Foglio di Collegamento n. 90



Cari amici,
                 vi invio il numero di ottobre del Foglio di Collegamento
del Comitato Paul Rougeau.

Siete invitati a partecipare agli appelli per Safiya e per Emerson, che
trovate nel Foglio.

Notate, in coda al Foglio, un invito alla mobilitazione per la pace di
Alessandro Marescotti, presidente di Peacelink

La ricezione del Foglio di Collegamento è del tutto libera e gratuita e
l'iscrizione alla lista dei destinatari puo' essere revocata in qualsiasi
momento.

Fateci conoscere i nomi e gli idirizzi email di altre persone eventualmente
interessate a ricevere questo Foglio di Collegamento.

Saremo grati a coloro che vorranno comunicarci commenti e obiezioni.

Cordiali saluti e auguri di buona lettura
Loredana Giannini

P. S. Chi non desidera l'allegato Word, lo comunichi a questo indirizzo
email: provvederemo a rimuovere l'allegato dal prossimo numero.


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FOGLIO  DI COLLEGAMENTO  INTERNO

DEL COMITATO PAUL ROUGEAU

Numero 90  -  Ottobre  2001



Sommario:

1)  La pena di morte  e i diritti umani dopo i fatti dell' 11 settembre
2)  Scricchiola il divieto di estradizione verso gli USA
3)  Cade la sedia elettrica anche in Georgia
4)  Deboli proteste per l'esecuzione di Gerald Mitchell
5)  Pena di morte dopo 42 anni ma il Governatore non ci crede piu'
6)  Incisive conseguenze della moratoria di Ryan in Illinois
7)  Le agghiaccianti oscillazioni dei presidenti delle Filippine
8)  Lapidazioni in Nigeria imposte dalla Sharia
9)  Domande retoriche
10) Un fax per Emerson Rudd, un 'prigioniero contro'
11) Per favore, comprate gli "Occhi della tribolazione"!
12) Notiziario: Afghanistan, Florida, Texas


1) LA PENA DI MORTE  E I DIRITTI UMANI DOPO I FATTI DELL' 11 SETTEMBRE

L'attacco dei piloti suicidi alle città americane e la successiva furiosa
reazione degli Stati Uniti stanno influendo negativamente sulla dinamica
dei Diritti umani negli Stati Uniti e nel mondo. Nel numero precedente già
ci siamo domandati, in particolare, se gli attentati dell'11 settembre
possano bloccare il declino della pena di morte, interrompendo la
discussione serrata e il ripensamento profondo sull'uso della 'punizione
estrema' da parte delle fasce più evolute della società americana.
   Occorrerà osservare per un certo tempo l'evolversi degli eventi per
poter dare una risposta fondata alla precedente domanda. Per il momento
dobbiamo con attenzione rilevare e classificare i fatti che hanno una
relazione più o meno diretta con la sfera penale e con i diritti umani. Non
vi è ancora  motivo di affermare che il grado di maturazione raggiunto
sulla questione della pena capitale sia stato sostanzialmente compromesso.
Dobbiamo conservare la speranza anche se non è escluso che il progresso dei
diritti umani possa essere contrastato, non solo in America ma nel mondo
intero, dalle conseguenze della 'guerra al terrorismo' lanciata
dall'Amministrazione americana, senza limiti di tempo, di spazio, di
intensità e di regole, in risposta agli attacchi alle città statunitensi.
   Nel numero precedente abbiamo già notato alcune conseguenze negative
della situazione venutasi a creare dopo l'11 settembre, a cominciare dalla
richiesta di un inasprimento delle pene, in particolare della pena di
morte, nello stato di New York. Abbiamo notato che in Wisconsin alcuni
senatori hanno addirittura chiesto il ripristino della pena di morte
abolita fino dal 1853.
   Dobbiamo ora registrare la richiesta di reintrodurre la pena di morte
per atti di terrorismo e per altri crimini nello stato dell'Iowa. Nella
North Carolina è stata rapidamente approvata una legge che espande a reati
di terrorismo la pena capitale e punisce severamente i falsi allarmi.
   Particolarmente importante è l'approvazione da parte del Congresso del
nuovo pacchetto federale 'antiterrorismo' (seguito a ruota da analoghe
iniziative nei Paesi alleati, tra cui il nostro) che prevede gravi
restrizioni dei diritti costituzionali di cittadini americani e soprattutto
di quelli stranieri. Il pacchetto approvato dal Congresso il 25 ottobre
sarà molto presto firmato da Bush. I nuovi poteri di sorveglianza e di
intercettazione delle comunicazioni dovrebbero essere usati per formulare
precise accuse contro i 'sospetti terroristi', fino ad ora trattenuti in
modo pretestuoso o arbitrario. L'ultra conservatore Ministro della
Giustizia Ashcroft ha promesso di usare le straordinarie facoltà
concessegli dal Congresso per perseguire senza tregua i 'sospetti di
terrorismo', intercettare le loro telefonate, leggere preventivamente i
loro messaggi e-mail e i loro SMS e sbatterli in prigione per i più piccolo
dei reati. "I terroristi che sono tra noi sono avvisati! Se il vostro visto
sarà scaduto da un solo giorno sarete arrestati; se violerete una
disposizione locale, e speriamo che lo facciate, sarete messi in prigione e
ci resterete il più a lungo possibile." In realtà tra le 952 persone
fermate in conseguenza degli attacchi dell'11 settembre e per lo più ancora
detenute - fatte oggetto di disprezzo e in vari casi di gravi
maltrattamenti - sarebbero solo una decina quelle realmente sospettate. Si
capisce subito come in questo clima siano gravemente compromessi i diritti
civili dei cittadini, soprattutto quelli degli immigrati appartenenti a
minoranze razziali e religiose.
   Infine gravissima è la tendenza ad avallare i peggiori aspetti della
'guerra sporca' a livello internazionale contro il terrorismo. Il 28
ottobre un approfondito servizio di Barton Gellman sul Washington Post
parla senza mezzi termini di due direttive segrete del Presidente Bush alla
CIA, riguardanti l'uccisione dei 'terroristi' da parte degli agenti
americani o stranieri (o forse di assassini prezzolati ?). I nostalgici
degli orrendi crimini compiuti in passato dai servizi segreti - crimini che
pure hanno generato negli USA crisi di coscienza, inchieste, smentite e
furiose polemiche soprattutto negli anni settanta - ritengono che il fine
giustifichi i mezzi e si sforzano di dare una base giuridica alle direttive
presidenziali.
   Quelle che tecnicamente Amnesty International chiama 'esecuzioni
extragiudiziarie' e condanna senza mezzi termini, si rifanno al concetto di
'onnipotenza dello stato' e come tali non possono trovare alcuna
giustificazione etica nell'era dei diritti umani. Nella migliore delle
ipotesi, costituiscono un ritorno al potere indiscutibile 'di vita e di
morte' che aveva il sovrano nello stato assoluto. L'assenza di un processo
e di qualsiasi possibilità di difesa legale di coloro che vengono
condannati, non meno che la mancanza di un controllo dell'opinione pubblica
sull'operato dei governi che le praticano, violano radicalmente il 'diritto
alla vita', primo e basilare tra i diritti umani, più di quanto non faccia
l'usuale pena di morte.
   Nello specifico americano si parla della direttiva di eliminare Osama
Bin Laden e i suoi collaboratori, ma gli ordini segreti potrebbero
estendersi all'assassinio dei loro finanziatori e ed anche ad altre non
meglio identificate categorie di 'nemici' nella 'guerra al terrorismo'.
Secondo fonti citate da Gellman sarebbe tuttora in discussione l'ampiezza
del cerchio che include gli 'obiettivi' da eliminare in una quarantina di
paesi in cui risiederebbero i 'terroristi'.


