rassegna stampa: AIAB: UN CHILOMETRO DAI CAMPI OGM? NON BASTA



Le notizie di questa calda estate in tema di coltivazioni OGM sono
preoccupanti.
Dopo avere promulgato, pochi mesi fa, la legge sulla coesistenza delle
colture OGM con quelle tradizionali e biologiche il governo, ora, si sta
adoperando per indicare alle regioni le lineee di applicazione. La cosa è
urgente poichè entro fine anno le regioni italiane dovranno emanare
normative regionali per garantire la coesistenza senza inquinamento
reciproco delle colture! Allo scopo il ministero competente ha creato una
commissione di esperti (!) che in questi giorni ha lasciato filtrare sulla
stampa le sue conclusioni, ... per noi affatto rassicuranti.
Sembra che gli "esperti" propongano di evitare contaminazioni mantenendo una
distanza di sicurezza tra il mais transgenico ed il mais biologico di 1.000
metri, nominalmente. Diciamo nominalmente perchè l'articolato della proposta
ministeriale prevede fin da subito la possibilità di aggirare anche questo
ridicolo vincolo dei mille metri, scendendo ripidamente fino a zero, quando
ci si trovi dinanzi a file di sbarramento, ben 10 file di mais convenzionale
o biologico, si avete letto bene, 10 è proprio 10, in grado di assorbire
senza contaminazione il polline delle culture transgeniche!!! Non occorre
essere nati o diventati contadini per capire l'insostenibilità del
provvedimento. Il principio di precauzione, il diritto alla sicurezza
alimentare sono cose di un altro mondo e nel nostro non stanno neanche più
sulla carta.
Cosa volete che vi diciamo è evidente che la fantasia oggi è al potere,
altro che il '68!

A settembre questa folle proposta, negli intenti del ministro, verrà
ufficializzata. Va da sè che il tempo per informare i cittadini sui pericoli
cui va incontro la nostra agricoltura e il nostro sistema agroalimentare di
qualità sono ridotti ai minimi termini. Pensiamo sia necessario che in ogni
regione si articolino iniziative contro questa bozza ministeriale e per
sollecitare le 5 regioni (Veneto in testa) che non hanno espresso un
indirizzo politico contro l'introduzione degli OGM a dichiararsi "regione
libera da OGM".
a cura di AltrAgricoltura Nord Est

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tratto da "Green Planet" - 05/08/2005
AIAB: UN CHILOMETRO DAI CAMPI OGM? NON BASTA
Non basta a fermare vento e insetti, per l'associazione a rischio un milione
di ettari biologici. Per Legambiente è un "regalo all'industria biotech"
“L'unica coesistenza possibile, per garantire l'agricoltura biologica, è il
divieto di introdurre colture geneticamente modificate sul territorio e con
queste linee guida, invece, si apre un varco gravissimo per la tutela dell’
agricoltura di qualità ”, questo il commento di Andrea Ferrante, presidente
di Aiab, alle raccomandazioni proposte oggi dal comitato scientifico del
Ministero delle Politiche Agricole.

“Tutta la superficie biologica presente del nostro paese, quasi un milione
di ettari,” prosegue Ferrante, “rischia di venire spazzata via se le
raccomandazioni diventeranno legge. Tutti studi scientifici, ma anche la
pratica del buon senso, non fanno che confermare come sia impossibile
parlare di coesistenza tra campi geneticamente modificati e no”.

Per Aiab, le linee guida degli “esperti” sono pericolose per più di una
ragione: il chilometro di distanza proposto come barriera massima fra campi
ogm e campi biologici, non può fermare ne gli insetti impollinatori, ne l’
azione del vento che come si è dimostrato può arrivare a coprire distanze
incalcolabili; le 10 file di piante non ogm al bordo di campi transgenici
sono una misura a dir poco ridicola, incontrollabile e di nessuna utilità; l
’applicazione delle grandi distanze solo al biologico, con l’escusione delle
DOP, delle IGP e delle aree protette, di fatto, mette in ginocchio l’
agricoltura di qualità italiana e la tutela della biodiversità, e per
finire,  il sistema di controllo della filiera previsto è farraginoso,
inapplicabile e incontrollabile.

