rassegna stampa: IL GRUPPO DESPAR NELL'ORBITA DI COOP ITALIA



a cura di AltrAgricoltura Nord Est
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tratto da "Green Planet" - 28/9/05
IL GRUPPO DESPAR NELL'ORBITA DI COOP ITALIA
Nasce una maxi centrale acquisti con una quota di mercato del 24% I ricavi
sfiorano i 15 miliardi di euro
MILANO • Nuova girandola di alleanze in vista nella grande distribuzione. La
maggior parte del gruppo distributivo Despar sta trattando per entrare
nell'orbita del leader di mercato Coop.
Una volta siglata l'operazione nascerà un gruppo che negli acquisti potrà
vantare una quota di mercato vicina al 24% del totale italiano, per un giro
d'affari stimabile (prezzi alla vendita), intorno ai 15 miliardi di euro.
Finora la galassia Coop, dopo l'accordo con Sigma di un paio di anni fa, si
è attestata su una quota di mercato del 19,8 per cento.

Il gruppo Despar è stato finora alleato del polo Mecades, formato dal
gigante tedesco dell'ingrosso Metro, insieme con i gruppi italiani Sisa,
Interdis e, in particolare, Aspiag Despar (società distributiva del Nord
Est, legata a Metro). Nei giorni scorsi il consiglio di amministrazione
della centrale acquisti Mecades ha deciso di prolungare l'accordo di
alleanza commerciale, ma una parte dei soci, ovvero Aligross ( oggi
nell'orbita della francese Carrefour) e buona parte ( 10 delle 12 aziende
del gruppo Despar), hanno deciso di uscire e dal 2006 non faranno più parte
della centrale acquisti.

Mecades nel suo complesso ha sviluppato un fatturato intorno ai 6,2 miliardi
di euro di cui il 90% relativo al solo settore alimentare.
La quota di mercato complessiva nell'ambito dei prodotti di largo consumo è
stata valutata intorno al 13,6 per cento.
La quota di mercato della sola rete Despar ( relativa solo a supermercati e
ipermercati) è valutata intorno al 3,4% complessivo, con una punta del 4,1%
nell'ambito dei supermercati.

Con gli ultimi movimenti, Mecades resterà quindi formata dalle catene
distributive Aspiag Despar, Interdis, Sisa e metro, alle quali si aggiunge
la Secom Crai che partecipa a pieno titolo alle attività commerciali della
centrale acquisti, senza però far parte integrante del perimetro societario.
«Mecades investirà sulle sinergie e la logistica, con particolare attenzione
al Sud » afferma Mario Maiocchi, presidente e direttore generale Metro
Italia e componente del Cda di Mecades.

Una volta perfezionata, l'intesa con i partner Despar usciti da Mecades
segnerà una svolta radicale per Coop Italia, perché da un lato nasce una
centrale acquisti molto forte e, dall'altro, si apre un capitolo nuovo per
il gruppo cooperativo che inizia, come altri, a sottoscrivere alleanze al di
fuori dell'ambito delle realtà che ruotano intorno alla cooperazione.

Despar nel suo complesso può contare (al netto della componente Aspiag) su
una rete di oltre 1.500 punti vendita ( circa 700mila metri quadrati di
superficie netta commerciale) che sviluppano un giro d'affari di 2 miliardi
di euro ( stime alla vendita).

Il gruppo Coop, nel suo complesso, ha chiuso il 2004 con un fatturato
complessivo di 11,3 miliardi di euro. Le cooperative sono complessivamente
155, di cui 9 sono quelle di grandi dimensioni. I punti vendita si attestato
intorno a quota 1.280 per un'area di vendita stimata in circa 1,4 milioni di
metri quadrati. I soci consumatori sono circa 6 milioni e gli addetti
impiegati 52mila.
In particolare Coop è leader nel comparto degli ipermercati con una quota
del 27,3 per cento. L'accordo con Despar garantirà quindi un rafforzamento
nel settore dei supermarket.

I piani di sviluppo di Coop prevedono la realizzazione, entro il 2007, di 80
nuove strutture commerciali di cui 29 ipermercati ( per oltre 190mila metri
quadrati di superficie commerciale) che daranno lavoro — secondo i piani — a
6mila persone.
(Il sole 24 ore, martedì 27 settembre 2005)

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ESSELUNGA È IN VENDITA
Sul tavolo le offerte di Coop, Wal-Mart, Tesco, Delhaize, Mercadona, Cbd e
Caprotti jr.
Negli ambienti dell'industria di marca e della grande distribuzione non si
parla d'altro in questi giorni: secondo voci insistenti sarebbe ormai
partito il rush finale per la vendita di Esselunga, l'azienda che nel 1957,
con l'apertura del primo supermarket in Italia con il punto vendita di viale
Regina Giovanna a Milano (decisivo il ruolo di Nelson Rockfeller), diede
inizio allo sviluppo della distribuzione moderna nel nostro Paese.

