gay pride



La settimana scorsa, su un giornale locale (NotiziaOggi, bisettimanale del comprensorio Biella, Borgosesia, Borgomanero), è uscito un editoriale a cui ha fatto seguito una mia lettera al direttore, riporto l'articolo, la mia lettera, e la risposta.
 

Ma l’orgoglio omosessuale è davvero una conquista?

di STEFANO DI BATTISTA

Sfilata dell’orgoglio omosessuale: dovrebbe tenersi fra poco più d’un mese, con decine di migliaia di gay a manifestare per le vie di Roma. Il luogo non è stato scelto a caso: la coincidenza con l’anno giubilare offre un palcoscenico d’eccezione. Dopo la presa di posizione del capo del governo e aperta la discussione: i "progressisti sempre e comunque" si dicono scandalizzati che Giuliano Amato abbia sostenuto l’inopportunità del raduno. La questione tuttavia offre tre spunti di riflessione.

Il primo è che, in Italia, al contrario di quel che avviene nel mondo anglosassone, la sessualità è vissuta come fatto privato: sarebbe impensabile, qui, una telenovela tipo quella tra il presidente .degli Stati Uniti e Monica Lewinsky. L’atteggiamento italiano è indice d’una civiltà di superiore tolleranza, frutto d’una cultura capace dì coniugare insegnamento cattolico e tradizione classica. Gli omosessuali non fanno scandalo: destano riprovazione solo se esibiscono la loro condizione in modo esagerato. Perché allora manifestare a Roma, dove gay americani passeggeranno agghindati come galli cedroni mostrando le chiappe al pubblico? Cosa vogliono rimarcare? Cos’hanno da rivendicare, in Italia? In seconda. battuta, posto che l’omosessuale non è né malato, né deviato, ma solo uno che ha fatto una scelta e, come tale, rispettato, sono false le accuse di chiusura che qualche esponente del mondo gay ribalta sulla società: in realtà tali critiche nascondono il disagio e la mancata integrazione di chi le diffonde. Vivere da omosessuale in una collettività etero può comportare degli imbarazzi; ma ciò riguarda pure altre minoranze, senza che sia indice di discriminazione. Il "Gay pride" ha invece il sapore d’una sfida: quasi un voler sbattere in faccia la diversità, confondere e annacquare le differenze, imporre un modo d’essere come più giusto e migliore. Infine, la Chiesa. Può darsi che la morale sia destinata a modificarsi, ma per ora il cattolicesimo non ammette l’omosessualità. Protestare perché il Papa non cambia idea è come pretendere che lo Stato accetti il furto perché i ladri sono stufi di passar per tali. Le scelte sono libere, ma è troppo comodo volerne azzerare le conseguenze: essere gay con la benedizione. In questo tempo di politicamente corretto però, dove l’ossequio va a chi fa più rumore, la posizione della Chiesa dà fastidio. Ecco perché si va nella Roma dell’Anno santo: per sberleffo e irrispettosa contraddizione delle idee altrui. C’è quindi da chiedersi quale orgoglio si voglia portare in piazza: forse quello dell’intolleranza e dell’inciviltà, sbandierate come conquiste per una società più giusta?

 

 

Carissimo direttore,

non penso sia assolutamente necessario, seppure il tuo ruolo comporta anche questo, parlare di tutto ciò che colpisce l’opinione pubblica, solo per dire anche la propria, quando questa non è supportata da una conoscenza adeguata del caso. Penso che questo sia irrispettoso da una parte verso quei lettori che conoscono meglio i fatti, dall’altra, ancor più gravemente, verso quei lettori che conoscono questi solo per accenno. Be’, mettendo da parte la retorica, mi riferisco all’editoriale apparso sul numero 41 di lunedì 29 maggio 2000 riguardante la tanto discussa manifestazione "Gay Pride" che si svolgerà a Roma l’8 luglio.

Non capisco se vi sia da parte di chi non pensa di essere, come tu li chiami, "progressisti sempre e comunque" una dimenticanza dei dettami costituzionali circa la garanzia di poter manifestare pacificamente "sempre e comunque", anzi, addirittura reputo strano il fatto che l’opposizione del governo italiano non abbia approfittato dell’uscita di Amato per portare a segno un’altra bordata dello slogan "tutti a votare, tutti a votare", forse era un andare contro a virtuali voti dell’area cattolica? Non ti scandalizzare se parte dell’Italia ogni tanto getta un occhio a quella carta, a tutt’oggi insuperata, anche se dimenticata sotto qualche vecchio libro, che è la Costituzione.

