Informazioni su Cpt e dintorni.



Compagne e compagni vi inviamo la risposta di Cinzia Nachira, responsabile
provinciale dei probelemi sull'imigrazione del PRC di Lecce, che ha
visitato il CPT Regina Pacis e il centro per richiedenti asilo  Lorizzonte,
il 16 novembre 2002.

Abbiamo domandato a Cinzia di fornirci informazioni piu' dettagliate sul
"Centro di accogienza per richiedeteni asilo LORIZZONTE", per sapere se,
effettivamente, esso fosse gestito da CTM.

Cinzia ci ha confermato che e' proprio l'organizzazione per il "Commercio
Equo e Solidale" a governare quel centro, nei modi descritti dal resoconto
che riportiamo qui di seguito.

Cinzia ci ha detto di avere visitato pochi giorni fa 'Lorizzonte" e che le
condizioni di vita delle/i migranti richiedenti asilo e dei minori non
accompaganti non sono mutate rispetto a quanto gia' segnalato.

In piu', CTM avrebbe preteso che fossero prelevati Euro 8,00 dal sussidio
di Euro 17,00, che lo Stato destina giornalmente alla/al richiedente asilo,
e di indirizzare tale somma a proprio favore, quale compensazione delle
spese di vitto, alloggio e gestione del centro "Lorizzonte".

Tale richiesta, su intervento delle/dei compagne/i di Lecce e delle/i
migranti, non avrebbe avuto seguito.

Informiamo per denunciare tale comportamenti contro le/i migranti, attuato
da organismi sedicenti equi e soldali verso le popolazioni del "terzo
mondo".

Sollecitiamo migranti, organizzazioni antirazziste, ecc., a dare
solidarieta' concreta alle/ai richedenti asilo del campo de "Lorizzonte" e
alle/ai compagne/i di Lecce, per combattere queste forme di emarginazione e
sfruttamento.

Saluti.

Asociacion Intercultural "MI RANCHITO"