2) SCRICCHIOLA IL DIVIETO DI ESTRADIZIONE VERSO GLI USA

Fortissimi vincoli derivanti dall'adesione a trattati internazionali e
dalla stessa Carta dei Diritti del Cittadino approvata quest'anno, vietano
agli stati dell'Unione Europea l'estradizione di detenuti verso paesi in
cui costoro possono rischiare la pena di morte. In particolare
un'interpretazione ormai consolidata dell'articolo 3 della Convenzione
europea dei Diritti umani permette di estradare un detenuto solo quando vi
siano sufficienti garanzie che al prigioniero non verrà applicata la pena
di morte. L'Italia è andata anche al di là di tale prescrizione - con la
sentenza della Corte Costituzionale emessa nel 1996 a partire dal caso di
Pietro Venezia - avendo deciso di non procedere all'estradizione in nessun
caso, cioè anche quando vengano date dal paese ricevente esplicite garanzie
che non verrà chiesta la pena capitale.
   Dopo il lancio della 'guerra al terrorismo' da parte degli USA non
potevano mancare risvolti problematici su tale questione in Inghilterra,
paese che esprime riguardo alle scelte strategiche americane una
tradizionale e quasi obbligatoria identità di vedute. Infatti problemi
originati dalla diversa posizione sulla pena di morte degli USA e del Regno
Unito si sono già presentate in varie occasioni (v. ad es. n. 83 pag. 12)
   All'inizio di ottobre gli Stati Uniti hanno richiesto l'estradizione di
tre detenuti sospettati di far parte di al-Queida, tra cui Lofti Raissi, un
pilota algerino che avrebbe addestrato alcuni dei dirottatori schiantatisi
contro il Pentagono l'11 settembre. Sembra che il Ministro degli Interni
inglese David Blunkett abbia in prima battuta rifiutato l'estradizione in
mancanza della rinuncia degli USA ad imporre nei loro confronti la pena di
morte. Non sono però mancate le critiche, soprattutto da parte dei
conservatori. Il leader dei Tories, Duncan Smith, ha proposto di introdurre
leggi di emergenza anti-terrorismo che consentano di estradare prigionieri
passibili di pena capitale, definendo la legge britannica che lo vieta
'ridicola e folle'. Smith ritiene possibile far cadere il divieto di
estradizione nel caso si abbia a che fare con uno stato democratico e
vorrebbe imporre un cambiamento in materia non solo all'Inghilterra ma a
tutta l'Unione Europea.
   Il Ministro Blunkett, impegnato in primo luogo ad accelerare le
procedure di estradizione, il 7 ottobre ha dichiarato alla BBC: "Dobbiamo
trovare il modo di risolvere il problema senza toccare l'articolo 3 della
Convenzione europea perché ciò ci porterebbe ad una sconfitta dopo anni di
schermaglie legali." Ha aggiunto che non vuole tuttavia imporre agli Stati
Uniti un impegno formale a non condannare a morte alcun detenuto
proveniente dalla Gran Bretagna, bensì intende arrivare ad una soluzione
caso per caso. Si è parlato anche di un tacito accordo tra Europa e USA
basato sulla fiducia, che preveda l'esenzione dalla pena di morte dei
'terroristi' estradati evitando una esplicita dichiarazione in merito agli
Stati Uniti. Osserviamo che tale soluzione costituirebbe un ripiego
inaccettabile su posizioni assai meno avanzate di quelle acquisite in
Europa sia sul piano etico, sia nella prassi e nella normativa nazionale e
sovranazionale.
   Alcuni commentatori americani paventano una 'reazione furiosa'
dell'opinione pubblica statunitense ad una mancata condanna a morte di
coloro che sono direttamente implicati nelle stragi dell'11 settembre.
Osserviamo tuttavia che il 18 ottobre a New York un tribunale federale ha
condannato all'ergastolo, anziché a morte, senza suscitare particolari
reazioni nell'opinione pubblica, quattro responsabili degli attentati alle
ambasciate americane in Kenya e in Tanzania del 1998 che causarono 224 morti.
   In conclusione, la materia rimane piuttosto nebulosa e l'Unione Europea
dovrà essere molto vigile per garantire che l'Inghilterra agisca in piena
coerenza con l'opzione abolizionista del Vecchio continente.