Riguardo ai tuoi tre punti di riflessione sostengo questo: il mondo anglosassone è accompagnato da un sempre presente puritanesimo che fa della sessualità, ma anche delle sfere relazionali più affettive, una questione molto più privata che in Italia e, più che in Italia, ne fanno anche una questione tabù, di cui non si può parlare, per questo ha senso una manifestazione in cui un milione e mezzo di omosessuali (non esistono solo i gay, non dimentichiamo le lesbiche, per favore), queste le cifre di Boston, sfila in corteo pacifico per le strade di una capitale. Riguardo alla pittoresca parata che si prevede non vengo ad insegnare a te quali immagine i telegiornali preferiranno mandare in onda. Sempre a Boston, racconta chi ha partecipato, i manifestanti "pittoreschi" non erano più di poche centinaia, per rappresentarlo con una percentuale, cifra forse meglio comparativa, si trattava di meno dello 0,1%, la maggior parte si lasciava andare ad atti che arrivavano ad un non molto scandaloso tenersi per mano.

Sul fatto che l’omosessuale non sia considerato come malato avrei a che ridire, sono anch’io della tua convinzione, ma lo sono tutti? L’anno scorso ho protestato in aula, nella mia università, perché un docente di pedagogia affermava che gli omosessuali sono "gente da curare, da isolare affinché non travino i bambini", ripeto, docente universitario del corso di laurea di scienze dell’educazione. Davanti a persone come queste tu che faresti? Non ti alzeresti in piedi e troveresti da dire, magari affermando che anche gli omosessuali hanno diritto ad una dignità? Oppure devono continuare ad autoemarginarsi costretti dalla società, sperando, desiderando, di avere un giorno di poter sfilare nelle vie di una capitale per affermare che sono orgogliosi di essere omosessuali?

Riguardo alla Chiesa non è facendosi portavoce delle voci dissonanti che si esprime il Suo pensiero, ma leggendo i suoi documenti, quelli ufficiali, quelli che dicono riguardo agli omosessuali "costoro non scelgono la loro condizione omosessuale, essa costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione… (Catechismo della Chiesa cattolica)" esistono dei gruppi di omosessuali cattolici, credo sia loro diritto manifestare contro una Chiesa che afferma nei propri documenti una posizione e si comporta invece in tutt’altro modo. Dalle poche informazioni che ho sulla manifestazione dell’8 luglio so che il corteo sfilerà per strade e luoghi che non interessano lo svolgersi del Giubileo, mi rattrista un po’ la cosa, la vedo come un compromesso che così stando i fatti è l’unico ottenibile, ma un Giubileo degli omosessuali, in cui il papa ribadiva la vera posizione della Chiesa, non quelle di qualche vescovo sparse per l’Italia, sarebbe stato un atto di grande importanza e totalmente inseribile in quello che è il progetto evangelico del Giubileo.

L’8 luglio non sarò a Roma fisicamente, ma sarò là spiritualmente, con i residui della mia fede e la mia eterosessualità che non confondo con la mancanza di rispetto per un essere umano che la pensa diversamente da me. Impara a conoscere il mondo degli omosessuali prima di affermare che essere una persona, non essere malati di potersi sentire normali, non sia una conquista.

Ti mando i miei saluti, Grignasco, 29 maggio 2000, Giorgio Mello Grand

 

 

Egregio signor Mello Grand, siccome parlo di Costituzione, le ricordo che essa recepisce anche le norme del Concordato. Faccio poi notare che nessuno chiede di proibire il "Gay Pride". il problema è diverso: fatto salvo il diritto di manifestare, occorre chiedersi quanto sia legittimo volere salire su un palcoscenico già occupato. Il nodo è solo questo: i gay vogliono sfilare a Roma, nell'Anno Santo, per affermare il loro dissenso verso la posizione della Chiesa, che omosessuali di primo piano come Enzo Cucco e Angelo pezzana definiscono antiscientifica, antimoderna e antidemocratica. Sulla base di questa intolleranza, invocano tolleranza. Perché il "Gay Pride" non si fa nel 2001? Oppure, perché non trasferirlo in un'altra città? Quanto al rispetto per gli omosessuali: tirarlo in ballo come fa lei produce una melassa che offusca il punto centrale. Qui perciò, dato che mi accusa di non conoscere adeguatamente il caso, le domando: quali novità porta, lei?n Dove sonbo i fatti che dimostrano emarginazione sociale, al di là di un episodio all'università? n virtù di quali circostanza conosce il mondo gay meglio di me? Chi ne ha mai negato la dignità? E poiché tale dignità non è negata, mi si deve ancora spiegare che orgoglio van cercando, in Italia. A margine sottolineo che gay sta per omosessuale: il che vale per uomini e donne sennò l'avrebbero chiamato "Gay Lesbo Pride".

jorge_ at libero.it