Immigrati uccisi nel rogo: lettera al Presidente della Repubblica Italiana



Al Presidente della Repubblica Italiana

Signor Presidente,
Perché?

Perché nel nostro paese uomini e donne e bambini devono morire bruciati
vivi, come condannati al rogo?
Perché non si offre accoglienza e assistenza agli esseri umani che giungono
qui fuggendo da grandi sventure?
Sarebbe ben possibile, e con poca spesa per le pubbliche casse (e sarebbe
una spesa benedetta), che le istituzioni garantissero a tutti, e dico
davvero tutti, un tetto, il pasto, un aiuto, quel minimo indispensabile di
sicurezza, conforto, protezione giuridica, assistenza sociale.
Invece non lo si fa. E come sepolcri imbiancati si deplora che donne e
uomini poveri e infelici debbano cercar rifugio in luoghi che per un
nonnulla divengono trappole mortali.
Ma chi li caccia in quelle trappole se non la crudeltà di noi indigeni, la
violenza dei nostri imbarbariti istituti e costumi?

Cessi l'accanimento contro gli immigrati: si consenta a tutti di vivere
alla luce del sole senza temere persecuzioni, di rivolgersi alle
istituzioni senza paura di subir vessazioni, ed a tutti si garantisca
un'accoglienza dignitosa, come la fondamentale legge italiana prevede; come
è dovere civile e morale, giuridico e amministrativo, delle istituzioni,
dello stato di diritto, dell'ordinamento democratico.

Naturalmente chi delinque sia perseguito col dovuto rigore; ma di tutti si
tuteli la vita e la dignità, e si assistano i bisognosi, si salvino vite
innocenti.
Con amarezza infinita,

Peppe Sini
responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo

Viterbo, 19 marzo 2000

Mittente: Peppe Sini, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo


--
Sandro e Roberta Ercoli
Via C.P. La Fontaine 69
01100 Viterbo
tel. 0761 290037