Fabiocchi NEWS 24 Dic 2002



Newsletter Eco-Internazionalista www.ecquologia.it
-Belgio: Il parlamento vota per la chiusura delle centrali nucleari
-Francia: Grigory Pasko premiato da Reporters Sans Frontieres
-Global: I Diritti Umani sono centrali nella lotta contro l'AIDS
-Global: La BM finanzia la distruzione delle zone palustri protette
-Cambogia: Il governo deve smettere di intimidire gli ambientalisti
-Israele: Amnesty: Obiettori di coscienza arrestati, soldati impuniti
 
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Belgio: Il parlamento vota per la chiusura delle centrali nucleari
6 Dicembre 2002 - Il parlamento Belga ha votato in favore della chiusura di tutti i sette reattori nucleari presenti nel paese. Con questo storico voto, il Belgio entra tra la maggioranza dei paesi dell'UE che non hanno energia nucleare o che intendono uscirne. Attualmente solo la Finlandia ha approvato la costruzione di un nuovo reattore (decisione che ha spinto i Verdi ad uscire dalla coalizione di governo), e la Gran Bretagna sta rivedendo la sua politica. La coalizione del governo Belga formata da liberali, socialisti e Verdi ha stabilito un divieto sulla costruzione di nuovi impianti nucleari e ha limitato la licensa dei 7 reattori attualmente esistenti a un massimo di 40 anni. Il Belgio soddisfa il 60% del suo fabbisogno energetico dal nucleare ed e' il secondo maggiore consumatore in Europa, dopo la Francia. Il fatto che il Belgio abbia deciso di uscire dal nucleare manda un chiaro messaggio all'industria: l'energia nucleare e' morta e i nuovi investimenti devono andare verso le energie rinnovabili. Secondo quanto prevede la nuova legge, tutti i reattori chiuderanno entro il 2025, ma cio' non impedisce all'autorita' Belga per la sicurezza nucleare di chiudere i reattori prima del previsto. La chiusura dei 3 reattori piu' vecchi e' prevista per il 2015. I documenti dell'industria resi pubblici all'inizio di quest'anno dimostrano che questi reattori hanno avuto perdite. Secondo Greenpeace, questi reattori potrebbero essere un obiettivo per attacchi terroristi. Al di la' della retorica industriale sulla rinascita del nucleare, la realta' e' che l'Europa sta abbandonando questa tecnologia pericolosa, sostiene l'organizzazione ecologista. Il Belgio non ha bisogno dell'energia nucleare. La scorsa estate Greenpeace dimostro' che la quasi illimitata energia eolica off-shore nel Mar del Nord potrebbe coprire i fabbisogni energetici di tutti i paesi che vi si affacciano, anzi, la produzione potrebbe superare i consumi. Con l'energia eolica e altre nuove tecnologie come la cogenerazione e l'efficienza energetica, il Belgio potrebbe chiudere tutti i reattori entro 10-15 anni.
Intanto il governo Bulgaro ha annunciato che nel 2003 riprendera' la costruzione di un nuovo impianto nucleare in Balene per compensare la chiusura dei vecchi reattori nell'unico impianto del paese a Kozloduy. La Bulgaria e' il maggior esportatore di energia nei Balcani e intende mantenere tale posizione anche dopo aver ceduto alle pressioni dell'Unione Europea sulla chiusura di 4 dei 6 reattori presenti a Kozloduy (che tutti insieme hanno una capacita' di 3,760 megawatt). L'impianto produce piu' del 40% dell'energia del paese. L'Unione Europea, che ha fissato il 2007 come anno per l'entrata della Bulgaria nell'Unione, ha detto che i vecchi reattori di modello sovietico di Kozloduy non possono essere resi sicuri ad un costo ragionevole. Il completamento della costruzione dell'impianto di Balene (i cui lavori erano stati bloccati), costera' 1 miliardo di dollari e il governo cerca investitori esteri. Il ministero per l'energia ha gia' lanciato trattative con investitori in Canada, USA, Rep. Ceca, e altri paesi Europei. La costruzione dell'impianto di Balene era iniziata negli anni 80, in era sovietica, e il 40% dei lavori era stato completato, ma negli anni '90 la mancanza di denaro e le proteste degli ambientalisti bloccarono il completamento dell'impianto. Nel 2000, la Bulgaria accetto' la chiusura dei due piu' vecchi reattori di Kozloduy entro il 2003, mentre quest'anno ha accettato di chiudere anche il terzo e il quarto reattore entro il 2006. Solo due reattori rimarranno operativi.
