oltre l'indultino: un pacchetto di proposte e una sfida alla concretezza



Associazioni e sindacati di polizia penitenziaria lanciano una sfida:
alla concretezza

Con un appello congiunto, nel dicembre scorso, avevamo sostenuto che
l'indulto, pieno e vero, è una precondizione necessaria per avviare quelle
misure strutturali che andranno prese per garantire riconoscimento,
formazione e dignità professionale agli operatori tutti, nonché vivibilità
nelle carceri, anche quale condizione per il recupero e premessa per il
reinserimento sociale delle persone detenute.
Lo abbiamo sostenuto e continuiamo a sostenerlo non per "buonismo" né per
posizioni preconcette, ma poiché conosciamo e verifichiamo quotidianamente
da vicino e dall'interno la drammaticità della situazione penitenziaria e
il suo progressivo e accelerato degrado.
Assieme a noi lo testimoniano le cifre, da ultimo rese pubbliche dalle
relazioni ufficiali in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario:
nelle carceri italiane, nei 204 istituti esistenti, sono ristrette 56.859
persone in una capienza di 40.519 posti (34.980 posti per uomini, 3.148 per
le donne, 2.391 per i semiliberi. Egualmente preoccupanti sono le cifre dei
processi penali arretrati: 5.512.700 cause penali pendenti.
Indulto e amnistia rimangono la premessa necessaria
A fronte di ciò, ci pare che una misura di indulto e amnistia costituisca
obiettivamente la premessa necessaria per dare fiato al sistema penale e a
quello penitenziario, e al contempo e soprattutto per ridare dignità alle
persone che in carcere sono detenute e a quelle che, a vario titolo, ci
lavorano e vi sono impegnate. Altrettanto obiettivo ci sembra il fatto che
la misura cosiddetta dell'indultino è incongruente e inefficace rispetto a
tali necessità.
Comunque e inoltre, a fianco dell'indulto, vi sono una serie di misure
importanti, soprattutto in un'ottica meno legata all'emergenza, che
intendiamo congiuntamente proporre e portare avanti.
Le nostre proposte
Un "pacchetto" di proposte teso, da un lato, a dare piena e concreta
attuazione alla legislazione esistente: destinandovi le risorse adeguate e
occorrenti, rendendone meno discrezionale l'applicazione, formando
adeguatamente il personale preposto e rafforzandone gli organici,
monitorando e correggendo eventuali limiti, distorsioni o difficoltà.
D'altro lato, vi sono misure concrete che, senza stravolgere ma anzi dando
efficacia maggiore all'impianto esistente, possono essere agevolmente
introdotte. A titolo di esempio, pensiamo al semplice aumento della
liberazione anticipata, subordinata alla buona condotta, dagli attuali 45 a
60 giorni per semestre di pena scontata (articolo 54, legge n. 354/75). Del
resto, in altri Paesi europei, tale possibilità di riduzione di pena è
molto più consistente. O, ancora, pensiamo che la liberazione condizionale
(art. 176 c.p.) va resa più facilmente applicabile. Oggi tale istituto (che
potrebbe essere applicato a coloro che hanno scontato almeno 30 mesi e
comunque almeno la metà della pena inflitta, qualora il rimanente non
superi i 5 anni) è praticamente inutilizzato. Esiste già depositata una
proposta di legge al riguardo (n. 3263, d'iniziativa del deputato Bondi).
O, infine, pensiamo a possibili modifiche della legge n. 689/1981 in
materia di sanzioni sostitutive, al fine di rendere le pene detentive brevi
scontabili di norma nella modalità della libertà controllata (esiste una
proposta in merito elaborata dal prof. Santoro dell'Università di Firenze).
Sostenere il reinserimento dei detenuti, la formazione del personale, le
vittime dei reati
Ma, assieme e soprattutto, pensiamo all'istituzione di tre Fondi speciali
per sostenere altrettanti e complementari aspetti del problema:
- un Fondo per il reinserimento sociale e lavorativo di quanti escono dal
carcere, secondo le elaborazioni e le proposte del cosiddetto "piccolo
piano Marshall" per le carceri, avanzato già tre anni fa, in occasione del
Giubileo, dal vasto "Cartello sociale" che ha riunito associazioni,
volontariato e cooperazione sociale;
- un Fondo ad hoc per l'istituzione di un "periodo sabbatico" per la
formazione e qualificazione degli agenti; ovvero un'interruzione periodica
e obbligatoria delle attività operative ordinarie, al fine di una
formazione del personale specificatamente sui piani trattamentali.
-una legge quadro per l'assistenza, il sostegno e la tutela delle vittime
dei reati, secondo le direttrici e gli intenti delineati in una proposta di
legge della Camera (n. 3368), sottoscritta da numerosi deputati.
Lanciamo un guanto di sfida: alla concretezza
Alla definizione di questo "pacchetto" di proposte stiamo lavorando
assieme, come sottoscrittori del precedente appello per l'indulto, e
intendiamo da oggi coinvolgere altre associazioni e sindacati per aprire
poi un piano di confronto costruttivo con le forze parlamentari. Purché vi
sia, da parte loro, serietà e volontà di arrivare a misure concrete. Perché
di questo ha bisogno il carcere, oltre che di dignità e attenzione.
Oggi, con questo documento, vogliamo allora lanciare a tutti gli
interlocutori e alle forze politiche il guanto di una sfida costruttiva:
alla concretezza, per una soluzione piena, vera e strutturale ai problemi
del carcere: senza più mezze misure, polemiche sterili e dilazioni.
 4 febbraio 2003
CGIL-FP (Fabrizio Rossetti)
UIL-PA-Penitenziari (Massimo Tesei)
SAPPe (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria - Donato Capece, Roberto
Martinelli, G.B. Durante)
Cartello sociale per il "piano Marshall" delle carceri (Sergio Cusani e
Sergio Segio)


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Per informazioni e adesioni
sergiosegio at libero.it