Dichiarazione finale Summit dei Popoli a Rio+20



"Le istituzioni finanziarie multilaterali, le coalizioni al servizio del sistema finanziario, come il G8 o il G20, l'influenza delle multinazionali sulle Nazioni Unite e la maggioranza dei governi hanno dimostrato irresponsabilità verso il futuro dell'umanità e del pianeta e volontà di promuovere gli interessi delle imprese nella conferenza ufficiale."

 

Che tristezza.....

Antonella Fachin

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DICHIARAZIONE FINALE SUMMIT DEI POPOLI A RIO+20 PER LA GIUSTIZIA SOCIALE E AMBIENTALE IN DIFESA DEI BENI COMUNI, CONTRO LA MERCIFICAZIONE DELLA VITA

 

Movimenti sociali e popolari, sindacati, popoli e organizzazioni della

società civile di tutto il mondo

riuniti del Summit Sociale dei Popoli a Rio+20, per la Giustizia

Sociale e Ambientale, che si sono

incontrati negli accampamenti, nelle mobilitazioni di massa, nei

dibattiti, nella costruzione di

convergenze e alternative, coscienti di essere i soggetti di una nuova

relazione tra umano e umane e

tra l'umanità e la natura, assumiamo la sfida urgente di frenare la

nuova fase di ricomposizione del

capitalismo e di costruire, attraverso le nostre lotte, nuovi paradigmi

di società.

Il Summit dei popoli è un momento simbolico del nuovo ciclo in atto,

che si situa nella traiettoria

delle lotte globali che producono nuove convergenze tra movimenti di

donne, indigeni,

afrodiscendenti, piccoli agricoltori e contadini, lavoratori e

lavoratrici, popoli e comunità

tradizionali, quilombolas, movimenti per il diritto alla città,

religioni di tutto il mondo. Le

assemblee, le mobilitazioni e la grande Marcia dei Popoli sono state

momento di espressione

massima di queste convergenze.

Le istituzioni finanziarie multilaterali, le coalizioni al servizio del

sistema finanziario, come il G8 o il G20, l'influenza delle multinazionali sulle Nazioni Unite

e la maggioranza dei governi hanno

dimostrato irresponsabilità verso il futuro dell'umanità e del pianeta

e volontà di promuovere gli interessi delle imprese nella conferenza ufficiale.

Al contrario, la vitalità e la forza delle

mobilitazioni e dei dibattiti nel Summit dei Popoli hanno rafforzato la

nostra convinzione sul fatto

che solo i popoli mobilitati e organizzati potranno liberare il mondo

dal controllo delle corporations e del capitale finanziario.

Venti anni fa il Forum Global, realizzato anch'esso ad Aterro do

Flamengo, denunciò il rischio che

l'umanità e la natura correvano a causa delle privatizzazioni e delle

politiche neoliberiste. Oggi

affermiamo che, oltre a confermare la nostra analisi, stiamo assistendo

al restringimento

significativo di diritti umani già tutelati e riconosciuti. A Rio+20 si

è ripetuta la solita stanca

litania delle false soluzioni difese degli stessi attori che hanno

provocato la crisi globale.

Mentre la crisi diviene via via più profonda, le multinazionali

avanzano violando i diritti dei popoli,

restringendo gli spazi democratici e distruggendo la natura,

impossessandosi indebitamente dei beni

comuni della umanità per salvare il sistema economico-finanziario.

Le molteplici voci e forze sociali che convergono attorno al Summit dei

Popoli denunciano la

vera causa strutturale della crisi globale: il sistema capitalista

associato al patriarcato, al

razzismo e all'omofobia.

Le imprese transnazionali continuano a commettere i loro crimini

attraverso la sistematica violazione dei diritti dei popoli e della natura, rimanendo nella

totale impunità.

Contemporaneamente, portano avanti i loro interessi attraverso la

militarizzazione, la criminalizzazione degli stili di vita dei popoli e dei movimenti

sociali, causando processi di deterritorializzazione

nelle zone rurali come in quelle urbane. Avanzano nei territori e sulle

spalle dei lavoratori e delle lavoratrici del sud e del nord.

Esiste un debito ecologico storico che danneggia maggiormente i popoli

del sud del mondo, debito che deve essere assunto dai paesi altamente industrializzati che sono

alla base dell'attuale crisi del pianeta.

Il capitalismo causa allo stesso tempo la perdita di controllo sociale,

democratico e comunitario sulle risorse naturali e i servizi strategici, che

continuano ad essere privatizzati,

convertendo diritti in merci e limitando l'accesso dei popoli ai beni e

ai servizi necessari alla sopravvivenza.

L'attuale fase finanziaria del capitalismo si esprime oggi attraverso

la cosiddetta “green economy”

e attraverso meccanismi vecchi e nuovi, come l'aumento

dell'indebitamento pubblico-privato, il

super stimolo ai consumi, l'appropriazione e la concentrazione presso

pochi delle nuove tecnologie,

i mercati del carbonio e della biodiversità, promuovendo tra le altre

cose l'accaparramento di terre da parte di grandi capitali, spesso stranieri e i partenariati

pubblico-privato.