Gli Amici della Terra hanno lanciato una campagna per l'abolizione del Trattato Euratom. Secondo l'organizzazione, il trattato risalente al lontano 1957 e' troppo datato, anti-democratico e favorisce l'energia nucleare a scapito delle altre fonti energetiche. C'e' scarso controllo democratico sull'Euratom, per esempio il Parlamento Europeo ha pressocche' nessun controllo sulle decisioni prese e il denaro fornito all'industria nucleare. I prestiti del trattato servono a favorire gli investimenti sul settore energetico nucleare. Attualmente i fondi dell'Euratom stanno finanziando il completamento del secondo reattore di Cernavoda, in Romania. Gli Amici della Terra chiedono alle altre organizzazioni della societa' civile di sottoscrivere una dichiarazione da presentare alla Convenzione sul futuro dell'Europa che si terra' il prossimo anno. La dichiarazione chiede alla Convenzione Costituzionale Europea di esaminare urgentamente le opzioni per sostituire il trattato Euratom che non e' mai stato modificato dalla sua nascita. Un'Europa allargata ha bisogno di una strategia energetica comune che dia priorita' alle fonti rinnovabili e al risparmio energetico, e allo stesso tempo non mantenga favori speciali per lo sporco e pericoloso settore nucleare, sostengono gli Amici della Terra. Le circostanze attuali offrono una storica opportunita' per sbarazzarsi dell'Euratom. Greenpeace e Amici della Terra criticano anche le proposta della commissaria europea per l'energia di aumentare i fondi al trattato. Per maggiori info sull'euratom: http://www.eu-energy.com/euratom.html. Fonte: Greenpeace Int.; REUTERS; FoE Europe; traduzione di Fabio Quattrocchi fabiocchi at inwind.it www.ecquologia.it
 
Francia: Grigory Pasko premiato da Reporters Sans Frontieres
10 Dicembre 2002 - Il giornalista ambientalista Russo Grigory Pasko, che attualmente sconta una condanna a 4 anni di detenzione, e' stato premiato da Reporters Sans Frontieres (RSF) e da Fondation de France (FdF). Il premio di 7,600 euro e' stato ritirato a Parigi dalla moglie di Pasko, Galina Morozova, in occasione del 54esimo anniversario della Dichiarazione dei Diritti Umani. Il premio e' conferito ogni anno a un giornalista che ha dimostrato devozione per la liberta' di informazione attraverso il proprio lavoro professionale. RSF e FdF considerano la liberta' di stampa un tema importante in un mondo in cui ci sono 110 giornalisti imprigionati solo per aver fatto il loro lavoro, cercando di tenere informato il pubblico. Fonte: Reporters Sans Frontieres; Bellona Foundation; traduzione di Fabio Quattrocchi fabiocchi at inwind.it www.ecquologia.it
 
Per chiedere il rilascio di Pasko:
 
Global: I Diritti Umani sono centrali nella lotta contro l'AIDS
1 Dicembre 2002 - In occasione della Giornata Mondiale per la lotta contro l'AIDS, Amnesty International ha ricordato che i diritti umani sono centrali per sconfiggere l'epidemia. L'esclusione sociale, la poverta' e le discriminazioni sono strettamente collegate all'AIDS/HIV. Coloro che sono ai margini della societa', a cui si negano i diritti piu' fondamentali (come il diritto a non essere discriminati, all'istruzione, all'integrita' fisica, alla salute e alla sicurezza economica), sono i piu' vulnerabili a contrarre l'HIV, ha detto Amnesty. I sieropositivi sono poi oggetto di maltrattamenti, gli viene vietato l'ingresso in altri paesi, sono rifiutati dai servizi sociali e dai sistemi sanitari, o ancora, gli viene negata la casa e il lavoro. Il timore di essere discriminati spesso li spinge a non rivelare il loro status o a non cercare assistenza, peggiorando l'impatto della malattia. I governi devono prendere provvedimenti per incoraggiare le buone pratiche sanitarie e per distruggere il pregiudizio comune, la disinformazione e la discriminazione. Rimane molta ignoranza sull'AIDS/HIV, e cio' richiede grandi sforzi per divulgare le informazioni ed educare la popolazione. Un sondaggio in Asia Centrale ha rivelato che un terzo delle donne intervistate non aveva neanche sentito parlare dell'AIDS. La relegazione delle donne ad uno status di inferiorita' nella