rassegna stampa: L'ESPRESSO, CHE BLUFF !!



A cura di Altragricoltura Nord Est.
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tratto da "Bioagicoltura Notizie" - 31/08/2007

L’ESPRESSO, CHE BLUFF !!
L’ultimo numero del settimanale L’Espresso (poi ripreso da La Repubblica e
da qualche quotidiano locale che fa parte dello stesso gruppo editoriale)
dedica la
copertina all’ alimentazione biologica con il titolo “Bio che bluff”.
I due articoli (“Bio non fa miracoli” e “Polemica verde”) prendono lo spunto
da un articolo che uscirà sul prossimo numero di Altroconsumo.

INTANTO VEDIAMO CHI È ALTROCONSUMO.
Nel febbraio 2006 il Consiglio di Stato, con decisione inappellabile, ha
disposto l'annullamento del decreto ministeriale che includeva Altroconsumo
nell'elenco delle associazioni dei consumatori riconosciute.
Lo stesso periodico Altroconsumo non è edito dall’associazione, ma dalla
società di capitali Altroconsumo edizioni srl, partecipata da Euroconsumers,
già
Conseur S.A., società anonima di diritto lussemburghese (se qualche
sportivo ha trasferito la residenza a Londra o Montecarlo per dribblare il
fisco, volete impedirlo a una normalissima impresa commerciale che
ripartisce gli
utili tra gli azionisti?).
Nel maggio 2006 il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di
Roma, scrivendo che appariva “evidente come sia stato consumato il delitto
di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche" e che
nell'"attività criminosa" erano configurabili il “vincolo associativo
permanente” e l'esistenza di una “struttura organizzativa adeguata a
realizzare gli obiettivi criminosi" ha trasmesso
gli atti al P.M. perché esercitasse l'azione penale nei confronti degli
amministratori e dei legali rappresentanti di Altroconsumo edizioni srl e
del Comitato
consumatori Altroconsumo. I reati addebitati sono quelli previsti dagli art.
416
(Associazione per delinquere), art. 81 (Concorso formale. Reato continuato),
art. 640 bis
(Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche)del Codice
penale.

Negli anni, l’assillante pubblicità di Altroconsumo è finita sotto il mirino
delle autorità: una volta il Garante per la radiodiffusione e l'editoria
l'ha ritenuta in contrasto con la legge, il Garante della concorrenza e del
mercato, per due volte l’ha giudicata ingannevole.
Per chi sostiene di essere dalla parte dei consumatori, due sentenze per
pubblicità ingannevole non sono il massimo…
Quanto qui riferito è contenuto in atti pubblici, tutti liberamente
consultabili.

MA VENIAMO ALL’ARTICOLO.
L’Espresso cita le analisi svolte da Altroconsumo su …ben 38 prodotti
alimentari da prima colazione, 19 di produzione biologica e 19 di produzione
convenzionale.
Partiamo dalla confettura.
Sia nelle quattro biologiche che in quelle convenzionali sono assenti
residui di pesticidi e micotossine. In quelle biologiche la quantità della
frutta è il 21% in più
(ma l’Espresso commenta “le differenze sono minime”).
Il contenuto di zucchero dei prodotti convenzionali è superiore del 10%, ma
l’Espresso accusa in copertina i prodotti biologici di essere “pieni di
zuccheri”. E gli
altri, di grazia?
Se si confrontano i prezzi, il titolo “Eppure sono molto più cari” appare
del tutto fuori luogo: nonostante la quantità di frutta sia superiore del
21%, la media dei prezzi delle confetture biologiche è più alta solo del
16,5%.

