SCIOPERO GENERALE! PER LA RIPRESA DELLE LOTTE SOCIALI ED AUTOGESTIONARIE



SCIOPERO GENERALE! PER LA RIPRESA DELLE LOTTE SOCIALI ED AUTOGESTIONARIE

USI AIT LAZIO - Unione Sindacale Italiana - ROMA WORK FORUM
Via Iside 12 - 00184 Roma - tel. 06/70451981 tel. 06/7234430 -	Fax 06/77201444
Fax 06/7234430

In occasione della chiusura  per il mese di agosto del nostro servizio di
consulenza sindacale e legale, come USI AIT vogliamo diffondere il nostro
documento sul BILANCIO PARTECIPATIVO, distribuito all'ultima assemblea del
social forum romano ed al Convegno del 4/5 Maggio c/o Università di Roma
3, 	E COMUNICARE A TUTTE LE COMPAGNE ED I COMPAGNI ED AL MOVIMENTO NO
GLOBAL,
AL MONDO DELL'ASSOCIAZIONISMO CHE, IN PREPARAZIONE DELLO SCIOPERO GENERALE
E GENERALIZZATO DI OTTOBRE, ABBIAMO GIA' ESPERITO NEGATIVAMENTE IL TENTATIVO
OBBLIGATORIO DI CONCILIAZIONE PRESSO IL MINISTERO DEL LAVORO SULLA SEGUENTE
PIATTAFORMA:
CONTRO POLITICHE GOVERNATIVE SUL LAVORO  E IL PATTO PER L'ITALIA, GLI EFFETTI
DEL DPEF, GLI ATTACCHI ALL'ISTRUZIONE E ALLA SANITA' PUBBLICA, CONTRO
PRIVATIZZAZIONI
E DISMISSIONI DEI SERVIZI PUBBLICI E SOCIALI, PRECARIZZAZIONE DEL RAPPORTO
DI LAVORO, LA LEGGE BOSSI-FINI,  PER ADEGUATI AUMENTI SALARIALI E PARI DIRITTI
SUL LAVORO, L'ESTENSIONE DELLO STATUTO DEI LAVORATORI E LA DIFESA DELLE
LIBERTÀ SINDACALI.
	Dopo un anno di lotte e mobilitazioni, facciamo a tutte le compagne ed
i compagni gli auguri per un periodo di ferie e di riposo per potersi
ricaricare
di tutta quell'energia necessaria per una ripresa delle lotte autunnali,
che ci auguriamo abbiano il massimo successo e la massima partecipazione
di tutte/i.
	Per la Segreteria Collegiale dell'USI AIT  GIUSEPPE MARTELLI

Il lavoro svolto in tutti questi mesi, anche sulla base di quanto riportato
nel documento sotto riprodotto, da parte del Coordinamento Cittadino Aziende
Holding Campidoglio ' Roma WorK Forum: Comune di Roma (Biblioteche, AEC,
Asili Nido, Scuole dell'Infanzia, Amministrativi e Tecnici Cartografia
Informatizzata,
Servizi Ambientali) e RSU Comunali (USI-RdB-CNL), Roma Multiservizi, A.M.A.
SpA, ALL CLEAN, Case di Riposo/Coop. Sociale 'IL CIGNO', FARMACAP, Zètema
Progetto Cultura, StA,  CILO - Consorzio SOLARIS/ACLI, lavoratori della
Torre di Babele srl, RSU della Formazione Professionale (Unicobas), Coop.
Sociali socio assistenziali, imprese di pulizia, punto 'INFOLAVORO' c/o
L.T.Q. Roma XI, Lavoratori e RSU Scuole Statali, Associazioni e Coop. di
lavoro autogestite,  ha dato risultati concreti e positivi, riuscendo ad
ottenere un Consiglio Comunale straordinario sul lavoro il 6 maggio che
ha approvato all'unanimità diversi ordini del giorno di indirizzo sulle
proposte dell'USI e del Coordinamento Cittadino. Certamente è una ulteriore
piccola vittoria nella vertenza cittadina che oppone i lavoratori e le
lavoratrici
al Comune di Roma, nelle Aziende pubbliche comunali e in quelle affidatarie
dei servizi e che proseguirà  nei prossimi mesi, per costruire un altro
mondo che rispetti diritti e bisogni.
	Le nostre esperienze e le nostre vittorie ci portano a dare la
nostra piena
disponibilità, anche del nostro ufficio legale nazionale, a tutte le compagne
ed a tutti i compagni che, A LIVELLO NAZIONALE, si volessero autorganizzare.
Per contatti: usiaitl at tin.it; romaworkforum at tiscali.it

Così come lanceremo da subito a tutte le realtà del sindacalismo alternativo
una proposta di incontro a Roma per costruire unitariamente lo SCIOPERO
GENERALE su una PIATTAFORMA SOCIALE DI LOTTA.