Si dice che Bernardo Caprotti, storico patron di Esselunga, voglia celebrare
l'80 compleanno (è nato nel mese di ottobre del 1925) con un accordo di
massima che assicuri il passaggio del gruppo a un partner di rilievo.
È stato peraltro lo stesso Caprotti ad annunciare pubblicamente qualche mese
fa (si veda «Il Sole 24 Ore» del 4 marzo) l'intenzione di cedere l'attività
o di quotare la società, dopo aver effettuato lo scorporo degli immobili (il
patrimonio sarebbe valutato all'incirca un miliardo di euro).
L'operazione immobiliare è stata avviata, con la costituzione di una società
di real estate (la Villalta).

Ora — si dice — tocca alla vendita delle attività distributive, che a fine
anno dovrebbero registrare un giro d'affari di 4,3 miliardi di euro.
Sul tavolo di Caprotti, che ha ripreso nel 2003 il controllo della gestione
del gruppo dopo aver tolto le deleghe al figlio Giuseppe (foto a destra) ed
esautorato buona parte dei manager, ci sarebbero almeno quattro offerte
che — secondo rumors insistenti — oscillerebbero intorno ai due miliardi di
euro, scontando peraltro lo spin off immobiliare.

A farsi avanti sarebbero stati alcuni specialisti del settore come il
gigante americano Wal Mart, attraverso la controllata britannica Asda
(specializzata nei superstore come Esselunga) leader mondiale della Gdo, gli
inglesi di Tesco (interessati a cercare nuove posizioni in Europa), i belgi
della Delhaize (da anni in ottimi rapporti con Caprotti).
In questi giorni, però l'attenzione è rivolta alle iniziative di Giuseppe
Caprotti, classe 1960, figlio di Bernardo e titolare di una quota stimata
intorno al 30% del gruppo o poco più.
Bernardo ha poi due figlie, Violetta Maria Luisa e Marina Sylvia.
Ebbene, una quarta offerta per Esselunga sarebbe stata presentata proprio da
Giuseppe, interessato probabilmente a ritornare al timone del gruppo che ha
guidato all'inizio degli anni 2000.
L'interessamento di Giuseppe, che una volta abbandonata la gestione di
Esselunga si è avvicinato al mondo della consulenza aziendale (con il
network Bain), segnerebbe — ove maturasse e venisse ufficializzato — una
svolta per la società distributiva che ha una quota dell' 8,5% nell'ambito
della distribuzione moderna dei prodotti di largo consumo e che conta
peraltro oltre 2.500 fornitori, per buona parte aziende italiane.
Non ci sono conferme ufficiali (impossibile raggiungere Giuseppe per un
commento) ma la mossa di Caprotti jr, che sembra stia da tempo tessendo le
fila di una offerta tutta italiana, potrebbe avvantaggiarsi del fatto che il
controllo della società resterebbe in famiglia, senza consentire l'ingresso
in Italia di un nuovo colosso estero.

D'altro canto nel capitale di Esselunga i tre figli di Bernardo, che ha in
questo momento il timone, sono presenti direttamente con quote
significative, anche senza deleghe alla gestione operativa.
Ma le offerte di colossi esteri del calibro di Wal Mart, Tesco o Delhaize
sarebbero orientate alla totalità del capitale, escludendo — dicono quelli
che si autodefiniscono bene informati — la presenza di partner di minoranza.
Insomma ai big della grande distribuzione internazionale il mercato
italiano — sia pure contraddistinto dalla stagnazione dei consumi che pare
si sia fatta sentire in maniera consistente anche sul recente andamento di
Esselunga — fa gola, ma non intenderebbero ritrovarsi a fare i conti con
soci scomodi.

È lecito presumere che l'obiettivo di Giuseppe Caprotti possa essere quello
di conservare la struttura attuale del gruppo e il suo posizionamento
nell'ambito della distribuzione italiana e, al tempo stesso, far proseguire
il ruolo della famiglia.
Oggi il gruppo distributivo conta 127 punti vendita (posizionati per lo più
nel Nord Italia, imminente lo sbarco a Roma) e circa 15mila dipendenti.
Dopo una battaglia molto aggressiva sui prezzi il gruppo si prepara a
lanciare, dal 31 ottobre all' 11 dicembre, una maxipromozione con concorsi e
lotterie (sostenuta da investimenti pubblicitari per oltre 2 milioni) con un
montepremi da 5,5 milioni di euro.

La promozione è destinata ai 2,5 milioni di clienti con carte fedeltà. Si
aggira attorno ai due miliardi di euro il prezzo che i gruppi sarebbero
disposti a pagare
L'ingresso del 45enne Giuseppe consentirebbe alla famiglia di conservare il
controllo.

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CAPROTTI VS. CAPROTTI?

