LE CLANDESTINE VIVONO SEGREGATE E NEL TERRORE



Una denuncia urgente: permesso  di soggiorno uguale nuova schiavitù - Una
risposta: la disobbedienza civile
LE CLANDESTINE VIVONO SEGREGATE E NEL TERRORE

Sulle strade ci sono meno "ragazze"; zone ed aree dove, in passato, le
clandestine si prostituivano sono state "ripulite", molte sono state
ammassate nei centri di raccolta, altre sono state rimpatriate o lo saranno
presto; per tutte è iniziato un nuovo inferno: la paura di esser
rimpatriate le induce a temere perfino di uscire a far la spesa e
suggerisce a chi le controlla, di toglier loro anche quel po' di libertà
che veniva concessa per Šfrequentare i clienti! Tante vivono, così,
segregate in casa e nel terrore.

Chi le controlla è convinto di dover lasciar passare un po' di tempo prima
che le cose tornino "come prima" e considera la segregazione come un
passaggio momentaneo; in questa condizione, però, diminuiscono le
possibilità di contatto diretto con le ragazze da parte degli enti, delle
associazioni, dei centri, degli operatori che perdono l'opportunità di
spiegare loro cosa potrebbero fare per regolarizzare la loro permanenza in
Italia.

Molte ragazze sono sottoposte al rischio di inseguire una regolarizzazione
accettando le proposte di alcuni clienti ed amici italiani che - d'accordo
con le mamam e con chi gestisce la tratta - offrono loro la scappatoia del
contratto di lavoro come colf e badanti, con il solo obiettivo di
comperarsi una "schiava" che dipenderà da loro per non esser rimpatriata.

I clienti e gli amici sono considerati dalle principali organizzazioni che
si occupano di questa problematica, come risorse positive, ma mentre sono
stati inconsciamente complici della tratta nel loro approccio con le
ragazze, lo diventano consciamente quando propongono loro un nuovo debito
per ottenere l'agognato permesso di soggiorno.

Il "Progetto la ragazza di Benin City"  affronta la problematica delle
ragazze africane che giungono in Italia, ridotte in condizione di schiavitù
e propone azioni concrete come l'adozione a distanza di una ragazza per
favorirne il percorso di liberazione e di inserimento sociale; richiama i
"clienti" ad un comportamento responsabile e li aiuta a superare le loro
problematiche con l'apporto di gruppi spontanei di auto-mutuo aiuto;
propone iniziative di sensibilizzazione dell'opinione pubblica ed un premio
giornalistico.

I gruppi di auto-mutuo aiuto dei clienti e degli amici delle ragazze,
promossi dal Progetto, si attiveranno per un'azione di disobbedienza civile
con l'intento di aiutare in modo disinteressato i percorsi di
regolarizzazione delle clandestine, rispondendo con un gesto di umanità
alla mancanza di umanità della legislazione.

Il Progetto prende avvio da una delle tante storie d'amore di un italiano e
di una giovane nigeriana. Alcuni lettori del romanzo che ne è nato,
"Akara-Ogun e la ragazza di Benin City" di Claudio Magnabosco, edito da
Quale Cultura - Jaca Book, hanno fatto "rete" tra loro, trasformando
l'esperienza di ciascuno in una concreta azione di solidarietà umana e di
impegno sociale e civile.

PROGETTO LA RAGAZZA DI BENIN CITY - Via Parigi 80 - 11100 AOSTA / tel.
cell. 340 7718024 / e-mail claudio.magnabosco at tiscali.it