A proposito di 'Bilancio partecipativo',  'forme della democrazia diretta':
	Premessa
	Nella realtà romana, nella quale lavoriamo e abitiamo, il percorso che
è stato messo in piedi da un anno dalle lavoratrici e dai lavoratori che
hanno dato vita al Coordinamento Cittadino  Aziende Comunali e della Holding
Campidoglio (Marzo 2001) e successivamente dal Roma Work Forum
(Settembre/Ottobre
2001), al quale partecipano realtà lavorative non inserite nell'ambito del
Comune di Roma e delle società partecipate o collegate ad esso, ha affrontato
anche le questioni relative allo sviluppo di quello che è definito 'bilancio
partecipativo' e alle esperienze di democrazia diretta e dal basso.
	Il dibattito non è per nulla concluso, anzi la continua verifica
pratica
di quello che si cerca di costruire suoi posti di lavoro e nel territorio
con la coerenza su alcuni principi e criteri fondamentali, è uno dei punti
di forza che permette a queste situazioni di mantenere una certa vitalità,
evitando di farle ricadere nello sterile 'intergruppi' superpoliticizzato,
ma fuori dalle dinamiche reali o dal gruppo di 'esperti' che elaborano ipotesi
mai verificate o verificabili in concreto.

Il fatto di 'sporcarci le mani' e 'smuovere i neuroni' collettivamente e
all'interno di processi lavorativi e di un impegno sociale, permette a noi
tutti/e di operare delle scelte di campo ben precise, che hanno
nell'autorganizzazione
sindacale e 'sociale', nella democrazia assembleare, nella costruzione
autogestita
e dal basso di iniziative e di proposte concrete, nella solidarietà umana
e 'di classe' contro sfruttamento, discriminazioni, intolleranza e settarismo,
il nostro quotidiano e costante modo di agire e di pensare, portando alla
luce un fattore dinamico e ineliminabile, il conflitto, nelle varie forme
e modalità nelle quali esso si esplica.
	Questo contributo è da considerarsi una sintesi del 'nostro lavorio
continuo',
di questo processo di verifica teorico/pratico, tuttora in fase di  'movimento'
e di sviluppo del conflitto.
	Città metropolitana, decentramento municipale, partecipazione diretta:
partiamo dal punto di vista di lavoratrici e lavoratori.
	La prima considerazione che si è fatta, partiva dall'analisi delle
realtà
lavorative e dalle profonde mutazioni in termini di disgregazione e
frammentazione
della classe lavoratrice.
	La progressiva scomposizione del lavoro, la diversificazione dei regimi
contrattuali, lo smantellamento  o il progressivo indebolimento di diritti
considerati come acquisiti, da trasmettere alle future generazioni di
lavoratori
e lavoratrici come patrimonio e 'dote' per la conquista di nuove garanzie
e di condizioni migliori per operare una 'radicale trasformazione
dell'esistente',
ci ha portato a ridefinire e a rifocalizzare alcune categorie e alcuni
discorsi.
	La disgregazione della classe operaia come è stata identificata in
passato,
a seguito del superamento del modello fordista e taylorista e del modello
di fabbrica, il progressivo squilibrio e la frammentazione del 'proletariato'
come perno per lotte sociali di ampio respiro, per servizi/reddito/ diversa
socialità e 'qualità della vita', hanno prodotto la scomparsa di una diffusa
cultura dell'opposizione e dell'antagonismo 'classico', quindi su dimensioni
dell'ambito economico e sociale, dal punto di vista dei modelli relazionali
imposti dalla grande fabbrica e dal sistema gerarchico che irreggimenta
la forza - lavoro.
	Questo non significa assolutamente che non esistano più operai,
fabbriche
o che si sia estinto il capitalismo e lo sfruttamento; significa comprendere
le trasformazioni avvenute e quelle in atto, le modificazioni dei luoghi
di produzione e delle relazioni sociali, i suoi effetti sul territorio urbano
e sulle forme di partecipazione 'democratica', sugli assetti istituzionali
e sulle modalità di intervento delle classi subalterne e dei ceti popolari
all'interno di questo rinnovato sistema di potere.
	Se si accetta che il nuovo modello di fabbrica 'diffusa', coerente con
le fasi di ristrutturazione capitalistica su base mondiale ha ridefinito
le relazioni sociali che produce, estendendole a tutta la compagine sociale
(in sintesi, quello che si definisce come 'globalizzazione'), la diminuzione
degli spazi di libertà e di decisionalità dal basso fino alla totale negazione
o superamento delle regole delle libertà civili di stampo liberal - borghese,
sono due situazioni che hanno assunto una loro visibilità e una loro rilevanza,
è quindi necessario operare un'inversione dialettica e uno sviluppo di modelli
ed esperienze che partendo dal basso e dalla verifica concreta della
'irriducibilità'
e dell'ineliminabilità del CONFLITTO, sviluppi dei percorsi di effettiva
e maggiore partecipazione diretta, di rifiuto della delega e del loro
intrecciarsi
sulle scelte in ambito istituzionale dei nuovi assetti, relativi al
decentramento
urbano, delle competenze, responsabilità, poteri e al nuovo ruolo delle
municipalità.
      Su questo terreno, fermo restando che non esiste un 'altro modello
