Orezala Ashraf una dolce e minuta ragazza afghana.



Ciao,
la campagna per la raccolta di fondi per la realizzazione del  progetto di
alfabetizzazione di donne afghane organizzato dall'associazione hawca e che
come Donne in Nero e Donne Assopace abbiamo voluto nominare Io donna dietro
il burqa, procede non male.
per la verità siamo tutte molto contente e terribilmente affezionate a
Orezala, che tornerà in Pakhistan il 19 maggio.
Venerdi' 12 maggio vi è stata la conferenza stampa di presentazione del
progetto presso la sede del Parlamento europeo ed erano presenti ANSA,
ASSOCIATED PRESS, CONFRONTI,la BCC e naturalmente il Manifesto con Giuliana
Sgrena, che oggi ha pubblicato una pagina con scheda del progetto che vi
invieremo al più presto. Oltre a diverse donne di vari associazioni e alla
nostra pittrice/grafica Micaela Serino che ha portato una sua
stupenda/tragica litografia di donna dietro il burqa, erano presenti
allievi e relative insegnanti di una scuola di Palestrina e del liceo
Virgilio.
Vi allego un breve articolo apparso su Liberazione degli
incontri al parlamento europeo avuti da Orezala.

LUISA MORGANTINI



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Al Parlamento Europeo la voce delle donne afghane,
è quella di Orezala, dolce e minuta  eppure cosi' grande e forte.



Orezala Ashraf è una dolce e minuta ragazza afghana di 25 anni, eppure cosi
grande e forte. E' profuga con la famiglia fuggita nel 89 dall'Afghanistan,
vive in un campo profughi   in Pakistan. E' stata invitata in Italia dalle
Donne in nero e Donne Assopace per una campagna a favore delle donne
afghane. Passando per l'Italia riesce ad arrivare, superando molte
peripezie, al Parlamento Europeo di Bruxelles per chiedere sostegno a nome
della Hawca (Assistenza Umanitaria per le Donne e  i bambini
dell'Afghanistan). "Aveva un visto valido solo per l'Italia e non per tutti
i paesi di Schengen", dice l'eurodeputata Luisa Morgantini che l'ha
accompagnata, "ma ho ritenuto di non perdere l'occasione per far conoscere
a  Orezala il PE e cosi' dopo molte difficoltà, violando l'inviolabilità
dei confini, siamo riuscite ad imbarcarci per Bruxelles. E' la pratica
delle donne in nero quella di oltrepassare i confini".

E' un accorato appello quello che Orezala rivolge ai parlamentari europei
presenti all'incontro. E molta è l'emozione che traspare dalle sue parole
mentre racconta le terribili condizioni in cui versa il suo paese
"sfortunato e dimenticato", e in particolare quelle, inumane
all'inverosimile, delle donne e dei bambini. All'alba del terzo millennio,
dice Orzala, il regime dei Taliban, che occupano più del 90% del territorio
afghano, pratica leggi medievali, che negano alle donne I diritti più
elementari, come l'assistenza medica, l'istruzione e la libertà di
movimento. "Vietato persino cantare e sorridere", dice Orzala. Moltissime
donne vivono nella miseria più totale, sono frequenti vittime di esecuzioni
capitali per lapidazione,  per futili motivi vengono frustrate per strada,
dove si muovono, sempre accompagnate da uomini, come tanti fantasmi avvolte
nel loro burqa.
Le condizioni di guerra perenne fanno il resto, continua Orzala. In
Afghanistan, che non conosce pace dal 1979, anno dell'occupazione
sovietica, vi sono più di 700.000 vedove e il maggior numero al mondo di
soldati bambini, vittime altresì a migliaia ogni anno dei 10 milioni di
mine antipersona disseminate in tutto il territorio. Più del 40% delle
vittime della guerra civile in corso sono giovani e bambini, e il 17% della
popolazione rimane mutilata. Secondo un rapporto dell'Unicef del 1997 90%
dei bambini pensa di morire nel conflitto e ben due terzi hanno visto
cadaveri o sono stati testimoni di atti di violenza. Le condizioni
igienico-sanitarie sono pressoché inesistenti e si muore anche di malattie
curabilissime.
E la comunità internazionale, l'Onu che fanno? "Purtroppo, dice Orzala, non
sono in grado di trovare soluzioni alla crisi afghana. Si limitano al
contatto con le fazioni in guerra, di cui l'una non è migliore dell'altra".
E I loro sforzi non mirano che alla loro riconciliazione e al
raggiungimento di un potere unitario. "Un'altra tragedia", continua Orzala,
" è che I paesi occidentali pensano che I Taliban cambieranno politica".
Che fare, quindi? "Occorre spezzare innanzitutto l'isolamento locale che
attanaglia l'Afghanistan e far attivare l'Onu il più possibile soprattutto
nel coinvolgimento di gruppi e personalità democratiche afghane, e non
limitarsi alle fazioni in guerra". Allo stesso modo Orzala chiede al
Parlamento europeo un sostegno forte per la sopravvivenza di chi ha più
bisogno, come le donne e I bambini e un appoggio diretto all'associazione
non governativa che rappresenta, la Hawca, che finora si è avvalsa del
lavoro spontaneo di volontari. Obiettivi dell'associazione, che condanna
qualsiasi discriminazione, sono in primo luogo l'istruzione, la promozione
di attività remunerative, assistenza igienico-sanitaria per donne e
bambini. I programmi si svolgono sia nei campi profughi in Pakistan che,
con ovvie difficoltà, in Afghanistan. Per darsi una strategia di più ampio
respiro è però necessario compiere il salto di qualità del sostegno delle
organizzazioni internazionali, a partire dalle istituzioni europee, in
termini di mezzi e persone.
E' per questi obiettivi che Luisa Morgantini le fa incontrare i
responsabili della Commissione  Europea e del programma Echo per
l'Emergenza e dice che "le risoluzioni del Parlamento Europeo per la pace
in Afghanistan possono avere valore solo se seguite da azioni concrete di
sostegno ai progetti, all'  accoglienza e all' asilo alle profughe/i  oltre
che  cessare di vendere armi  ai Taliban e ai paesi che fomentano la
guerra".
"Date una speranza al popolo senza speranza dell'Afghanistan", è l'appello
di Orezala agli eurodeputati, "ha bisogno di voi per costruire la pace".
Orezala sarà a Roma il 12 maggio alle ore 11 presso la Sede del Parlamento
Europeo  per rilanciare il suo appello.

PG.
Dal quotidiano "Liberazione"  6  maggio 2000