Rassegna stampa: Galbani vuol dire fiducia...



a cura di AltrAgricoltura Nord Est
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Galbani vuol dire fiducia...
tratto da Decrescitafelice.it - di Marco Cedolin

Sul sito web di Repubblica, in un ottimo articolo a firma Paolo
Berizzi, vengono resi noti gli sconcertanti sviluppi di un'indagine
partita nel 2006 e portata avanti dalla guardia di finanza di Cremona
grazie a quelle intercettazioni che giornalmente vengono messe sotto
accusa quasi si trattasse del più grande problema che affligge questo
disgraziato Paese.
Nonostante in Italia le frodi alimentari siano ormai all'ordine del
giorno e cambiare il cartellino dei prodotti scaduti all'interno degli
ipermercati stia diventando quasi una consuetudine, le dinamiche della
truffa da parte che di quelli che Berizzi definisce giustamente
"banditi della tavola" sono tali da riuscire a turbare profondamente
non solo le persone deboli di stomaco.
L'impresa criminale che faceva capo a 4 aziende con sede a Cremona,
Novara, Biella e Woringen in Germania, tutte riconducibili
all'imprenditore siciliano Domenico Russo, ed era punto di riferimento
per marchi come Galbani, Granarolo, Cademartori, Brescialat,
Medeghini, Igor, Centrale del latte di Firenze, Frescolat,
Euroformaggi, Mauri, Prealpi ed altre multinazionali europee, operava
anche grazie alla connivenza delle Asl di competenza riciclando con
l'ausilio di molta creatività gli scarti di formaggio avariato che
avrebbero dovuto essere smaltiti.
Tali scarti, spesse volte forniti proprio dai grandi marchi di cui
sopra, consistevano in formaggio avariato e putrefatto all'interno del
quale si poteva trovare di tutto: vermi, escrementi di topi, pezzi di
ferro, residui di plastica tritata, muffe ed inchiostro. Il materiale
marcescente e maleodorante anziché venire smaltito subiva tutta una
serie di lavorazioni che lo portavano a tornare sugli scaffali di
discount ed ipermercati (spesso attraverso quegli stessi marchi che lo
avevano venduto come rifiuto) sotto forma di sottilette, formaggio
fuso, formaggio grattugiato, mozzarelle, gorgonzola ed altre
specialità casearie che venivano vendute come prodotti genuini ai
consumatori.
La truffa nell'ambito della quale il gruppo Lactalis Italia che
controlla Galbani sembra avere pesantissime responsabilità, non ha
coinvolto solo l'Italia ma si è sviluppata a livello europeo,
arrivando a produrre la lavorazione di oltre 11.000 tonnellate di
formaggio avariato a fronte di un business economico di enormi
proporzioni. Decine risultano essere le persone indagate e denunciate
per un'attività criminale che oltre a produrre profondo disgusto ha
determinato pesantissimi rischi per la salute pubblica.
Come ultima nota disarmante in questa scioccante vicenda va
sottolineato il fatto che gli impiegati e gli operai delle ditte
incriminate hanno verbalizzato di essere a conoscenza della situazione
ma si sono guardati bene dal renderla pubblica, molto probabilmente
per non rischiare di mettere a repentaglio il proprio posto di lavoro.
Riesce difficile chiamare "progresso" la costruzione di una società
all'interno della quale si corre il rischio di mangiare
inconsapevolmente poltiglia marcescente per compiacere le
multinazionali e ci si trova "costretti" a diventare complici di una
banda criminale che avvelena i nostri simili per "mantenere" uno
stipendio che ci consenta di sopravvivere un gradino sopra la soglia
di povertà. Così come riesce difficile concepire un progresso che
rischia di toglierci ogni dignità, anestetizzando la nostra natura
umana e trasformandoci in ingranaggi della macchina di produzione e
tubi digerenti di un consumo che tende a farsi sempre più
escrementizio.
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