possibile' da poter esportare tout court in ogni situazione, ma un percorso
e delle idee di fondo comuni in tutto il pianeta, che hanno necessità di
essere adattate alle concrete realtà (politiche, economiche, sociali), diverse
le une dalle altre, oltre che dal fattore dinamico e ineliminabile del
conflitto,
è possibile e fattibile partire per sperimentare e introdurre modelli
partecipativi,
di autogoverno e di forme di 'autogestione' , per sviluppare proposte e
iniziative per una economia non mercantile, ecosostenibile ed ecocompatibile,
per un recupero di assetti urbani e di relazioni sociali non mercificate.
Insomma, tornare a praticare la logica del 'pensare globalmente e agire
localmente' dal punto di vista anticapitalista.
	Le assemblee sui posti di lavoro, di singolo reparto o sede decentrata,
le assemblee plenarie e i gruppi di 'lavoro', tipica espressione della
democrazia
diretta e partecipativa delle classi lavoratrici, la rotazione degli incarichi
e delle responsabilità, la scelta delle priorità sulle quali investire le
energie e le risorse, privilegiando la collettività delle decisioni, la
loro condivisione e il rispetto dell'unità nella diversità, sono patrimonio
comune da proporre con rinnovato vigore e assumono tutta la loro attualità,
all'interno delle iniziative e dei percorsi di intervento sul piano locale
e di assetto municipale, senza dimenticare l'esperienza italiana e francese
delle Camere del Lavoro Rivoluzionarie e delle Case del Popolo...
	Le esperienze dei comitati di caseggiato, di quartiere, le forme di
assemblearismo
'popolare', che traggono dall'antica 'civitas' e dall'agorà i loro presupposti
storici e di riferimento, sono esperienze di decisionalità dal basso e di
autogoverno delle priorità nelle scelte di campo, che possono incidere
profondamente
in senso positivo, se accompagnati dalla ripresa dell'iniziativa culturale
'antagonista' ai modelli dominanti, per ridurre i 'fattori di danno' prodotti
dalla mercificazione della cultura e dal prevalere della logica del dominio
e dell'autoritarismo del potere. E' la riconquista della 'politica' nel
suo senso più genuino, del fare e del condividere insieme rispetto al dover
- fare e dal dover - obbedire, tipici di ogni assetto autoritario, per quanto
'democratico' possa essere 'concesso' all'interno di assetti istituzionali
liberal/capitalistici.
	L'ALTERNATIVA NON AUTORITARIA E NON 'CONCESSA' del MUNICIPALISMO
	Questi spunti di riflessione ci hanno portato a porre una scelta di
campo,
uno spartiacque imprescindibile; la scelta è una maggiore democrazia
partecipativa
'concessa dall'alto' , anche per effetto di esponenti istituzionali più
illuminati su scala locale o anche nazionale, all'interno di un rispetto
della 'compatibilità' oggi ancor più dominante (quindi sotto il primato
della 'politica' del potere economico e finanziario e del controllo dei
flussi di informazione,  della formazione e della cultura in genere), che
al massimo possono 'mettere una pezza qua e una là' al disastro ambientale,
alla distruzione di rapporti di solidarietà e di socialità non mercificata,
allo sfruttamento bestiale su scala planetaria della forza - lavoro, spacciando
questa pratica come 'il minore dei mali possibile' e l'unica alternativa
di 'governo della parte insana della globalizzazione capitalistica'.
	Oppure agire e sviluppare la dinamica del conflitto sul territorio
urbano,
sulla città, sulle modalità concrete di decisionalità dal basso nelle scelte
di destinazione delle risorse (produttive, finanziarie, sociali culturali...)
esistenti e sul recupero della dialettica, questa pure 'conflittuale',
finalizzata
allo sviluppo di forme di autogoverno (da verificare e implementare
progressivamente)
e di consenso verso un modello di relazioni economiche e produttive che
sostituiscano nei settori indicati come 'prioritari' e utili collettivamente,
la produzione e lo scambio per la ripartizione e la socialità, rispetto
al profitto e all'accumulazione, la valorizzazione e il recupero delle risorse
ambientali senza uso di sostanze inquinanti.
	Su queste sfide e su queste scelte di campo, si misura il reale stato e
grado di verifica delle forme di autogoverno, della compatibilità con i
modelli non mercantilistici e non inquinanti, l'apprezzamento e la condivisione
di settori crescenti di 'cittadini/e' e di segmenti 'ricomposti' delle classi
lavoratrici, di esperienze concrete da coordinare e da federare, eliminando
il carattere autoritativo delle decisioni e del 'potere' e l'affermazione
di un reale cambiamento nel segno della libertà e della solidarietà.
	Questo percorso e questa sfida sono il terreno sul quale siamo
impegnati
a misurarci e a confrontarci...  e dal quale partiamo anche per le nostre
iniziative politico sindacali, come quella organizzata in occasione del
Consiglio Comunale straordinario sul lavoro a Roma, da noi richiesto con
varie mobilitazioni, che si è svolto il 6 maggio (data la sua importanza,
possiamo inviare documentazione anche delle delibere approvate contro il
lavoro precario e contro l'esternalizzazione dei servizi).