3) CADE LA SEDIA ELETTRICA ANCHE IN GEORGIA

"La decisione di oggi è una formidabile vittoria che dimostra l'evoluzione
dei costumi nella nostra società! - così si è espresso il 5 ottobre Steven
W. Hawkins,  direttore esecutivo della NCADP (Coalizione nazionale
statunitense per l'Abolizione della pena di morte) - Abbiamo dovuto usarla
per 100 anni prima di concludere che essa costituisce una punizione crudele
ed inusuale. Ora la sedia elettrica viene finalmente relegata tra la
spazzatura della storia. Un giorno l'intero sistema degli omicidi
legalizzati la seguirà, così come è avvenuto in ogni altro paese
dell'Occidente civilizzato."
   In uso dal 1924 la sedia elettrica della Georgia ha fatto 441 vittime,
con vari casi di esecuzioni particolarmente mal riuscite. Ad esempio 1984
per uccidere Alpha Otis Stephens furono necessarie due scariche di
elettricità a 2000 volt di due minuti ciascuna. Ripetute scariche furono
anche somministrate per avere ragione di Larry Lonchar nel 1996.
   Con una decisione attesa da un anno, presa a stretta maggioranza (4
contro3), la Corte Suprema della Georgia il 5 ottobre ha dichiarato
incostituzionale l'uso dell'elettrocuzione in quanto essa viola il diritto
a non essere sottoposti a punizioni crudeli ed inusuali. La Corte ha
osservato che quel metodo "infligge intenzionalmente violenza fisica e una
non necessaria distruzione che comporta imprecisabili aggiunte agli scopi
della punizione."
   La battaglia contro l'elettrocuzione negli USA non è completamente vinta
anche se rimangono solo l'Alabama e il Nebraska ad adottare la sedia
elettrica.
   Il giorno seguente la decisione in Georgia, il Governatore dell'Alabama
Don Siegelman ha affermato che: "Ora è più che mai evidente che occorre
cambiare." Egli è intenzionato a proporre il passaggio all'iniezione letale
nella prossima sessione legislativa che comincerà a gennaio o anche prima
se vi saranno sessioni speciali. In passato due proposte di legge per
passare all'iniezione letale erano state bocciate. Una di esse prevedeva
l'uso residuo della sedia elettrica per coloro che erano stati già
condannati prima dell'approvazione della legge. Il Governatore si è detto
disposto a sostenere uno qualsiasi di questi due tipi di legge.
   Il 25 ottobre è stato ucciso il primo prigioniero in Georgia per mezzo
dell'iniezione letale. Si tratta di Terry Mincey. Invano i suoi avvocati
avevano sostenuto che anche il nuovo mezzo di esecuzione costituisce una
punizione crudele ed inusuale. Con l'esecuzione di Mincey si arriva negli
USA a 56 uccisioni legali nel 2001 e a 439 in totale dal ripristino della
pena di morte nel 1976. Nessuno quest'anno è stato ucciso con la sedia
elettrica e l'iniezione letale potrebbe essere ormai rimasta come  unico
metodo effettivamente in uso negli Stati Uniti (v. ad es. n.88, pag. 7).


4) DEBOLI PROTESTE PER L'ESECUZIONE DI GERALD MITCHELL

I nostri appelli (v. n. 89) non sono serviti a scongiurare l'esecuzione di
Gerald Mitchell, minorenne all'epoca del crimine, avvenuta puntualmente la
sera del 22 ottobre dopo che la Commissione per le Grazie aveva respinto 18
a 0 ogni opzione di clemenza esecutiva. In tutto 25 persone protestavano
fuori del tetro carcere The Walls. Ad esse si è aggiunto in un secondo
tempo un gruppo di studenti universitari iscritti ad Amnesty International.
Dopo l'impegno profuso in favore del più noto condannato giovanile Napoleon
Beazley, che ha avuto una sospensione in agosto,  le forze abolizioniste
non si sono granché adoperate per salvare Mitchell.  In favore di Beazley
era arrivato al Governatore un cospicuo numero di messaggi da tutto il
mondo, per l'esattezza 332, ed erano intervenute autorità giudiziarie e
parlamentari del Texas. Per Mitchell sono pervenute solo 80 lettere. Si è
cercato di interpretare il mancato sostegno a Mitchell con vari fattori che
vanno dallo stress prodotto dai attacchi dell'11 settembre alle differenze
sociologiche tra i due condannati. In effetti mentre Napoleon Beazley era
uno studente modello appartenente ad una famiglia a posto e non aveva
nessun precedente penale, Gerald Mitchell prima dell'omicidio a scopo di
rapina compiuto nel 1985 aveva già una fedina penale macchiata per rapina,
furto in appartamento e detenzione di una pistola in classe. Noi abbiamo
osservato più volte che dopo la mobilitazione intensa per un condannato
importante passa sotto silenzio l'esecuzione di un altro detenuto che
meriterebbe lo stesso impegno. Ricordiamo che nel 1998 un mese dopo
l'esecuzione altamente contestata di Joe Cannon, minorenne all'epoca del
delitto, se ne andò amareggiato perché dimenticato da tutti il nero Robert
Carter, anch'esso minorenne all'epoca del crimine.
   Un lungo articolo del Dallas Morning News sostanzialmente critico nei
riguardi dell'avvenuta esecuzione si conclude con una considerazione del
professore di legge Robert Owen: "La sfortuna del sig. Mitchell è quella di
aver avuto la data di esecuzione lunedì scorso, non sarebbe successo se
fossimo nel 2004 o nel 2005".
   Resta in noi il dolore per un'altra esecuzione di un minorenne all'epoca
del crimine. Una delle ultime e per questo una delle più tristi. Gerald
aveva invano scritto alla Commissione per le Grazie: "Ho percorso una
strada assai lunga dall'anno in cui ero un giovane di 17 anni mentalmente
disturbato e inquieto. Sono davvero maturato."


5) PENA DI MORTE DOPO 42 ANNI MA IL GOVERNATORE NON CI CREDE PIU'

Terry Clark dovrebbe ricevere l'iniezione letale il 6 novembre in New
Mexico. Il Governatore Gary Johnson - per anni sostenitore delle pena di
morte - ha dichiarato di non aver intenzione di interferire con questa
prima esecuzione programmata nel suo stato dopo 42 anni. Tuttavia, sommerso
da centinaia di messaggi provenienti da tutto il mondo che chiedono la
commutazione della condanna di Clark, ha risposto con una lettera in cui
ammette che eliminare la pena di morte sarebbe una corretta azione politica.
   Pur non intendendo imporre una moratoria delle esecuzioni, Johnson si è
detto disponibile ad esaminare l'opzione abolizionista ed ha affermato:
"Credo che la funzione deterrente della pena risieda nella immediatezza e
nella sicurezza della sua irrogazione (...) la pena di morte in New Mexico
non serve come efficace misura preventiva (...) Il tempo concesso per gli
appelli è troppo lungo e tuttavia ritengo che gente innocente possa essere
messa a morte se tutte le garanzie difensive non vengono concesse."  Il
Governatore Johnson ha reso noti gli intensi e costruttivi colloqui da lui
avuti con gli oppositori della pena di morte - tra i quali Suor Helen
Prejean - convenendo sul modo discriminatorio con cui la pena di morte
viene inflitta ai più poveri e alle minoranze razziali.
   Gli abolizionisti sottolineano con grande disappunto che il New Mexico
ha deciso di ripristinare le esecuzioni proprio nel momento in cui gli
altri stati nel mondo stavano abolendo la pena capitale. Amnesty
International ha osservato che nel 1960 - anno dell'ultima esecuzione nel
New Mexico - solo 10  nazioni avevano abolito la pena di morte, nel 1999 i
paesi totalmente abolizionisti erano arrivati a 68, includendo la grande
maggioranza degli stati dell'Europa e dell'America Centrale e Meridionale.


