sos popolo in pericolo



Cari amici,
Una grossa tragedia sta sconvolgendo l'Algeria (ancora una volta) e in Italia non se ne parla nemeno. Il silenzio della stampa e altri mezzi d'informazione sembra strano, per non dire complice, di fronte ad eventi di questa importanza.
Sono due mesi ormai che vanno avanti gli scontri tra manifestnati e forze armate. Il bilancio è pesantissimo più di cento morti, migliaia di feriti, 130 persone scomparse dopo la mega protesta ad Algeri del 14 giugno e alcuni piccoli centri urbani svuotati dal terrore che fanno regnare le operazioni punitive dei gendarmi e dei paracadutisti sulla popolazione civile.
Il governo non vuol dialogare e gioca alla politica del peggio. Disprezzo e operazioni punitive sono le risposte di fronte ad una gioventu che non trova altro di fronte alle loro leggittime rivendicazioni per un futuro migliore in un paese strariccho come l'Algeria.
questo messaggio vi è mandato per diffondere la voce di questi giovani disperati. 
qui di seguito abbiamo inserito la dichiarazione della nostra associazione: ASAKA-Italia e la piattaforma delle rivendicazioni che il governo di Bouteflika non vuol ascoltare e che i generali reprimono nel sangue. Grazie di fare circolare il messaggio.
Karim METREF 
 
in allegato in formato word l' SOS della Kabylia al mondo
 
 
 
Associazione Socioculturale ASAKA-Italia, asakaitalia at libero.it
 
 

Dichiarazione 

Dal 18 aprile scorso i cittadini algerini vivono l’orrore, diverse regioni del paese vivono al ritmo della lacrimogena e delle pallottole delle forze armate tutti i giorni.

Il bilancio è pesantissimo: più di cento persone assassinate dalle forze della repressione, migliaia di feriti oltre a più di un centinaio di cittadini scomparsi, gelo di tutte le attività economiche già in gravi difficoltà, disturbo del ciclo scolastico per centinaia di migliaia di allievi e studenti, alcune città sono addirittura totalmente isolate dal “resto del mondo”.

È partito tutto dopo l’assassinio di un giovane studente, dentro una caserma della Gendarmeria Nazionale di Beni-Douala, una piccola città nella regione della Cabilia, e l’arresto violento, ad Amizour, di tre altri ragazzi della scuola media e l’aggressione del loro professore che ha provato ad intervenire. Il tutto è avvenuto la vigilia del 20 Aprile, data storica per il movimento culturale berbero che rivendica la riconoscenza culturale e identitaria dei berberi in Algeria.

Spari a pallottole reali, torture, umiliazioni, provocazioni e addirittura uccisione a bruciapelo di persone ferite e già cadute per terra: sono le risposte del potere algerino e dei suoi apparati della repressione, gendarmeria ed altre corpi di sicurezza venuti in rinforzi alle manifestazioni pacifiche per denunciare l’ingiustizia.

Invece di avviare un dialogo con la popolazione, affine di far ritornare la pace e cogliere quest’occasione di far uscire il paese dall’impasse politica, in cui si trova da anni, L’amministrazione di Bouteflika (il presidente algerino) e dei generali al potere, giocano al deterioramento della situazione e tenta, ancora una volta, la diabolizazione del movimento. In effetti, ancora una volta hanno sterrato la storia del separatismo della Cabilia, vecchia ricetta miracolo per ghettizzare le proteste di questa regione e impedire cosi il movimento di diffondersi nel resto del territorio. Ma questa volta il popolo algerino ha preso coscienza della natura sanguinaria del potere in quanto in varie regioni del paese si verificano proteste ed indignazione delle popolazione ai linguaggi criminali del potere  unica  risposta alle rivendicazioni legittime e alle aspirazioni democratiche dei cittadini

Noi dell’associazione ASAKA-Italia:

Condanniamo tutte le esazioni di un potere dispotico contro i civili e il suo rifiuto di dialogare e di soddisfare i bisogni legittimi di una gioventù disperata e senza nessuna prospettiva per il futuro, in un paese in cui le enormi entrate del petrolio e del gas vanno spartite solo tra i generali e la mafia politica economica presente a tutti i livelli dello stato e delle istituzioni civili e militari.

Sosteniamo le rivendicazioni giuste e legittime della coordinazione interprovinciale nata da questo movimento popolare come riportate nella piattaforma * delle rivendicazioni a l’intenzione del presidente algerino.