societa' le rende particolarmente vulnerabili all'HIV/AIDS esponendole a sesso non protetto o non desiderato. La violenza contro le donne (negli abusi domestici, schiavitu' sessuale, o stupri) le espone a gravi rischi di infezione di HIV, che poi provoca conseguenze come la non accettazione da parte della famiglia, la discriminazione della comunita', e altre violenze. Gli abusi sono spesso accompagnati dalla negazione dell'assistenza sanitaria, compresi i trattamenti necessari a ridurre il rischio di trasmettere l'infezione ai figli. Nonostante la grave estensione dell'epidemia, molti governi non sono disponibili a sostenere l'educazione alla prevenzione (specialmente tra i minori), ne' a riconoscere i bisogni delle lesbiche, dei gay, dei bisessuali, dei transessuali, dei sex workers, e dei tossicodipendenti. Secondo Amnesty International, il WTO non dovrebbe impedire ai paesi poveri di sviluppare programmi efficaci per offrire alle loro popolazioni assistenza medica anti virale. Con 42 milioni di sieropositivi nel mondo, la volonta' politica da parte dei governi e della comunita' internazionale per affrontare il problema e' essenziale, afferma Amnesty. E' necessario facilitare l'accesso dei paesi piu' poveri a medicinali efficaci a basso prezzo. In questo aspetto e' indispensabile che anche le compagnie farmaceutiche diano il loro contributo. Secondo Amnesty International, dovrebbero essere garantiti alla popolazione test efficaci e accurati, e allo stesso tempo, dovrebbero essere impediti test coercitivi o disciminatori. Dovrebbero essere garantiti i diritti alla sicurezza personale e alla liberta' dalla discriminazione basata sull'orientamento sessuale: i governi dovrebbero combattere il pregiudizio che esiste contro gli omosessuali, le lesbiche e i bisessuali. Le leggi discriminatorie impediscono loro di accedere all'assistenza medica e all'informazione sui rischi. Infine, gli educatori e i difensori dei diritti umani non dovrebbero essere arbitrariamente detenuti per il loro lovoro di informazione e assistenza.
In India, Human Rights Watch ha documentato numerosi casi di maltrattamenti da parte della polizia contro coloro che lavorano per diffondere l'informazione e che aiutano le categorie piu' a rischio di contagio, prostitute e omosessuali in particolare. Le violenza contro questi educatori e' il miglior modo per favorire la diffusione dell'epidemia, ha detto HRW. Diverse organizzazioni in India sono riuscite a convincere le prostitute a chiedere l'uso del preservativo da parte dei clienti. Una di queste organizzazioni, SANGRAM, ha aiutato degli educatori a distribuire 350,000 preservativi al mese tra i sex workers e tra altre categorie a rischio. Ma negli ultimi mesi, gli abusi della polizia nei confronti dei lavoratori di SANGRAM hanno sabotato il loro impegno. A Bangalore, alcuni educatori che lavoravano con delle prostitute sono stati picchiati gravemente dalla polizia. In un caso, alcuni agenti di polizia hanno strofinato un peperoncino sugli occhi e la vagina di una educatrice. I colpevoli sono rimasti impuniti. Gli omosessuali in India sono oggetto di pregiudizi, e gli educatori che forniscono loro informazioni e preservativi vengono spesso maltrattati dalla polizia. Il governo non si pronuncia mai su questi abusi, nonostante fornisca finanziamenti ai gruppi di educatori. Una legge Indiana antiquata contro la sodomia, risalente al periodo coloniale, e' spesso usata dalla polizia per giustificare le  azioni contro gli educatori che lavorano con gli omosessuali. Human Rights Watch chiede al governo di annullare la legge e di assicurare protezione agli educatori. Il governo stima che siano 4 milioni i sieropositivi in India, ma molti esperti sostengono questa cifra sottostima la realta'. In 5 stati, l'epidemia e' ampiamente diffusa tra la popolazione, secondo le stime governative. Il programma indiano per la lotta all'AIDS e' finanziato in gran parte da un prestito di 191 mln di dollari della Banca Mondiale, e i termini con cui e' stato concesso prevedono anche la protezione dei diritti delle persone nelle popolazioni ad alto rischio.