6) INCISIVE CONSEGUENZE DELLA MORATORIA DI RYAN IN ILLINOIS

La coraggiosa decisione del gennaio 2000 del Governatore dell'Illinois
George Ryan di indire una moratoria delle esecuzioni nel suo stato e la
forza che egli ha dimostrato nel prolungare nel tempo la sua iniziativa
hanno avuto conseguenze positive non solo per il movimento abolizionista ma
per lo stesso Ryan. La moratoria in linea di principio dovrebbe durare fino
al momento in cui si avrà assoluta certezza di non mettere a morte degli
innocenti ma potrebbe prolungarsi a tempo indeterminato fino
all'auspicabile abolizione della pena capitale nell'Illinois.
   Alle perplessità iniziali, si sono succeduti sempre più convinti ed
autorevoli apprezzamenti per la decisione di bloccare le esecuzioni tanto
da togliere i presupposti alle iniziative parlamentari e legali che alcuni
sostenitori della pena capitale hanno minacciato di intraprendere nei
confronti del Governatore Ryan. Oggi l'80% dei cittadini dell'Illinois
approva la moratoria e ritiene che sia necessario riformare il sistema
della pena capitale.
   L'indizione della moratoria viene giudicata il provvedimento più
brillante tra tutti quelli presi dal Governatore nell'arco del suo mandato
che finirà tra un anno. Tra gli otto candidati alla sua successione, sette
hanno dichiarato di approvare la moratoria e si impegnano a mantenerla una
volta eletti, almeno fino a che non sarà riformato il sistema della pena
capitale. Uno solo, il repubblicano Patrick O'Malley, ha scelto la
rischiosa alternativa di attaccare la decisione di Ryan e di chiedere
un'immediata ripresa delle esecuzioni.


7) LE AGGHIACCIANTI OSCILLAZIONI DEI PRESIDENTI DELLE FILIPPINE

E' nota ed è stata ampiamente criticata l'estrema labilità della posizione
in materia di pena capitale del vituperato e deposto Presidente delle
Filippine Joseph Estrada. Egli, dopo aver fortemente voluto  la ripresa
delle esecuzioni nel suo paese, aveva avuto dei tentennamenti ed era
arrivato anche a 'sospendere' con qualche minuto di ritardo un'esecuzione
già effettuata. Alla fine, dopo aver firmato in totale solo 7 ordini di
esecuzione,  aveva finito col cedere alle pressioni dei cattolici
decretando una moratoria. Con stupefatta ed amara ironia i commentatori
attribuiscono anche alla sua fiera avversaria, l'attuale Presidente Gloria
Macapagal-Arroyo, una grande volubilità a proposito della pena di morte.
Costei non si è infatti vergognata di fare una improvvisa 'inversione ad U'
rispetto alla propria conclamata posizione abolizionista.
   La signora Arroyo, una cattolica entrata in carica come oppositrice alla
pena capitale,  aveva mantenuto la moratoria delle esecuzioni istituita da
Estrada. Come abbiamo riferito nel numero precedente, la medesima si era
anche espressa per la commutazione di un'eventuale sentenza di morte
inflitta al suo predecessore accusato di corruzione. Improvvisamente il 18
ottobre, con un'uscita a sorpresa che ha provocato proteste veementi da
parte della Chiesa cattolica, la Presidente delle Filippine ha annullato la
moratoria dichiarando di voler ordinare l'esecuzione di 95 condannati per
rapimento non appena la loro sentenza sarà stata confermata dalla Corte
Suprema. Ha aggiunto di aver deciso anche di annullare la commutazione
della sentenza già concessa a 6 rapitori. Descrivendosi come una buona
cattolica la Arroyo ha dichiarato alla stampa: "Si può interpretare una
legge della Chiesa in modo conservatore o liberale. Ho studiato religione e
teologia abbastanza a fondo per sapere che vi sono margini di
interpretazione e ho preso la mia decisione in base i miei doveri di
presidente (...) Si prepari la stanza dell'iniezione letale per quei
campioni del male nell'interesse della società."
   Il braccio della morte delle Filippine rigurgita di oltre 1000
prigionieri, 7 dei quali erano minorenni al momento del crimine. Molti di
essi vi sono stati gettati quest'anno in risposta al dilagare dei rapimenti
con richiesta di riscatto. Sembra che alcuni membri della polizia siano
implicati nei sequestri.
   Se la Conferenza episcopale cattolica ha condannato senza mezzi termini
la decisione presidenziale - definendola in pratica una mossa ad effetto
che dimostra la resa al clima di diffusa criminalità nel paese - il Copa,
un forum di 29 organizzazioni della società civile, ha approvato con una
votazione a maggioranza una sospensione temporanea della moratoria quale
misura eccezionale 'per la sopravvivenza della società'. Il Copa,
comprendente anche esponenti religiosi, era stato formato nel 1999 col
favore del Cardinale Jaime Sin ed aveva assunto una netta posizione
abolizionista in contrasto con quella sostenuta dal presidente di allora
Estrada. Il Copa aveva contribuito al rovesciamento del regime corrotto di
Joseph Estrada e all'elezione della cattolica e abolizionista Gloria
Macapagal-Arroyo.
   Come hanno osservato alcuni avvocati, la revoca della commutazione di 6
sentenze capitali, che costituisce in definitiva un ordine di esecuzione di
persone non più condannate a morte, viola la Costituzione ed espone in
teoria la Presidente ad un procedimento di impeachment.