La decisione di Caprotti di cedere l'attività a soggetti esterni alla sua
famiglia, annunciata questa mattina dal Sole 24 Ore, pare sia circolata in
alcuni suoi incontri con manager operanti nel comparto del largo consumo.
Notizia che allontana, così, l'ipotesi che a prendere il testimone sarebbe
stato il figlio di Bernardo, Giuseppe Caprotti, attualmente titolare di una
quota del 30% circa.
La voce che sul tavolo di Bernardo Caprotti ci fosse anche l'offerta del
figlio, cui aveva tolto le deleghe le 2003 per riprendere il controllo del
gruppo, era ventilata lo scorso giovedì, accanto ad altri nomi importanti
della grande distribuzione italiana ed europea interessata alla gestione di
Esselunga: pare infatti che al vaglio di Caprotti senior ci siano le offerte
di Coop, dell'americana Wal-Mart, del gruppo britannico Tesco e di quello
belga Delhaize.
A questi nomi importanti della gdo il Sole di oggi poi aggiunge anche la
spagnola Mercadona e la sudamericana Cbd.
Il sole 24 ore, 13 ottobre 2005
Apcom, 15 ottobre 2005

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ESSELUNGA, CAPROTTI NON VENDE AL FIGLIO
Lettera riservata ai dipendenti della società: «Lavoro a una soluzione di
alto profilo»
MILANO - Esselunga è in vendita e non ci sarà continuità con la famiglia:
che l'operazione sia vicina lo avrebbe annunciato ieri lo stesso Bernardo
Caprotti (in marzo aveva parlato di cessione o di quotazione in Borsa),
senza però specificarne i particolari, in alcuni incontri avuti con manager
del settore del largo consumo.

Dopo le indiscrezioni sul potenziale interesse del figlio Giuseppe a
presentare una offerta per il gruppo distributivo (si veda «Il Sole-24 Ore»
del 13 ottobre) che conta 4,3 miliardi di fatturato e 14mila dipendenti in
123 supermercati, Caprotti avrebbe deciso di comunicare in maniera
trasparente quale sarà il percorso d'ora in avanti.

E così - sottolineano voci insistenti - avrebbe scritto una lettera interna,
che sarebbe stata fatta subito girare tra i tanti dipendenti, per spiegare
chiaramente che si va avanti su un programma che ha preso corpo in settembre
con lo scorporo degli immobili (valore circa un miliardo) dall'attività
commerciale e il conferimento in una società di real estate (la Villalta
Spa, il cui controllo dovrebbe far riferimento ai figli Giuseppe, Violetta e
Marina Sylvia).

Con questa missiva - riferiscono voci - Bernardo Caprotti ha voluto
comprensibilmente ribadire che la vendita della società va avanti. Ma per un
gruppo come EsselunGa non ci si potrà accontentare che di soluzioni
sicuramente di alto profilo e in grado di garantire quelle posizioni di
leadership (8,5% del mercato) che il gruppo ha conquistato a partire dal
1957, anno di fondazione.
Esselunga è la società (fu fondata all'epoca da Caprotti e Marco Brunelli
con Nelson Rockefeller) che ha segnato il debutto in Italia della grande
distribuzione.

La posizione assunta da Caprotti può quindi essere interpretata come un
diniego rispetto a un'eventuale offerta proveniente dall'interno della
famiglia e, in questo caso, nei confronti di una possibile operazione
coordinata dal figlio Giuseppe.
Caprotti aveva sottratto nel 2003 le deleghe operative di Esselunga al
figlio, titolare di una quota azionaria attorno al 30% nel gruppo e
impegnato sul fronte del marketing e dell'innovazione, e da allora ha fatto
sapere più volte, ribadendolo anche ora, di non intravvedere all'interno
della famiglia la futura leaderschio di Esseluna.

Intanto si rincorrono ancora una volta le voci sui gruppi della grande
distribuzione interessati a rilevare le attività commerciali di Esselunga.
Accanto ai nomi dell'italiana Coop, del gigante americano Wal-Mart, leader
mondiale del commercio moderno, del gruppo britannico Tesco e di quello
berga Delhaize, ora si mormora con insistenza di un interessamento molto
attivo da parte di catene del calibro della spagnola Mercadona e della
sudamericana Cbd (Pao de Acucar).
Mercadona, in particolare, è un gruppo distributivo specializzato nel
segmento dei supermercati e oggi conta 920 strutture di vendita, che
sviluppano un giro d'affari che sfiora i 9 miliardi di euro.
Una recente indagine Bain & company ha posto Mercadona tra i gruppi più
«brilanti» della grande distribuzione in Europa.

Certo, Bernardo Caprotti dovrà mettere d'accordo tutti in famiglia prima che
si arrivi a una cessione, assicurando alla società un matrimonio di altro
profilo.
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Il sole 24 ore, 15 ottobre 2005
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