Cinque provvedimenti legislativi ed amministrativi urgenti per la democrazia e la dignità umana in Italia



Una proposta di lavoro

Cinque provvedimenti legislativi ed amministrativi urgenti
per la democrazia e la dignità umana in Italia

Facciamo tutti uno sforzo affinché migliori la condizione delle persone
immigrate nel nostro paese: chiediamo alle istituzioni (dai Comuni al
governo) di cambiare atteggiamento e di scegliere un impegno di autentica
solidarietà, di accoglienza ed assistenza.
Troppe donne e troppi uomini oggi in Italia subiscono una crudele violenza:
vittime di schiavitù, privati dei diritti fondamentali.
Non basta l'impegno generoso di una parte limitata della popolazione
italiana: occorre che anche le istituzioni si adoperino per contrastare il
razzismo, la feroce violazione dei diritti umani.

Per questo occorre un immediato e persuaso impegno legislativo ed
amministrativo ordinato a cinque obiettivi:
a) riconoscimento del diritto di voto per le elezioni amministrative a tutti
gli immigrati regolarmente residenti, applicando la Convenzione di
Strasburgo del 5/2/1992;
b) lotta contro la schiavitù, applicando contro gli schiavisti ed i loro
complici gli artt. 600-602 del Codice Penale e liberando, aiutando ed
assistendo le vittime garantendo ad esse la permanenza in Italia, anche in
applicazione del combinato disposto dell'art. 16 e dell'art. 17 della legge
40/98 (ora artt. 18 e 19 del Testo Unico sull'immigrazione);
c) abolizione dei campi di detenzione per immigrati che non hanno commesso
reati; tali campi sono palesemente antigiuridici ed incostituzionali;
pertanto occorre cancellarli e cassare l'attuale art. 14 del D. Lgs. 286/98
(T. U. sull'immigrazione);
d) radicale modifica del Capo II ("Controllo delle frontiere, respingimento
ed espulsione") del Titolo II del T. U.: sulla base de jure della evidente
antigiuridicità ed incostituzionalità delle fondamentali misure
amministrative lì contemplate, e de facto del fallimento delle strategie da
esso dettate, ed in particolare constatando come la prassi dei respingimenti
e delle espulsioni abbia di fatto favorito solo il potere mafioso ed abbia
assurdamente ridotto tante persone oneste e disperate alla terribile
condizione della clandestinità con l'incombente rischio di finir preda della
criminalità organizzata;
e) trasferimento delle competenze in materia di immigrazione dalle questure
ai Comuni.

Sono obiettivi su cui da anni vi è un largo consenso tra pubblici
amministratori, operatori sociali, studiosi, persone impegnate nella
promozione della dignità umana e della civiltà giuridica. Occorre che questi
semplici princìpi di inveramento della Costituzione e della Dichiarazione
dei diritti dell'uomo, dello stato di diritto e della democrazia, si
traducano in prassi amministrativa e norma legislativa. 

Peppe Sini
responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo

Viterbo, 10 febbraio 2000

Mittente: Peppe Sini, str. S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax 0761/353532