8) LAPIDAZIONI IN NIGERIA IMPOSTE DALLA SHARIA

Safiya Hussaini Tungar-Tudu, madre di un neonato che sta tuttora
allattando, accusata di adulterio, è stata condannata da una corte islamica
nigeriana alla lapidazione. L'esecuzione non avrà luogo subito, ma solo
quando la donna avrà completato il periodo di allattamento del bambino. E'
stata lasciata a casa, con l'ordine di presentarsi al momento stabilito per
l'esecuzione. Se non lo farà spontaneamente, la polizia e la popolazione
locale avranno il diritto di trascinarla con la forza davanti ai suoi
carnefici. Il padre del nascituro è stato assolto per insufficienza di prove.
   In settembre, sempre in osservanza del codice religioso della Sharia, un
uomo è stato condannato alla lapidazione con l'accusa di sodomia nei
confronti di un bambino.
   Il progressivo allargamento dell'influenza dei tribunali islamici negli
stati del nord della federazione nigeriana preoccupa le autorità centrali
che dovrebbero far rispettare il Codice penale ufficiale della Nigeria.
Dallo scorso anno si moltiplicano gli episodi di fustigazione e di
amputazione conseguenti all'applicazione della Sharia. Si può essere
sottoposti a un cospicuo numero di invalidanti frustate anche per aver
condotto una donna sul sedile posteriore di una motocicletta taxi.
   Un anno fa la diciassettenne Bariya Ibrahim Magazu è stata condannata a
ricevere 100 frustate per aver avuto relazioni prematrimoniali. La ragazza,
rimasta incinta dopo aver subito violenza da parte di tre uomini, non era
riuscita a provare la colpevolezza dei suoi aggressori ed è stata
condannata ad un supplemento di 80 frustate per diffamazione.
   L'inasprirsi delle violazioni dei diritti umani e l'emissione di
sentenze capitali conseguenti all'applicazione della Sharia contrasta con
la tendenza in atto nel paese. L'attuale presidente, Olusegun Obasanjo, nel
gennaio 2000 aveva concesso l'amnistia o la commutazione della pena ai
condannati a morte. Pur dovendo fronteggiare sanguinosi disordini
conseguenti alla collisione tra comunità islamiche e cristiane, sembra che
il Governo centrale mantenga una moratoria di fatto.
   Safiya Tungar-Tudu ha ancora la possibilità di appellarsi alla Corte
Suprema federale e di ottenere la grazia da parte del presidente della
Nigeria. Alcune organizzazioni per i diritti umani stanno facendo pressioni
sulle autorità centrali perché correggano l'orrenda ed ingiusta condanna
inflitta alla donna dal tribunale islamico di Gwadabawa. Le autorità devono
essere incoraggiate a compiere i loro doveri costituzionali nonostante la
minacciosa opposizione dei tribunali islamici.
   Proponiamo ai nostri lettori di scrivere al Presidente Olusegun Obasanjo
per chiedere giustizia per Safiya. Stampate, firmate e corredate col vostro
indirizzo completo il seguente testo (che può essere ovviamente
personalizzato) e inviatelo per Posta Prioritaria affrancando con 1500
lire. Email: president.obasanjo at nigeriagov.org   Il messaggio può essere
inviato in copia alla:  National Human Right Commission - Plot 800 Blantyre
Street - Gidan Aisha - Wuse II - ABUJA  (Nigeria).


His Excellency
Chief Olusegun Obasanjo
President of the Federal Republic Of Nigeria
Shehu Shagari Way
ABUJA   (Nigeria)

Dear President

We appeal to you with deep concern and distress, begging you to intervene
to avoid that Safiya Hussaini Tungar-Tudu, mother of a still suckling baby,
is put to death.
   Ms. Tungar-Tudu, convicted for adultery, has been condemned to be stoned
to death by the Islamic Court of Gwadabawa, in the state of Sokoto. Your
nation central authorities have the power and the duty of cancelling such a
sentence. By the use of your own constitutional powers, also you could,
dear President, through extreme instance, grant mercy.
   As shown by the fast growth of the number of abolitionist countries,
death penalty harshly contrasts with the ethic maturity reached by Mankind.
Capital punishment bars the way to the development of Human rights, the
only mean to reach peace and justice among human beings in a tormented world.
   We oppose death penalty in all cases, but we submit to your attention
Ms. Safiya Hussaini Tungar-Tudu's case with particular concern, because the
crime for which she has been condemned, the kind of trial she has
undergone, and the method chosen to put her to death add terrible
aggravating factors to the capital punishment itself.
   In the confident hope of your authoritative intervention, we remain
respectfully yours


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Traduzione: Signor Presidente, ci appelliamo a lei con grande
preoccupazione ed angoscia pregandola di intervenire per impedire che
Safiya Hussaini Tungar-Tudu, madre di un neonato che sta tuttora
allattando, sia messa a morte. La signora Tungar-Tudu, accusata di
adulterio, è stata condannata alla lapidazione dal Tribunale islamico della
città di Gwadabawa nello stato del Sokoto. Le Autorità centrali del suo
paese hanno il potere e il dovere di annullare una simile sentenza. Come
estrema istanza, ricorrendo ai suoi poteri costituzionali, lei, Signor
Presidente, potrebbe concedere la grazia. Come dimostra la rapida crescita
del numero dei paesi abolizionisti, la pena di morte risulta essere in
netto contrasto con la maturità etica raggiunta dall'Umanità. Essa
impedisce inoltre lo sviluppo dei Diritti umani, che solo può portare pace
e giustizia tra gli uomini in un mondo tormentato. Pur essendo in ogni caso
contrari alla pena di morte, le sottoponiamo con particolare preoccupazione
il caso della Signora Safiya Hussaini Tungar-Tudu in cui il delitto
contestato, il tipo di processo celebrato e il metodo di esecuzione scelto
aggiungono terribili fattori aggravanti alla condanna capitale. Con viva
speranza nel suo autorevole intervento, la salutiamo rispettosamente.