Le alternative sono nei nostri popoli, nella nostra storia, nei nostri

costumi, nelle nostre conoscenze e pratiche e nei nostri sistemi produttivi, che dobbiamo

salvaguardre, valorizzare

e rendere di larga scala come progetto contro egemonico e

trasformatore. La difesa degli spazi

pubblici nelle città, con una gestione democratica e partecipazione

popolare, l'economia cooperativa e solidaria, la sovranità alimentare, un nuovo paradigma di

produzione, distribuzione e consumo, il cambiamento del modello energetico, sono

esempi di alternative reali contro l'attuale sistema agro-urbano-industriale.

La difesa dei beni comuni passa per la garanzia di una serie di diritti

umani e di diritti della Natura, per la solidarietà e il rispetto nei confronti della cosmovisione e

delle credenze dei diversi popoli e

delle diverse culture, come, ad esempio, la difesa del “Buen Vivir”

come forma di esistenza in

armonia con la natura, che presuppone una transizione giusta che non

può che essere costruita se

non con i lavoratori, le lavoratrici, i popoli. La costruzione di una

transizione giusta presuppone la

libertà di organizzazione e il diritto di contrattazione collettiva

sindacale, oltre che politiche

pubbliche che garantiscano forme di lavoro degno.

Riaffermiamo l'urgenza di una redistribuzione della ricchezza e della

rendita, come di combattere il razzismo e gli etnocidi e di garantire il diritto alla

terra e territorio, alla città,

all'ambiente e all'acqua, all'educazione, alla cultura, alla libertà di

espressione e alla

democratizzazione dei mezzi di comunicazione, alla salute sessuale e

riproduttiva delle donne.

Il rafforzamento delle economie locali e dei diritti territoriali

garantiscono la costruzione

comunitaria di economie più vitali. Queste economie locali forniscono

mezzi di sussistenza

sostenibili a livello locale, stimolano la solidarietà comunitaria e

proteggono componenti vitali per

la resilienza degli ecosistemi. La maggior ricchezza è la diversità

biologica della natura e la

diversità culturale ad essa associata, fattori questi intimamente

relazionati.

I popoli vogliono determinare per chi e per cosa vengono destinati i

beni comuni ed energetici, oltre

ad assumere il controllo popolare e democratico della loro produzione.

Un nuovo modello

energetico è basato sull'utilizzo di energie rinnovabili e

decentralizzato, e deve garantire

energia alla popolazione e non alle multinazionali.

La trasformazione sociale esige convergenza di azioni, processi di

articolazioni e elaborazione di

agende comuni a partire dalle resistenze e dalle proposte che stiamo

portando avanti da ogni angolo

del pianeta.

I processi sociali di cui sono portatrici le organizzazioni e i

movimenti che convergono nel Summit

dei popoli puntano in tal senso a percorsi fondati sui seguenti assi di

lotta:

– Contro la militarizzazione di Stati e territori

– Contro la criminalizzazione delle organizzazioni e dei movimenti sociali

– Contro la violenza sulle donne

– Contro la violenza a lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender

– Contro le grandi multinazionali

– Contro l'imposizione del pagamento di debiti economici ingiusti e per audit popolari sui debiti sovrani

– Per la garanzia dei diritti dei popoli alla terra e al territorio urbano e rurale

– Per la consultazione e il consenso libero, preventivo e informato, basato sui principi di buona fede e con effetto vincolante, conformemente alla Convezione 169 dell OIL

– Per la sovranità alimentare e alimenti sani, contro l'utilizzo di agrotossici e di semi transgenici

– Per la garanzia e la conquista di diritti

– Per la solidarietà ai popoli e ai paesi, specialmente quelli minacciati da golpe militari o istituzionali, come sta accadendo attualmente in Paraguay

– Per la sovranità dei popoli nel controllo dei beni comuni, contro i tentativi di mercificazione

– Per un nuovo modello energetico

– Per la democratizzazione dei mezzi di comunicazione

– Per il riconoscimento del debito storico sociale ed ecologico

– Per la costruzione di una Giornata mondiale di Sciopero Generale

Torniamo nei nostri territori, nelle nostre regioni e paesi animati  dalla volontà di costruire a tal fine le convergenze necessarie per continuare a lottare, resistere ed avanzare contro il sistema capitalista e le sue vecchie e nuove forme di riproduzione.

In piedi, continuiamo a lottare!

Rio de Janeiro, 15- 22 giugno 2012

 

Comitato Facilitatore della Società Civile a Rio+20

Summit dei Popoli per la Giustizia Sociale e Ambientale

in difesa dei Beni Comuni, contro la Mercificazione della Vita

Traduzione a cura di A Sud