraverso il furto e la privatizzazione delle pensioni e dell'assistenza 
sociale; con l'aumento della disoccupazione e milioni di lavoratori espulsi dal mondo della 
produzione e costretti alla sopravvivenza e all'emarginazione sociale.

Le disparità economiche presenti ormai su scala planetaria hanno come diretta conseguenza lo 
spostamento di gruppi umani in fuga da situazioni disperate e nella comprensibile ricerca di 
condizioni di vita più umane. Di fronte a questo fenomeno la vera profonda crisi riguarda lo 
stesso sistema socio-economico che genera queste abnormi diseguaglianze, che, unite al 
cambiamento delle comunicazioni e delle possibilità di spostamento, contribuiscono 
inequivocabilmente al recente aumento del fenomeno migratorio.

Si tratta di un fenomeno che nella storia ha sempre subito oppressione e sfruttamento. Oppresso 
perché la carica di innovazione culturale e la multiformità rappresentano un pericolo per una 
società costruita per l'interesse economico di pochi. Allo stesso tempo gli immigrati 
rappresentano una risorsa inestimabile come manodopera a buon prezzo e disponibile anche ai 
lavori più pericolosi. Dallo schiavismo, passando per il colonialismo e arrivando alle ultime leggi 
sull'immigrazione, gli immigrati si ritrovano sempre oggetto di sfruttamento nel campo lavorativo. 
Nonostante la complessità della situazione sembri non offrire vie d'uscita, si profila in maniera 
sempre più chiara un bivio tra l'esasperazione di un modello basato sul potere economico di 
pochi su molti e la ricostruzione di una società multiforme fondata su valori comuni alle varie 
culture, nella direzione di un mondo umano universale.

Gli accordi di Schengen unite alle leggi italiane recentemente approvate in materia (sia la Turco-
Napolitano che la Bossi-Fini) sembrano invece andare in senso contrario allo spirito espresso da 
due articoli della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo (l'Articolo 13: "Ogni individuo ha 
diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato" e l'Articolo 22: "Ogni 
individuo, in quanto membro della società, ha diritto alla sicurezza sociale, nonché alla 
realizzazione attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale ed in rapporto con 
l'organizzazione e le risorse di ogni Stato, dei diritti economici, sociali e culturali indispensabili 
alla sua dignità ed al libero sviluppo della sua personalità"). In queste leggi si prevede 
l'istituzione di centri di accoglienza e di permanenza temporanea. Dei due vengono realizzati 
solo i secondi e in pratica vengono ad essere dei nuovi lager dove all'immigrato viene limitata la 
libertà personale non perché possa aver commesso dei reati, ma per la sua condizione di 
clandestinità. Come non ricordare, inoltre, il diritto di cittadinanza, il diritto di voto o il diritto allo 
studio, temi che, sulla base delle ultime leggi vigenti in materia, sia a livello nazionale che 
europeo, sarebbero ancora limitative rispetto alle reali esigenze dello straniero, la cui presenza 
purtroppo, è vincolata solo alla necessità di forza lavoro per gli industriali. Inoltre le leggi non 
prevedono la difesa di diritti che, evidentemente vengono ritenuti secondari o superflui: ogni 
straniero che vive in Italia porta con sé una cultura, tradizioni e a volte una religione diversa che 
gli impone uno stile di vita diverso da quello italiano.

Non è questa l'Italia, l'Europa, il mondo in cui vogliamo vivere. Vogliamo vivere in un Paese, in 
un continente, in un mondo che risponda pienamente alle necessità più elementari degli esseri 
umani, come la salute, l'educazione, la casa, il lavoro, cibo, acqua e aria di buona qualità e sia 
anche in grado di rispondere alle aspirazioni più profonde; che sia capace di sviluppare forme di 
convivenza non violenta, non discriminatoria, antirazzista, basate sull'accoglienza, la 
cooperazione e la reciprocità; dove nascere serbo, kroato, kossovaro o irlandese non sia un 
errore geografico fatale; in cui essere musulmano, ortodosso, ebreo o ateo non sia un elemento 
di discriminazione e pregiudizio civile; dove gli uomini imparino non solo a tollerarsi, ma a 
sviluppare la capacità di concepire la diversità come indicatore di progresso.

Ma per realizzare tutto ciò c'è bisogno di rompere lo schema generale, dato per acquisito e mai 
davvero messo in discussione. C'è bisogno di capovolgere antiche logiche e rimettere l'essere 
umano al centro. Se s'intende l'Uomo, quello reale, fatto di bisogni, necessità, aspirazioni, sogni 
e soggettività, allora ovunque si dovrebbe cominciare ad applicare come minimo la 
Dichiarazione dei Diritti Umani. Ma la denuncia non ci basta più. Vogliamo vedere pienamente 
realizzati: il riconoscimento del "diritto di esistere" in qualunque luogo; l'applicazione ed 
estensione del "diritto d'asilo" ai perseguitati, anche quando la persecuzione sia di origine 
economica e sociale e non soltanto politica; la chiusura immediata dei centri di detenzione e il 
passaggio delle competenze relative all'immigrazione dal Ministero dell'Interno ad un nuovo 
Ministero dei Diritti Umani e della Cooperazione Internazionale.

Sulla base di queste premesse stiamo cercando di costruire un tavolo di organizzazioni sociali e 
politiche che possano lavorare insieme per raccogliere le firme per un referendum abrogativo 
della Legge Bossi-Fini e, contemporaneamente, proporre una Legge d'iniziativa popolare in cui 
venga espressamente garantito il principio in cui ogni essere umano possa liberamente circolare 
ovunque.

comitato.no189 at libero.it