9) DOMANDE RETORICHE

A quando si potrebbe pensare risalgano fatti come questo? Al Medio Evo, o
al massimo all'epoca delle esplorazioni dei "nuovi" continenti! Invece
l'articolo che parla della condanna alla lapidazione di un'adultera in
Nigeria è di tre giorni fa.
   Oltre a colpirci l'atroce brutalità e il freddo sadismo di simili
sentenze, ci inorridisce l'abissale ingiustizia che permette di
prosciogliere gli uomini complici nell'adulterio e di condannare invece con
durezza estrema le donne.
   In India, se una donna rimane vedova, è diffusa l'opinione che sia lei
la responsabile, con i suoi peccati e le sue colpe, magari commessi nelle
vite precedenti, della morte del marito. Sono ancora frequentissimi gli
aborti volontari di femmine nelle famiglie, tanto che l'India è uno dei
pochissimi stati dove la maggioranza della popolazione è costituita da maschi.
    Per non parlare della Cina in cui la forzata limitazione del numero di
figli, porta a optare per la nascita di un maschio. Fino a pochi anni fa
ufficialmente, e tuttora in segreto, le bimbe cinesi vengono spesso
soffocate alla nascita perché considerate un peso inutile per la famiglia.
    Ci stupisce e ci addolora questo maschilismo? Sicuramente sì. Mentre
esploriamo Marte e cerchiamo tracce di vita intelligente in altri sistemi
stellari, intorno a noi sussistono condizioni esistenziali che fanno
dubitare fortemente della maturità raggiunta dagli esseri umani.
    Da un lato, creiamo robot in grado di sostituirci nei lavori più
difficili e pericolosi, dall'altro coltiviamo espressioni di superstizione,
di maschilismo e di incredibile ignoranza.
    Perché questi abissi tra l'evoluzione della tecnologia, legata
sicuramente all'intelligenza e alla creatività umane, e la tendenza in
tutti i Paesi, anche se in modo non sempre esplicito e palese, a
comportarsi come cavernicoli?
   Ci poniamo allora altre domande. Quando riusciremo a far evolvere, oltre
all'intelligenza inventiva, anche la razionalità e la saggezza del nostro
io? Con che diritto possiamo considerarci superiori agli animali quando ci
comportiamo in modo da violare perfino le leggi naturali più elementari?
   Con che diritto coloro che hanno fede chiedono l'aiuto di Dio, ognuno
nella lingua e nella forma religiosa sua propria, se poi disprezzano e
distruggono spensieratamente i loro simili che sono pure sue creature? Con
che diritto alcuni si considerano superiori ad altri per nazione di
appartenenza, religione, per razza, o semplicemente per sesso ?
   Mentre lanciamo messaggi nell'universo alla ricerca di altre civiltà,
che tipo di messaggi trasmettendo ai nostri figli? (Grazia)


10) UN FAX PER EMERSON RUDD, UN 'PRIGIONIERO CONTRO'

Il 15 novembre è la data stabilita per l'esecuzione in Texas di Emerson
Rudd, un giovane cresciuto senza appoggi in un ambiente caratterizzato da
violenza e depravazione, tra droga e prostituzione. Suo padre pestava e
violentava la madre e rubava in casa. Emerson Rudd appena compiuti 18 anni
fu coinvolto in una assalto ad un ristorante in cui fu uccisa una persona.
Fu condannato alla pena capitale nonostante le attenuanti costituite dalla
giovane età e degli abusi che avevano costellato la sua crescita. Nel
braccio della morte Emerson Rudd si è riscattato ed ha acquistato una forte
coscienza socio-politica della sua situazione, ha cominciato a lottare
contro la pena di morte e a criticare il sistema che la genera e la
sostiene. Questa sua attività 'politica' è stata vista dall'Amministrazione
carceraria come un atteggiamento di ribellione, in definitiva come una
cronica violazione delle norme disciplinari e di 'sicurezza' nel braccio
della morte. Emerson Rudd ha stoicamente sopportato le conseguenze del suo
fiero atteggiamento e si è sempre strenuamente impegnato per resistere
all'ingiustizia che veniva compiuta nei suoi riguardi con l'imposizione
della pena di morte. Bianca Cerri, una nostra affezionata ed appassionata
lettrice che conosce molto bene il condannato, ha scritto la seguente
testimonianza che volentieri pubblichiamo.

Il caso di Emerson Rudd, condannato a morte in Texas a 18 anni, è uno dei
tanti casi simili. In Texas, l'età di un condannato a morte non influisce
MAI nella valutazione della giuria come non influisce il background sociale
e culturale dell'imputato che, nel caso di Rudd, è fatto di violenza
familiare, povertà, degrado. Nonostante ciò, Emerson Rudd ha fatto della
conoscenza, della cultura, la sua identità e le ha usate per la propria
riabilitazione personale. Questa crescita morale è divenuta per i suoi
carcerieri un'imperdonabile seccatura. Emerson Rudd diventa un prigioniero
'storico' per il numero di provvedimenti disciplinari che gli vengono
inflitti. Nel 1999, è tra i primi 55 prigionieri trasferiti nella nuova
unità di Livingston, un carcere di massima sicurezza, quale "agitatore" e
"attivista politico."  L'accusa di fare "attivismo politico" nei due metri
e mezzo di spazio concessi ad ogni detenuto è sorprendente visto che il
nuovo braccio della morte è stato istituito proprio per evitare che i
detenuti si aggreghino tra loro. I prigionieri vivono in regime di totale
isolamento in celle singole per 23 ore al giorno, senza potersi incontrare
neanche durante le ore d'aria. La solitudine serve a Emerson per scrivere
su vari temi: il razzismo e, sorprendentemente, il femminismo ma certo non
risparmia le critiche al sistema. "Sono le mie cellule che vogliono dare
battaglia", scrive, "hanno attaccato ogni fibra in me e le mie cellule
vogliono combattere". Ciascuna pagina da lui scritta lo rende più inviso al
sistema e le punizioni continuano. Non sono le azioni di Rudd che portano
le guardie a punirlo, ma la sua volontà di non lasciarsi derubare
dell'ultima ricchezza che gli rimane: la conoscenza dei meccanismi sociali
che portano un uomo ad essere represso da altri uomini, quei meccanismi che
portano la società americana a non sborsare denaro e tempo per educare ma a
spenderlo volentieri per uccidere ed opprimere. Di questa società, Emerson
Rudd non accetta di essere amico e da essa non vuole essere schiacciato.
Scrive in una lettera a sua madre: "Non rispetto una società che ha voluto
derubarmi di ogni possibilità, che mi ha costretto ad imparare la lingua
della sopravvivenza da quando avevo sei anni. Lo stato del Texas, che si
vanta di essere il più grande, riesce ad esserlo solo nella discriminazione
razziale, nell'oppressione, nella pena di morte. Trentasette uomini sono
stati uccisi quest'anno dallo stato del Texas. E' appena finito un anno che
continuerà ad aleggiare dentro la mia anima, dentro al mio cuore perché è
reso pesante da queste trentasette morti. Vi sono, tra di noi, spiriti che
non si rassegnano all'oppressione, alla brutalità, ed io sono tra questi.
La mia comprensione della loro logica è zero come io, per loro, sono zero."