“Tutto il mondo del biologico”, conclude Ferrante, “dalle Città del bio,
alle Regioni Ogm free, a tutta la società civile che da sempre esprime il
suo parere contrario organismi geneticamente modificati, deve mobilitarsi
per salvaguardare la qualità delle produzioni e evitare che le linee guida
ministeriali sii risolvano in un ennesima truffa a danno dell'ecosistema,
degli agricoltori seri e dei consumatori”.
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OGM: ALEMANNO, NESSUNA BOZZA DI DOCUMENTO IL COMITATO TECNICO È ANCORA AL
LAVORO

“Il Comitato consultivo istituito presso il Ministero delle Politiche
agricole e forestali non ha ancora completato i suoi lavori e nessun
documento, neanche in forma di bozza, è stato presentato sulle Linee guida
in materia di coesistenza”.
Con queste parole il Ministro delle Politiche agricole e forestali, Gianni
Alemanno, replica alle notizie riportate oggi da alcune agenzie di stampa in
materia di coesistenza.

“A questo proposito - precisa ancora il Ministro – proprio nel corso della
riunione del Tavolo Agroalimentare dello scorso 26 luglio abbiamo annunciato
che le Linee guida in materia di coesistenza saranno presentate a settembre,
per acquisire i pareri dei componenti il Tavolo Agroalimentare stesso”.

“Subito dopo – conclude Alemanno - si giungerà alla stesura della proposta
definitiva sulla quale si dovrà ricercare l’intesa in sede di Conferenza
Stato - Regioni, ai fini dell’emanazione del decreto ministeriale,
contenente le Linee guida, che in ogni caso non consentiranno un’
indiscriminata introduzione degli Ogm e saranno ispirate al principio di
precauzione”.
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Legambiente: “Proposte Ministero regalo a industria biotech”

“Doveva suggerire regole per tutelare i consumatori e i produttori agricoli,
in realtà è venuto fuori un testo che tutela soprattutto, per non dire solo,
il biotech”.

Così commenta Francesco Ferrante, direttore generale di Legambiente, i
contenuti del provvedimento stilato dal comitato del ministero delle
politiche agricole chiamato a definire le regole di coesistenza tra colture
transgeniche e non.
I punti maggiormente criticati da Legambiente sono quelli che riguardano le
distanze tra colture biotech e non per impedire le contaminazioni
accidentali.
“Si tratta di distanze - prosegue Ferrante – assolutamente insufficienti a
scongiurare il rischio di contaminazione. Il fatto che possano addirittura
azzerarsi nel caso in cui vengano frapposti tra l’azienda tradizionale e
quella biotech alcuni filari di piante tradizionali è a dir poco
stupefacente. Si tratta quasi di un invito a diffondere gli ogm a destra e a
manca”.

Stupisce poi la differenza di trattamento tra biologico e tradizionale:
perché le distanze proposte sono diverse se uguali sono i rischi di
contaminazione?

Nella bozza del provvedimento infatti si indica una distanza minima a 200
metri per il mais e di circa 50 metri per la soia che però può scendere
anche fino a zero.

“Vorremmo capire poi – aggiunge Ferrante - come sarà garantito l'obbligo di
utilizzare macchinari e attrezzi dedicati esclusivamente alla semina e alla
raccolta di transgenico. Chi controllerà se un camion che ha lavorato il
biotech poi non trasporta anche prodotti tradizionali? Chi verificherà se
davvero una mietitrebbia che ha lavorato un campo di mais transgenico poi
non sarà utilizzata altrove?”.

Legambiente infine annuncia battaglia: “Quelle divulgate oggi sono le
indicazioni generali. Il regolamento sulla coesistenza vero e proprio sarà
stilato a settembre. Saremo pronti a fare tutto quello che è in nostro
potere affinché questa filosofia del via libera quasi incondizionato agli
ogm sia rigettato”.
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"Apartheid" degli ogm ecco i vincoli per coltivarli.
La bozza delle linee guida del ministero: vanghe, trebbiatrici.tute
apposite, un chilometro di distanza dagli altri campi
Gli ambientalisti sono critici: il testo non dà sufficienti garanzie

ROMA - Le tute di lavoro, le vanghe, le macchine per la semina, le
trebbiatrici, i camion: l'intera catena di lavorazione dell'agricoltura
transgenica dovrà essere rigorosamente separata per evitare il rischio di
una contaminazione dei campi convenzionali e biologici. L'ogm dunque entrerà
in Italia in "regime di apartheid": dovrà muoversi in un circuito privo di
punti di contatto con gli alimenti tradizionali.