in un altro rapporto, HRW sostiene che i programmi che insegnano ai teenagers a "dire semplicemente no" al sesso prima del matrimonio stanno minacciando la salute degli adolescenti Americani, e censurando le informazioni fondamentali su come prevenire realmente l'AIDS. Il rapporto accusa i programmi "educativi" nello stato del Texas, finanziati dal governo federale, dove le campagne pubblicitarie trasmettono il messaggio che i teenagers non dovrebbero usare i preservativi perche' non funzionano. Alcuni programmi scolastici, dice HRW, non menzionano affatto il preservativo. I governo Statunitense spende 100 mln di dollari all'anno per questi programmi fuorvianti. L'amministrazione Bush ha proposto l'aumento del 33% dei fondi destinati a questi programmi. In questo modo, continua HRW, si mette a maggior rischio la salute dei teenagers. Fonte: Amnesty Int.; Human Rights Watch; traduzione di Fabio Quattrocchi fabiocchi at inwind.it www.ecquologia.it
 
Global: La BM finanzia la distruzione delle zone palustri protette
21 Novembre 2002 - Secondo Greenpeace International, la pressione esercitata sui paesi in via di sviluppo per ripagare il debito estero spesso porta al disastroso sfruttamento delle risorse naturali. Alcuni paesi tropicali diventano ospiti di vasti allevamenti di gamberetti, spesso finanziati dai prestiti della Banca Mondiale. La conseguente distruzione delle paludi non solo causa danni ambientali e sociali, ma viola anche i diritti umani stabiliti dall'ONU. La Convenzione di Ramsar e' un accordo internazionale che prevede la protezione delle paludi e un uso sostenibile delle loro risorse. Purtroppo, sostiene Greenpeace, molte paludi e foreste di mangrovie che stanno per essere convertire agli allevamenti di gamberetti finanziati dalla BM sono attualmente siti protetti dalla Convenzione di Ramsar. I gamberetti da allevamento, una delicatezza culinaria che arriva nei piatti di Europa, Giappone e USA, sono la causa primaria della distruzione di mangrovie e paludi nei tropici. Fragili e minacciate, le foreste di mangrovie crescono nelle zone palustri ad acqua salata lungo le aree costiere, ospitano una ricca biodiversita', sono uno degli ecosistemi piu' produttivi del pianeta, e formano delle importanti zone di riproduzione per molte specie ittiche marine. Una volta che le mangrovie sono distrutte, la costa e' esposta all'erosione, le barriere coralline e le distese di posidonia sono messe in pericolo, e gli habitat per molluschi o lamantini scompaiono. Enormi quantita' di sedimenti chimici si riversano in questi ecosistemi marini a causa della perdita delle foreste di mangrovie che hanno una funzione filtrante. Greenpeace denuncia che la Banca Mondiale ha finanziato l'espansione di allevamenti in siti del Belize e dell'Honduras, comprese alcune aree protette dalla convenzione di Ramsar. I progetti finanziati dalla BM violano anche i diritti umani secondo la risoluzione ONU del 1989, l'articolo 4 della Commissione per i Diritti Umani afferma che il pagamento di debiti esteri da parte dei paesi in via di sviluppo (PVS) non dovrebbe colpire i diritti umani e l'ambiente. Ma questo e' cio' che esattamente avviene quando la BM finanzia i progetti di acquacoltura che distruggono le foreste di mangrovie vitali per il sostentamento delle localita' locali nei PVS. Fonte: Greenpeace Int.; traduzione di Fabio Quattrocchi fabiocchi at inwind.it www.ecquologia.it
 
Cambogia: Il governo deve smettere di intimidire gli ambientalisti
24 Dicembre 2002 -  Secondo Human Rights Watch, la polizia ha usato eccessiva violenza contro gli ambientalisti pacifici a Phnom Penh all'inizio di Dicembre. HRW ha espresso serie preoccupazioni sulla campagna di intimidazione e minaccia portata avanti dal governo Cambogiano contro gli ambientalisti. I paesi donatori dovrebbero fare le dovute pressioni sul governo Cambogiano per fermare le intimidazioni rivolte a coloro che vogliono far sentire la loro voce nella formulazione della riforma forestale. La gestione forestale, sostiene HRW, non dovrebbe essere esentata dai processi democratici. Il 5 Dicembre, circa 50 agenti di polizia hanno usato la forza per disperdere una riunione non-violenta di 150 rappresentanti delle comunita' presso il Dipartimento Forestale a Phnom Penh. I rappresentanti avevano aspettato per ore una risposta dal Dipartimento alla loro richiesta di istituire un gruppo di lavoro sulle concessioni forestali. I poliziotti hanno bloccato l'accesso alla strada, circondato la folla e infine preso a calci i rappresentanti delle comunita' colpendoli con bastoni che scaricavano scosse elettriche. In seguito, 11 rappresentanti sono stati feriti. Quel pomeriggio uno dei rappresentanti e' morto in ospedale, anche se non e' stato chiarito se la morte e' stata causata dalle azioni della polizia. HRW ha chiesto al governo un'indagine indipendente ed imparziale dell'incidente. Gli agenti