           Lanciamo un appello à l’opinione pubblica internazionale, le organizzazioni non governative a sostenere il popolo algerino nella sua lotta per la libertà, la democrazia e la giustizia sociale, ed a fare pressione sui propri governi per condizionare tutta cooperazione con il governo algerino all’apertura di un dialogo trasparente e serio con tutte le forze che mirano alla pace e alla democrazia nel paese. Nonché alla ricerca di soluzioni concrete alle attese del popolo in materia di giustizia sociale, libertà d’espressione, riconoscenza di tutte le componenti culturali e linguistiche del paese.

Invitiamo la stampa internazionale e in particolarmente i media Italiani, a diffondere le informazioni in modo oggettivo e continuo, per tenere il pubblico informato e testimoniare della tragedia che colpisce il popolo algerino da ormai troppi anni.

Esprimiamo il nostro cordoglio alle famiglie delle vittime: morti, dispersi e feriti, della repressione selvaggia, condividiamo il dolore per la perdita dei migliori figli dell’Algeria e rimaniamo a fianco delle famiglie fin ad un regolamento giusto e definitivo della questione: con presentazione ad una giustizia indipendente dei colpevoli di crimini contro la popolazione civile e l’indagine sulla sorte dei dispersi.

 

Torino il 23 Giugno 2001.

* La piatta forma di rivendicazioni:

 

  Il testo che seguirà è la  piatta forma di rivendicazioni adottata l’11 giugno 2001, dalla coordinazione interprovinciale di 07 province del centro, che sarà consegnata alla presidenza della repubblica dopo la marcia di giovedì 05 luglio 2001 dei delegati dei comitati dei villaggi e quartieri. Piatta forma che doveva, essere consegnata alla presidenza della repubblica dopo la marcia del 14 giugno 2001, ciò che non è stato fatto per le ragioni che conosciamo. Ecco quindi il testo integrale:

 

 Noi, rappresentanti delle province di Setif, Bordj Bou Arreridj , Bouira, Boumerdes, Bgayet, Tizi-ouzou, Algeri ed il comitato collettivo delle università di Algeri, riunito il giorno del lunedì 11 giugno 2001 alla "casa dei giovani" Mouloud Feraoun d'El Kseur (Bgayet), abbiamo adottato la piatta forma comune di rivendicazioni seguenti:

 

1 - Per la presa in carico "" urgente dalla parte dello stato di tutte le vittime ferite e delle famiglie dei martiri della repressione durante questi avvenimenti.

2 - Per la sentenza dai tribunali civili di tutti gli autori e responsabili dei crimini e la loro radiazione "" dai corpi di sicurezza e delle funzioni pubbliche.

3 – Per uno statuto di martire, ad ogni vittima della dignità, durante questi avvenimenti e la protezione di tutti i testimoni del dramma. 

4 - Per la partenza immediata, delle brigate di gendarmeria e dei rinforzi delle URS (unità di repressione e di sicurezza).

5 - Per l'annullamento delle persecuzioni giudiziarie contro i manifestanti,

ed il condono di quelli giudicati durante questi avvenimenti.

6  - Arresto immediato delle spedizioni punitive, delle intimidazioni e delle provocazioni contro la popolazione.

7 - Dissoluzione delle commissioni d'inchiesta iniziate dal potere.

8 - Soddisfazione della rivendicazione Masira (berbera) in tutte le sue dimensioni

(identità, civilizzazione, lingua e cultura) senza referendum e senza condizione, e la consacrazione di Tamazight (lingua berbera) come lingua nazionale ed ufficiale. 

9 - Per uno stato garante di tutti i diritti socioeconomici e di tutte le libertà democratiche.

10 - Contro le politiche di sottosviluppo, di impoverimento e di "barbonizzazione" del popolo Algerino.

11 - La messa sotto l'autorità effettiva delle istanze, democraticamente elette

di tutte le funzioni esecutive dello stato e dei corpi di sicurezza.

12 - Per un piano d'emergenza socioeconomico per tutta la regione della Cabilia.

13 - Contro il disprezzo (tamehqranit, hogra) e tutte le forme d'ingiustizia e di esclusione.

14 - Per una risistemazione  caso per caso, degli esami regionali per gli alunni non avendo potuto superargli.

15 - Istituzione di un'allocazione di disoccupazione,  per tutti ricercatori di lavoro al 50% del reddito minimo dei lavoratori.

Esigiamo una risposta ufficiale, urgente e pubblica a questa piattaforma di rivendicazioni.

La coordinazione interprovinciale.

El kseur (Bejaia-Algeria)l’11 giugno 2001.