Invitiamo i lettori ad inviare un appello in extremis alle autorità del
Texas chiedendo che Emerson venga risparmiato. Si può stampare, compilare
ed inviare il seguente testo via fax  ai due destinatari. Scrivete
l'indirizzo esatto del mittente. E' anche possibile usare la posta
elettronica tramite il sito del Governatore. In tal caso ricordate di
inserire il Texas quale stato di provenienza e poi il vostro indirizzo
completato con "Italy":
www.governor.state.tx.us/contact%20%20information/email/email_the_governor.htm


Governor Rick Perry           Board of Pardons and Paroles
Office of the Governor        Attn: Gerald Garrett
P. O. Box 12428                Executive Clemency Section
Austin, TX 78711-2418        P.O.Box 13401,Capitol Station
Fax: 001 512 463 1849        Austin, TX 78711
                                         Fax: 001 512 467 0945

Dear Governor Rick Perry,
Dear Members of the Board of Pardons and Paroles,

We heartily beg you to stop Mr. Emerson Rudd's execution, scheduled in
Texas next November 15, and to grant executive clemency to this unfortunate
and miserable fellow citizen of yours.
   As you know, Emerson Rudd has been convicted for a crime he committed
shortly after his eighteenth birthday. Since he was a six years old little
boy, he had to deal with the harsh "street law" instead than receiving the
love and the cares which are the right of any child. He witnessed, inside
his family, any kind of violence and abuses, in an environment full of
drugs and prostitution.
   Both Rudd's extremely young age at the time of the crime and the history
of abuses and violence which surrounded his growth, are mitigating factors
more than sufficient to justify an act of mercy: justice carried out
without mercy cannot be justice!
   Trusting your heart and your conscience, we once again beg you to grant
Emerson Rudd executive clemency!
   Sincerely


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Traduzione del nostro testo: Caro Governatore, Cari Membri della
Commissione per le grazie, vi  scriviamo per pregarvi caldamente di fermare
l'esecuzione del sig. Emerson Rudd prevista in Texas per il prossimo 15
novembre e di concedere a questo vostro disgraziato concittadino la
clemenza esecutiva. Come sapete Emerson Rudd è accusato di un omicidio che
fu commesso quando egli aveva appena compiuto i 18 anni. Egli dall'età di
sei anni ha conosciuto la dura 'legge della strada' al posto dell'affetto e
delle cure di cui ogni bambino ha diritto. In famiglia ha assistito ad ogni
forma di violenza e di abuso, in un ambiente degradato dall'uso di droghe e
dalla prostituzione. La giovane età del condannato al momento del crimine
non meno che la storia di violenze e di abusi che ha costellato la sua
crescita sono attenuanti più che sufficienti a motivare un gesto di pietà:
una giustizia senza pietà non è giustizia! Facendo affidamento sul vostro
cuore e sulla vostra coscienza vi preghiamo ancora una volta di concedere
la clemenza esecutiva ad Emerson Rudd! Sinceramente


11) PER FAVORE, COMPRATE GLI "OCCHI DELLA TRIBOLAZIONE"!

Il socio Paolo Scanabucci ci ha spedito un depliant che illustra il
volumetto di poesie intitolato "Tribulation's Eyes" scritto da Kenneth
Foster Jr., un condannato a morte del Texas di cui abbiamo parlato altre
volte in questo Foglio di Collegamento. Quest'opera viene ceduta in cambio
di un modesto contributo economico per le necessità del condannato e per la
sua difesa legale che sta entrando in una fase cruciale. Vi preghiamo
caldamente di acquistarla e nel contempo vi inoltriamo un grazie e una
benedizione da Kenneth!
   Ricordiamo che  Kenneth Foster è un giovane nero che è stato arrestato e
condannato a morte quattro anni fa proprio nel momento in cui stava
tentando di riscattarsi con una attività di produzione musicale dalla
infelice situazione dei giovani afro americani (il 10% di loro vive in
carcere, una percentuale superiore a quella dei giovani neri che riescono
ad iscriversi al 'college'). Kenneth Foster fu accusato di complicità
oggettiva con un suo amico col quale era uscito. Costui uccise il figlio di
un noto avvocato sparandogli mentre questi era a bordo della sua auto,
forse per una tentata rapina.
   Le poesie di Kenneth esprimono la forza di un linguaggio poetico teso a
resistere e a vincere l'ingiustizia. Impegnato in una grande battaglia per
la vita, Kenneth usa le parole con passione e immaginazione. Egli trasforma
le parole quotidiane in fiabe che descrivono la sua crescita spirituale.
Ponendosi al disopra degli stereotipi del braccio della morte, spera che le
sue espressioni di dolore, di lotta, di spiritualità possano toccare il
cuore di molti lettori.
   Per avere l'opera di Kenneth si può scrivere, inviando un vaglia
internazionale di 7 sterline per ogni copia (comprensive di spese di
spedizione), a "Tribulation's Eyes" - P.O. Box 6833 - Carlton - Nottingham
- NG43GH  (Inghilterra) o, via e-mail, a: christine.short1 at ntlworld.com
   Ai medesimi indirizzi - o a Paolo Scanabucci - Via Esino, 145/C - 60020
Torrette Di Ancona - tel. 071 883465 - può rivolgersi chi intende occuparsi
della traduzione italiana dell'Opera o aiutare in qualsiasi modo l'Autore.

12) NOTIZIARIO

Afghanistan. Pena di morte per chi collabora con gli Americani. Un decreto
del Mullah Omar prevede l'esecuzione della pena di morte dopo un processo
sommario per tutti coloro che si rendono colpevoli di lavorare in favore
del nemico. Il 24 ottobre pattuglie di soldati Talebani armati di
lanciarazzi e Kalashnikov percorrevano a bordo di camionette le vie deserte
e distrutte di Kandahar fermando i rari veicoli e interrogando i
passeggeri. Secondo i Talebani sono trattenuti in custodia a Kandahar un
centinaio di sospetti di collaborazionismo col nemico di cui devono essere
meglio accertate le responsabilità.