1)Resoconto della visita al Centro accoglienza per richiedenti asilo
Lorizzonte

Nel pomeriggio di sabato 16 novembre, dopo aver visitato il Cpt Regina
Pacis, la delegazione si e' portata verso le 16 e 30 presso il centro di
accoglienza per richiedenti asilo Lorizzonte (sic, si chiama proprio cosi',
senza apostrofo). La composizione era piu' o meno uguale alla mattina con
l' aggiunta di due compagni del Lsf (un'insegnante e un avvocato).
Lorizzonte e' in aperta campagna tra Squinzano e Casalabate, in provincia
di Lecce. Il centro e' gestito da operatori del Ctm-movimondo, il direttore
Vinicio Russo, non c'e' (un'abitudine dei direttori?). Veniamo accolti da
un nutrito gruppo di operatori che immediatamente (si erano ben preparati.)
ci descrivono le loro attivita', soprattutto la dottoressa direttrice del
centro sanitario. Cosa strana: l'unica emittente televisiva presente e' Top
Video, crea! ta dal Ctm, che intervista, inevitabilmente, Niki Vendola. La
telecamera di Stefano Menchierini, pero', deve restare spenta. Evitiamo di
fare troppa polemica, perche' in ogni caso le cose che vedremo in otto non
le dimenticheremo. La presenza militare, anche se piu' discreta nei nostri
confronti, e' forte e si tratta di guardia di finanza. All'arrivo troviamo
il questore di Lecce in persona, che, al solito, vuole un colloquio
privato, anche se all'aperto, con Niki Vendola. Sembra che sia la giornata
dei misteri e delle confessioni. Pazientemente aspettiamo circa un quarto
d'ora prima di muoverci. Veniamo fatti entrare direttamente nel settore
dove i reclusi (anche qui in definitiva gli "ospiti" non possono uscire,
gli esterni possono entrare col contagocce) hanno le loro "stanze". I
migranti dormono in androni disadorni su letti a castello (dieci per
stanza) con materassi in stato relativamente migliore che al! Regina Pacis,
in ogni caso impregnati di umidita' e senza coperte e guanciali. Alla
domanda sulla mancanza di lenzuola, la dottoressa e la vicedirettrice del
centro si lanciano in una spiegazione arzigogolata su "abitudini diverse",
per le quali i migranti userebbero le lenzuola come accappatoi.Ci
assicurano che ogni giorno (!?) i materassi vengono messi all'aria e
trattati in modo particolare.
Queste spiegazioni convincono poco. Quei materassi non sembrano essere
stati all'aria poche ore prima. Due componenti della delegazione si
avvicinano ad una finestra, tentano di aprirla, resta loro in mano!
Evidentemente, almeno in quel dormitorio (non ne vedremo altri), le persone
che ci vivono e dormono, non possono aprire la finestra (immaginiamo che in
estate debba essere un vero problema col caldo). I muri sono stracolmi di
scritte, in diverse lingue, molto sporchi. Alla domanda: che costerebbe una
rivernici! ata? Una risposta poetica: possiamo impedire loro di "fare
murales" ? Pero' osserviamo noi i locali della mensa sono stati
riverniciati molto di fresco. Ancora e' fortissimo l'odore di vernice, che
prende alla gola. A quel punto la dottoressa ci invita a non "credere ai
cattivi reportages su di loro" in cui si e' detto anche che nelle toilettes
non c'era carta igienica. La carta non c'era, sostiene, perche' "hanno
l'abitudine di buttare i rotoli nel water". Insistiamo, e allora? Allora
hanno preferito dare un rotolo a testa. Domanda cattiva: e che cambia? Non
possono ugualmente gettarlo nel water? Gesto insofferente della
vicedirettrice, che ci spiega che addirittura hanno tentato inizialmente di
installare dei water che poi "loro hanno rotto perche' hanno una cultura
diversa" (!!), sicche' hanno dovuto rimettere i bagni alla turca. Anche qui
pero' il dubbio che le latrine siano state rotte per reagire a co! ndizioni
di vita inaccettabili si insinua nelle nostre menti. Altre volte Lorizzonte
e' stato teatro di rivolte interne, c'e' anche una denuncia penale di due
ex reclusi. A questa vita sono costretti anche molti bambini. Alcuni
piccolissimi. Che fanno durante il giorno? Giocano, ci dicono. Dove? Qui.
Con cosa non si capisce. I piu' grandicelli vanno a scuola? No. Aiutano.
Chi e a fare cosa? Nessuna risposta. Tutti ci facciamo la stessa domanda:
ma per questi bambini vivere in questi condizioni non equivale a crescere
in una cella? Loro e i loro genitori di cosa sono colpevoli? Veniamo
invitati a parlare con un gruppo, scelto da loro, di ragazzi iracheni.
Parlano poco italiano, scarso inglese, quindi aspettiamo che arrivi il
"mediatore culturale", ossia un marocchino che ha deciso di restare a
lavorare nel centro. Alla domanda se hanno chiesto l'asilo politico in
Italia, i ragazzi rispondono in coro di no. Ma s! oprattutto non hanno
intenzione di chiederlo. Ci dicono di essere scappati per fame e non per
sfuggire alla dittatura di Saddam Hussein. Non vogliono chiedere l'asilo
politico perche' se non lo ottenessero per loro tornare in Iraq
significherebbe finire in carcere, se lo ottenessero non potrebbero tornare
in patria per cinque anni. Sono convinti di poter ottenere un foglio di via
che gli consenta di raggiungere la Germania. Ci guardiamo frastornati: ma
