P. Zanotelli: "NAFTA for Africa", imperialismo a tutti gli effetti e l'Europa dorme




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fonte: MISNA
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Dedicato a quelli che "gli effetti positivi della globalizzazione..."
AFRICA, 17 MAG 2000 (2:0)


P. ZANOTELLI: "NAFTA FOR AFRICA", IMPERIALISMO A TUTTI GLI EFFETTI E
L'EUROPA DORME

E' fatta.
Con il voto del senato, l'11 maggio scorso, si e' concluso a Washington
l'iter parlamentare dell'African Growth and Opportunity Act (Agoa), quella
legge che Clinton aveva promesso due anni fa in pompa magna lungo il suo
periplo africano al fine di favorire gli scambi commerciali con il
continente nero e gli investimenti statunitensi.
(Nel testo finale di legge sono stati inclusi anche 25 paesi caraibici).
Abbiamo chiesto ad Alex Zanotelli, che ha intuito la pericolosita' di
questo disegno fin da quando Clinton lo preannuncio' al G-7 di Denver nel
'97, di commentare per Nigrizia il varo di questo "Nafta for Africa"
("Nafta" e' l'Area nordamericana di libero commercio, che ha gia' prodotto
i suoi effetti nefasti e cui rassomiglia l'Agoa).

"Questa legislazione dev'essere collocata in un contesto ecoomico-politico
ben preciso di mire espansionistiche americane.
E quando si dice "americane", si intende che fanno da supporto ai grandi
potentati economici, cosicche' la politica si riduce a copertura di
decisioni economiche.
In questo senso va capito quanto affermo' Ronald Brown, segretario di stato
al commercio, nel dichiarare - pubblicamente - che il tempo dell'egemonia
economica e commerciale dell'Europa in Africa era finito: 'L'Africa ora ci
interessa'".

Una dichiarazione, aggiungiamo noi, che viene curiosamente a inverarne
un'altra, proferita da tutt'altra bocca trent'anni prima:
"Gli Stati Uniti non avevano colonie in questo continente ed ora lottano
per penetrare nelle chiuse riserve dei loro soci.
Certamente l'Africa, nei piani strategici dell'imperialismo americano,
costituisce la sua riserva a lunga scadenza" (Che Guevara).

Torniamo a Zanotelli.
"Bisogna mettere in questo contesto la guerra di Kabila (Brown parlava
proprio nel '96), finanziata dagli Usa proprio per avere accesso, insieme
alle multinazionali dei diamanti e dell'oro del Sudafrica, alle miniere e
alle grandi ricchezze del Congo-Zaire, soppiantando cosi' le potenze
europee.
Quando Kabila vince e poi si mette a fare una politica nazionalista, ecco
immediatamente la reazione.
E riparte la guerra, tuttora in corso in Congo, una guerra voluta, perche'
le multinazionali possono cosi' fare quello che vogliono.
Meno stato c'e', meglio e'.
Col suo viaggio nel '98, Clinton visito' le nazioni in Africa che riteneva
piu' presentabili per inaugurare quello che chiamava il Rinascimento
africano.
Un viaggio estremamente importante perche la finalita' non era andare a
tessere le lodi dei vari Museveni e Kagame, come ha fatto, ma era
soprattutto il lancio della politica economica americana verso l'Africa e
la preparazione del Nafta for Africa.
Va dunque situata qui questa legislazione voluta per aprire l'Africa
subsahariana al grande mercato: la nuova frontiera dove piazzare i prodotti
delle multinazionali ("un mercato potenziale di 700 milioni di
consumatori", ricordava la sottosegretaria agli affari africani, Susan
Rice, alla vigilia del viaggio presidenziale), ma anche dalla quale pescare
le ricchezze che a loro servono.
Quindi adesso l'Africa interessa agli Stati Uniti in chiave proprio imperiale".