di polizia dovrebbero essere perseguiti, e le cause della morte di Hem Sao accertate. Permettendo alla polizia di colpire le persone che partecipavano ad una riunione pacifica, il governo Cambogiano sta dimostrando di non interessarsi all'ambiente o al diritto dei suoi cittadini a far sentire la loro voce nelle politiche che interessano il sostentamento, dice HRW. Dal giorno dell'incidente, la televisione statale ha ripetutamente accusato Global Witness e altre Organizzazioni Non Governative di essersi inventate le accuse di violenza nell'incidente e di aver incitato le proteste per fini politici. Il 20 Dicembre, il Segretario di Stato per l'Informazione ha affermato che il governo avrebbe intrapreso azioni legali contro Eva Galabru, coordinatrice di Global Witness per la Cambogia. Secondo HRW, il governo sembra voler intimidire e ridurre al silenzio Global Witness, un gruppo che e' rispettato a livello internazionale per il monitoraggio sulla deforestazione illegale. All'inizio di Dicembre, gli uffici di un'organizzazione ambientalista chiamata SSDP (Donne Pacifiche per L'ambiente) sono stati violati mentre lo staff era fuori. Mappe, documenti, fotografie, telecamere e una televisione sono stati portati via. Sembra che il governo voglia mettere a tacere i movimenti democratici dei cittadini che sono informati e preoccupati per le politiche forestali e per la deforestazione illegale che li colpisce, afferma HRW.
I rappresentanti delle comunita' da mezza dozzina di province nelle quali sono state assegnate le concessioni di taglio forestale hanno chiesto a lungo al Dipartimento Forestale di permettere la ridiscussione pubblica dei piani di concessione. Alcune ONG, compresa Oxfam-GB e il Forum ONG, hanno appoggiato le richieste delle comunita'. Il 29 Ottobre, il Dipartimento ha messo a disposizione 19 giorni per consultazioni pubbliche sulla rivalutazione dei piani strategici di concessioni forestali, e sugli studi di impatto sociale e ambientale. Nonostante la brevita' del periodo, i rappresentanti delle comunita' hanno condotto consultazioni pubbliche in dozzine di villaggi. Al centro del dibattito vi erano le aree forestali adiacenti alle concessioni di taglio, aree da cui dipende il sostentamento delle comunita'. Le comunita' hanno discusso e preparato i commenti da spedire al Dipartimento. A fine Novembre, i rappresentanti delle comunita' sono andati a Phnom Penh dove hanno partecipato ai workshop organizzati da Oxfam-GB e dal Forum delle ONG per preparare le richieste riguardanti le aziende che avrebbero ricevuto le concessioni di taglio. Il 2 Dicembre, molti rappresentanti delle comunita' si sono recati presso gli uffici del Dipartimento per controllare i documenti che avevano inviato, ma non sono stati ricevuti da nessuno. Il 5 Dicembre, 20 rappresentanti sono andati al Dipartimento per richiedere una tavola di negoziati con i rappresentanti del Dipartimento per discutere delle concessioni. Ma la loro richiesta e' stata respinta, e nel corso della giornata sono arrivati altri rappresentanti fino a raggiungere il numero di 150. A quel punto e' avvenuto l'incidente. Fonte: Human Rights Watch; traduzione di Fabio Quattrocchi fabiocchi at inwind.it www.ecquologia.it
 
Israele: Amnesty: Obiettori di coscienza arrestati, soldati impuniti
18 Dicembre 2002 - Amnesty International ha espresso preoccupazione per l'imprigionamento dei riservisti Israeliani che si rifiutano di fare il servizio militare o di servire l'esercito nei Territori Occupati perche' pensano che se lo facessero countribuirebbero alla violazione dei diritti umani. Circa 180 obiettori di coscienza sono stati arrestati negli ultimi 26 mesi. I membri dell'esercito Israeliano che commettono gravi violazioni di diritti umani, come uccisione di bambini o altri civili non armati, bombardamento di aree densamente popolate, o distruzione di edifici con persone dentro, non sono portati alla giustizia e resi responsabili per i loro atti. Allo stesso tempo, dice Amnesty, gli obiettori di coscienza che si rifiutano di servire l'esercito, precisamente per evitare di partecipare a quegli atti, sono mandati in prigione per mesi. Che tipo di messaggio manda questa politica alla societa' Israeliana? Ha chiesto Amnesty. Jonathan Ben-Artzi e Uri Ya'acovi stanno scontando il loro sesto mese di prigione per essersi rifiutati di servire nell'esercito Israeliano per le loro opinioni. I due sono stati condannati rispettivamente a 161 e 134 giorni di detenzione. Amnesty International sostiene che a tutti gli obiettori di coscienza debba essere garantita la possibilita' di presentare le motivazioni della loro obiezione a un organismo istituito per legge che sia imparziale ed indipendente. Gli obiettori di coscienza attualmente detenuti per la loro obiezione sono prigionieri di coscienza, e dovrebbero essere rilasciati immediatamente ed incondizionatamente, ha detto Amnesty.