Ma questa separazione funzionale non è sufficiente. Occorrerà anche lasciare
uno spazio, una barriera fisica: per il mais ci vorranno 200 metri di
distanza da un campo convenzionale e un chilometro da un campo biologico;
per la soia si scende rispettivamente a 50 e a 200 metri. Questi limiti
potranno essere aggirati se a fare da scudo ci saranno almeno 10 file di
piante convenzionali, che verranno vendute come biotech presupponendo che
possano venire contaminate. Per la colza invece è scattato il disco rosso:
l'impollinazione involontaria di specie simili in natura è stata provata
(l'ultimo studio è quello inglese che ha documentato gli incroci con la
senape selvatica) e quindi in Italia non potrà essere coltivata.

Sono queste le linee guida preparate dal Comitato scientifico istituito dal
ministero delle Politiche Agricole per orientare l'attività delle Regioni.
Il testo verrà presentato ufficialmente a settembre ma la sostanza è ormai
decisa. Anche se ieri sera il ministro Gianni Alemanno ha precisato che il
provvedimento non è definitivo e sarà messo a punto in sede di Conferenza
Stato-Regioni.

Nonostante le assicurazioni di Alemanno ("le linee guida saranno ispirate al
principio di precauzione"), il fronte ambientalista è già sul piede di
guerra. Per Federica Ferrario, di Greenpeace, si tratta di disposizioni che
non offrono sufficienti garanzie: "Si pensa davvero che gli insetti
impollinatori possano venire fermati da dieci file di piante convenzionali?
Ed è credibile limitare a poche centinaia di metri il raggio di rischio?".
Critica anche la Legambiente che ritiene il sistema dei controlli talmente
complesso e costoso da rendere molto probabile la violazione delle norme di
sicurezza. Secondo Andrea Ferrante, presidente dell'associazione biologica
Aiab, "l'unica coesistenza possibile è il divieto di introdurre colture
geneticamente modificate sul territorio, mentre con queste linee guida si
apre un varco gravissimo per la tutela dell'agricoltura di qualità". In
realtà l'atto del ministero delle Politiche agricole è obbligato: il via
libera ad alcune colture transgeniche è stato deciso in sede europea. Ma
contemporaneamente è stato anche deciso che le colture tradizionali vanno
salvaguardate. Mantenere questo doppio impegno potrebbe rivelarsi molto
difficile e il conflitto che si sta aprendo lo dimostra. Per il senatore
dell'Udc Maurizio Ronconi i commenti degli ambientalisti costituiscono una
forma di "terrorismo mediatico: il Parlamento avrà tutto il tempo per
valutare con serenità e serietà il contenuto del decreto".

Ma le preoccupazioni nel mondo agricolo, che rischia di vedere compromessa
l'intera filiera della produzione convenzionale, il circuito del biologico e
i prodotti di qualità, continuano a crescere. "Le informazioni scientifiche
sui confini della possibile contaminazione sono contraddittorie", ricorda
Stefano Masini, responsabile ambiente della Coldiretti. "Per questo
proponiamo una moratoria di due anni: mobilitiamo la comunità scientifica in
modo da ottenere un quadro affidabile. A quel punto potremo decidere con
serenità il da farsi".

Incerto è anche il ruolo delle Regioni, competenti in materia agricola.
Quindici si sono già dichiarate ogm free e altre tre stanno prendendo in
considerazione un passo analogo. Accetteranno l'introduzione delle colture
transgeniche?
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Aiab, 3 agosto 2005
Ministero delle politiche agricole, 4 agosto 2005
Legambiente, 3 agosto 2005
Repubblica, 4 agosto 2005
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N.B. se volete essere cancellati da questa lista scrivete a
altragricoltura at italytrading.com



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