rassegna stampa: Dalla biodiversità alla sicurezza alime ntare.



Vi giriamo l'estratto di un intervento sul tema di biodiversità/sicurezza
alimentare redatto da Verdi Ambiente e Società ed ospitato nella rubrica
della testata web greencrossitalia.
a cura di AltrAgricolturta Nord Est
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tratto da "greencrossitalia" -
Dalla biodiversità alla sicurezza alimentare.
L'eccessivo sfruttamento ha già comportato il degrado del 20% degli
"ecosistemi aridi" (da tenere presente che essi rappresentano il 47% delle
terre emerse) con conseguente desertificazione e ha messo in pericolo 2.311
specie (senza contare i costi dovuti all'aumento delle tensioni sociali,
economiche e politiche).
Le Nazioni Unite hanno in programma l'eliminare le condizioni che conducono
alla riduzione della biodiversità entro il 2010, ma gli anni passano
inesorabili, il giorno fatidico si avvicina, e la situazione non sembra
migliorare.
Piuttosto che assecondare semplicemente appelli che spesso cadono nel vuoto,
Verdi Ambiente e Società (VAS) ha voluto contribuire aprendo una discussione
sulle cause stesse della riduzione della biodiversità: sfruttamento
monopolistico, decontestualizzazione delle varietà dai propri ambienti,
ritardi nella regolamentazione per la sua tutela .

Ma cosa c'entra la biodiversità con la sicurezza alimentare?
A monte del tema della sicurezza alimentare viene generalmente posta la
tutela dei diritti dei consumatori, dall'etichettatura, all'igiene degli
alimenti, alla protezione dalle sofisticazioni dei prodotti alimentari. Tale
declinazione è senza dubbio condivisibile, ma rischia, se non è accompagnata
da un ragionamento più ampio, di ridurre il problema a un'azione di
controllo e di monitoraggio delle varie fasi della produzione e della
distribuzione del cibo. Secondo la nostra esperienza è necessario, invece,
andare oltre la semplice definizione di sicurezza alimentare per individuare
tutte le problematiche connesse al "mangiare sano". In questo percorso è
apparsa chiara la relazione che intercorre tra la sicurezza alimentare e la
biodiversità.

Innanzitutto entrambe sono fortemente minacciate dal modello
dell'agricoltura produttivista, predominante nella società occidentale, che,
riducendo la produzione di cibo ad un semplice segmento della produzione
agro-industriale, l'ha decontestualizzata dall'ambiente naturale e l'ha resa
sempre più dipendente da input esterni (pochissime varietà di sementi,
sostanze chimiche, macchine agricole). La riduzione della biodiversità, il
peggioramento della qualità del cibo, la diminuzione della manodopera
agricola, la perdita di fertilità dei suoli (erosione, salinizzazione e
desertificazione) l'inquinamento delle falde acquifere, la dipendenza da una
fonte non rinnovabile come il petrolio, sono solo alcune delle conseguenze
di questo modello insostenibile. L'industrializzazione dei sistemi agricoli
e alimentari ha comportato, in nome di un vantaggio economico nel breve
periodo, una certa dose di rischio per l'ambiente e la salute: "lottare con
la natura" per dominarla (ad esempio nutrendo le mucche con farine animali,
modificando geneticamente le sementi, usando antibiotici, erbicidi,
insetticidi ecc) è stato considerato più facile, veloce e conveniente
economicamente che tentare di rispettare i suoi equilibri, risorse, tempi e
stagioni.

VAS ritiene, invece, che solamente una produzione agricola che utilizza
varietà adatte e adattate ad un contesto specifico, che rivendica il valore
delle conoscenze tradizionali agricole e gastronomiche, che è integrata in
un ambiente culturale e colturale determinato può garantire un prezzo equo
per i produttori e un cibo sano per i consumatori.
In poche parole è la biodiversità che garantisce il futuro della produzione
agricola e la sicurezza alimentare, al Nord come al Sud. E viceversa, la
disponibilità di cibo sano nei nostri negozi, nelle mense e sulle tavole dei
paesi poveri suppone e richiede un ruolo fondamentale per le varietà locali,
gli habitat selvatici e la diversità di specie che costituiscono la
biodiversità

Per questo motivo, se la sua progressiva riduzione ci preoccupa, ancor più
ci spaventa la sua attuale gestione monopolistica (che peraltro concorre
alla sua riduzione).
Infatti, la biodiversità è diventata, negli ultimi decenni, materia prima
dei processi biotecnologici e in quanto tale, attraverso la regolamentazione
brevettuale, è diventata proprietà privata di un manipolo di aziende e di
Paesi. Questi ultimi determinano, sulla base dei loro profitti, le nuove
politiche agricole e il futuro regime alimentare. Non è un caso, quindi, che
gli Organismi Geneticamente Modificati (OGM), chimere tecnologiche in cui
vengono inserite "le informazioni genetiche brevettate", sono stati
esportati in molti Paesi come una necessità inevitabile per risolvere
problemi sociali, sanitari, ambientali, economici (vedi articolo "I celiaci
mangiano sano?) o sono stati imposti dalle regole del libero mercato globale
(il WTO ha recentemente condannato l'Europa perchè ancora restìa ad aprirsi
completamente alla commercializzazione e coltivazione di OGM).

Nel sistema post-industriale basato sulla conoscenza e sui diritti di
proprietà intellettuale, che considera la biodiversità il nuovo "oro nero",
le risorse genetiche non possono più essere scambiate liberamente,
l'evoluzione delle specie si sposta dal campo al laboratorio di ricerca e le
comunità locali, assieme agli agricoltori che avevano contribuito a
migliorarle e conservarle vengono privati dei diritti di scmbio e libero
accesso, mentre i titolari dei brevetti acquisiscono un'ampia facoltà
decisionale circa il genere di alimenti da immettere sui mercati mondiali.
Il fatto poi che siano le principali aziende agrochimiche (Bayer, Syngenta,
Basf, Dow, Monsanto, Dupont) ad avere il controllo del settore sementiero
non ci fa ben sperare circa il nostro futuro alimentare: attualmente la
maggior parte degli Ogm commercializzati sono associati all'utilizzo di una
sostanza chimica (si pensi che l'80% sono stati modificati per essere
resistenti agli erbicidi).

E' chiaro, quindi, che il "mangiare sano" è connesso strettamente non solo
alla disponibilità di cibo sano e igienicamente controllato (diritto del
consumatore), ma anche e soprattutto al "produrre sano" (modello
agro-ecologico), all'accesso alla biodiversità (diritti di proprietà) e ad
"eque" regole internazionali.

Simona Capogna, responsabile Biosicurezza Verdi Ambiente e Società (VAS)
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