Per quanto riguarda gli yogurt alla fragola, niente aflatossine né nei
vasetti bio né in quelli convenzionali.
I prodotti biologici (sempre additati per essere “pieni di zuccheri”) hanno
il 17% di zucchero in meno di quelli convenzionali e, pur se accusati di
essere
“molto più cari”, nella media costano solo l’1,4% in più.
Dato che avere il 17% di zucchero in meno significa avere il 17% di yogurt e
frutta in più, è poi così complicato valutare qual è il prodotto più
conveniente?
Proseguendo, poi, L’Espresso supera sé stesso, scrivendo che tutti i
prodotti (bio e convenzionali) contengono ingredienti per nulla naturali,
come “addensanti, gelificanti, stabilizzanti, aromi e coloranti”.
Dimenticando di aggiungere che nei vasetti biologici
di coloranti non c’è nemmeno l’ombra, che se ci sono aromi si tratta di
aromi naturali, cioè di estratti e concentrati di piante, non degli aromi di
sintesi
presenti nei prodotti convenzionali, e che quando sono usati addensanti si
tratta di alghe alimentari o di loro derivati. Lo spazio è tiranno: forse
per spiegare questi fatti incontrovertibili si sarebbero dovuto ridurre le
dimensioni di una fotografia…
Per quanto riguarda il latte, niente aflatossine né residui di fitofarmaci
nelle due tipologie di prodotti. Anche se tra i latti convenzionali è
compreso un prodotto da discount, nella media il prezzo del latte biologico
supera quello
del prodotto convenzionale del 20%.
Ahimè, è quello che serve per mantenere fuori dell’alimentazione delle
vacche gli OGM (di cui l’articolo de L’Espresso dimentica l’esistenza), per
fornire loro solo
foraggi e mangimi biologici, per dar loro terreni in cui possano pascolare
(non solo sui depliant) e stalle con ricoveri di dimensioni ben maggiori di
quelle in cui sono costrette
negli allevamenti convenzionali.
Nei frollini integrali a fare scandalo per L’Espresso è quella che definisce
“farina ricostruita”, utilizzata da due terzi dei prodotti convenzionali e
biologici presi in esame.
Una semplice e neanche costosa telefonata a un mugnaio avrebbe consentito di
apprendere che tra la farina integrale derivante dalla macinazione a pietra
e quella
ottenuta dai moderni mulini miscelando in corretta proporzione la farina e
la sua crusca
e cruschello non c’è alcuna differenza dal punto di vista organolettico,
nutrizionale,
tecnologico (né tanto meno legale).
O meglio, c’è la differenza che la seconda consente un trattamento termico
di stabilizzazione del cruschello per evitare l’ossidazione senza utilizzare
conservanti e
antiossidanti, salvaguardare la qualità della farina e escludere ogni pur
ipotetico rischio di tossine.
Né nei biscotti biologici analizzati né in quelli convenzionali ci sono
micotossine.
In quelli biologici c’è l’8% di grassi in meno che nei frollini
convenzionali (tant’è ci sfugge cosa c’entri il titoletto “Mal di pancia a
colazione”. Lo
capite, voi?).
Tutti i prodotti, sia biologici che convenzionali, utilizzano grassi
vegetali naturalmente nei prodotti biologici non sono presenti grassi
idrogenati), a
eccezione di un frollino biologico il cui produttore utilizza olio extra
vergine d’oliva,
vedendosi però attribuire una valutazione solo di “buono”.
Per guadagnare la successiva qualifica di “ottimo” cos’altro avrebbe dovuto
fare?
È sull’aspetto dei grassi che si concentra la filippica de L’Espresso: li
giudica di pessima qualità per tutti i prodotti, biologici e convenzionali:
i grassi vegetali,
insomma, all’articolista proprio non vanno giù.
Glissa, però, sul fatto che sono ingredienti (solo nel nostro caso di
origine biologica e assolutamente non idrogenati) autorizzati dalla legge e,
piaccia o meno, presenti praticamente nella totalità dei prodotti da forno
(e non solo) in commercio, sia che nel marchio abbiano un mulino
candidissimo o un forno artigianale. Tace anche su chi ha necessità di tener
sotto controllo il colesterolo o sull’esistenza dei vegani, sul fatto che
non tutte le lavorazioni sono tecnologicamente possibili con olio extra
vergine d’oliva (provate a farci un wafer…), che esistono prodotti biologici
che tra gli
ingredienti contano il burro (non presi in esame).
Se non apprezzava i grassi vegetali, l’articolista avrebbe potuto scagliare
i suoi strali su tutti i prodotti che li utilizzano, non sui prodotti
biologici, che nonostante presentino l’8% di grassi in meno, si son beccati
ugualmente il titolo “sono pieni di grassi”)…
Per le fette biscottate integrali, tutti i prodotti convenzionali presentano
residui di pesticidi (anche se l’articolo non ci si sofferma: se l’obiettivo
è sparlare a tutti i costi dei prodotti biologici, perché mai dedicare
qualche riga all’insetticida di prima mattina nei prodotti convenzionali?).
Per quanto riguarda le micotossine, tutto regolare.
Per quanto riguarda i grassi, tutti i prodotti convenzionali vengono
valutati come “pessimi”, dato che utilizzano grassi vegetali. Ma un prodotto
biologico senza grassi aggiunti, per il quale a questo punto ci si potrebbe
attendere
la valutazione di “ottimo”, ottiene un misero “non valutabile”. Il
ragionamento dev’essere
stato: coi grassi vegetali sei pessimo, con l’olio extra vergine d’oliva sei
appena buono,
se sei senza grassi nemmeno ti prendo in considerazione, quello che importa
è che l’ottimo non
te lo darò mai..
Le analisi si chiudono con i corn flakes. Residui di fitofarmaci non ci
sono, ma in due prodotti convenzionali su tre è presente la fumonisina, che
è stata trovata anche su tre campioni di prodotti biologici.
Si tratta di una sostanza prodotta da funghi di campo (Fusarium
verticillioides, Fusarium proliferatum ecc.) presente con una certa