lo sanno che il foglio di via con la Bossi-Fini e' stato cancellato e che
esiste solo l'accompagnamento alla frontiera? Che oggi la legge "entro
cinque giorni" impone l'espulsione? E che se vengono catturati finiscono in
un carcere italiano e poi vengono espulsi, con tanto si segnalazione alle
autorita' del loro paese? Significativamente non  rispondono, mentre un'
altra operatrice si affretta a "chiarire" che per loro anche se chiedessero
l'asilo politi! co si aprirebbe una prospettiva da incubo: anche se
ascoltati dalla commissione nazionale fino al riconoscimento definitivo
dello status di rifugiato non possono lavorare, ne' sposarsi, ne' fare
alcunche' (le strade che restano loro aperte sono quelle del lavoro nero o
del delinquere per sopravvivere). Hanno diritto teoricamente a un sussidio
miserrimo (circa duecentomila delle vecchie lire al mese) che in pochi,
inoltre, ottengono e riscuotono con regolarita'. Che possono fare una volta
che la commissione dice si ? O tornare nel centro (per sopravvivere: in
molti casi sono intere famiglie con bambini piccoli) o "arrangiarsi". Che
futuro hanno se la commissione dice di no? Nessuno. L'espulsione. Anche qui
le risposte alle questioni tecniche sono piu' rilassate: la retta
giornaliera e' di trentacinquemila delle vecchie lire. Chiediamo perche'
tanta differenza col Cpt? Come colmate la differenza, che evide! ntemente
significa meno servizi? Col volontariato. E' una risposta? No. La
discussione con gli operatori prosegue: non vi sembra un carcere? Si, ma
cerchiamo di renderlo piu' umano. Perche' il Ctm, una Ong, ha accettato di
gestire un centro di detenzione? Perche' altrimenti finiva in mani
peggiori. Ma cosa c'e' di peggio di un carcere con dentro anche minori
dagli zero anni ai diciassette? Colpevoli solo di essere venuti al mondo?
Le risposte tecniche, sono l'alibi. Ne sono passati 24.000 di richiedenti
asilo dal centro. Che fine hanno fatto? Molti sono stati espulsi, altri,
pochi, hanno ottenuto l'asilo politico, altri sono riusciti, per loro
fortuna a fuggire dall'Italia. La vicedirettrice insiste sul fatto che si
sono battuti per rendere piu' "umano" il centro. Hanno rifiutato di mettere
le sbarre alle finestre del piano terra. A quelle del primo piano, escluso
dalla nostra visita (nessuno riesce a chiam! arci e a farci salire come al
Regina Pacis), le hanno messe per sicurezza, ci dicono. O per evitare
tentativi di fuga o suicidio? Resta la sensazione fortissima che a
Lorizzonte, la nostra "protezione" sia stata organizzata in modo capillare.
Ci si sente come i giapponesi in gita organizzata. Il fiore all'occhiello
de Lorizzonte e' il centro Don Milani per i minori non accompagnati.
Nell'avviarci vediamo un immenso campo di carciofi. Chi li coltiva? Fanno
finta di non sentire. Si vendono? Si, sono i "carciofi della solidarieta'".
A chi vanno i proventi delle vendite? Al centro. Chi li coltiva? Il dubbio
che i cosiddetti ospiti vengano trasformati in contadini forzati resta. Il
centro per i minori e' sicuramente piu' accogliente, di recente
costruzione. Anche qui i responsabili chiedono un colloquio privato con
Vendola che dura una ventina di minuti. Cosa gli hanno chiesto? Forse di
intercedere presso chi! ha fatto denuncia contro di loro? Anche qui resta
il buco nero del rapporto con gli avvocati. Anche qui assicurano che il Cir
gestisce le pratiche dell'asilo. E per coloro che non intendono chiedere
asilo? Perche' non ci fanno rispondere da loro? Altra questione: gli
operatori si rendono conto che tra poco, dopo l' estinzione dei centri di
seconda accoglienza, quel centro si trasformera' in Cpt? Come intendono
muoversi? Non lo sanno. Tirano a campare. E la militarizzazione sempre piu'
evidente del centro? Non sanno. La visita si conclude dopo circa due ore.
Cosa abbiamo visto? Un altro carcere a cielo aperto. Dove, per carita',
siamo stati invitati a tornare e dove noi torneremo. Anche li' e come in
Palestina per fare un'azione di "protezione di civili". Le considerazioni
finali sono che tra il Cpt e il centro per richiedenti asilo non c'e'
differenza sostanziale. La cosiddetta "politica dell' accoglienza" in re!
alta' altro non mira che all'espulsione.
Le proposte che ci vengono in mente a fine giornata sono:
- a livello nazionale deve essere preso contatto con il Cir e l' Acnur per
capire bene che tipo di rapporto esiste fra i reclusi e gli avvocati, che
sembrano ombre;
- al livello parlamentare, dopo la raccolta di materiale specifico,
occorrera' fare una battaglia per risolvere il problema dei richiedenti
asilo e del limbo indecente in cui sono costretti a vivere per anni;
- richiesta anche per Lorizzonte di visite a "sorpresa", con l' obbligo da
parte del centro di far entrare le persone delle associazioni impegnate
nella solidarieta';
- monitoraggio anche per Lorizzonte, come per il Cpt, da parte di un gruppo
stabile di parlamentari del nostro partito, innanzitutto (senza escludere
chi si rende disponibile di altri gruppi), sistematico e possibilmente
mensile.

