Appello di UIKI sull'attacco alle torri di New York



U.I.K.I.- Onlus
Ufficio d’Informazione del Kurdistan in Italia

Roma, 19 settembre 2001

Alla stampa e all’opinione pubblica

L’attacco dell’11 Settembre a New York ha suscitato nell’opinione
pubblica mondiale, grand’emozione e forti sentimenti popolari contro il
terrorismo. Va tuttavia denunciato che, in alcune aree del mondo dove è
forte l’opposizione a governi e stati ingiusti ed oppressivi, i fatti
tragici d’America possono diventare l’alibi per colpire
indiscriminatamente e con durezza l’opposizione e la protesta popolare.
Molti governi e stati oppressivi, con l’alibi di colpire il Terrorismo,
intendono far accettare attacchi più duri alle democrazie e
all’opposizione politica e popolare.
Questo scenario è particolarmente attuale in Turchia. La stampa e i
circoli politici di potere ritengono che la Turchia potrebbe trarre
vantaggio da una guerra che investe la regione mediorientale e da una
polarizzazione in blocchi tra i paesi ricchi dell’occidente e i paesi
non sviluppati. La collocazione della Turchia nel blocco dei paesi
sviluppati, secondo l’opinione diffusa nei centri di potere Turchi,
avvantaggerebbe questo paese sia economicamente che politicamente. In
questo quadro si levano alte le voci di chi, in Turchia, ritiene il
momento favorevole per eseguire la condanna a morte del presidente
Ocalan, sequestrato in Kenya nel febbraio del 1999, e per eliminare
definitivamente il PKK, fingendo più che mai di ignorare che il PKK, fin
dal settembre 1999, ha proposto un piano di pace per la soluzione
pacifica e democratica della questione Kurda e per la pacifica
convivenza di tutti popoli del medio oriente. Se la Turchia dovesse
attuare questa drammatica scelta, nessuno è in grado di prevedere quale
sarà la reazione del popolo Kurdo, sia sul piano civile e politico sia
sul terreno militare.
Le conseguenze di quanto può accadere in Turchia renderanno molto più
complessa e difficile la situazione dell’intero Medio Oriente e
porteranno ad un allargamento e moltiplicazione dei conflitti. La guerra
tra Israeliani e Palestinesi dura ormai da decenni, senza che vi sia
stato un vinto e un vincitore; migliaia d’uomini e donne sono morti, e
la prima vittima è stata l’umanità intera. Se dovesse riaccendersi, il
conflitto tra Turchi e Kurdi, raggiungerà questo tragico livello. Non
s’illuda la Turchia di ottenere benefici dalla guerra, sappia che ancora
una volta la guerra avrà come vittime la Turchia, tutto il Medio Oriente
e l’umanità intera. Ciò dovrebbe spingere la Turchia a mostrare una
sensibilità diversa e ad accettare una prospettiva diversa.
L’attentato contro di Stati Uniti, qualunque sia la motivazione, non può
essere accettato.
È possibile che il mondo intero conoscerà molti cambiamenti nella
politica internazionale e nelle politiche di difese. Tuttavia i diritti
umani, la democrazia e la sovranità del diritto, conquistati nel secolo
scorso ed ereditati da questo secolo, non potranno essere sacrificati
alle politiche di difesa. Nessuno può dimenticare che la costruzione di
un mondo sicuro non può prescindere dei diritti umani, della democrazia
e della giustizia. Cosi come da essi non può prescindere lo sviluppo e
la cooperazione economica e politica. Gli sviluppi futuri richiedono a
tutte le forze in campo grande responsabilità.
È chiaro che il tentativo di egemonizzare il mondo, sia da parte dei
paesi sviluppati, sia di quelli non sviluppati, comporterà grandi
scontri. Chi s’illude di trarre vantaggi da questi scontri, si attiverà
in modo particolare, come sta facendo la Turchia oggi. In questa
situazione è necessaria l’attenzione di tutti per contrastare scelte che
hanno carattere di provocazione.
Condanniamo tutti quelli che intendono trarre vantaggi delle guerre,
dagli scontri tra popoli, dai conflitti religiosi, ed invitiamo tutti i
democratici a vigilare e a mobilitarsi contro queste politiche.
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