regolarità nel mais e nei prodotti a base di mais.
Data la sua ubiquità, la legge ne autorizza la presenza, entro una
determinata soglia di sicurezza, sia nei prodotti convenzionali che in
quelli biologici: in tutti i campioni presi
in esame la fumonisina, appunto, è sotto a questa soglia.
Ma dato che finora aveva molto poco in mano (prodotti biologici con meno
zuccheri e meno grassi, ingredienti di maggior qualità, nessun residuo,
prezzi ragionevoli…)
all’articolista non è rimasta che una mossa estremamente acrobatica: sì, le
tracce di
fumonisina sono perfettamente in regola rispetto alle leggi in vigore, ma
non lo
saranno rispetto alle leggi… future!
Alla ricerca disperata di qualche difetto, ha inventato l’inedità “non
conformità a una legge che non c’è”, ma di cui a Bruxelles hanno cominciato
a discutere.
In base a questo ragionamento, dato che l’Unione europea ha cominciato a
ragionare anche di auto Euro5, dovreste rottamare da subito la vostra Euro4.
Non provate a
sostenere che siete entro i limiti di emissione previsti dalla legge: potete
forse dichiarare
che lo sarete anche più avanti, quando saranno adottati limiti inferiori?
In mezzo a titoli che non hanno riscontro con le tabelle pubblicate, a
silenzi e acrobazie, L’Espresso infila l’articolo “Polemica verde”in cui un
altro giornalista meno creativo ammette “Hanno più antiossidanti, più
nutrienti e meno
sostanze tossiche. Dopo anni di dubbi e controversie, le ricerche
concordano. A chiudere
la diatriba sono alcuni studi recentissimi che, con un rigore mai raggiunto
in precedenza,
hanno analizzato la composizione di frutta e verdura biologiche”. Riferisce
di un
recente studio dell’Università californiana Davis che “lascia poco spazio ai
dubbi”
misurando la concentrazione di flavonoidi (preziosi antiossidanti naturali)
in pomodori bio
e non, raccolti fra il 1994 e il 2004 nell'ambito di uno studio
ultradecennale: “grazie alla
accuratezza dei metodi impiegati, la supremazia del biologico è emersa con
chiarezza”.
I prodotti biologici hanno presentato il 97% in più di canferolo, il 79% in
più di quercetina e il 31% in più di naringina e “si è potuto notare che la
qualità del suolo bio migliora nel tempo, e con essa i suoi prodotti”.
Cita anche qualcuno dei diversi studi pubblicati in primavera che “mostrano
che pesche, mele e kiwi biologici hanno consistenza maggiore, e più sostanze
nutritive e
antiossidanti quali zuccheri, vitamina C, beta carotene e polifenoli.
Il che conferma ricerche precedenti, comprese quelle del nostro Istituto
nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione, che nel 2002 ha
rilevato la
superiorità nutritiva di pesche, pere, susine e arance biologiche”.
Il pezzo conclude con “i rischi legati ai pesticidi sono aggirati mangiando
biologico. Non solo indirettamente, evitando l'inquinamento, ma anche
direttamente,
evitando l'ingestione di sostanze potenzialmente tossiche. Uno studio del
2005 ha rilevato nelle urine dei bambini americani tracce di pesticidi, che
scomparivano quasi del tutto se essi si nutrivano per pochi giorni con
alimenti biologici”.
Che c’azzecca, direbbe Tonino Di Pietro, un titolo come “Bio che bluff” con
queste e altre affermazioni che confermano la “supremazia del biologico”,
come scrive lo stesso settimanale?
È un mistero che L’Espresso dovrebbe spiegare ai suoi lettori,che ha
solamente preso in giro.
Ma anche a noi imprese biologiche, che ha pesantemente diffamato.
Partendo dall’analisi di 19 prodotti (da prima colazione), peraltro tutti
perfettamente a norma, tutti con meno grassi, meno zuccheri e più
ingredienti di pregio, tutti senza residui di pesticidi e senza OGM, L’
Espresso estende a tutte le migliaia di prodotti biologici un titolo
delirante come “Bio che Bluff. Uno studio accusa i cibi biologici: sono
pieni di grassi e additivi, zuccheri e sali. Spesso non sono migliori di
quelli industriali.
Eppure sono molto più cari”.
Stefano Boco, sottosegrario alle Politiche agricole, alimentari e forestali
ha ritenuto di dichiarare alla stampa “Il biologico è un comparto molto
importante, un tipo
d’agricoltura apprezzata da molti consumatori. Non riesco a capire il perché
di un’ aggressione immotivata verso questo settore”.
Il nutrizionista Giorgio Calabrese, docente all’università cattolica di
Piacenza, a quella di Torino, visiting professor alla School of Medicine
della Boston University, rappresentante italiano all’Autorità europea per la
sicurezza alimentare, vice presidente del comitato scientifico dell’
istituto nazionale
di Ricerca per gli alimenti e la nutrizione, dal canto suo ha dichiarato:
“I veri prodotti biologici migliorano la qualità dell’ alimentazione.
Gli alimenti bio, infatti, contengono una maggior quantità di antiossidanti”
.
Da parte nostra che dire?
Non diciamo assolutamente che, in questa occasione, L’Espresso abbia
dimostrato cialtronaggine, lungi da noi (siamo noi che vogliamo querelarlo),
no,
Ma sciatteria sì. Sciatteria, scarsa serietà e disprezzo assoluto della
verità, dei lettori e
di un’intera filiera biologica che ha convertito in modo eco-compatibile la
sua produzione ed è ai primi posti nel mondo per “numeri” e qualità.
ASSOBIO (associazione nazionale delle imprese di trasformazione e
distribuzione di prodotti biologici - info at assobio.it)
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AIAB: L'Espresso sbaglia, il Biologico è meglio per la salute.
Diversi studi smentiscono le affermazioni contenute in un servizio del
settimanale e in un articolo della Repubblica, e ribadiscono le maggiori
qualità nutrizionali e antiossidanti dei prodotti bio.

