SICUREZZA SUL LAVORO Notizia numero:623



Si continua a morire nonostante le strumentali parole dei politici

		Ancora un lutto colpisce la categoria dei vigili del fuoco

		Abbiamo appreso pochi minuti fa che un vigile del Fuoco del
Comando di Arezzo, Simone Mazzi di 25 anni, è morto durante le operazioni
di un sollevamento con l'autogrù. Le scarne notizie che si sono potute
avere fino a questo momento sono quelle che mentre una squadra di vigili
del Fuoco di Arezzo stava effettuando un sollevamento, il cavo a cui è
appesa la carrucola, si è rotto o distaccato facendola precipitare, cosi da
colpire Simone Mazzi, uccidendolo all'istante. Nonostante queste notizie
debbano essere approfondite per conoscere l'esatta dinamica dell'incidente,
possiamo tranquillamente affermare che il ripetersi cosi frequentemente di
tanti tragici incidenti è indice di uno stato di gravissimo degrado in cui
versa il Corpo Nazionale. Senza risorse, con mezzi obsoleti che solo una
motorizzazione compiacente permette di renderli ancora circolanti, con una
carenza di organico che fa si che vi sia un carico di lavoro aggravato
sempre di più, un ricorso sempre più massiccio del personale per servizi da
effettuarsi fuori del normale orario di lavoro reso più appetibile dal
fatto che lo stipendio non garantisce più un esistenza dignitosa che alla
lunga logora e impedisce di riposarsi e riprendere la necessaria lucidità
per svolgere in sicurezza questo lavoro. L'incapacità, o meglio la volontà
dei governi che si sono succeduti alla guida del paese fino ad ora, di non
dare un futuro al corpo nazionale, facendolo divenire la struttura portante
della Protezione civile, ma lasciandolo languire in una condizione di
subalternità, trasformandolo in manovalanza a buon mercato adatta per tutti
gli usi. Ebbene la responsabilità di queste morti ricade sulle spalle di
quelli che non lesinano una medaglia o un titolo di una nuova "caserma" a
titolo di riparazione postuma, ma che ai lavoratori Vigili del Fuoco non
serve a migliorare la qualità della vita.

Firenze 28/1/2003

Fabrizio Tarchi