Florida. Grandi difficoltà all'avvio del processo contro le guardie del
braccio della morte. La scarsa simpatia che ispira la figura di Frank
Valdes, vittima del pestaggio letale che avvenne nel braccio della morte
della Florida il 17 luglio 1999, e la difficoltà di gestire una parte dei
testimoni, anch'essi condannati a morte, sembrerebbero all'origine della
decisione dell'accusa di ridimensionare i capi di imputazione nel processo
che si celebrerà presso la Contea di Bladford contro 5 delle 7 guardie
rinviate a giudizio per il pestaggio e per falsa relazione sull'accaduto.
Durante le fasi preliminari del processo, mentre prosegue con difficoltà
l'escussione dei possibili giurati, la pubblica accusa, d'accordo con il
giudice presidente Larry Gibbs Turner, intende riformulare le imputazioni
in modo da consentire alla giuria l'opzione di condannare gli imputati per
omicidio preterintenzionale seguito da colpevole negligenza invece che per
omicidio volontario. Una opzione ancora più mite da lasciare alla giuria
sarebbe la sola condanna per omissione di soccorso.  Il Giudice Turner
concordando con l'accusa ha dichiarato: "Un agente ha il dovere di prestare
cura a un detenuto. Tale dovere si estende alla prevenzione di aggressioni
da parte di altri e al prestare aiuto quando un'aggressione viene a
conoscenza dell'agente". Le guardie dissero che Valdes si era procurato la
morte gettandosi ripetutamente dalla branda sul pavimento. L'autopsia sul
suo cadavere riscontrò la rottura di 22 costole, dello sterno, delle
vertebre cervicali, di una spalla, della mandibola, della spina dorsale, lo
spappolamento dei testicoli e l'impronta di uno scarpone sulla schiena. Il
processo comincerà probabilmente all'inizio di novembre e si concluderà nel
giro di due o tre settimane.

Texas. Verranno confiscati i proventi della pubblicazione delle memorie dei
detenuti. La legge del Texas prevedeva già la confisca di quella parte dei
proventi di un'attività lucrativa di un soggetto, che conseguisse dalla
notorietà del medesimo acquisita per un crimine commesso. Ora una nuova
legge firmata a fine settembre dal Governatore considera anche i proventi
delle memorie di un criminale, diffuse per  iscritto o su supporti
audiovisivi, illegittimi e quindi sottoposti a confisca a vantaggio delle
vittime della criminalità.


VIENI A LAVORARE CON NOI

A. A. Abbiamo bisogno di te! Cerchiamo amici con cui lavorare per il nostro
sito Web, per le traduzioni. Occorre qualcuno che si incarichi di tenere i
rapporti con i soci, di mandare avanti i libri in corso di pubblicazione,
di produrre magliette e materiale promozionale, di organizzare campagne e
azioni urgenti, di occuparsi della raccolta fondi ecc. ecc. Vuoi diventare
un socio ATTIVO facente parte dello staff del Comitato Paul Rougeau? Vuoi
assumerti la responsabilità di uno dei compiti svolti dalla nostra
associazione? Faccelo sapere scrivendo al nostro indirizzo postale o alla
nostra casella e-mail. Chiunque può dare un contributo alle attività del
Comitato se decide di dedicarvi una quota - piccola o grande - del proprio
tempo. Se hai mezzi o capacità particolari - per esempio una qualche
conoscenza dell'inglese - l'aiuto potrà essere più specifico. Se vivi a
Firenze, Torino, Roma, Napoli, Bologna o Piacenza potrai venire a far parte
di un gruppo di persone che ogni tanto si riuniscono per programmare il
lavoro e prendere lo slancio.  Anche se abiti in un paesino sperduto,
specie se possiedi un computer collegato a Internet, potrai lavorare con noi!

ADERISCI AL COMITATO !!!
Il Comitato Paul Rougeau riesce ad aiutare e sostenere i condannati a
morte, ad organizzare iniziative e a promuovere la cultura abolizionista
solo grazie all'azione dei suoi aderenti. Per migliorare il nostro lavoro
occorrono NUOVI ADERENTI.

Le spese sostenute vengono pagate con le quote associative versate da
ciascuno di noi. I soci in regola con la quota annuale hanno diritto alla
ricezione della versione cartacea del Foglio di collegamento.

Le quote associative annuali sono le seguenti:
Socio Ordinario   Lit. 40.000
Socio Sostenitore Lit. 80.000
Socio Giovanile(fino a 18 anni o a 26 anni se studente)
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L'edizione e-mail del bollettino è gratuita per soci e simpatizzanti,
richiedetela a: prougeau at tin.it

Le quote associative devono essere versate sul  c.c.p. n.  45648003,
intestato a: Comitato Paul Rougeau, Viale Pubblico Passeggio 46, 29100
Piacenza, specificando la causale e comunicando il proprio numero di
telefono, e, se posseduti, il numero di fax e l'indirizzo e-mail.
Responsabile dei contatti con i soci è Loredana Giannini (Tel. 055 474825).
Per contattarci potete scrivere a: Comitato Paul Rougeau C.P. 11035, 00141
Roma Montesacro.
Dalla redazione: il Foglio di collegamento di norma viene preparato
nell'ultima decade di ogni mese.  Pertanto chi vuole far pubblicare
articoli, appelli, notizie, comunicati, iniziative, lettere o riflessioni
personali deve far pervenire i testi in tempo utile a un membro del
Consiglio Direttivo o, preferibilmente, inviare un mail a  prougeau at tin.it

Questo numero è stato chiuso il 31 ottobre 2001

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Cari amici,
                 sicuri che interesserà molti di voi collegati a Internet,
vi inoltriamo questo invito di Alessandro Marescotti arrivatoci dalla
Mailing List  pck-pace alla quale siamo iscritti:

Uniamoci per moltiplicare le iniziative di pace, città per città.
L'Italia sta per entrare in guerra: e' il momento per raddoppiare il nostro
impegno.

Cari amici, stampate, diffondete informazioni, tutti dobbiamo essere molto
più visibili di prima.
La maggioranza dell'opinione pubblica è per lo stop ai bombardamenti e ogni
iniziativa di pace sensata e oculata raccoglierà consensi.

Cliccate su    http://db.peacelink.org/volontari/search.php
e troverete la cartina dell'Italia e un database per la ricerca dei
volontari più vicini a voi.

Alessandro Marescotti - Presidente di PeaceLink
www.peacelink.it