Secondo un rapporto di Human Rights Watch, coloro che si rendono responsabili per programmare o eseguire gli attacchi suicidi contro i civili sono colpevoli di crimini contro l'umanita' e dovrebbero essere portati alla giustizia. Gli attentatori non sono martiri, dice HRW, ma sono solo criminali di guerra, e lo sono anche coloro che programmano gli attacchi. Dal Gennaio 2001, 53 Palestinesi terroristi hanno ucciso 250 civili e ferito altri 2,000. I leader dei gruppi che ordinano questi attacchi e che li rivendicano, come Hamas, Fonte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP), o Jihad Islamica, dovrebbero essere incriminati per il loro ruolo negli attacchi. Il rapporto di HRW individua anche il ruolo e la responsabilita' dell'Autorita' Palestinese (AP) e il Presidente Arafat. L'AP ha fallito nel prendere tutte le misure disponibili per prevenire gli attacchi o portare i responsabili alla giustizia, e con questo fallimento ha contribuito a creare un'atmosfera di impunita', particolarmente nel 2001, quando l'AP era nel pieno delle funzionalita'. L'AP sostiene che le azioni Israeliane, come la distruzione della polizia Palestinese e delle installazioni di sicurezza, hanno ridotto la sua capacita' di agire. Ma, afferma HRW, anche quando tale capacita' era intatta, l'AP non ha preso provvedimenti efficaci per portare alla giustizia coloro che incitavano, programmavano o assistevano l'esecuzione degli attacchi terroristici sui civili Israeliani. Al contrario, l'AP liberava presto i sospettati senza investigarli o processarli. L'AP ha spiegato tale politica sostenendo che i detenuti erano in costante pericolo in quanto le forze Israeliane bombardavano le prigioni. Ma l'AP non ha spiegato perche' i sospettati non venivano mai investigati o accusati: azioni che non dipendevano dal mantenimento dei sospettati nei luoghi di detenzione. Comunque, secondo HRW, attualmente non ci sono prove evidenti che Arafat o l'AP abbiano programmato, ordinato, o eseguito gli attacchi suicidi, ne' che esercitassero un reale controllo sulle azioni dei gruppi degli attentatori. Tuttavia, anche se il Presidente Arafat non ha alcuna responsabilita' penale, egli ha un alto grado di responsabilita' politica, dice HRW. In un'altra occasione, HRW ha condannato la demolizione di edifici da parte dell'esercito Israeliano. Le azioni dell'esercito, dice HRW, hanno violato le norme del diritto internazionale contro la punizione collettiva, la distruzione della proprieta' privata, e l'uso della forza contro i civili. Il 22 Ottobre, i soldati Israeliani hanno demolito una casa appartenente ad un attentatore di al-Aqsa nella Striscia di Gaza. I soldati hanno impedito i civili di lasciare l'area di demolizione e non hanno fornito assistenza ai feriti. E' stato anche impedito alle ambulanze Palestinesi di entrare nell'area per almeno mezz'ora. Le case non avrebbero mai dovuto essere demolite, sostiene HRW, ma farlo senza riguardo per la sicurezza degli abitanti locali e' terrificante. Secondo Il Centro Palestinese per i Diritti Umani, le forze Israeliane hanno distrutto 613 case nella Striscia di Gaza dall'Ottobre 2000, e un pari numero di case e' stato danneggiato gravemente. Fonte: Amnesty Int.; Human Rights Watch; traduzione di Fabio Quattrocchi fabiocchi at inwind.it www.ecquologia.it