23/05 Milano: 1992 - 2002: FALCONE E BORSELLINO DIECI ANNI DOPO - OCCHI APERTI PER COSTRUIRE GIUSTIZIA



1992 - 2002: FALCONE E BORSELLINO DIECI ANNI DOPO

OCCHI APERTI PER COSTRUIRE GIUSTIZIA

Iniziative per la legalità a Milano e provincia e in Lombardia organizzate da

LIBERA (Lombardia)

con il patrocinio di Comune di Milano e Provincia di Milano

GIOVEDI' 23 MAGGIO, Milano

Albero Falcone e Borsellino, Via Benedetto Marcello. Ore 17.00

Milano ricorda le vittime di mafia:

Commemorazione delle stragi del 1992, con musiche e poesie. Partecipa il
quartetto "Consonanza", Ottavia Piccolo (attrice), gli studenti del Liceo
Volta, rappresentanti delle istituzioni, cittadini e associazioni.

L'associazione Le Girandole invita i cittadini a intervenire portando un
fiore all'albero

Falcone e Borsellino

Da La lotta all'Antimafia. Ecco i primi cento giorni del Governo

di Nando dalla Chiesa (Il Popolo, giovedì 25 ottobre 2001)

ŠPer indebolire la lotta alla mafia bisognava poi fare capire che è finita
la solfa della legalità, andata    così fastidiosamente di moda agli inizi
dello scorso decennio. Ma non bisognava solo deprecare gli eccessi prodotti
da quel clima incandescente. Se no che messaggio si manda? L'eccesso, il
vero eccesso, è stato proprio quella richiesta di legalità tanto estranea
ai nostri costumi. Dunque, adeguiamo la legge alle nostre tradizioni.
Meglio ancora se ne approfittiamo per far capire che ogni interesse privato
è sempre più legittimo dell'interesse pubblico. L'ideale? Depenalizzare il
falso in bilancio o fare tornare praticamente gratis e in forma anonima i
soldi portati in nero in giro per il mondo. E questo è stato fatto.

Per indebolire la lotta alla mafia bisognava poi fare capire ai magistrati
che la pacchia è finita. Che essi non possono più contare su una
considerazione e un rispetto innaffiati con il sangue dei loro colleghi
uccisi. Naturalmente non bastava stigmatizzare le singole arroganze o
ricondurre i chiacchieroni a sobrietà. Se no che messaggio sarebbe? Molto
meglio, e più diretto, far capire a tutti che ora debbono pagare - e salato
- per quella fisima del "controllo di legalità" a trecentosessanta gradi.
Che essi sono degli eversori. Sappiano ladri e assassini che chi li
persegue e li giudica non è poi infinitamente più in alto di loro nella
considerazione sociale. E anche questo è stato fatto.

ŠPer indebolire correttamente la lotta alla mafia bisognerebbe ora
intervenire sui meccanismi della cultura, della scuola, dell'informazione,
della partecipazione religiosa; insomma su tutte quelle attività che sono
state utili a mobilitare per la prima volta contro la mafia milioni di
cittadini e di giovanissimi in tutta Italia. Occorrerebbe mettere
all'indice qualche giornalista libero; così, per dare un segnale. Meglio se
è il più autorevole di tutti, un Enzo Biagi, ad esempio, che ha pure
raccolto in due libri le dichiarazioni del principe dei traditori, Masino
Buscetta. Oppure incominciare ad attaccare i "gargarismi antimafia" che si
fanno nelle scuole, magari partendo da un'audizione parlamentare del
ministro Moratti. Fatto anche questo.


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