Cinzia Nachira (responsa! bile provinciale immigrazione Prc Lecce)
Lecce, 17/11/02

 2)Cinzia <cinachi at tin.it> wrote:

Cari compagni e compagne, ho ricevuto la vostra richiesta il 7 gennaio e
solo ora trovo il tempo per darvi le informazioni che chiedete. Per ciò che
riguarda il Cpt "Regina Pacis" ho da aggiungere poco al resoconto del 16
novembre. Purtroppo è un vero e proprio lager dove possono entrare solo
parlamentari o consiglieri regionali e con il contagocce gli avvocati.
Proprio in questi giorni, motivo del mio ritardo, la magistratura ha aperto
un'inchiesta sulle denunce che 17 cittadini maghrebini hanno sporto agli
inizi di dicembre. Ovviamente si è scatenata una canea terribile: la Curia
e gran parte delle istituzioni ed anche, ahimé, del centro sinistra hanno
fatto numerosi appelli di solidarietà in favore di questi carcerieri. Le
denunce sono scattate per violenze inaudite che queste persone, tutte
giovanissime, hanno subito (pestaggi, imposizione di carne di ! maiale ai
musulmani perdipiù durante il Ramadan, ed altro) dopo un sacrosanto
tentativo di fuga a metà novembre. Oggi la situazione è che grazie al loro
coraggio, non è facile denunciare i propri aguzzini quando non si ha il
permesso di soggiorno e voi lo sapete bene, siamo riusciti a sollevare il
velo di ipocrisia sulla presunta "accoglienza" italiana, che altro non è un
buco nero dal quale i migranti vengono ingoiati per poi essere espulsi. I
Cpt in realtà sono dei posti dove ogni diritto è negato. Hanno più diritti
i reclusi nelle carceri speciali. Cari compagni e compagne speriamo che a
livello nazionale la battaglia politica che si è iniziata porti a
ridiscutere nel complesso la politica verso i migranti. Non è solo la
questione imprescindibile della chiusura dei Cpt, ma anche di una legge che
garantisca il diritto d'asilo, la possibilità di non "clandestinizzarsi"
con il meccanismo infernale del permesso di soggiorno collegato al ! lavoro e
alla casa. ciò che questa esperienza, nella sua drammaticità, preziosa ci
ha insegnato è che, in ogni caso, senza i migranti nessuna battaglia è
possibile.
Per ciò che riguarda il CTM la risposta è positiva. E' esattamente la rete
di Ong che organizza il cosiddetto commercio equosolidale. Questo è un
altro capitolo doloroso. Della serie nati bene e cresciuti male...Ma è
meglio per ora che io mi fermi qui. Se volete potrò dirvi altro sul Ctm in
un'altra lettera.
Una cortesia. L'allegato col vostro statuto non si apre potreste
rispedirmelo in formato word. Io in cambio vi spedisco l'invito ad un
convegno nazionale che il 18 e 19 gennaio Rifondazione Comunista
organizza proprio sui temi delle migrazione. Io ci sarò e spero che anche
voi possiate e vogliate venire. In questa prospettiva vi lascio i miei
numeri di telefono .........(casa), .............(cell.). Un abbraccio forte
di buon lavoro ! e buon anno, anche se in ritardo, Cinzia Nachira. A presto,
spero.