E antiamericanismo aprioristico?
"Guardate chi c'e' dietro a questa legge - ci fa notare padre Alex -: le
grandi multinazionali.
Si sono anche ufficialmente costituite, a tal fine, nella Agoa Coalition
Inc. (consultare, su Internet, www.usafrica.org, ndr).
Alcuni nomi: Texaco, Mobil, Amoco, Caterpillar, Occidental Petroleum,
Enron, General Electric, Chevron, Kmart.
Sono fra le peggiori, note a livello mondiale per essere tra quelle che
violano di piu' i diritti umani.
Persino il New York Times in un editoriale del '98 ha scritto: "Ma questa
legislazione non e' che un pacchetto di benefici a favore delle fiorenti
multinazionali e una minaccia per la sovranita' degli stati subsahariani
che gli stessi sostenitori della legge dicono di voler aiutare".
E il New York Times, lo sappiamo, e' la voce del padrone.
Il Nafta e' insomma un'espressione della volonta' delle multinazionali di
aprirsi ai mercati africani e di creare questa nuova possibilita' che la
legge chiama, con un termine che e' ormai eufemistico, free trade: libero
commercio.
Durante il viaggio di Clinton lo slogan del viaggio era: Trade, not aid
(Commercio, non aiuto).
Strano "libero" mercato, d'altra parte.
Una rete di ong, chiese e sindacati ha denunciato a meta' aprile,
dall'isola Maurizio, come "gli Usa restringano unilateralmente il mercato
ai soli paesi africani che si sottomettano alle loro condizioni".
Che sono, chiaramente, quelle che fanno parte del pacchetto di Fondo
Monetario e Banca Mondiale.
Se non c'e' nessuna menzione degli aggiustamenti strutturali e' perche' gli
vanno benissimo.
Ne' c'e' alcuna menzione - che per lo meno faceva capolino nella
legislazione "alternativa" di Jessie Jackson Jr. - del debito, se non nel
mero ambito dell'iniziativa Hipc della Banca Mondiale.
Non solo.
C'e' nella legge la clausola che le nazioni africane dovranno diventare
membri dell'Organizzazione mondiale del commercio, con tutte le regole che
questo comporta.
Cosi', mentre l'Accordo multilaterale sugli investimenti e' stato sconfitto
in sede Ocse, il club dei paesi piu' industrializzati, le idee fondamentali
del Mai rientrano adesso, in pillole, attraverso l'Agoa.
Vi ritroviamo infatti gli abbattimenti delle barriere doganali; l'apertura
agli investimenti, riservando alle multinazionali lo stesso trattamento
dovuto alle imprese nazionali.
E' una maniera di immettere l'Africa nel mercato mondiale, in questo
momento per lei difficilissimo, in un modo neocoloniale, neoliberista, tra
i piu' vergognosi che esistano.
E' un modo, ritengo, di uccidere gente: ecco perche' ho gia' usato
l'espressione 'genocidio pianificato'".

E le conseguenze non sono solo per l'Africa.
"Provo rabbia - conclude Alex nella sua conversazione con Nigrizia - per il
silenzio totale in cui avvengono queste cose, una omerta' e una cecita' che
fanno paura.
C'e' l'incapacita' o la non volonta' di smascherare i meccanismi imperiali
- economico - imperiali.
Il silenzio che ho trovato in Europa mi ha fatto davvero impressione.
Io non chiedo all'Europa carita', chiedo semplicemente che guardi ai propri
interessi! Gli interessi "politici" sono irrilevanti; vecchi ricordi
storici, ormai quello che e' importante e' l' aspetto economico, d'accordo.
Ma per l'appunto i paesi dell'Unione europea hanno grossi interessi in
Africa, che verranno spazzati da questa mossa.
Non c'e' stata nessuna riflessione o pochissima, quando e' da piu' di tre
anni che negli Stati Uniti l'Agoa sta andando avanti.
Nemmeno in Italia se ne e' parlato, mentre l'Italia dovrebbe giocare un
ruolo estremamente importante verso l'Africa.
E la nazione d'Europa piu' vicina all'Africa, dovrebbe fare da ponte.
Invece c'e', da parte di tutti, di tutti i partiti, un disinteresse totale.
Capisco le destre; ma anche una larga parte della sinistra non ha
riflettuto su queste cose.
A questa maniera verremo travolti tutti.
E inutile, poi, parlare di politica: e' semplicemente il mercato che fa
tutta la politica.
Ed e' gia' in dirittura di arrivo un grande "Nafta" per la Cina.
E cosi' che il mercato avanza".

© (NIGRIZIA)



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