“Siamo stufi di ricerche spot, che dimenticano di calcolare l'impatto
ambientale di un tipo di produzione agricola convenzionale rispetto a quella
biologica”, così Vincenzo Vizioli di AIAB, Presidente del comitato promotore
per la Fondazione di Ricerca per l'Agricoltura biologica e biodinamica,
commenta l'articolo pubblicato sul settimane L'Espresso di questa settimana,
in cui si afferma che “Il Bio è un bluff”. Secondo L'Espresso, affiancato da
un articolo pubblicato su Repubblica di oggi, il biologico non avrebbe
qualità nutrizionali e benefici per la salute maggiori rispetto a un
qualsiasi prodotto convenzionale. L'affermazione viene smentita da diverse
ricerche italiane e internazionali, tra cui una del 2006 condotta dall’
Università di Tor Vergata di Roma e coordinato dall’Istituto nazionale di
Economia Agraria (Inea), col finanziamento del Ministero per le politiche
agricole e forestali, e una del 2003 a cura dell'INRAN. Secondo queste
ricerche le proprietà antiossidanti e nutrizionali del biologioco sono
nettamente superiori al convenzionale.

Vizioli, che con la Fondazione promossa da AIAB, Legambiente, Uila e
Associazione per l'Agricoltura Biodinamica si occupa proprio di approfondire
i benefici del biologico dal punto di vista scientifico, continua:

“Dicono che il cibo convenzionale è buono e sano quanto il biologico, ma
dimenticano che il biologico ha in più degli effetti benefici sull'ambiente.
L'operatore biologico si accolla i costi ambientali che l'agricoltura
convenzionale scarica sulla collettività.D'altra parte, L'inquinamento delle
falde acquifere e dell'aria, causato dalla produzione e dall'utilizzo di
pesticidi, non è anch'esso un danno per la salute, che il biologico evita ai
consumatori?”

Riguardo la possibile insorgenza di patologie a causa dell'uso di pesticidi,
Vizioli dichiara: “Se è vero che fino ad oggi nessuno è riuscito a collegare
l'uso di fitofarmaci a intolleranze alimentari, reazioni allergiche e
patologie simili, è pur vero che da quando i fitofarmaci vengono usati in
agricoltura questo genere di malattie sono lievitate in maniera
 esponenziale”.

Per quanto riguarda la presenza di microtossine nel biologico, di cui parla
il servizio dell'Espresso, Il presidente del comitato promotore della
Fondazione di ricerca, spiega: “Si tratta di un problema di tutto il settore
agroalimentare e non solo del biologico. E non bisogna dimenticare che le
microtossine spesso non si formano nella prima fase, quella della raccolta,
ma durante il processo di trasformazione del prodotto fresco".
2002 A.I.A.B. Via Piave, 14 - 00187 Roma - tel. +39.06.4543.7485/6/7 - fax
+39.06.4543.7469 - e-mail: aiab at aiab.it
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